“Coloro che più desiderano scatenare una guerra nucleare contro l’Iran, su istigazione del vice presidente Dick Cheney, vengono soprannominati in seno ai militari “spoonbender”, cioè “piegatori di cucchiai”, ovvero gente che crede all’impiego di energia psichica nei teatri di guerra e ad altre balordaggini del repertorio occultista.Sono gli stessi ambienti che stanno dietro ai programmi di tortura applicati nelle prigioni di Abu Ghraib e Guantanamo.”
Nelle interviste concesse la settimana scorsa alle emittenti radiofoniche statunitensi WLIB e TRNS, ed alla televisione libanese NewTV SAT, il fondatore dell’EIR Lyndon LaRouche ha denunciato i piani di guerra nucleare preventiva che l’amministrazione Cheney-Bush si ripropone di scatenare contro l’Iran e il rischio che venga orchestrata una nuova atrocità terroristica contro gli Stati Uniti. LaRouche ha quindi annunciato la pubblicazione immediata di un nuovo dossier speciale sul conto di un raggruppamento di militari, “i piegatori di cucchiai” (vedi oltre), che attualmente ricopre un ruolo centrale negli sviluppi da lui denunciati.
LaRouche ha nuovamente sottolineato la gravità dello sfascio del sistema economico e finanziario globale in corso:
“C’è gente, negli Stati Uniti, che vorrebbe una nuova guerra, una riedizione di quello che è stato fatto in Iraq. Non si preoccupa affatto se vi sia un briciolo di verità nei pretesti che vogliono adottare. Questa gente, che sta dietro a Cheney, vuole una guerra contro l’Iran subito, anche se ambienti razionali in Europa ed altrove stentano a rendersene conto. Per trascinarci nella guerra in Iraq ricorsero a delle menzogne, e la stessa cosa intendono fare adesso contro l’Iran. Ma anche la minaccia di un nuovo 11 settembre viene sfruttata per cercare di condurre gli Stati Uniti ad attaccare l’Iran senza essere provocati. (…)
“Credo che oggi né la Russia né la Cina vogliano attaccar briga con gli Stati Uniti. Ma essi sono però convinti, così come molti in Europa – ad esempio il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder -, che non occorra nessuna guerra in questa disputa sul programma nucleare iraniano. Si tratta di una guerra che scatenerebbe un inferno sull’intero pianeta (…)
“Negli Stati Uniti, come pure nei servizi segreti britannici, c’è un raggruppamento che abbiamo soprannominato ‘i piegatori di cucchiai’ per la loro eccentricità molto pericolosa, che possono provocare dei grossi guai. Cheney è molto vicino a questa gente (…) Secondo me sono pazzi da legare, e della mia stessa convinzione sono personaggi come Bill Colby, ex direttore della CIA, e gran parte dei nostri alti ufficiali. Ma fintanto che Cheney resterà alla vice presidenza costoro saranno un fattore importante, e questo è il nostro problema principale”.
I FOLLI CHE VOGLIONO IL BOMBARDAMENTO NUCLEARE DELL’IRAN
Mentre fanno il giro del mondo i moniti di Lyndon LaRouche sui piani di Cheney per un attacco nucleare all’Iran, nell’evenienza di un grave episodio terroristico negli Stati Uniti, c’è chi si distingue nel fare propaganda per l’opzione nucleare di Cheney. Tra questi spiccano il gen. Paul Vallely e Halle Dale della Heritage Foundation.
In un articolo apparso il 17 agosto sul Washington Times, intitolato “Scoraggiare Teheran”, Helle Dale, direttore del Centro Allison per gli Studi di Politica Estera, critica la decisione iraniana di riprendere il trattamento dell’uranio negli impianti di Isfahan definendola “una sfida” e un nuovo passo verso l’acquisizione di “armi nucleari” da parte dell’Iran. Dale enuncia una proposta articolata in due fasi: “sospendere investimenti e garanzie sul credito da parte dell’Europa” verso l’Iran, ed arrivare poi alla “minaccia di azioni militari internazionali guidate dall’America. Questo comprenderebbe l’impiego di armi nucleari capaci di penetrare in profondità nel terreno, progettate per far crollare i tunnel”, cioè i siti sotterranei presi di mira.
Il gen. Vallely, presidente del Comitato militare del centro di politica di sicurezza di Frank Gaffney ed esponente dell’Iran Policy Committee, si è espresso favorevolmente al ricorso degli USA alle armi nucleari contro l’Iran in una intervista a Bill Jones dell’Executive Intelligence Review. Jones gli ha chiesto, il 15 agosto, se ritenesse opportuno un blocco navale dello stretto di Hormuz e Vallely ha risposto: “Certo, lo stretto di Hormuz è un passaggio obbligato per l’ingresso e l’uscita dall’Iran via mare, quindi per il petrolio, le importazioni, quasi tutto passa da lì. Sarebbe dunque l’opzione più realizzabile, qualora si decidesse di procedere in tal senso, in quanto sarebbe consentito l’ingresso ed uscita a tutti meno che alle navi iraniane. Ovviamente questo procurerebbe reazioni di qualche tipo. Un altro fattore negativo, ovviamente, è se la popolazione iraniana – che vedrebbe volentieri un allontanamento dei mullah – è disposta a prendere iniziative sostanziali a sostegno di ciò invece di creare problemi. Ma qualcuno deve affrontare questa questione iraniana…”
EIR: “Ci parli allora delle opzioni possibili nei confronti dell’Iran. Lei ci dice che gli israeliani tengono sotto tiro dei siti iraniani. Si dice inoltre che anche gli USA tengano quei siti sotto tiro”.
