UCCISI DALLA CINA ?

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DI JOHN DAMOS

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A partire dal 2001, anno nel quale la Cina é entrata a far parte del WTO, gli USA hanno perso 25 milioni di posti di lavoro a favore di quest ultima. Nixon e Bush hanno operato entrambe a favore di un’apertura verso il mercato cinese, con l’intento di spostare le societa’ statunitensi verso la Cina sia per il basso costo del lavoro sia per intromettersi ed eventualmente dominare la poltica futura del governo cinese. prevedibilmente sempre piü dipendente dal mercato USA e dalla sua superioritå tecnologica.

Nello stesso periodo negli USA una nuova generazione di CEO prende il potere all’interno di aziende centenarie quali la General Electrics, General Motors, Boing, Caterpiller ed altre aziende, inclusa la Wal Mart. Questi nuovi amministratori delegati sono molto diversi dai pur poco raccomandabili baroni criminali che hanno governato l’economia si dall’inizio del ventesimo secolo. I nuovi CEO si sono infatti dimostrati avidi esattamente come i loro predecessori, i quali hanno pero’ sempre creduto nel futuro della loro patria, lavorando per assicurare agli Stati Uniti il dominio sullo scenario mondiale.

Dal punto di vista psicologico e sociale, i primi baroni quali Ford, Morgan e i Dupont vedevano gli Stati Uniti come una terra fertile oltre la collina, un paese dalla immensa possibilitå dove ognuno poteva scegliersi il proprio destino, povero o ricco che fosse. Il patto sociale prestabilito era che tutti, ricchi e poveri, dovevano convincersi del fatto che il bene del paese venisse prima di tutto, equiparandolo solo ad altri valori fondamentali quali Dio e la famiglia.

Nuovi immigrati arrivarono da oltre oceano, adattandosi in fretta alla caotica e fiorente esplosione industriale, alle costruzioni imponenti e alle meraviglie tecnologiche che hanno rapidamente porato gli USA alla ribalta del settore bancario globale, al dominio industriale ed infine ad imporre i propri dictat al vecchio continente. Al centro di tutto questo vi era un radicato sentimento di fedeltå nei confronti dell’America e di tutto cio’ che essa comprendeva.

Tutavia, dopo fine della Seconda Guerra Mondiale, questa visione ha iniziato cambiare. La produzione industiale nel settore degli armamenti ha costituito un enorme vantaggio per gli USA ed i suoi alleati, con gli Stati Uniti che prestavano ai propri partner europei armi e denaro. Il problema fu che tale ritmo non era sostenibile solo grazie alla produzione ed al mercato interni. Gli USA rimasero i maggiori esportatori in un’Europa devastata e da ricostruire.

Presto pero’ il mercato tedesco e’ tornato a farsi valere, cosi’ come quello giapponese, che ha accettato di non riarmarsi in cambio della compracendita delle proprie esportazioni industriali. Accadde piu’ o meno la stessa cosa con la Germania, ed il mercato globale torno’ a fiorire.

Gran Bretagna e Francia tentarono a quel punto di tornare le potenze coloniali di un tempo, rimanendo pero’ prigioniere delle proprie mire espansionistiche. A quell punto nessuno si prese piu’ la briga di finanziare le loro follie. Di li’ a poco I vietnamiti cacciarono indietro i francesi, e gli indiani fecero lo stesso con gli inglesi

Fu cosi’ che gli USA, forti della propria superiorita’ nella produzione di ami, decisero di prendere in mano la situazione e di dominare gli ex territory coloniali attrverso una serie di ‘brushfire wars’, cosi’ da poter installare governi fantoccio e dittatori a capo delle nazoni amiche.

Cio’ ha favorito la spesa militare, e grazie a guerre come quella del Vietnam gli USA sono riusciti ad assicurare al mercato delle armi una produzione a pieno ritmo. La contrapposizione a Russia e Cina durante la Guerra fredda ha fatto si’ che I maggiori produttori di armi potessero continuare incessantemente a creare armamenti per le guerre future.

