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La Redazione

 

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TUTTE LE STRADE (DELLA GUERRA) PORTANO ALLA MECCA

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A cura di Bosque Primario
Il 17 Agosto 2012
51 Views

DI PEPE ESCOBAR
atimes.com

Questa è stata senza dubbio UNA COSA GRANDE.

C’erano tutti, ma proprio tutti.  L’emiro del Qatar, il presidente Morsi dall’Egitto, il Presidente Gul della Turchia, l’Autorità palestinese Mahmud Abbas, l’afghano Hamid Karzai, il Primo Ministro del Pakistan Zardari, Marzouki il nuovo leader tunisino, il re Abdullah di Giordania, persino il Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Tutti i 57 stati membri dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) – che rappresentano non meno di un miliardo e mezzo di musulmani.Arab News non ha potuto resistere e l’ha raccontata in poesia:“ …… a La Mecca  la scorsa notte la Santa Kaaba e la Grande Moschea erano sommerse in un bagno di luce. La Torre dell’Orologio gigante risplendeva di luce verde che illuminava una chiara notte senza luna. Mentre la calda voce accorata del muezzin risuonava nella città montuosa di Isha, ileader del mondo, raccolti nel Palazzo Al-Safa accanto alla Grande Moschea, ripetevano Allah-o-Akbar, dopo di lui.”

Allah Akbar infatti – e poi subito agli affari, cosa in cui, questi “leader” eccellono;  con la voglia di litigare tra di loro – e di sospendere la Siria dalla OIC. Tutto questo nel rispetto dell’idea sponsorizzata dal  “-Leader –rispettato  nel mondo islamico–  Guardiano delle Due Sante Moschee  Re Abdullah” su come  “unificare e rafforzare il mondo lacerato dalla crisi musulmana.”

I veri grattacapi – che nessuno conosce – erano però  quelli che i sauditi, gli Iraniani e i Turchi hanno effettivamente discusso dietro quelle porte della Mecca, dopo che il cuore-caldo della voce muezzin era già andato a letto.

Per il pubblico, i notabili della Mecca hanno approvato tre risoluzioni. Hanno sospeso la Siria, hanno riconosciuto la Palestina come Stato sovrano (un’altra volta anche se la Palestina è stata trattata solo come questione secondaria) e difeso la causa dei musulmani Rohingya del Myanmar  (i militari di  Naypyidaw, la nuova capitale, non fanno proprio perdere il sonno a nessuno).

Il Colpo del “Guardiano”

Quello che sembra aver perpetrato il “Guardiano delle Due Sacre Moschee” è un accorto colpo  di PR , sullo stile di Washington.  Era stato evidentemente studiato il far sedere Ahmadinejad  alla sua sinistra e l’emiro del Qatar alla sua destra.  Il messaggio  visivo doveva mostrare  questo triumvirato – il potere di due sunniti wahabiti e di uno sciita/khomeinista  –  che stanno decidendo il futuro del Medio Oriente  : “Noi – wahhabiti – non stiamo pensando  a distruggere gli infedeli sciiti”.

Non così in fretta, almeno. Il mio collega Kaveh Afrasiabi ha scritto che Teheran potrebbe essere caduta in una trappola, perché si aspettava che il meeting dovesse portare ad un vero sforzo di mediazione ed a un dialogo politico, invece ha avuto come unica priorità la sospensione ed eventuale espulsione del suo alleato siriano (vedi Saudis use summit to isolate Syria, Iran , Asia Times Online, 15 agosto 2012).

Dietro tutta questa melensa teatralità , il fatto è che la Casa saudita e Teheran non volevano – e non potevano – forse essere d’accordo su niente, quindi volevano dire al mondo “ci teniamo che vediate che continuiamo a parlare” – è la versione araba del buon vecchio telefono rosso  Russo/Americano. Il  “Guardiano ” ha chiesto a tutti “solidarietà, tolleranza e moderazione”, ma è  difficile vedere tutto questo nella Casa saudita – e nel Qatar – che mandano le armi che servono a bande in fuga e alle decapitazioni dei felici-salafiti-jihadisti in Siria.

