DI MARK WEISBROT
guardian.co.uk
In vista dell’elezione di un nuovo direttore generale, l’Organizzazione Mondiale del Lavoro deve raccogliere la sfida del consenso pro-austerity.
La Troika – la Banca Centrale Europea (BCE), la Commissione Europea e il FMI – sta trascinando l’Europa nella sua seconda recessione in tre anni. La BCE da sola potrebbe porre fine a questa crisi, garantendo bassi tassi d’interesse sui titoli pubblici in paesi come la Spagna e l’Italia. I governi degli stati membri sarebbero così in grado di ristabilire normali livelli di crescita e d’occupazione.
Nella foto: Jomo Kwame Sundaram, illustre economista dell’ONU e candidato alla leadership dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro.
Ma la BCE si rifiuta di farlo – in parte perché la Troika sta usando la crisi come opportunità per forzare dei cambiamenti, specialmente nelle economie più deboli dell’eurozona, cambiamenti che la gente di quei paesi non voterebbe mai. Queste riforme includono governi meno influenti, privatizzazioni, “flessibilità del lavoro” e riduzione delle pensioni pubbliche.
In ogni caso, poiché l’Europa rappresenta il più grande sistema bancario del mondo, la crisi dell’eurozona influenza negativamente la crescita e l’occupazione di tutto il mondo. Questo causerà ulteriori problemi se non viene trovata una soluzione.
E’ questo il contesto in cui stanno avvenendo i vari scontri all’interno e tra i governi e le istituzioni internazionali sulle politiche economicamente e socialmente distruttive nell’eurozona.
Durante l’ultimo vertice G8 a Camp David di Sabato 19 maggio, c’erano evidenti differenze d’opinione tra il presidente Obama degli Stati Uniti e François Hollande della Francia da una parte, e il Cancelliere Angela Merkel della Germania dall’altra, sull’intenzione di continuare a spingere ulteriormente l’Europa nella recessione attraverso la stretta finanziaria (quello che appunto la Troika sta facendo).
Mentre ci sono chiari segnali che molti economisti del FMI e la sua stessa leadership non condividano pienamente le politiche della Troika, il Fondo non ha intenzione di entrare in conflitto con gli Europei all’interno del suo consiglio d’amministrazione. Ma c’è un’istituzione internazionale che, avendo i sindacati all’interno del suo organo di governo, può essere in grado di prendere una posizione più progressista su questi temi vitali.
Parliamo dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro (ILO) associata all’ONU. L’ILO si differenzia notevolmente da organizzazioni come il FMI, la Banca Mondiale o l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo) – tutti questi hanno un’enorme influenza che tende a rafforzare lo status-quo, o a peggiorarlo.
L’ILO ha stimato che il mondo ha perso 50 milioni di posti di lavoro dall’inizio della crisi economica mondiale e dall’inizio della Grande Recessione – e la Troika sta ulteriormente aumentando questa cifra. Nel 2009, l’ILO propose un “Patto Occupazionale Globale”, con il sostegno dell’ONU e del G20, ma senza successo, L’anno scorso propose una “Rete di Protezione Sociale” anch’essa accolta con favore a livello internazionale, ma, di nuovo, senza risultati.
Il 28 Maggio, l’ILO sceglierà un suo nuovo direttore generale. Il primo candidato è Guy Rider, un ex segretario generale dell’ITUC (Confederazione Internazionale dei Sindacati). Lo scorso Novembre Rider si assicurò, prima ancora che i nomi degli altri candidati fossero resi noti, il sostegno del gruppo dei lavoratori, che rappresenta un quarto dell’elettorato ILO.
Ci sono anche altri candidati sostenuti a livello regionale come il Vice Presidente Colombiano Angelino Garzón.
Ma c’è un candidato che molto probabilmente riuscirà a sfruttare a pieno il potenziale dell’ILO per sfidare le devastanti politiche economiche che hanno causato negli ultimi quattro anni così tanto disagio e disoccupazione non necessari. E’ Jomo Kwame Sundaram, Malese, l’unico candidato asiatico.
E’ un illustre economista dell’ONU, formato a Harvard, responsabile dei programmi di cooperazione tecnica. Ancor prima del Rapporto sulla Crisi della Commissione Stiglitz del 2009, Jomo mostrò chiare capacità di comprensione e lettura non solo delle cause della crisi economica attuale ma anche del fallimento delle competenti istituzioni internazionali a porvi rimedio. Jomo ha anche messo in evidenza i punti deboli delle politiche di liberalizzazione del mercato del lavoro utilizzate come soluzione alla crisi. Il suo curriculum, insomma, lo indica come il candidato adatto alla leadership dell’ILO.
Nonostante i lodevoli sforzi dell’ILO nel promuovere convenzioni internazionali che stabiliscano un’agenda del lavoro “fondata sui diritti”, essi si rivelano inefficaci di fronte all’attuale tasso di disoccupazione mondiale. Sono tentativi insufficienti per perorare la causa di miliardi di lavoratori disoccupati o instabili a causa del crescente precariato, del blocco della contingenza e della riduzione dei benefits. Le prospettive di crescita dell’occupazione e dei salari del prossimo futuro dipenderanno in gran parte dalle politiche macroeconomiche che i governi adotteranno, soprattutto i governi delle grandi economie.
Finora, sono andati nella direzione opposta – e l’ILO ha ora bisogno di contrastare efficacemente questi fallimenti politici.
Mark Weisbrot
Fonte: www.guardian.co.uk/
Link: http://www.guardian.co.uk/commentisfree/cifamerica/2012/may/22/new-role-ilo-world-economy
22.05.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63