Poi pero’, iniziarono le cosiddette guerre per procura. Russia e Cina appoggiarono il Vietnam contro gli USA, i quali riversarono sui propri nemici estremo orientali 20 anni di produzione bellica (dal 1945 al 1965), e che nonostante cio’ furono cacciati indietro dai vietnamiti.

L’intero meccanismo, combinato con la presenza di baby boomers oramai istruiti ed avversi all’idea di dover morire per la propria bandiera in qualche paese arretrato di cui nessuno aveva mai sentito parlare, porto’ presto all’inacidirsi dell’opinione pubblica americana nei confronti delle ‘brushfire wars’, nonostante la grande quantita’ di armi ancora in produzione delle quali le grandi corporazioni dovettero giusticare la spesa, con miliardi di dollari provenienti dal denaro pubblico.

Subito dopo arrivo’ la diffusione della liberta’ e della democrazia. Dittatori dalla lingua lunga divennero i nuovi obbiettivi da neutralizzare. Rivalse economiche su paesi del Terzo Mondo divennero la strategia preferita delle grandi multinazionali statunitensi.

John Perkins, sicario economico, descrive tutti quei processi che, combinati una serie di fattori quali prestiti bancari, dittatori accondiscendenti, imposizione di austerita’ e forza militare, portarono ad arricchire le casse delle varie multinazionali.

Questo nuovo paradigma non e’ nient altro che la rivisitazione in chiave moderna del caro vecchio colonialismo, tranne per il fatto che vicere’ e governatori coloniali sono stati sostituiti da dittatori e dall’uso della forza militare.

Anni di progressiva demoralizzazione del pubblico americano in seguito alla disastrosa Guerra del Vietnam, portarono alla nascita di una nuova generazione di dissillusi, non piu’ incantati dalle promesse del sogno americano. Dio e la morale religiosa spairono dalla mente di un gran numero di americani, che si ritrovarono soli e con la necessita’ di crearsi da se’ un nuovo tipo di disciplina morale che potesse soddisfare i bisogni personali e quelli dell’intera nazione.

La razionalizzazione personale ed collettiva derivati dalla perdita di un modello standard che funzionasse per l’intero paese si manifesto’ sotto forme differenti. Ad ogni svolta si ebbe l’impressione di assistere ad una nuova versione dell vecchia moralita’ religiosa da una parte, mentre dall’altra si faceva spazio l’idea che l’avidita’ fosse un perfetto catalizzatore per l’accumulo di potere e di ricchezze personali.

Naquero cosi’ le cosidette think thank, gestite da ‘esperti’ e conosciute per i loro nomi dal suono volutamente patriottico, ma con il solo proposito di promovuere questa o quella idea sociale combinata con il nuovo motto ‘L’ avidita’ e’ bella’.

Autori come Ayn Rand, favorevoli allo sfruttamento delle persone se utilizzato per aumentare il prestigio personale, vennero venerati in patria. Metodi simili a quello esposto dallo psicologo FB Skinner, che prevedevano l’utilizzo della mente umana come cavia da laboratorio vennero utilizzati per supportare questo nuovo tipo di mentalita’. Ogni tipo di sforzo che l’umanita’ compiva con il solo intento di migliorare se stessa veniva volutamente ignorato.

Ho sempre accusato i nostri padroni di essere degli spietati psicopatici, ma forse non avevo del tutto ragione. Un mio amico psichiatra mi disse un giorno che di veri psicopatici ne nascono veramente pochi.

Penso che le persone in generale rispondano in egual misura a stimoli negativi e positivi, cosi’ come ad altri fattori quali ad esempio l’associazione mentale che ognuna di esse ha del potere e del denaro, per poi intraprendere il percorso piu’ facile attraverso il quale esse arrivano a codificare un modello standard che sta gia’ nelle loro menti o viene creato per loro da varie entita’ (universita’, parenti, falsi artisi o intelle
ttuali manipulatori che bazzicano da sempre con il potere per mantenere la loro posizione di prestigio).

Insieme a questo nuovo paradigma sul successo personale e a questa nuova moralita’ tesa a spazzare via tutto il resto, si e’ fatta spazio l’idea che ognuno debba fare tutto cio’ che e’ necessario per raggiungere il successo, anche a discapito della famiglia, degli amici, della propria comunita’ e del mondo intero.