L’O.I.C. nel suo complesso ha difeso ” l’unità, la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria “, esattamente come la Casa saudita e il Qatar stanno facendo tutto il possibile per demolire gli stessi principi. Ecco l’Organizzazione della Cooperazione Islamica diventare come una estensione del Saudi-led Gulf Cooperation Council (gli altri membri del GCC sono Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar e Emirati Arabi Uniti).  Qualche  paese del Sud-Est asiatico e dell’Africa si sente  molto a disagio in queste beghe diplomatiche,  ma alla fine lascia fare al  “Guardiano delle Moschee”.

Il “Guardiano” vuole anche costituire un “centro per il dialogo” a  Riyadh. Si accettano scommesse se questo centro controllerà chi è davvero responsabile di quella che oggi è praticamente una guerra tra sunniti e sciiti in tutta la Ummah ( la popolazione araba mondiale).  Immaginate un centro come questo che arrivi alla conclusione che le proteste a  Bahrain erano legittime, come legittime le proteste nella provincia orientale dell’Arabia Saudita. E come legittimo quello che è successo l’anno scorso in Piazza Tahrir al Cairo (tutti ricordano l’ orrore espresso dalla Casa saudita al suo alleato Hosni Mubarak per essere stato sfidato da decine di giovani delle città).

Il  “Guardiano” anche detto: “La nazione islamica sta vivendo in uno stato di sedizione e divisione che ha portato a spargimenti di sangue del suo popolo in questo mese sacro in molte parti del nostro mondo islamico”.

Sedizione – fitna, in arabo – è incredibile che il “Guardiano” e la sua viziata Casa dei Principi Sauditi non abbiano familiarità con il Piano Yinon [1] e con gli innumerevoli altri progetti per cui “divide et impera” era il metodo usato per  incitare ad una guerra infinita tra  sunniti e sciiti, mettendo contro musulmani  &  cristiani   –   arabi & persiani    –  turchi & persiani  –  arabi& turchi   –  e, perché no,  curdi &  turchi.
Questo è esattamente quello che sta accadendo in linea di massima – detto o non-detto – sul ritorno di fiamma della guerra per procura in Siria.

Perché non avere tutto?

Così il “Guardiano” sembra aver venduto l’idea che l’Iran e le G.C.C. si parlano – anche se praticamente sono gli uni contro gli altri. Ma l’ agenda della  Casa saudita rimane estremamente difficile, non può sognare di un Iran allo sfacelo, ma può sperare almeno che si indebolisca molto, sia per i tanti anni di sanzioni occidentali sia per  un potenziale attacco israeliano. Non è un segreto che il Golf-Cooperation-Council  speri che Israele attacchi l’Iran, così potrebbe raccogliere il frutto di delizia che abbia nel suo interno una potenza regionale sciita sempre più debole, mentre pubblicamente si potrà condannare Israele per la sua aggressione unilaterale.

Questa farsa, comunque, è ben lungi dall’essere alla fine. A seguire :  Teheran ha invitato il  “Guardiano” al summit  del Movimento dei Non Allineati (NAM), a fine mese. Vediamo se la Casa saudita, il G.C.C.  e l’Iran sono realmente interessati alla fine della  “fitna” o se vorranno farsi solo una foto ricordo.  

Non c’è ancora nessun sintomo che i “capi” di  un miliardo e mezzo  di musulmani riusciranno MAI  a lavorare tutti insieme.  

Nemmeno  Allah riuscirebbe a mostrar  la luce a “leader” come questi.

Pepe Escobar è l’autore di: Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) e Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. Il suo ultimo libro è Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).

Fonte: http://www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/NH17Ak04.html
17.08.2012

Tradotto per www.ComeDonChisciotte.org da ERNESTO CELESTINI

Nota:
1.
A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties, Oded Yinon, 1982.

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