Wallely: “Si, è così. 81 obiettivi sono già sotto tiro”. Ha quindi aggiunto che sebbene alcune strutture realizzate sotto terra siano difficili da colpire, importante è “l’impatto psicologico di indirizzare su quei siti alcune JDAMs …”, cioè le ‘bombe intelligenti’. Vallely ha quindi parlato della sua “strategia di deterrenza nucleare contro l’Islam radicale” che è “molto simile a ciò che affrontammo nella Guerra Fredda, quando dicemmo ai russi: se lanciate un solo missile spariranno dieci vostre città. OK. In qualche modo dobbiamo far capire all’Islam radicale che se si presenta una qualsiasi indicazione di una sola arma nucleare che arriva negli Stati Uniti, Mecca e Medina verranno ridotte in sabbia. Non ci sarà più un altro hajj [pellegrinaggio alla Mecca]. Ma essi debbono fare un hajj nell’arco della loro vita. (Ride). Non che vogliamo farlo, ma occorre incutere in loro un timor di Dio. E’ l’unica cosa che capiscono…”
CHI SONO I “PIEGATORI DI CUCCHIAI” DI CHENEY ?
Secondo Lyndon LaRouche coloro che più desiderano scatenare una guerra nucleare contro l’Iran, su istigazione del vice presidente Dick Cheney, vengono soprannominati in seno ai militari “spoonbender”, cioè “piegatori di cucchiai”, ovvero gente che crede all’impiego di energia psichica nei teatri di guerra e ad altre balordaggini del repertorio occultista. Sono gli stessi ambienti che stanno dietro ai programmi di tortura applicati nelle prigioni di Abu Ghraib e Guantanamo.
Le figure principali di questi ambienti sono:
* Il gen. Alberto Stubblebine III. E’ stato il direttore dell’intelligence dell’esercito INSCOM (Intelligence and Security Command) tra il 1981 ed il 1984. In quel periodo lanciò una serie di progetti segreti a Fort Meade per la ‘visione remota’ e altre cose del genere. Stubblebine è stato forse il più esplicito nel proporre una versione New Age delle tecniche militari di combattimento. Nel 1981 fondò una “unità di spie psichiche” a Fort Meade e promosse progetti analoghi anche a Fort Bragg. Era convinto che applicando le tecniche giuste del controllo “della mente sulla materia” gli sarebbe stato possibile attraversare i muri, cosa che però pare che non gli sia ancora riuscita.
* Il gen. Peter Schoomaker, ( nella foto quì sotto a sinistra) attualmente Capo di stato maggiore dell’esercito, è stato comandante generale del Comando congiunto per le Operazioni speciali (1994-1996), comandante delle Operazioni speciali dell’esercito (1997-2000). Secondo il libro molto ben documentato di Jon Ronson sulla diffusione della New Age nell’esercito USA (“The Men Who Stare at Goats”, gli uomini che fissano le capre), il gen. Schoomaker ha costituito un centro studi dell’ufficio del Capo di stato maggiore dell’esercito per diffondere l’applicazione di queste bislacche tecniche para-normali nell’esercito USA, come suo contributo alla guerra globale al terrorismo di George W. Bush.
* Il gen. Wayne Downing, anch’egli è stato comandante in capo delle Operazioni speciali. In precedenza aveva diretto le operazioni speciali in occasione dell’invasione di Pamana del 1989, in cui furono impiegate alcune delle tecniche di “guerra mentale” nell’assedio della nunziatura apostolica in cui si era rifugiato Manuel Noriega.
Dopo l’11 settembre 2001 il gen. Downing fu nominato Direttore nazionale e vice consigliere di sicurezza per la lotta al terrorismo della Casa Bianca, dove è rimasto in carica fino al giugno 2002. Secondo fonti militari il gen. Downing avrebbe lasciato l’incarico dopo che gli Stati maggiori riuniti respinsero come “pura follia” il suo piano di bombardamento massiccio dell’Iraq, che avrebbe dovuto “sbigottire ed atterrare” il paese, a cui doveva far seguito un’invasione di terra di 25 mila elementi delle forze speciali.
* Il gen. William Boykin. Comandante generale delle Operazioni speciali dell’esercito di Fort Bragg dal 1998 al 2000.