Con in mente quanto sopra detto, si consideri che I vari CEO a livello mondiale, a partire dagli anni ‘80 in poi, convinsero vari organi sociali a collegare i loro milioni di dollari di bonus e stock options ai profitti aziendali. Da allora, il profitto personale degli amministratori delegati delle varie multinazionali divenne l’unico locomotore trainante le economie americana e mondiale.

cinauccisi

Con buona pace della vecchia disciplina corporativistica guidata dall’interesse per la propria patria, per la propria comunita’, per i lavoratori e per il prodotto stesso.

Quando Nixon apri’ alla Cina, come ossevato in precedenza, negli USA si ebbe la percezione che si vollesse sottometter a poco a poco la Cina sotto la propria sfera d’influenza,

Tuttavia i cinesi, fieri avverari degli USA, pragmatici per eccellenza e molto intelligenti, sono per tradizione fra i migliori commercianti al mondo, sin dall’inizio dei tempi. I pragmatici pensatori cinesi avranno intuito che gli uomini d’affari statunitensi godessero ancora della spinta che derivava dalla loro influenza a livello mondiale.

D’altronde la Cina ha mantenuto per secoli una civilta’ stabile senza mai utilizzare la propria forza militare (che non aveva) mentre gli USA, senza la superiorita’ militare, sono come un pesce fuor d’acqua, e questo i cinesi lo hanno capito gia’ da tempo.

Nell’aprire alla Cina, Nixon e i suoi seguaci rinnegarono stupidamente il contratto che gli USA avevano a suo tempo siglato con il Giappone (ex avversario della Cina), che garantiva la sicurezza del Giappone stesso in cambio del permesso di importare in America prodotti giapponesi.

Quando tutto cio’ divenne realta’, gli amministratori delegati delle grandi societa’ statunitensi, guidati da avidita’ e sentimenti anti-patriottici, hanno iniziato a spostare la produzione in Cina per approfittare del basso costo del lavoro qui presente, causando le ire del Giappone.

Il Giappone ha cosi’ abbassato il valore dello yen nei confronti del dollaro, il che ha reso le importazioni giapponesi estremamente appetibili poiche’ per pochi dollari si poterono acquistare prodotti giapponese di alta qualità.

Quando il dollaro e’ entrato in circolazione in Giappone, il mercato giapponese ha iniziato a prestare i propri dollari ai consumatori americani, che hanno iniziato a comprare auto giapponesi e prodotti di alta qualita’ ad interessi vicino allo zero. In questo modo prestiti a basso rendimento e prodotti di bassa lega hanno governato il mercato americano.

Questo, naturalmente, ha creato enormi pressioni sulle banche statunitensi che sono state tagliate fuori dal giro di prestito degli Stati Uniti a tassi di interesse ragionevoli. Sotto la pressione della politica estera giapponese, senza dubbio, si e’ contribuito a creare l’enorme crisi dei mutui dove i dirigenti bancari, fatti della stessa pasta dei grandi amministratori delegati, decisero di truffare gli Stati Uniti e il mondo intero con essi.

Dopo tutto, essi furono supportati dai grandi poteri finanziari, ansiosi di giustificare le loro paghe miliardarie con qualche guerra di riparazione in giro per il globo. Così, questi grandi banchieri seguirono l’esempio dei prestiti a basso costo giapponesi, riversando ingenti somme di denaro sulla classe media americana, pur sapendo che si trattava di un esercizio enormemente rischioso.

Così impacchettarono i mutui e li rivendettoro agli investitori stranieri e alle banche, portando il governo islandese alla bancarotta. I soldi derivati da questa truffa sparirono sotto forma di investimenti privati stranieri. Cio’ creo’ una quantita’ di derivati impressionante, tale da rendere insignificante l’offerta di moneta satunitense.

Ma perché accadde tutto cio’? La risposta è molto semplice. Perché il governo degli Stati Uniti ed i suoi leader non fecero assolutamente nulla per fermarlo.

