DI ALBERTO B. MARIANTONI
mirorenzaglia.org
Esigere la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione e la sovranità politica, economica, culturale e militare per l’Italia e per l’Europa, potrebbe sembrare una vanitosa pretesa particolarmente provocatoria ed ostile nei confronti degli USA. Potrebbe apparire come una premeditata azione di ritorsione antiamericana, da parte di chi – ideologicamente e politicamente – tende normalmente a considerarsi un inflessibile ed irriducibile nemico degli Stati Uniti, della loro politica e del loro modello di società. Potrebbe addirittura sembrare un controsenso o un irragionevole anacronismo, agli occhi di chi è intimamente convinto che gli Stati Uniti siano il migliore amico dell’Italia e dell’Europa, ed il più sicuro garante delle nostre istituzioni democratiche e liberali.
Per confutare e smentire categoricamente quel genere di soggettive ed arbitrarie illazioni o congetture, basta solamente rovesciare il discorso iniziale ed esigere unicamente, per l’Italia e per l’Europa, la loro semplice ed immediata annessione allo Stato Federale statunitense.
In questo caso, gli Stati Uniti – senza tener conto del parere degli abietti e striscianti rinnegati nostrani che servono loro da indefettibili ed ossequienti maggiordomi nel contesto delle nostre umiliate ed asservite Nazioni – sarebbero disposti (sulla base all’articolo 4, sezione 3, comma 1, della loro Costituzione del 17 Settembre 1787) ad annettere ed integrare in blocco l’insieme dei popoli e dei territori dell’Europa continentale e ad aggiungere, per quella nostra volontaria adesione/incorporazione, un’ulteriore stella (o diverse stelle) alla loro tradizionale bandiera nazionale? Sarebbero ugualmente disposti a concederci il loro medesimo passaporto? Ed a permetterci di guadagnare e spendere, risparmiare o dilapidare, in dollari statunitensi? Sarebbero altresì disposti a concedere ai nostri Popoli ed alle nostre Nazioni le medesime libertà che sono normalmente insite nella loro Carta Costituzionale? Come, ad esempio, quelle contemplate e garantite da:
l’Articolo I, Sezione 9, Comma 3: «Non potrà essere approvato alcun decreto di limitazione dei diritti del cittadino, né alcuna legge penale retroattiva»;
l’Art. I, Sez. 9, Comma 5: «Nessuna tassa e nessun diritto potrà essere stabilito sopra merci esportate da uno qualunque degli Stati»;
l’Art. IV, Sez. 2, Comma 1: «I cittadini di ogni Stato hanno diritto, in ogni altro Stato, a tutti i privilegi e a tutte le immunità inerenti alla condizione di cittadini».
O ancora, quelle garantite e confermate dai seguenti emendamenti (formulati il 25 Settembre del 1789, e ratificati il 15 Dicembre del 1791):
Primo emendamento: «il Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per proibirne il libero culto; o per limitare la libertà di parola o di stampa; o il diritto che hanno i cittadini di riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al Governo per la riparazione dei torti subiti»;
Secondo: «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben ordinata milizia, il diritto dei cittadini di possedere e portare armi non potrà essere violato»;
Quarto: «Il diritto dei cittadini a godere della sicurezza per quanto riguarda la loro persona, la loro casa, le loro carte e le loro cose, contro perquisizioni e sequestri ingiustificati, non potrà essere violato; e nessun mandato giudiziario potrà essere emesso, se non in base a fondate supposizioni, appoggiate da un giuramento o da una dichiarazione sull’onore e con descrizione specifica del luogo da perquisire, e delle persone da arrestare o delle cose da sequestrare»;
Nono: «L’enumerazione di alcuni diritti fatta nella Costituzione non potrà essere interpretata in modo che ne rimangano negati o menomati altri diritti mantenuti dai cittadini»;
Decimo: «I poteri non delegati dalla Costituzione agli Stati Uniti, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai rispettivi Stati, ovvero al popolo (clausola dei poteri residui)».
Se gli Stati Uniti lo fossero davvero, il problema della libertà, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione e della sovranità politica, economica, culturale e militare dell’Italia e dell’Europa, non si porrebbe affatto.
Non si porrebbe, in quanto i diversi Stati che costituiscono attualmente l’Unione Europea – ad immagine e somiglianza degli altri Stati che compongono gli USA – godrebbero automaticamente degli stessi diritti e sarebbero macchinalmente assoggettati ai medesimi doveri. Esattamente come da sempre avviene per l’Alabama, l’Ohio, il Nebraska, l’Oregon, il Kansas, la Florida, il Texas, la California, Hawaii, l’Idaho, l’Iowa, l’Utah, ecc.