In precedenza, tra il 1992 ed il 1995, aveva comandato la nota unità anti-terrorismo Delta Force. Era a capo delle forze speciali che a Mogadiscio, in Somalia, provocarono nel 1993 il grave incidente del “Black Hawk” in cui molti soldati americani furono uccisi e feriti, e altri picchiati a morte dai locali “signori della guerra” e trascinati per le strade della città Nell’operazione furono impiegati alcuni sistemi non-letali del col. John Alexander che evidentemente fecero cilecca.
Dal marzo 2000 al giugno 2003 il gen. Boykin ha diretto il Centro forze speciali John F. Kennedy dell’esercito. E’ stato poi promosso vice sottosegretario alla Difesa per l’intelligence, carica che ancora ricopre.
Il giornalista Seymour Hersh ha scritto in un articolo del The New Yorker che Boykin e il suo diretto superiore, Stephen Cambone, sono i responsabili delle operazioni speciali delle squadre “cerca e uccidi”. Boykin sollevò molto scalpore con un discorso che tenne – in divisa – in una chiesa di fondamentalisti cristiani in cui caratterizzò l’Islam come una religione “satanica” e l’invasione dell’Iraq da parte degli USA come una “crociata”. Disse anche che “Dio ha posto George W. Bush” alla presidenza. Il suo equilibrio mentale fu posto in discussione e l’ispettorato generale del Pentagono dovette aprire un’inchiesta.
Uno squarcio sull’ideologia dei “piegatori di cucchiai” si ottiene dalla lettura delle opere di Paul E. Vallely, del maggiore Michael A. Aquino e del gen. Thomas McInerney. Il primo si è laureato a West Point ed è andato in congedo nel 1991 dopo essere stato vice comandante generale dell’US Army per il Pacifico. Ha poi ottenuto un posto alla Fox TV di Rupert Murdoch come commentatore militare.
Il maggiore Aquino era un esperto di guerra psicologica che nel 1975 fondò una setta satanica chiamata “Il tempio di Set”, che subentrò alla Chiesa di Satana di Anton LeVay. Fu sospettato di essere al centro di un giro di pedofilia.
McInerney, insieme a Vallely, ha fondato l’Iran Policy Committee, un organismo che promuove il gruppo di opposizione iraniano Mujahedden el-Khalq (MEK) e propone interventi militari per rovesciare il governo iraniano.
Recentemente Vallely e McInerney hanno pubblicato un libro intitolato “Endgame–Blueprint for Victory for Winning the War on Terror” la cui sostanza si ritrova in un documento che Vallely scrisse con Acquino nel 1980. In quello scritto, intitolato “From PSYOP to MindWar: The Psychology of Victory” (dalla guerra psicologica alla guerra mentale: la psicologia della vittoria) si presentava un piano per una guerra psicologica perpetua, rivolta anche contro la stessa popolazione americana. Nel documento, che si colloca sulla scia di un’opera altrettanto balorda del col. John Alexander, si afferma tra l’altro: “La guerra mentale strategica deve iniziare nel momento in cui la guerra si ritiene inevitabile. Deve ricercare l’attenzione della nazione nemica attraverso ogni mezzo possibile e deve colpire i potenziali soldati della nazione prima che essi indossino le uniformi. Essi sono più vulnerabili alla guerra mentale nelle loro case e comunità…”
“La guerra mentale è soprattutto strategica … Nel suo contesto strategico deve estendersi in ugual modo ad amici, nemici e neutrali in tutto il globo – non attraverso i primitivi volantini gettati sui campi di battaglia o gli altoparlanti della guerra psicologica, né attraverso gli sforzi deboli, imprecisi e limitati della psicotronica – ma attraverso i mezzi d’informazione posseduti dagli Stati Uniti che hanno la capacità di raggiungere virtualmente ogni popolo sulla faccia della terra. Questi mezzi d’informazione ovviamente sono quelli elettronici, radio e televisione. Gli sviluppi più avanzati delle trasmissioni consentono una penetrazione delle menti ovunque nel mondo come non sarebbe stato concepibile fino a pochi anni fa. Come la spada di Excalibur, noi dobbiamo arrivare ad impossessarci di questo strumento e questo può trasformare il mondo per noi, se avremo il coraggio e l’integrità di promuovere con esso la civiltà…”
“Per essere efficace la guerra mentale deve prendere di mira tutti i partecipanti. Non deve soltanto indebolire il nemico ma deve rafforzare gli Stati Uniti. Lo fa negando alla propaganda nemica di poter raggiungere il nostro popolo e spiegando e sottolineando alla nostra gente quali sono gli interessi nazionali in una data guerra”. Vallely promosse anche le tecniche subliminali di lavaggio del cervello e le armi che aggrediscono direttamente il sistema nervoso e cerebrale delle popolazioni prese di mira: “Vi sono delle condizioni puramente naturali in cui le menti posso diventare più o meno recettive e la guerra mentale deve avvantaggiarsi completamente di questi fenomeni come l’attività elettromagnetica dell’atmosfera, ionizzazione dell’aria ed onde alle frequenze estremamente basse”.
Fonte:www.movisol.org
23.08.05
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