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DI NOAM CHOMSKY
tomdispatch.com

Storia di una economia americana in declino

Il movimento “Occupy” è stato qualcosa di estremamente emozionante. Senza precedenti, veramente. Non c’è mai stato niente di simile che mi venga in mente. Se tutti i contatti e le associazioni che ha stabilito riusciranno a sopravvivere anche durante il lungo periodo oscuro che ci aspetta – perché la vittoria non arriverà presto – potrebbe rivelarsi un vero momento significativo nella storia americana.

Il fatto è che il movimento “Occupy” non ha precedenti con cui essere confrontato. Dopo tutto, questa è un’epoca senza precedenti ed è stato così dal 1970, anno che segnò un importante punto di svolta nella storia americana. Per secoli, dalla nascita del paese, c’era stata una società in continuo sviluppo, anche se non sempre in modo molto piacevole. Ma questa è un’altra storia: normalmente il progresso portava verso la ricchezza, l’industrializzazione, lo sviluppo e la speranza. C’era un’aspettativa abbastanza regolare che si potesse continuare così. Questo era vero anche nei periodi più neri. Sono solo abbastanza vecchio da ricordare la Grande Depressione. Dopo i primi anni, nella seconda parte degli anni ‘30 – anche se la situazione era oggettivamente molto più dura di quanto lo sia oggi – comunque, lo spirito era ben diverso. C’era la sensazione che “ne stiamo per uscire,” anche tra i disoccupati, tra cui un sacco di miei parenti, una sensazione che “andrà meglio”.

C’era un sindacato militante che organizzava manifestazioni, soprattutto, contro il CIO (Congresso delle Organizzazioni Industriali). Arrivò al punto di fare scioperi bianchi, quelli che fanno paura al mondo degli affari – oggi si può leggere sulla stampa economica del tempo – perché uno sciopero bianco (in sit-down) porta solo ad un passo dal prendere la fabbrica e gestirla da soli. L’idea dei lavoratori che prendono direttamente la responsabilità della fabbrica è qualcosa che, per inciso, è all’ordine del giorno ancora oggi, e dovremmo tenerlo a mente. Anche le leggi sul New Deal stavano cominciando a tener conto della pressione popolare. Nonostante i tempi duri, c’era la sensazione che, in qualche modo, “ne stiamo per uscire”.

Adesso è molto differente. Per molte persone negli Stati Uniti, è come se si fosse persa la speranza, a volte è vera disperazione. Penso che questo sentimento sia del tutto nuovo nella storia americana. E c’è una base oggettiva.

La classe operaia

Nel 1930, i lavoratori disoccupati si aspettavano che il lavoro sarebbe tornato. Se oggi sei un lavoratore del settore manifatturiero – dove il livello di disoccupazione è pressoché allo stesso livello del periodo della depressione – le ultime stime dicono che i posti già persi non ritorneranno.

Il cambiamento è cominciato nel 1970, per tanti motivi. Uno dei fattori più importanti, principalmente secondo lo storico dell’economia Robert Brenner, è stato la caduta del tasso di rendimento nel settore manifatturiero. Ma ci sono stati altri fattori che hanno portato a grandi cambiamenti nell’economia. Un capovolgimento delle conquiste di parecchie centinaia di anni di progresso che sono andati verso l’industrializzazione e lo sviluppo che si sono trasformati in un processo di de-industrializzazione e de-sviluppo. Naturalmente, la produzione manifatturiera ha continuato oltreoceano ad essere molto redditizia, ma non per la forza lavoro.

Insieme a questo cambiamento è arrivato anche un significativo spostamento dell’economia dalle imprese produttive (quelle che producono i beni di cui la gente ha bisogno o che potrebbero essere utili) alla speculazione finanziaria. La finanziarizzazione dell’economia è cominciata in quel momento.

