DI CARLO GAMBESCIA
Si resta sorpresi di come tuttora si discuta in modo semplicistico del superamento della dicotomia destra-sinistra . Ci spieghiamo meglio.
Capita spesso di leggere che si tratta di due categorie che vanno superate. Oppure in via di superamento. E qui bisogna fare attenzione, perché queste due risposte indicano sul piano conoscitivo visioni completamente diverse.
In primo luogo, asserire che le categorie di destra e sinistra vanno superate significa esprimere una posizione normativa: come una certa realtà dovrebbe essere.
In secondo luogo, dichiarare che questa dicotomia è in via di superamento significa dare una riposta descrittiva, nel senso che la realtà politica confermerebbe, nei fatti, il superamento: come una certa realtà è .
Di più: spesso questi due atteggiamenti conoscitivi (descrittivo e normativo: come dovrebbe e com’è la realtà) vengono mescolati insieme, anche da studiosi accreditati, generando così ulteriore confusione.
Ma allora come stanno le cose?Storicamente, la tesi del superamento della dicotomia destra-sinistra, sotto l’aspetto normativo, resta un cavallo di battaglia delle correnti anti-democratiche ma anche di quelle democratiche, soprattutto critiche della democrazia rappresentativa, e favorevoli alla democrazia diretta. Tuttavia, sul piano storico, nel Novecento, tra i “descrittivi” hanno avuto la meglio i cosiddetti fascismi, che sulla base della soppressione di ogni distinzione tra destra e sinistra, hanno imposto, di fatto, un ordine totalitario. Si può perciò dire, che sul piano descrittivo, la tesi del superamento destra-sinistra finora è storicamente sfociata nell’anti-democrazia. Questi sono i fatti. Ovviamente, oggi, tale deriva storica, viene utilizzata, dai sostenitori della democrazia rappresentativa, come argomento difensivo contro ogni tesi descrittiva e/o normativa sul superamento della dicotomia destra-sinistra. In particolare contro i movimenti neo-populisti contemporanei.
Ma come stanno le cose sotto l’aspetto descrittivo? I fatti sociali confermano il superamento della dicotomia destra-sinistra?
E’ molto difficile rispondere. In genere la tesi descrittiva del “superamento in atto” viene comprovata, asserendo l’avvenuto passaggio degli elettori di estrazione operaia da sinistra a destra. Il che poteva essere valido – sempre se storicamente dimostrato – fino agli anni Ottanta del Novecento ( si pensi ai famosi, e stracitati, operai comunisti francesi che votarono nel 1984-1988 per Le Pen…). Ma oggi? Dopo la caduta del Muro? Si può parlare ancora di passaggio dalla sinistra comunista alla destra neo-fascista? Dove sono gli schieramenti contrapposti e ideologizzati? Neo-comunisti e neo-fascisti, in Europa, ad esempio, hanno una rappresentanza elettorale così ridotta da rendere improbabile una prospettiva sociologica del genere… Anche solo in termini analitici…
Si può invece asserire che il superamento destra-sinistra, sul piano descrittivo, ha preso un’altra direzione. Quale? Quella della conferma dell’ordine esistente. Infatti, oggi, i programmi politici, dei partiti conservatori e progressisti sono praticamente identici. Tuttavia si tratta di un “superamento in atto” che va in direzione infrasistemica e non verso la costruzione di una Terza Via” anti-sistemica: l’elettore di ceto medio e “medio” chiede non voli pindarici, ma sicurezza e congrue possibilità di consumo E i partiti tradizionali, pur di rimanere al potere, si adeguano.
Certo, restano, sul piano descrittivo, le questioni del crescente astensionismo e del neo-populismo. Ma possono essere designate, come rappresentative, in termini di “superamento in atto” ( e dunque descrittive), di una reale e diffusa volontà sociale di andare oltre la destra e la sinistra?
L’astensionismo indica un fenomeno a metà strada tra l’indifferenza e la protesta, e dunque si tratta di un atteggiamento difficilmente valutabile, a meno che in futuro non riesca a trasformarsi in comportamento attivo di “esternazione” politica, e di massa, della propria volontà di non voto.
Quanto al neo-populismo, che in effetti, in alcune sue frange rivela una volontà di andare oltre gli schieramenti esistenti, va detto che resta un fenomeno principalmente partitico-elettorale, e dunque infrasistemico, ancora piuttosto ridotto in termini quantitativi. Va infine ricordato, che il termine neo-populismo, se ci si passa la semplificazione, è stato coniato ad arte dagli avversari di sinistra, per screditare questi movimenti. I quali, di riflesso (in termini di labelling theory), tendono a indentificarsi e allearsi con i partiti di destra e spesso di centro. Rifluendo così nell’alveo della normale dialettica politica destra-sinistra.
Pertanto sul piano descrittivo, del “superamento in atto” della dicotomia destra-sinistra, i segnali non sono confortanti. Perché in realtà quello che viene spesso erroneamente indicato come superamento, non è altro che una rincorsa, anche dei neo-populisti, almeno per ora, a guadagnare posizioni di centro politico infrasistemico. Perciò come fenomeno politico di massa il superamento destra-sinistra non si è ancora materializzato. E qui basta ricordare che cosa furono veramente a livello di massa, due movimenti, al tempo stesso, anti-destra (teoricamente) e anti-sinistra (di fatto) come il fascismo e il nazionalsocialismo.
Altra cosa è discutere, sul piano normativo, dell’ “auspicabile” superamento destra-sinistra. Si tratta di un atteggiamento perfettamente lecito e costruttivo. Ma che implica il confronto, per ora teorico, sul alcuni problemi. Che qui ci limitiamo ad indicare.
Come organizzare democraticamente la rappresentanza delle opinioni e scelte politiche in un quadro istituzionale privo dei partiti tradizionali? E l’economia? Come gestirla, visto lo stretto nesso, esistente, tra libero mercato e democrazia rappresentativa? E la libertà di pensiero e parola? Che fare, su questo piano, di quelle posizioni esistenziali, morali e filosofiche, abbastanza diffuse, e probabilmente di tipo antropologico-culturale, che rinviano al tradizionalismo e al modernismo?
Non sono problemi da poco. E ripetiamo: da affrontare, per ora, sul piano della costruzione normativa. Quel che invece va assolutamente evitato, come invece spesso capita di leggere, è la commistione tra piano descrittivo e normativo. Per farla breve: quel proiettare i nostri desideri (di andare oltre la destra e la sinistra) su una realtà sociale che invece non è ancora pronta. O che addirittura è su posizioni quietiste, o se si preferisce centriste: vuole il cambiamento ma senza perdere i vantaggi e le opportunità offerte dal sistema.
Un bel problema. In poche parole, probabilmente, pari a quello della quadratura del cerchio.
Carlo Gambescia
Fonte:http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com
Link: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2008/04/un-minimo-di-chiarezza-sulla-dicotomia.html
2.04.08