Sta mettendo in discussione 70 anni di politica estera USA, ed è per questo che lo odiano!
di Justin Raimondo,
Antiwar.com
Questa stagione elettorale è particolarmente divertente perché Donald Trump, con un tempismo perfetto, continua a far infuriare tutte le persone giuste. Giusto al culmine della convention repubblicana, mentre il suo partner nella campagna sul podio sosteneva la presunta minaccia costituita da Vladimir Putin, ecco Donald rilasciare un’intervista al New York Times che ha fatto urlare come pazzi i fautori del Partito della Guerra. Il capo della NATO, gli “esperti” di politica estera, persino alcuni pretesi “non-interventisti, sono tutti inorriditi al pensiero che Trump stia mettendo in discussione i supposti sacri principi che ci impegnerebbero ad entrare in guerra nel caso in cui la Sbobbovia Meridionale invadesse la Sbobbovia Settentrionale.
Tutto ha avuto inizio con questo articolo, in cui sono state riassunte le opinioni di Trump sulla NATO, sul colpo di stato in Turchia ed altri argomenti, ma che ha scatenato un tale putiferio che il Times ha pubblicato l’intera intervista, una cosa sicuramente da vedere. Buone notizie per noi anti-interventisti, ma sicuramente pessime per gli internazionalisti, cioè l’intero establishment che ruota attorno alla politica estera.
Tutto è iniziato con il tentativo del reporter del Times David Sanger di portarlo ad attaccare Paul Ryan, che, affermava Sanger, “offriva una visione del mondo maggiormente internazionalista, come da tradizione repubblicana.” Sanger gli ha ricordato alcuni suoi precedenti commenti sulla NATO: p.es. che i nostri “inetti alleati” devono cominciare a pagare la quota di propria spettanza dei costi dell’alleanza. Sanger ha citato la Corea ed il Giappone, chiedendo: e se non pagano? Che cosa facciamo?
La risposta di Trump è stata un Trump d’annata: “Bene, sì, sarei assolutamente pronto a dire a questi paesi ‘Bravi, adesso cominciate a difendervi da voi’.”
Viene poi stuzzicato da Sanger (che, comunque, continua a rivolgergli domande), con l’affermazione che il nostro sistema di alleanze è tutto nel nostro interesse, a causa del “commercio”.
Forse Sanger ritiene che la Russia si darà da fare per fermare il commercio transatlantico? Il punto non è chiaro, ma Trump gli risponde che si tratta “di un interesse reciproco”, nel quale però i nostri alleati della NATO non stanno facendo la propria parte. Fregatosi con le sue stesse parole, dato che anche il Presidente Obama, ed altri repubblicani storici come Robert Gates, si sono lamentati che i nostri alleati non stanno contribuendo, Sanger ritorna all’argomento predefinito dell’interventismo:
“Se pure non pagassero un centesimo per questa alleanza, molti hanno sempre pensato che il modo in cui abbiamo mantenuto la nostra leadership sin dalla 2a Guerra Mondiale sia stata la nostra capacità di proiezione di forza in tutto il modo. È questo il motivo per cui abbiamo tanti diplomatici…”
La risposta di Trump è perfetta:
“E come ci sta aiutando tutto ciò? Come ci ha aiutato finora? Abbiamo un enorme deficit commerciale. Potrei capire se, invece di avere un deficit commerciale mondiale di 800 miliardi di dollari, avessimo un saldo attivo di 100, 200 o addirittura 800 miliardi. Quindi, come ci ha aiutato finora?”
Qui Trump ha puntato il dito verso il piccolo, sporco segreto dell’architettura della sicurezza post-2a Guerra Mondiale, tanto caro alle nostre elite: per il privilegio di pagare la loro difesa e, di fatto, occupare militarmente gli stati nostri alleati/satelliti, consentiamo loro di inondare i nostri mercati con beni non soggetti a dazio, mentre loro innalzano muri attorno ai propri mercati con barriere commerciali e sussidi. Come affermava, agli albori della guerra fredda, Garet Garret, economista della Vecchia Destra e profeta dell’impero, è un impero di strano tipo quello in cui “tutto esce e niente entra.”
