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ULTIME DAL MES: STATI E RISPARMIATORI DEVONO PAGARE LA RICAPITALIZZAZIONE DELLE BANCHE

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A cura di Davide
Il 20 Giugno 2013
105 Views
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DI PIERO VALERIO
tempesta-perfetta.blogspot.it

E voi direte, ma cosa c’è di nuovo sotto il sole? E’ dall’inizio della crisi dell’eurozona che governi e contribuenti pagano per il salvataggio delle banche e attraverso la manipolazione mediatica la cosa ormai è diventata una prassi comunemente accettata. La novità però questa volta è che i
tecnocrati di Bruxelles, in vista del prossimo Consiglio europeo di fine mese,
hanno messo nero su bianco su un documento ufficiale regole, metodi, cifre, vincoli per descrivere come si deve svolgere l’intero processo, lasciando poco spazio all’improvvisazione e all’immaginazione. In pratica i criminali hanno finalmente confessato la loro colpa, sperando negli effetti terapeutici dell’outing e spiegando chiaramente agli europei quanto ancora devono pagare (e si tratta di cifre da capogiro) per tenere in piedi l’idiozia dell’euro.

Qualcuno diceva che il miglior modo per nascondere la verità, è renderla palese e visibile a tutti. Ecco, confidando nella nostra incapacità di interpretare gli eventi e capire la realtà che ci gira intorno, pare che i tecnocrati e i politicanti europei abbiano decisamente intrapreso questa strada.

Ma vediamo come funzionerà l’ennesimo meccanismo infernale messo a punto da tecnocrati e banchieri per distruggere la democrazia, l’economia reale, la coesione sociale. Già sapevamo
che gli accordi del MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, prevedevano al loro interno, oltre al sostegno
diretto agli stati (che serviva poi a finanziare le banche in difficoltà, vedi
il caso Irlanda, Spagna e Cipro, o a
pagare i creditori francesi e tedeschi, vedi il caso Grecia e Portogallo), anche la possibilità di ricapitalizzare le banche “zombie” dell’eurozona. Ora
conosciamo i termini in cui avverranno queste operazioni di ricapitalizzazione,
e vi anticipo già che saranno ancora dolori,
lacrime e sangue per tutti i contribuenti
, che già hanno dovuto una prima volta pagare e stanno ancora pagando per mettere in piedi la trappola
del MES
. Insomma nell’eurozona, fra mille indecisioni e tentennamenti, di una cosa possiamo sempre essere certi: la socializzazione delle perdite bancarie e la privatizzazione dei profitti non è più una raccapricciante anomalia
dovuta all’emergenza ma la prassi,
la normalità, la forma principale di “buon governo” dell’economia e della finanza. E siccome, come
abbiamo anticipato, i capitali necessari per salvare l’intero settore bancario fallito raggiungono a spanne numeri ciclopici, non sappiamo quanto saranno ancora bravi gli europei a reggere l’urto e capaci di bere l’amaro calice. E’ davvero così difficile capire che ciò che sta accadendo in Europa corrisponde alla più grande espropriazione
collettiva di ricchezza mai avvenuta nella storia dell’umanità?

Prima però di analizzare nei dettagli il piano micidiale, vediamo da cosa nasce tutto l’affanno e la fretta con cui i tecnocrati sono arrivati a concepire il documento e le procedure incriminate. In Europa, per usare una metafora, c’è un vero e proprio iceberg
gigantesco
che giace nella profondità degli abissi, nel più assoluto
riserbo e silenzio degli addetti ai lavori, e solo sporadicamente emerge in
superficie: il credito in sofferenza
delle banche (in inglese bad loan o NPL, Non Performing Loan).
In pratica una parte sempre più ingente e in continuo aumento degli attivi di bilancio delle banche è ormai inesigibile o incagliato, perché il debitore (che sarebbero poi i privati
mutuatari, le aziende, i governi e le stesse banche) è fallito o è tecnicamente
insolvente. Questo processo vizioso, simile ad un enorme cane che si morde la
coda, come sappiamo è stato innescato dalle misure di austerità imposte a tutta l’Europa per salvare proprio le banche: i governi tassano i cittadini e le aziende, tagliano le spese
pubbliche, rastrellano capitali da destinare al settore bancario, ma così
facendo deprimono l’economia, costringono al fallimento i debitori privati e le
banche alla fine hanno più danni che benefici dalle politiche rigoriste, perché
se da una parte ricevono capitali freschi dai governi, dall’altra perdono
sempre di più la possibilità di recuperare i crediti pregressi contratti con il
settore privato. L’immagine del colapasta è forse quella più efficace per
descrivere il fenomeno: la liquidità arriva abbondante dall’alto ma se ne va
subito attraverso i buchi (di bilancio) che intanto si aprono in basso. Ma di quali cifre stiamo parlando?