Le banche

Prima del 1970, le banche facevano le banche. Facevano quello che le banche dovevano fare in un’economia di Stato capitalista: Prendevano i soldi non utilizzati dal vostro conto bancario, per esempio, e li trasferivano per qualche motivo potenzialmente utile, come aiutare una famiglia a comprare una casa o a mandare un bambino a scuola. Questo è cambiato drasticamente nel 1970. Fino ad allora, dopo la Grande Depressione non c’erano state altre crisi finanziarie. Gli anni 1950 e 1960 erano stati un periodo di enorme crescita, il più alto nella storia americana, forse nella storia di tutta l’ economia.

Ed era una crescita egualitaria. I redditi più bassi crescevano in proporzione quanto quelli più alti. Un sacco di persone raggiunse uno stile di vita ragionevole – quello stile che qui si chiama “classe media” e “classe operaia” in altri paesi, e questo era un livello di vita reale. E negli anni ’60 lo sviluppo si è accelerato. L’attivismo di quegli anni, dopo un decennio abbastanza triste, ha davvero reso più civile il paese in molti comportamenti che poi si sono consolidati.

Quando è arrivato il 1970, ci sono stati cambiamenti improvvisi e penetranti: la de-industrializzazione, il decentramento della produzione, e il movimento dei capitali verso le istituzioni finanziarie sono cresciuti enormemente. Devo dire che, negli anni 1950 e 1960, c’era stato anche lo sviluppo di quello che alcuni decenni più tardi sarebbe diventata l’economia high-tech: computer, Internet, la rivoluzione informatica si svilupparono particolarmente nel settore statale.


Gli sviluppi che sono cominciati nel corso degli anni ‘70 hanno messo in moto un circolo vizioso. Hanno portato alla concentrazione della ricchezza sempre più nelle mani del settore finanziario. Questo non è un beneficio per l’economia perché danneggia anche la società avendo portato ad una concentrazione enorme di ricchezza.

Politica e soldi

Concentrazione di rendimenti della ricchezza, concentrazione del potere politico.
E la concentrazione del potere politico dà luogo a una legislazione che favorisce e accelera il ciclo. La normativa, essenzialmente bipartisan, guida verso nuove politiche fiscali e cambiamenti fiscali, quanto le regole di una governance corporativa e di una deregolamentazione. Contemporaneamente a questo è si è verificato un forte aumento delle spese per le elezioni, che hanno condotto i partiti politici ancora più profondamente nelle tasche del settore finanziario.

I partiti si sono dissolti in tanti modi. Una volta era consuetudine che se c’era un posto da assegnare al Congresso o come un presidente di commissione, questo veniva assegnato principalmente in base all’età o all’anzianità di servizio. Nel giro di un paio di anni, si è cominciato a dover mettere i soldi nelle casse del partito per poter andare avanti (tema studiato principalmente da Tom Ferguson). E’ questo fatto che ha portato l’intero sistema ancora più profondamente nelle tasche delle imprese corporative. (sempre più del settore finanziario).

Questa spirale ha determinato una tremenda concentrazione di ricchezza, soprattutto nella percentuale Top Ten della popolazione. Nel frattempo, è cominciato un periodo di stagnazione o addirittura di degrado per la maggior parte della popolazione. La gente andava avanti, ma ricorrendo ad altri mezzi come lavorare più ore, pagando tassi più alti per prestiti e debiti e dipendendo sempre più dagli assets inflazionistici, come nella recente bolla immobiliare. Ben presto le ore di lavoro divennero molte di più negli Stati Uniti che in altri paesi industrializzati come il Giappone e altri paesi europei. Quindi ci fu un periodo di stagnazione e declino per la maggior parte della popolazione ed un periodo di forte concentrazione della ricchezza. Il sistema politico ha cominciato a dissolversi.