Ora, visto che gli Stati Uniti, dopo più di 66 anni di ininterrotta, ingiustificata ed ingombrante presenza militare in Europa e di costante, sfacciata ed arrogante intromissione negli affari politici, economici, culturali e militari dei nostri Paesi, non hanno mai sentito il bisogno – non dico di imporre, ma semplicemente – di proporre ai diversi popoli del nostro continente, di concedere loro il medesimo trattamento che normalmente riservano o destinano all’ultimo dei loro cittadini, è lecito dedurre che le popolazioni europee, ai loro occhi, appaiano semplicemente come dei popoli colonizzati. Oppure, nel migliore dei casi, come dei popoli di seconda categoria. Dei popoli, cioè, ufficialmente liberi, indipendenti e sovrani (Iraq ed Afghanistan attuali, docent!), ma in realtà totalmente assoggettati ed asserviti ai loro voleri ed alle regole pratiche che gli anglosassoni hanno storicamente l’abitudine di riservare ad una qualunque «Riserva Indiana» o ad un qualsiasi «Bantustan» !
Non dimentichiamo, infatti, che le «regole» che gli USA hanno riservato alle nostre (ufficialmente libere, indipendenti e sovrane) Nazioni e che continuano unilateralmente ed invariabilmente ad imporci da più di 66 anni, ci obbligano praticamente ad allinearci – ogni volta – sulla loro politica estera ed a subire indiscutibilmente e supinamente i loro diktat politici, economici, culturali e militari.
Come il lettore l’avrà senz’altro intuito, il problema dell’effettiva libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare dell’Italia e dell’Europa, non si pone assolutamente in termini d’amicizia o d’inimicizia nei confronti degli Stati Uniti d’America, ma piuttosto in termini di perfetta ed irrinunciabile uguaglianza di diritti e di doveri tra due specifici soggetti giuridici. In modo particolare, tra chi pretende verbalmente essere il nostro principale amico e disinteressato alleato, e chi invece, nei fatti – pur desiderandolo o volendolo essere (vedi governo D’Alema, Prodi o Berlusconi …) – non possiede assolutamente le medesime facoltà e/o prerogative, né per potere liberamente accettare di stringere, con quel paese o con quel popolo, una qualunque spassionata amicizia, né per potere apertamente decidere se realizzare o meno (oppure, confermare), con quel Governo o con quello Stato, una qualsiasi equa e leale alleanza.
Rebus sic stantibus (stando così le cose), sorge spontanea la domanda: è umanamente logico e giusto chiedere ad un oppresso di diventare (o di continuare ad essere) il sincero amico o il sicuro alleato del suo oppressore? Oppure, ad un qualunque colonizzato, di stringere una fraterna e duratura amicizia o alleanza con il suo colonizzatore? O ancora, ad un qualsiasi servo della gleba, di piegarsi alle medesime eventualità, nei confronti del suo diretto, arrogante e coercitivo padrone?
In altri termini: c’è ancora da chiedersi il motivo dell’imprescindibile e doverosa richiesta di libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare da parte degli Italiani e degli Europei?
Vista la situazione nella quale siamo costretti a vivere da più di 66 anni, diciamo che è il minimo che – tutti assieme o separatamente – possiamo chiedere!
Per evitare, però, di farci, come al solito, indebitamente e gratuitamente accusare di essere dei «cripto-comunisti», dei feroci «neo-nazisti» o degli inveterati ed incorreggibili «antiamericanisti», prendiamo l’accortezza, questa volta – per reclamare la nostra immediata e non negoziabile libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare – di riprendere parola per parola, nei confronti degli Stati Uniti, gli stessi termini che questi ultimi utilizzarono, il 4 Luglio del 1776, per tentare di liberarsi dall’allora colonizzazione britannica:
«Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata e uguale, a cui le Leggi della Natura e del dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni della umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per sé stessi evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono dotati dal creatore di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti vi sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla e di abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzare i poteri nella forma che sembri al popolo più atta a procurare la sua sicurezza e la sua felicità (…)».
Una volta liberi, indipendenti e sovrani, vedremo il da farsi… Tempora in negotiis plurimum valent!
Alberto B.Mariantoni
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link: http://www.mirorenzaglia.org/2011/04/tutti-liberi-o-tutti-americani/
19.04.2011