I repubblicani sotto Bush and co. deregolamentarono il settore bancario, rifiutandosi sostanzialmente di guidare il business targato USA in un momento in cui le regole sarebbero state di vitale importanza per sostenere e mantenere la ricchezza di base degli Stati Uniti d’America.

Ma, a poco a poco, con l’enorme disponibilita’ di denaro che le multinazionali e le lobby internazionali acquisirono, i politici americani, che devono la propria ragion d’essere ai media aziendali e ai contributi elettorali aziendali, si convinsero a poco a poco che ciò che è bene per il business aziendale globale è un bene per gli Stati Uniti (o almeno per i politici stessi). Così, il governo degli Stati Uniti oggi supporta multinazionali di tutto il mondo, in primo luogo, a discapito dei bisogni disperati della nostra nazione e della sua popolazione di oltre 300 milioni di cittadini.

Per come stanno le cose oggi. un politico che voglia essere eletto deve per forza essere sponsorizzato dal mondo delle multinazionali, altrimenti la sua fatica sarebbe completamente inutile. Nel caso di un mancato accordo con una lobby di vario genere, sarebbe completamente ignorato dai media nazionali. In tutto questo, noi popolo americano siamo completamente tagliati fuori da ogni potere decisionale.

Questo tipo di condizioni ricordano molto da vicino lo scenario politico della Germania nazista, dove i grandi industriali e fabbricatori di armi come la ThyssenKrupp dominavano sulla politica, cosi’ come le loro controparti giapponesi.

Tornando alla Cina, con il governo Americano impegnato a deregolamentare e a supportare la globalizzazione e l’outsourcing per volere dei CEO, milioni di lavoro si spostano in estremo Oriente, con Washington che rimane in silenzio di fronte a questo saccheggio finanziario il cui unico obbiettivo e’ quello di arricchire le tasche degli investitori, che ormai non servono piu’ la nazione ma guardano esclusivamente ai propri interessi, guadanando ingenti somme grazie al basso costo della mano d’opera cinese.

I cinesi, pragmatici come solo loro sanno essere, hanno intravisto in questo scenario una occasione da non perdere. Hanno accolto con tutti gli onori giganti quali la General Electric, Wal Mart e Boing assieme ad alter centinaia di industrie, gettando le basi per la creazione di una grande nazione cinese costruita grazie allo sfruttamento della propria forza lavoro, pressoche’ infinita. I lavoratori si trasferirono all’interno delle fabbriche se necessario, ed anche i carcerati entrarono a far parte della forza lavoro, sotto condizioni disumane (vedi Gunkanjima) e soprattutto esposti quotidianamente ad agenti altamente inquinanti, tanto da far diventare il tumore una malattia quasi comune in queste aree.

I cinesi pero’ si dimostrarono piu’ che contenti di accumulare miliardi di US Forex dollars (costruendo il futuro della propria nazione grazie ad essi) allo stesso modo di quanto non fossero i vari CEO ed investitori americani.

I cinesi adottarono la stessa tattica utilizzata dai giapponesi, sovvenzionando l’industria manufatturiera al 17 per cento e diminuendo il valore dello Yuan rispetto al Dollaro, rendendo quest ultimo piu’ appetibile rispetto allo Yuan. In questo modo noi possiamo permetterci di comprare roba a basso costo qui negli USA ma la Cina, come il Giappone, non compra i nostri prodotti, eccezion fatta per il petrolio che saccheggiamo dal Medio Oriente, che serve ad ottenere indietro i suoi dollari di debito annessi alla propria manodopera.

Intanto la Cina accumula trilioni di US Forex Dollars.

Questi dollari sono di vitale importanza per le nazioni in via di sviluppo, che grazie a questi comprano il petrolio. L’apparato militare statunitense esercita infatti la propria influenza costringendo tutto il mondo ad utilizzare il dollaro per comprare il petrolio. Cio’ permette alla Cina di andarsene in giro per il globo a comprare tutti I depositi di risorse naturale di cui ha bisogno nell’immediato futuro, di modo da installarvi le proprie industrie.