C’è sempre stato un divario tra politica e volontà popolare, ma a questo punto crebbe in modo astronomico e se ne vedono gli effetti adesso. Date un’occhiata al grande tema di Washington, su cui tutti si concentrano: il deficit. Per la popolazione, giustamente, il deficit non è considerato molto più di un problema. E non è davvero un grosso problema. Il problema è la disoccupazione. C’è una commissione deficit, ma nessuna commissione disoccupazione. Per quanto riguarda il deficit la popolazione ha qualche idea. Guardate i sondaggi. La gente chiede senza dubbi maggiori imposte sui ricchi, che sono diminuiti drasticamente in questo periodo di stagnazione e di declino, e la conservazione delle limitate prestazioni sociali.

L’esito della commissione deficit è destinato probabilmente a chiedere tutto il contrario. I movimenti “occupy” potrebbero fornire una base popolare per cercare di evitare quello che equivale ad un pugnale puntato al cuore del paese.

La Plutonomia e il precariato

Per la popolazione, il 99% nell’immaginario del movimento Occupy, è stata abbastanza dura, ma potrebbe peggiorare. Questo potrebbe essere un periodo di declino irreversibile. Per l’1% e ancor meno, lo 0,1% – questo sarebbe solo un bene: si tratta dei più ricchi che mai sono stati più potenti di oggi e hanno il controllo del sistema politico, potendosene fregare della popolazione. E se riescono a continuare così …. perché no?

Prendiamo, ad esempio, Citigroup. Per decenni, Citigroup è stata una delle grandi società di investimenti bancari più corrotte, più volte è stata salvata dai contribuenti, a partire dai primi anni di Reagan e ora è stata salvata ancora una volta. Malgrado tutto non verrà perseguita per corruzione. E’ abbastanza sbalorditivo.

Nel 2005, Citigroup ha pubblicato una brochure per gli investitori chiamata “Plutonomy: Luxury Buying. Una spiegazione sugli squilibri globali.” Invitava gli investitori a mettere i soldi in un -” indice plutonomy “. L’opuscolo diceva: “Il mondo si sta dividendo in due blocchi: “La Plutonomy e il resto”.

Plutonomy si rivolgeva ai ricchi, coloro che comprano beni di lusso e altro, ed è lì che nasce la cosa. Scrivevano nell’opuscolo che il loro indice plutonomy spiegava il modo per aver una super-performance dal mercato azionario. Per il resto, gli altri “che vadano a fondo !”. A noi in realtà non ci importa niente di loro. Non ne abbiamo veramente bisogno. Se esistono, servono solo per farci avere uno stato più potente, che ci protegga e ci tiri fuori quando arriveranno i guai, ma a parte questo, in sostanza, non hanno nessuna funzione. A volte li hanno chiamati il “precariato”, persone che vivono un’esistenza precaria alla periferia della società. Solo che non vivono più solo alla periferia. Stanno diventando una parte molto consistente della società negli Stati Uniti e anche altrove. E questo è considerato una buona cosa.

Così, per esempio, il Presidente della Fed Alan Greenspan, quando era ancora “Saint Alan” – salutato dai professionisti dell’economia come uno dei più grandi economisti di tutti i tempi (questo era prima dell’incidente di cui fu principalmente responsabile) – è intervenuto al Congresso negli anni di Clinton, e ha spiegato le meraviglie della grande economia che stava diffondendo. Parlò molto del successo che stava ottenendo, basato sostanzialmente su quello che lui chiamava “crescente insicurezza dei lavoratori”. Se le persone che lavorano non sono sicure, se sono parte del precariato, se vivono esistenze precarie, non faranno richieste, non chiederanno di ottenere migliori salari e non avranno ”benefit” migliori. Potremo cacciarli, se non ne abbiamo bisogno. E questo è quello che si chiama una “sana” economia, tecnicamente parlando. Ed è stato molto lodato per questo, molto apprezzato da molti.

Così il mondo è ora ben diviso in plutonomy e precariato – nell’immaginario di Occupy : 1% e 99%. Non numeri sterili ma una immagine concreta. Ora, la plutonomy è dove le cose vanno già così e dove possono continuare ad andare così.