Arrivati a questo punto la faccenda diventa sempre più nebulosa e confusa, perché grazie alla complicità che esiste fra gli organismi di vigilanza europei (BCE, banche centrali, EBA) e le stesse banche, è molto difficile e complicato se non impossibile capire quanto ci sia di vero e di falso nei bilanci bancari. Secondo alcune stime, il totale del credito in
sofferenza nell’eurozona ammonta a circa €720 miliardi, di cui €500 miliardi
relativi alle banche della periferia. Il calcolo però è molto approssimativo perché
si riferisce soltanto a ciò che viene riportato pubblicamente sui bilanci bancari e
all’andamento aggiornato periodicamente dell’indice NPL delle banche, che come
si può notare dal grafico sotto, soprattutto nelle periferia più colpita dalle
misure di austerità, ha avuto una progressione
esponenziale
in questi ultimi anni, con una media di incremento del 2,5%
l’anno. A causa del meccanismo perverso descritto in precedenza, per l’Italia attualmente
l’indice NPL è arrivato a sfiorare punte del 13,4% sul totale degli attivi
bancari, raggiungendo così in questa particolare classifica Spagna e
Portogallo, ma rimanendo sempre dietro alle due prime della classe: Grecia con il 25%
e Irlanda con il 19%.

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Tuttavia se dovessimo andare un poco più a fondo nella faccenda, le cose sarebbero molto più preoccupanti.
Drammatiche, direi. Come emerge da un recente studio di due economisti
olandesi, Harry Huizinga e Harald Benink, pubblicato su Vox.eu,
il rapporto fra il valore di mercato
dei cespiti bancari e quello riportato a bilancio ormai raggiunge la soglia
dello 0,5 (vedi grafico sotto): ciò significa che le informazioni fornite dai bilanci bancari sono troppo ottimistiche e sovrastimate, e un attivo che viene registrato a bilancio
con il valore di 1000 in realtà ne vale 500. In questo modo, continuando a manipolare i bilanci per nascondere la polvere sotto il tappeto, sarà sempre più complicato tarare un piano di salvataggio adeguato
dell’intero settore bancario europeo, perché non tenendo conto di
questo macroscopico margine di errore avrebbe sempre effetti parziali e provvisori. Inutile dire che l’economista Harry Huizinga sia un eurista convinto
e abbia svolto mansioni di consulenza per la Commissione europea: lo studio
infatti dal titolo emblematico “L’urgente necessità di ricapitalizzare le
banche europee
” doveva servire a creare nell’opinione pubblica il clima
adatto di emergenza e a fare da apripista al documento poi pubblicato dalla
stessa Commissione europea. Per intenderci, Huizinga propone uno schema di
salvataggio bancario sul modello di Cipro,
che pesi maggiormente sui bail-in interni tramite tagli in prima battuta sulle obbligazioni subordinate non garantite, e poi su quelle senior e i depositi (quindi prelievi forzosi ai risparmiatori e ai clienti della banca). Anche perché come rivela sfacciatamente lo stesso economista molti di questi strumenti sono garantiti dallo Stato e quindi in ultima istanza sarebbero sempre i governi a pagare. E così, conclude il geniale economista, si eviterebbe di utilizzare il MES: un giro di parole incredibile per nascondere il fatto che sia con i bail-in interni che con il MES sarebbero sempre i contribuenti a pagare i costi delle perdite bancarie. Siamo alla beffa allo stato puro e
allo sberleffo in salsa olandese.

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Ad ogni modo, tenendo conto dei margini di errore dei valori contabili, la cifra esorbitante dei piani di salvataggio salirebbe realisticamente ben oltre i €1000 miliardi, e
considerando altri fattori progressivi legati alla stagnazione economica
generale e ai prossimi fallimenti che si verificheranno tra i debitori privati,
le stime più pessimistiche parlano addirittura di €3000 miliardi, ovvero €3
trilioni. E qui viene il bello, perché nonostante queste cifre pazzesche nel
documento della Commissione europea il programma
di ricapitalizzazione diretta
del MES e quindi la copertura a livello europeo delle singole perdite bancarie è
limitata a soli €50-70 miliardi, con
la possibilità di ampliamento soltanto in caso di emergenza dopo approvazione
del consiglio dei governatori. Mentre il resto deve essere a carico di ogni
singolo stato membro. E quindi dei governi, dei contribuenti, dei risparmiatori
e dei clienti della banca. Ma anche le modalità con cui il MES dovrebbe
attivarsi sono piuttosto bizzarre. Vediamone in estrema sintesi alcune:

· Il MES si attiva quando lo stato membro non ha la capacità finanziaria
di ricapitalizzare da solo le sue banche
· Il MES si attiva anche quando la situazione fiscale dello stato membro è talmente delicata da compromettere l’accesso ai mercati dei capitali e da richiedere il sostegno dello stesso MES
· L’assistenza finanziaria del MES è indispensabile per la salvaguardia della stabilità
finanziaria
dell’area euro nel suo complesso o dei suoi stati membri
·
La banca non ha i requisiti patrimoniali richiesti dalla BCE nella sua veste di ente di vigilanza centralizzato ed è incapace di attrarre capitali tramite il settore privato, gli investitori, gli azionisti, la conversione del debito (qui dovrebbero stare attenti i titolari di obbligazioni strutturate convertibili in azioni) e la ristrutturazione
del debito
esistente (qui dovrebbero stare attenti tutti gli obbligazionisti e i depositanti, perché si tratta dello schema bail-in cipriota)
· La banca è un istituto di rilevanza sistemica e un suo eventuale fallimento
rappresenterebbe una minaccia per la stabilità dell’area euro nel suo complesso
o dei suoi stati membri (bisognerebbe capire come si fa a capire quali banche
abbiano queste caratteristiche e se nei precedenti casi di salvataggio bancario
con fondi europei, Anglo-Irish Bank in Irlanda, Bankia in Spagna e Laiki a
Cipro, il MES si sarebbe potuto attivare)
· Se la banca non raggiunge la soglia minima legale del 4,5% del
parametro CET1 (Common Equity Tier 1, rapporto fra patrimonio di vigilanza e attivi ricalcolati per il rischio), come previsto dagli Accordi di Basilea III, sarà
lo stato membro a fornire un’immediata iniezione di capitali al fine del
raggiungimento di questo livello, prima che si attivi il MES
· Se la banca raggiunge la soglia minima legale
del 4,5%, lo stato membro sarebbe comunque obbligato a fornire un equivalente importo pari al 10/20% del
capitale totale erogato dal MES
· Il consiglio dei governatori del MES può decidere di sospendere parzialmente o totalmente il suo piano di aiuti in accordo con lo stato membro qualora quest’ultimo non
fosse più in grado di contribuire al programma o la sua adesione comporta delle
implicazioni negative per l’accesso al mercato dei capitali
· Condizionalità :
oltre a poter decidere sui livelli retributivi e bonus dei managers della
banca, il MES potrà avanzare richieste
di politica economica e fiscale
ai singoli stati membri (austerità,
insomma, sempre e solo austerità), allegandole al memorandum d’intesa che in ogni caso deve essere stipulato con il MES per avere diritto agli aiuti pattuiti

Penso che ce ne sia abbastanza per capire che questa ennesima trovata diabolica avrà l’effetto di mettere gli stati in ginocchio qualora dovesse scoppiare in tutta la sua enormità il bubbone del credito in sofferenza delle banche europee. Malgrado tutti i roboanti proclami, i tecnocrati non hanno alcuna intenzione di scindere lo stretto
legame che intercorre fra i governi e le banche
: i primi si finanziano
grazie ai secondi e i secondi si salvano solo con gli aiuti di stato, causando l’espansione incontrollata del debito pubblico. Ma quello che deve più spaventare i semplici
risparmiatori e depositanti delle banche è che ormai il ricorso
ai prelievi forzosi è diventato uno strumento istituzionale
regolarmente previsto
dagli accordi intergovernativi europei. Ovviamente la giustificazione di facciata di tutta questa operazione è favorire l’uscita dell’eurozona dal lungo periodo di stagnazione, del tipo giapponese, grazie al salvataggio degli istituti finanziari e alla ripresa del credito bancario nei confronti di aziende e famiglie. E dalle analisi degli economisti e commentatori vicini agli ambienti comunitari
si prende spesso a modello il caso degli Stati Uniti, che sono riusciti a riemergere dalla recessione economica solo in seguito alle tempestive ricapitalizzazione di stato delle sue principali banche nazionali. Ma come al solito, non fatevi fregare dal chiacchiericcio da bar e dalla propaganda di regime.

Negli Stati Uniti, le banche sono state salvate dall’intervento della Federal Reserve che con l’ausilio del computer del governatore Bernanke ha iniettato enormi quantità di liquidità creata dal nulla sia nel mercato finanziario per sostenere il corso dei titoli sia nel capitale sociale delle banche per evitarne il fallimento. Nessun contribuente americano ha dovuto
pagare per questi salvataggi
, o in modo diretto tramite aumenti delle tasse
e tagli alla spesa pubblica, oppure in modo indiretto, tramite incrementi
dell’inflazione e perdita del potere di acquisto dei salari e dei risparmi: la teoria quantitativa della moneta, che erroneamente postula un collegamento automatico fra aumento dell’offerta di moneta della banca centrale e inflazione, viene creduta o fatta passare per buona solo ai trogloditi europei,
mentre nel resto del mondo sono andati parecchio più avanti nella moderna gestione dei flussi finanziari e
monetari
. I salvataggi bancari che presto o tardi si renderanno necessari in tutta l’eurozona, dalla Germania (a proposito: vuoi vedere che la prima banca ad usufruire del MES sarà proprio Deutsche Bank?) alla Grecia, saranno invece tutti a carico dei governi e quindi dei contribuenti, dei risparmiatori e dei semplici correntisti. Per chi ancora non avesse capito, il tempo delle rappresaglie è finito e adesso inizia il conflitto aperto fra noi e loro. E questo ultimo documento della Commissione europea equivale ad una dichiarazione di guerra in pieno stile militare-finanziario. Estote parati.

Piero Valerio
Fonte: http://tempesta-perfetta.blogspot.it
Link: http://tempesta-perfetta.blogspot.it/2013/06/ultime-dal-mes-stati-e-risparmiatori.html
20.06.2013

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