Ma c’e’ dell’altro. La Cina sta allevando una nuova generazione di fenomeni, che eccellono in tutti i campi, con particolare riguardo alla High Tech Industry. I Cinesi copiano di tutto, e riesco
no a far anche meglio degli americani. La capacita’ dei cinesi di rubare brevetti attraverso Internet e’ oramai leggendaria, ma in realta’ essi non fanno altro che copiare progetti di aziende che stupidamente producono nel loro paese.

C’e’ un risultato inaspettato che accade quando si rubano informazioni tecnologiche da un altro Stato. Lo Stato che copia si ritrova ad avere un vantaggio che incomincia ad accumularsi molto prima che la competizione abbia inizio. A quell punto la Nazione ricevente puo’ gia’ vantare nel proprio repertorio un innumerevole quantita’ di ore di lavoro e di investimenti.

Ad esempio, Boeing e Airbus hanno appena iniziato una collaborazione in Cina. Potete scommettere che in cinque anni la Cina mettera’ sul mercato un prodotto che assimili le caratterictiche di entrambe le compagnie aeree, prosciugando I profitti di USA e Germania. Ma l’unico obbiettivo degli stupidi CEO di queste compagnie e’ quello di accumulare bonus di uscita, lasciando che i loro successori aggiustino in futuro le cose.

Se questi stupidi CEO hanno dubbi sul fatto che i cinesi possano commercializzare un prodotto del genere, basta guardare a come la Cina abbia velocemente assimilato il progetto dell’aereo russo SU 27 fighter, rivendendolo a livello internazionale senza aver pagato alla Russia nemmeno un centesimo. La Cina sta inoltre gia’ comprando navi da guerra dalla Francia, forte della propria produzione interna di acciaio. Con 5 volte la popolazion statunitense, in pochi anni la Cina arrivera’ a vantare anche un esercito 5 volte superiore, per giunta con un migliore equipaggiamento.
La Cina utilizza la stessa tattica gia’ sperimentata dal Giappone anni fa nei confronti deil’ industria automobilistca statunitense. Dopo averli sovvenzionati, li si sbatte fuori dal mercato.

I CEO delle nostre multinazionali sono a conoscenza di questi fatti? Certo, solo che non gli importa un gran che’.

Intanto la Cina sta crescedo a livello economico, industriale e militare. A un certo punto le multinazionali americane si troveranno a dover competere con le controparti cinesi sugli stessi identici prodotti, che pero’ in Cina costano meno.

Tornando negli USA, l’industria manufatturiera sta per essere spazzata fuori dal mercato, mentre il governo americano e’ preda delle multinazionali che saccheggiano la ricchezza del paese.

La soluzione a questi disastri esistono, e sono anche abbastanza semplici. Bisognerebbe incominciare limitando l’outsourcing del lavoro, circoscrivendo il potere delle lobby, abbassado le impotazioni e imponendo tariffe sui prodotti in entrata. Inoltre bisognerebbe sovvenzionare quelle aziende che creano posti di lavoro e benessere reale, investire in educazione e risorse tecnologiche.

In breve, gli USA devono tornare ad essere la nazione creativa, competitiva e ricca di opportunita’ che e’ sempre stata. I suoi CEO e leader politici avrebbero bisogno di ricevere una buona dose di patriottismo, pena il ritiro della cittadinanza e il divieto di fare affari negli Stati Uniti.

Abbiamo bisogno di una leadership e di un governo capaci di contrastare l’arroganza corporativa che rema contro il nostro interesse comune, e di una nuova generazione il cui fine sia quello di preservare il lavoro che un tempo ci ha resi una grande nazione.

Finche’ gli Stati Uniti non avranno a cuore il proprio futuro, la Cina continuera’ a lavorare per distruggerci a poco a poco, insieme ai CEO delle grandi aziende e ai grandi investitori.

Fonte di ispirazione per questo articolo viene da un film della Netflix intitolato “Death By Cina.” Con Martin Sheen e diretto da Peter Navarro. Consiglio vivamente questo film agli spettatori.

johndamos

Fonte: www.smirkingchimp.com

Link: http://www.smirkingchimp.com/thread/johndamos/58356/death-of-usa-at-the-hands-of-us-globalist-corporate-ceo-s-in-cooperation-with-china

16.09.2014

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