TV, IL BAMBINO IN VENDITA

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DI GIOVANNI BOLLEA

L’immagine fisica dei bambini e la loro presa psicologica sugli adulti non deve essere sfruttata commercialmente, al di là di un determinato limite stabilito dalla legge sulla tutela dei minori. Se in 8 ore di programmazione in tv, in un solo giorno qualsiasi della settimana, sono comparsi 312 baby attori, significa che in uno spot su tre, il protagonista è un bimbo! Visto che i bambini non devono essere un territorio di conquista del mercato, accettare tutto ciò vuol dire rinunciare a capire cosa significa educarli e proteggerli.
Come si può migliorare un fenomeno mediatico ed economico di circa sei miliardi di euro di pubblicità, impostata su di loro? Pensiamo per esempio all’abbigliamento che rappresenta la più alta cifra con il cibo, merendine, arredamento, ponendo in perenne primo piano la purezza, ingenuità e candore, come strumenti di convinzione.

E i bambini che prima guardano e poi affascinati chiedono e vogliono quei prodotti, sono pronti ad imitare i piccoli attori che glieli propongono. Ma i più piccoli non distinguono realtà da fantasia. Ed è per la loro fragilità, per il loro bisogno di riempirsi la vita, con le cose più familiari e conosciute che chiedono e vogliono marche e firme viste in tv.
Il compito della pubblicità è di manipolare le persone ed è con i bambini che si ottengono i massimi risultati. Le cifre ce lo confermano ogni giorno.

Pensiamo allo scaltro McDonald’s: il fondatore fin dall’inizio obbligò i suoi pubblicitari a usare al massimo immagini e volti di bambini su tv, carta e altro. E a insegnare addirittura uno stile di vita in asili, scuole, ospedali e compleanni. Ma le foto dei bimbi, che indossano biancheria intima e che il sindaco di New York, fece staccare dai muri della città, proibendone l’affissione ovunque, la dice lunga su come si possono usare i bambini. Una strisciante presenza di pedofilia, che fu denunciata da tutti i quartieri della città. Infanzia innocente e desiderio commercializzato! Quei bambini, evidentemente, non venivano percepiti da nessuno, come innocenti; in quanto quelle foto non lo erano! E noi vorremmo che i nostri bambini, stessero lontani da tutto ciò. Che giochino pure con i vestiti e con i giocattoli da vendere, ma senza allusioni e messaggi occulti.
Ma chi può controllare tutto questo? Sono anni che esiste la legge Mammì, la quale vieta la pubblicità nei programmi per bambini, insieme alla regolamentazione sul controllo dei messaggi nella Gasparri. Ma è evidente che il controllo è davvero minimo. I limiti si superano continuamente come nell’abbigliamento dove le cifre restano al top e la pubblicità investe di più; mentre il bambino che scimmiotta l’adulto, incanta e rapisce. Come per il cibo: così abbiamo l’obesità. L’immagine del bambino felice, legata alla salute e al divertimento, che gioca e mangia patatine, è fin troppo chiara nella sua consumistica realtà.

Tutti i bambini infatti spingono i genitori ad andare da McDonald’s, senza pensare così alla moltiplicazione del messaggio che ci porta al bambino obeso. C’è un forte disagio di fondo, condiviso da tutti noi neuropsichiatri infantili, che va oltre la preoccupazione della immagine e di come viene usata, specialmente nei Paesi poveri, dove crea un isolamento e una estraneità fortissimi a quei volti e a quelle sollecitazioni di bambini ricchi, che sullo schermo sono così belli, così ben vestiti, così felici e mangiano tante buone cose.

La Svezia, sempre all’avanguardia su tutto, ha proibito dal 1990 l’uso dell’immagine dei bambini, ma io direi che, senza arrivare a tanto, dobbiamo almeno far rispettare le leggi che abbiamo: rivedendo quelle già varate e decidendo quelle che dobbiamo assolutamente preparare. Il nostro scopo e la nostra vera preoccupazione è la loro fragile delicatissima anima immersa nelle ansie e nelle incertezze di una vita che, nel futuro, sarà molto difficile da affrontare. Ma soprattutto, senza le ben note ipocrisie!

Ogni società e azienda che lavora per vendere i suoi prodotti ai bambini, usandone le immagini, deve crearsi un’area veramente protetta, dove il senso della responsabilità sia superiore e vada oltre le esigenze del mercato. Che non certo per questo sarà penalizzato! Ed è la convergenza di tutte le forze politiche che deve mirare a un risultato preciso ed efficace. Personalmente sono pronto a ribadire e rielaborare, nelle giuste sedi, le idee e i programmi da me già a suo tempo proposti.

Giovanni Bollea
Fonte:www.unita.it
3.02.05

Questo è il testo dell’intervento che Giovanni Bollea ha svolto durante la presentazione in Campidoglio, il primo gennaio u.s., di una ricerca dell’Osservatorio sull’immagine dei minori su bambini e pubblicità

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