DI ENRICO GALOPPINI
europeanphoenix.net
Da almeno un mese la Romania è teatro di manifestazioni, presidi e proteste sfociate anche in scontri di piazza di un certo rilievo. Gran parte del popolo romeno non ne vuol giustamente sapere dello smantellamento di quel che resta della Sanità pubblica, ma la ribellione popolare, che rischia di coinvolgere anche poliziotti e militari, è contro tutto un piano di “riforme”, le solite “riforme” ordinate dal FMI, che coi suoi “ragionieri” sta facendo i conti in tasca alla Romania. In molti rimpiangono sinceramente Ceausescu e si chiedono che cosa ci abbiano guadagnato con questa “Unione Europea”, eppure la manfrina del “più mercato meno Stato” viene propinata senza alcuno scrupolo di coscienza dai consueti ladri politicanti che in ogni nazione sono sempre pronti a tradire i propri connazionali. Tanto la loro patria non è la Romania, o quella dei “150 anni dell’unità”; la loro patria è per tutti quanti la medesima: l’usura e dio quattrino, strumenti per l’asservimento dei popoli, disprezzati alla stregua di “bestie parlanti”.
I cosiddetti “mezzi d’informazione”, in testa le tv (in mano ai “signori del denaro”), hanno bellamente ignorato la montante e vibrante protesta in Romania. L’oscuramento mediatico è stato pressoché totale, salvo qualche sporadica notizia sui giornali, mentre dalla Romania, da canali diretti, giungevano notizie che avrebbero senz’altro giustificato un’adeguata attenzione da parte dei “professionisti dell’informazione”. In queste rivolte, come quella dei Forconi in Sicilia che ha visto solidali le più disparate categorie economiche e sociali, tutte egualmente disgustate da una “classe dirigente” che ormai puzza come il pesce marcio, ci dev’essere qualcosa che non piace ai “padroni del vapore”. Infatti, se qualche esponente politico, persino della sedicente “opposizione”, si azzarda a cavalcare il malcontento, i manifestanti in rivolta subito lo invitano con sistemi sbrigativi ad andarsene, o quanto meno ad ammainare la sua inutile e screditata bandiera di partito. La gente, in tutta Europa, non crede più ad una soluzione politica di questa “crisi”.
Tranne i soliti furbetti che, anziché parlare “pane al pane vino al vino”, avendo in vista qualche altro scopo diverso dal benessere collettivo e dal bene comune se ne escono con qualche trovata letteralmente fuori di testa. È accaduto infatti che all’improvviso anche i “media” si sono svegliati: “gli Indignados arrivano a Bucarest!”. Ecco che la cosa diventa “interessante” anche per loro, fin qui dediti ad una morbosa “telenovela” sul comandante Schettino o sulle crepe in qualche muro per qualche lieve scossetta in Emilia.
Se è la nazione romena a ribellarsi, meglio tacere, ma se arrivano le solite comparse della ‘indignazione planetaria’ ben addestrate su qualche manuale redatto Oltreoceano, allora la cosa si fa “interessante”. Ma c’è di più: alcuni “romeni in Italia”, che hanno organizzato un presidio a Roma di fronte al loro consolato, hanno lanciato la parola d’ordine “vogliamo un governo Monti per la Romania”!
Non si sa se ridere o piangere. Se il problema è l’attuale governo romeno, antipopolare perché dedito allo smantellamento del residuo “Stato sociale” (a noi la parola “welfare” fa schifo), la “soluzione”, a rigor di logica, non può essere quella di un “governo tecnico”. Difatti, un “governo tecnico”, secondo l’immagine stessa che ne viene diffusa dal potere, è una compagine di personaggi “non legati ai partiti”, che devono asetticamente e non ideologicamente (ah ah!) mettere mano ai “conti pubblici” e procedere con le mitiche “riforme” (che i partiti “non sanno fare”). In realtà tutto ciò è falso come i soldi del Monopoli, essendo questo tipo di governi tutt’altro che astruso dalla “politica marcia e corrotta”, bensì l’espressione più lampante di un “governo dell’ammucchiata” di tutti i partiti; i quali, ai successivi “ludi elettorali” si ripresenteranno, magari con sigle rinnovate e una “nuova legge elettorale” (!), a chiedere la “fiducia popolare” per sistemare i “disastri” combinati dal “governo tecnico”…
Ma se questa cosa poteva essere fatta bere in Italia, perché il “liberista” Berlusconi non metteva “le mani in tasca agli italiani” e non procedeva con le “riforme”, non si capisce che senso abbia in Romania, se il problema è davvero quello di un attuale governo dedito alle proverbiali “lacrime e sangue”. Va bene che “i politici sono corrotti” e che “non pensano al bene della nazione”, ma credere che i “tecnici” – le cui carriere, tra l’altro, sono il risultato di intimi legami con le camarille politiche – siano messi al governo per fare il “bene comune” è di un’ingenuità spaventosa, per non dire sospetta. Come si fa a credere a chi predica la “concorrenza” e si fa fare “senatore a vita” giusto per poter diventare subito dopo Presidente del Consiglio? Se questo non è un “colpo di Stato” che cos’è?
Quindi, da cosa deriva la richiesta di “un governo tecnico (cioè un golpe) per la Romania”? Forse l’attuale governo romeno non “taglia” abbastanza? È possibile. Oppure è più probabile che prima che la situazione sfugga di mano si cerchi d’incanalare la protesta entro una rassicurante “indignazione”, la stessa vista nelle strade d’Italia per poi dissolversi al momento in cui è stato dato il benservito a Berlusconi (il quale, si badi bene, anziché finire “rovinato” è “cascato in piedi” come al solito).
Ma gli italiani – ormai è chiaro da mille indizi – non brillano né per acume politico né per senso dello Stato, per cui hanno avuto quello che si meritano e verranno dissanguati dalla “razza vampira”, secondo la più classica trama della leggenda del “pareggio del bilancio” e del “risanamento del debito”. Ma che anche i romeni, che di vampiri e di “leggende” simili dovrebbero intendersene, porgano docilmente il collo ad un “governo tecnico”, questo davvero non riusciamo a crederlo.
Enrico Galoppini
Fonte: http://europeanphoenix.net/it
Link: http://europeanphoenix.net/it/component/content/article/8-internazionale-/225-un-governo-di-vampiri-anche-per-la-romania
30.01.2012