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UMBERTO VERONESI E IL NUCLEARE

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A cura di Davide
Il 30 Maggio 2008
43 Views

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DI TERENZIO LONGOBARDI
Aspo Italia

Qualche giorno fa ho inviato per conto di Aspoitalia a “La Repubblica”, un commento sulla recente posizione a favore del nucleare da parte di Umberto Veronesi, che il quotidiano diretto da Ezio Mauro si è guardato bene dal pubblicare. Lo ripropongo qui a un pubblico molto meno vasto ma sicuramente più attento.

Gentile Direttore, sulla Repubblica di sabato 24 maggio è apparso un articolo di Umberto Veronesi sul nucleare, nel quale il celebre chirurgo ritiene inevitabile per l’Italia il ritorno all’energia nucleare, per almeno tre motivi. A mio parere, il primo motivo citato da Veronesi è totalmente infondato perché deriva da premesse errate. Egli afferma: “le fonti di energia che oggi utilizziamo sono esauribili: i combustibili fossili, petrolio in primis, e il carbone, finiranno fra qualche centinaio di anni, e non c’è spazio né discussione, né di intervento su questa scadenza.”

Intendo precisare innanzitutto che anche l’uranio, l’elemento fissile usato nelle centrali nucleari, è presente in quantità limitate sul pianeta ed è destinato ad esaurirsi, al pari dei combustibili fossili. Ed in tempi dello stesso ordine di grandezza. Si stima che le riserve note di uranio potrebbero alimentare l’attuale parco di centrali al massimo per qualche decennio. Se si dovesse aumentare il numero di centrali a coprire completamente la produzione di energia elettrica mondiale, le risorse uranifere note non potrebbero durare più di qualche anno.
Al momento, la produzione minerale di uranio è di circa 40.000 tonnellate all’anno, insufficiente per coprire il consumo delle circa 430 centrali esistenti (circa 65.000 tonnellate/anno). La differenza viene coperta usando uranio previamente immagazzinato, in gran parte recuperato da vecchie testate nucleari sovietiche. E’ possibile che nel futuro si riuscirà a sfruttare risorse uranifere al momento non utilizzabili, ma comunque esistono serie preoccupazioni sul fatto che la produzione di uranio minerale riesca a soddisfare le centrali esistenti nei prossimi anni. A maggior ragione, si pone il problema di alimentare un’espansione sostanziale della produzione di energia nucleare.

In secondo luogo, come rappresentante di un’associazione che studia la dinamica di produzione e consumo dei combustibili fossili, vorrei precisare che i tempi di esaurimento delle risorse fossili indicati da Veronesi sono purtroppo molto ottimistici. La nostra previsione colloca nella seconda metà di questo secolo l’esaurimento fisico di queste risorse, ma i problemi ci saranno molto prima e li stiamo già vivendo in questi giorni. L’andamento della produzione dei combustibili fossili segue una curva a campana, con un massimo localizzato al momento dell’estrazione della prima metà della risorsa, oltre il quale la produzione inizia un declino irreversibile, impedendo all’offerta di soddisfare una domanda in crescita. ASPO colloca il picco globale del petrolio nel 2010 e quello del petrolio convenzionale dovrebbe essere già avvenuto nel 2007. La crescita esponenziale dei prezzi del greggio innescatasi da qualche anno, denuncia proprio la difficoltà dell’offerta di stare dietro alla domanda, tipica delle situazioni di picco. Infine, per quanto riguarda l’insieme dei combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone) il picco dovrebbe collocarsi, secondo le nostre stime, intorno al 2025.

Per i motivi precedenti e per la altre considerazioni contenute nel nostro documento disponibile all’indirizzo http://www.aspoitalia.net/images/stories/ugo/aspoitalianucleare.pdf riteniamo perciò che l’ipotesi di un ritorno al nucleare del nostro paese sia poco più di un’illusione, che rischia di alimentare false aspettative nell’opinione pubblica. Altre sono a nostro parere le priorità per affrontare il problema dell’incombente scarsità delle risorse energetiche: la promozione e lo sviluppo della ricerca nel campo delle fonti rinnovabili, l’uso efficiente dell’energia in tutti i settori di consumo, il controllo delle nascite, la riconversione di un modello di sviluppo insostenibile fondato sulla crescita illimitata.
Quest’anno ricorre l’anniversario della nascita di un grande italiano, Aurelio Peccei. Non sarebbe male riprendere e analizzare con meno superficialità le conclusioni profetiche dello studio “I limiti della crescita” promosso agli inizi degli anni ’70 proprio dal Club di Roma.

Terenzio Longobardi
Fonte: http://www.aspoitalia.blogspot.com/
30.05.08

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