Se funziona, questa inversione storica che ha avuto inizio nel 1970, potrebbe diventare irreversibile. Ecco dove stiamo andando: e il movimento” Occupy Wall Street” è la prima vera, importante, reazione popolare che potrebbe evitarlo. Ma bisognerà convincersi che si tratta di una lotta lunga e dura. Non si vincerà domani. Bisogna mettere le fondamenta che dovranno essere il punto di appoggio per superare tanti momenti duri, prima di vincere importanti battaglie. Ci sono un sacco di cose che si possono fare.

Verso il Takeover dei lavoratori

Ho accennato prima che, nel 1930, una delle azioni più efficaci fu lo sciopero bianco. E la ragione è semplice: questo è un vero passo verso la presa di possesso di un’industria.

Attraverso gli anni 1970, quando il declino stava assestandosi, accaddero alcuni eventi importanti. Nel 1977, la “US Steel “ decise di chiudere uno dei suoi principali stabilimenti a Youngstown, in Ohio. Invece di andarsene i lavoratori e la comunità decisero di mettersi insieme e acquistare la società, per farsela consegnare e trasformarla in una struttura gestita dai lavoratori. Non ce la fecero. Ma con un maggior sostegno popolare, avrebbero potuto riuscirci. E’ un argomento che Gar Alperovitz e Staughton Lynd, avvocati dei lavoratori e della comunità, hanno commentato dettagliatamente.

Ma è stata una vittoria parziale, anche se hanno perso, infatti diede spunto ad altre iniziative. Ed ora, in tutto l’Ohio, e in altri luoghi, ci sono centinaia, forse migliaia, di industrie non-così-piccole di proprietà di lavoratori e comunità che potrebbero cominciare ad essere gestite direttamente dai lavoratori. Questa è la base per una vera e propria rivoluzione. Ecco come funziona.

In uno dei sobborghi di Boston, circa un anno fa, è accaduto qualcosa di simile. Una multinazionale ha deciso di chiudere un’azienda in attivo per cominciare a produrre high-tech. Evidentemente, l’azienda era semplicemente considerata non abbastanza redditizia. I lavoratori e il sindacato si sono offerti di acquistarla, prenderne il controllo, e gestirla essi stessi. La multinazionale ha deciso di chiudere lo stesso, probabilmente per ribadire una coscienza di classe (quella del padrone). Non credo che si voglia che accadano cose come questa. Se ci fosse stato un sufficiente sostegno popolare, se ci fosse stato qualcosa di simile al movimento “Occupy” ad essere coinvolto, forse ci sarebbero riusciti.

E ci sono altre cose che vanno avanti così. In effetti, alcune sono importanti. Non molto tempo fa, il presidente Barack Obama si occupò dell’industria automobilistica, che era sostanzialmente di proprietà pubblica. C’era una serie di cose che avrebbero potuto essere fatte. Una era quella che è stata fatta: ricostituirla in modo che potesse essere riconsegnata alla proprietà, o ad una proprietà molto simile, e continuare nel suo percorso tradizionale.

L’altra possibilità era quella di consegnarla ai suoi lavoratori – che ne avevano, comunque, il possesso – per trasformarla in un importante sistema industriale gestito dai lavoratori per rappresentare una grande parte dell’economia, che produce cose di cui la gente ha bisogno. E ci sono un sacco di cui beni di cui abbiamo bisogno.

Sappiamo tutti o dovremmo saperlo che gli Stati Uniti sono molto indietro, a livello mondiale, nel trasporto ad alta velocità, e questo è molto grave. Non solo per la vita delle persone, ma per l’economia. A tale proposito, racconto una storia personale. Mi è capitato di andare a tenere alcune conferenze in Francia, un paio di mesi fa, e ho dovuto prendere un treno da Avignone, nel sud della Francia per l’aeroporto Charles De Gaulle, a Parigi, la stessa distanza da Washington, DC, a Boston. Ci sono volute due ore. Non so se avete mai preso il treno da Washington a Boston. Funzionava alla stessa velocità di 60 anni fa, quando mia moglie ed io l’abbiamo preso l’ultima volta. E ‘uno scandalo.

