UN DISASTRO ALLE PORTE

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DI GIANFRANCO LA GRASSA

megachip.globalist.it

È di oggi l’editoriale di Alessandro Sallusti su il Giornale, dal titolo “Così l’Italia a un passo dalla Grecia“. Articolo accettabile, ma che scorda alcune questioni essenziali. Prima di tutto la complicità di Berlusconi con quanto è accaduto da Monti in poi. Con la canea sullo spread che adesso si dice essere stata organizzata a bella posta (e ancora una volta devo ricordare: cosa avevo sostenuto io subito fin dall’inizio?). Ho parlato mille volte del “pizzino” lanciato da Berlusconi a Obama, quando questi rispose: o non caschi o caschi in piedi. C’è stata l’approvazione del “nano” – stiracchiata solo per non apparire un perfetto traditore – della “primavera araba” (con aggressione alla Libia, assassinio di Gheddafi, ecc.), l’appoggio – anche questo mascherato da finti mal di pancia – alle manovre di Napolitano (su indicazione Usa) e infine il “patto del Nazareno” con Renzi. Troppo facile adesso chiedere che tutto questo si scordi. Senza la sua viltà non saremmo arrivati a questo punto ormai di “non ritorno”.

E poi un’altra “inesattezza”. Non voglio difendere certi atteggiamenti della Germania, soprattutto quando questa danneggia fortemente l’Italia. Ma tutto ciò avviene perché il nostro paese continua ad essere pedina pienamente sdraiata ai piedi degli Usa. Ci fu un breve momento – all’epoca degli accordi Eni-Gazprom, con anche un minimo di relazioni tra Mosca, Roma e Tripoli – in cui l’Italia cercò qualche “giochetto”, fatto saltare con l’Amministrazione Obama. Adesso il “nanerottolo” tiene ancora rapporti “amichevoli” con Putin. Tutto questo non ha più il vecchio significato; anche Putin gioca su questa “finta amicizia” perché deve barcamenarsi con molti e svariati problemi, nel mentre l’Europa latita, non si sgancia dagli Usa, le forze che guardano ad est (Russia appunto) non sono decise come sembra (in Italia, ad es., queste forze dovrebbero avere il coraggio di dare una pedata nel sedere a Berlusconi e invitare apertamente questo “uomo per tutte le stagioni” ad andarsene senza una sola esitazione).

Insomma l’Europa non si decide ad aprire con decisione alla Russia, quest’ultima quindi traccheggia e, di fatto, lascia isolata la Germania, la quale, a sua volta, non ha forza politica (e dei Servizi, inquinati dagli Usa, come tutti quelli europei) sufficiente a seguire una politica diversa dall’economica per mettere in crisi definitiva paesi servi come l’Italia e, la si finisca di non vederlo, la Grecia, la quale fa “occhi dolci” alla Russia solo per far capire meglio agli Usa che devono essere più decisi nella loro “benevolenza” filo-greca, cercando di indirizzare pure il FMI nel senso di una maggiore tolleranza per il debito. Ma usando dell’arma economica, la Germania continua con quell’austerità, che appare come un’ossessione quasi isterica e le inimica appunto molti Stati europei, favorendo la netta presa americana. Un vero disastro.

E non finisce qui. La Russia, non trovando sponde adeguate verso l’Europa da cui invece subisce assurde e pretestuose sanzioni per la difesa dei suoi interessi in Ucraina, è costretta a rivolgersi ancora più a est verso la Cina. Ed infatti stringe con questa patti importanti, che si riveleranno fra non molto pericolosi ed una palla di piombo per i russi. La Cina ha rotto con l’Urss fin dal 1957 e poi nettamente nel 1963 e ancor più negli anni ’70. La Cina ha non tanto nascoste mire in Siberia come in Kazakistan. La Cina, che i banaloni vedono ancora adesso come la principale antagonista degli Usa, è stata pronta a prestarsi, già con Mao, alla “furba” politica Nixon-Kissinger di sfruttamento della rottura con l’Urss. Oggi, affermano una loro logica autonomia e difendono i loro interessi, che tuttavia servono a mantenere abbastanza calma (per gli Stati Uniti) la zona del Pacifico. La loro “amicizia” con la Russia – che questa deve accettare per colpa di un’Europa succube dei “padroni” americani, i più feroci e prepotenti di tutta la storia – è utile a questi ultimi più che agli “amici ufficiali”.

Ci vorrebbe un rafforzamento del Giappone, la cui “naturale antipatia” per i cinesi metterebbe in difficoltà gli Usa e riaprirebbe veramente alcuni giochi nel Pacifico. Il Giappone sembra tuttavia un po’ in pappe. E anche la Cina scricchiola. Non per la crisi di Borsa, solito terremoto (sommovimento di superficie) provocato da ben altri urti di “zolle tettoniche”. E’ stata flessibile la Cina di Deng e successori, ha inventato il sedicente “socialismo di mercato”, che però non è una formazione sociale (nel senso che un marxista serio, oggi ormai inesistente, saprebbe intendere). E’ un compromesso, un mollusco in cui il centro (partito-Stato) tenta di iniettare un liquido che lo irrigidisca per resistere ad una pressione che sta crescendo in quel mare. Sono stati abili finora; forse lo saranno ancora per un po’, ma poiché non troveranno nessuna formazione sociale stabilizzata, alla fine avverrà l’inevitabile. La Cina dovrà giungere a sempre maggiori compromessi con gli Usa, anche perché questi possono comunque giocare con il Giappone (non certo una nullità economica) e perfino con la Corea del Sud, di tutto rispetto.

Quindi la Russia rischia di trovarsi nell’insieme accerchiata. Bisogna rompere – e rompere qui in Europa – con questo insieme di circoli viziosi che stanno di nuovo favorendo la nazione cardine del “disastro universale”, in grado di condurre ad una tale degenerazione, anche culturale, da far pensare ad una specie di mutazione genetica dell’homo sapiens sapiens. Come farlo? Mica sono un mago. Tutti mi rimproverano perché dico cose che poi si rivelano al 70% esatte, ma non propongo soluzioni. Ed è colpa mia? Me le invento dal mio paesello con uno stupido computer e in un luogo di merda? Beh, accontentatevi intanto!

Gianfranco La Grassa

Fonte: http://megachip.globalist.it

Link: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=121778&typeb=0&un-disastro-alle-porte

10.07.2015

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