Poteva essere fatto anche qui come è stato fatto in Europa. Avrebbero avuto la capacità di farlo e la forza lavoro qualificata. Ci sarebbe voluto un piccolo supporto della popolazione, ma avrebbe potuto portare un grande cambiamento nell’economia.

Giusto per rendere la cosa più surreale, appena scartata questa opzione, l’amministrazione Obama ha mandato il suo segretario ai trasporti in Spagna per firmare contratti per lo sviluppo di treni ad alta velocità negli Stati Uniti, cosa che avrebbe potuto essere fatta anche dalle aziende della cintura dell’acciaio, che è stata chiusa. Non ci sono ragioni economiche per cui queste cose non si fanno. Queste sono ragioni di classe, e si verificano per la mancanza di mobilitazione politica popolare. Cose come queste si ripetono.

Cambiamenti climatici e armi nucleari

Mi sono tenuto a questioni di politica interna, ma ci sono due pericolosi sviluppi in atto sulla scena internazionale, che sono come un’ ombra che incombe su tutto quello che abbiamo discusso. Ci sono, per la prima volta nella storia umana, minacce reali per una sopravvivenza dignitosa delle specie.

Una si aggira dal 1945. Si tratta di una specie di miracolo da cui siamo sfuggiti. E’ la minaccia della guerra nucleare e delle armi nucleari. Anche se non se ne parla molto, questa minaccia è realmente aumentata con le politiche di questa amministrazione e dei suoi alleati. E qualcosa deve essere fatto o saremo nei guai.

L’altra, naturalmente, è una catastrofe ambientale. Praticamente in tutti i paesi del mondo si stanno facendo almeno i primi passi per cercare di fare qualcosa a riguardo. Gli Stati Uniti stanno invece adottando misure, in particolare per accrescere la minaccia. E ‘ l’unico grande paese che non solo non fa qualcosa di costruttivo per proteggere l’ambiente ma non vuole nemmeno salire sul treno. In un certo senso, lo spinge indietro.

E questo è collegato a un enorme sistema propagandistico, orgogliosamente e apertamente dichiarato dal mondo imprenditoriale, per cercare di convincere la gente che il cambiamento climatico è solo un falso allarme dei liberali. “Perché prestare attenzione a questi scienziati?”

Stiamo davvero regredendo, tornando a tempi oscuri. Non è uno scherzo. E se questo sta accadendo nel paese più potente, più ricco nella storia, allora questa catastrofe non è abbastanza compresa dalla gente – e in una generazione o due, qualsiasi altro argomento di cui stiamo parlando non avrà nessuna importanza.

Qualcosa deve essere fatto a questo proposito molto presto, nel modo giusto e supportato sufficientemente.

Non sarà facile procedere. Ci saranno ostacoli, difficoltà, disagi, fallimenti. E’ inevitabile. Ma se lo spirito dello scorso anno, sia qui che nel resto del mondo, non continuerà a crescere per diventare una forza importante nella società e nella politica, le probabilità di un futuro dignitoso non sono molte.

Noam Chomsky è Institute Professor (in pensione) al MIT. E’ autore di molti libri e articoli su questioni internazionali e socio-politiche, e da lungo tempo partecipa ai movimenti di attivisti. I suoi libri più recenti: 9-11: 10th Anniversary Edition, Failed States, What We Say Goes (with David Barsamian), Hegemony or Survival, and the Essential Chomsky.

Fonte: www.tomdispatch.com

Link: http://www.tomdispatch.com/post/175539/tomgram%3A_noam_chomsky%2C_a_rebellious_world_or_a_new_dark_age/
8.05.2012

Tradotto per www.comedonchsciotte.org da ERNESTO CELESTINI

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