A questo punto è interessante vedere Sanger interpretare la parte di difensore del nostro ruolo come “la nazione indispensabile”sebbene, ad essere onesti, stuzzicare il candidato è proprio il suo compito, e vedere come Trump sostenga una nuova politica che riconosca i limiti del potere. Parlando della presenza USA in Corea del Sud, Sanger sostiene che questa ha evitato una guerra, ma Trump risponde affermando che ha soltanto condotto ad una radicalizzazione (e nuclearizzazione) della Corea del Nord, e che ha aumentato la prospettiva di un conflitto realmente catastrofico, un conflitto in cui 28.000 militari americani di stanza nel Sud potrebbero essere inceneriti in un istante. Trump prosegue poi suggerendo che se, tanto per cominciare, non fossimo intervenuti e non avessimo inviato truppe laggiù, probabilmente le cose sarebbero state diverse:
“Forse avremmo avuto una sola Corea, unita. Chi può sapere cosa avrebbe potuto accadere? Al tempo stesso, cosa abbiamo fatto? Forse abbiamo mantenuto la pace ma, in questo lasso di tempo, abbiamo consentito alla Corea del Nord di diventare sempre più forte e nucleare.
Lei intende realmente affermare che si tratti di una buona cosa?”
È un dato di fatto che i coreani erano molto più vicini ad una riunificazione ed alla soluzione dei propri problemi ai tempi dell’amministrazione Bush. Poi i neoconservatori si sono messi in mezzo ed hanno fatto fallire quello che si poteva sperare sarebbe stato un processo di riconciliazione e riunificazione. Ho scritto sull’argomento qui e qui.
E qui Trump reitera il suo punto essenziale:
“Io dico solo questo: stiamo spendendo denaro, e se lei mi parla di commercio, stiamo perdendo una enorme quantità di denaro: secondo molte statistiche, 800 miliardi di dollari all’anno di deficit commerciale. Insomma, stiamo spendendo una fortuna in truppe ed armamenti per perdere 800 miliardi di dollari. Non mi sembra molto brillante. Lei capirà che non sono i tempi di 40 anni fa. Non siamo la stessa nazione ed il mondo non è lo stesso. Il nostro paese ha un debito di 19 triliardi di dollari, che cresce rapidamente verso i 21 a causa del bilancio globale che è stato approvato, una cosa incredibile. Non possiamo permetterci più il lusso di fare quello che facevamo; non abbiamo il lusso, e questo è un lusso. Abbiamo bisogno che le altre nazioni ci rimborsino in maniera più sostanziale di quanto stanno facendo adesso, perché stanno pagando soltanto una frazione del costo reale.”
Sanger, sconfitto, ha potuto soltanto indicare la conclusione logica della politica estera di Trump: “Oppure accollarcene noi il fardello.”
La risposta di Trump è immediata:
“In una trattativa è necessario essere sempre pronti ad alzarsi e andarsene. Hillary Clinton ha detto, ‘Noi non ce ne andremo MAI.” Un’affermazione stupenda ma, purtroppo, se io stessi trattando per conto dell’Arabia Saudita, della Germania, del Giappone, della Corea del Sud e di altri, direi ‘Bene, questi non se ne vanno, perciò perché dovremmo pagarli?’ Capisce questo, David?”
Sanger è costretto ad ammettere: “Sì, ma…” e ricade nella trita domanda su come potremmo difendere gli Stati Uniti in caso di attacco sul territorio nazionale americano. Trump ribatte con il fatto decisamente ovvio che possiamo sempre dispiegare truppe dagli USA “e ci costerebbe un sacco di meno.”
Sfinito dalle risposte Sanger riprende “gli eventi attuali”, il recente tentativo di colpo di stato in Turchia. Non dovremmo forse infilarci anche in quel casino, dato che Erdogan sta imprigionando gente di destra e di sinistra.
La risposta negativa di Trump è notevole:
“Penso che, in materia di libertà civili, il nostro paese abbia un bel pò di problemi propri; ritengo quindi che sia un pò difficile per noi farci coinvolgere in altri paesi quando non sappiamo quello che stiamo facendo e non riusciamo a vederci chiaro neppure in casa nostra.
Abbiamo problemi terribili: poliziotti uccisi nelle strade, disordini, Ferguson. Abbiamo Baltimora. Quando tutte queste case succedono a casa nostra, abbiamo altri problemi ed io ritengo che dovremmo concentrarci su questi. Quando il mondo vede come vanno male le cose negli Stati Uniti, e noi andiamo in giro a parlare di libertà civili, non penso che siamo
un messaggero credibile.”
Chi siamo noi per dare lezioni al mondo quando siamo noi per primi nei guai? Scommetto che Sanger non si sarebbe mai aspettato di sentire questo punto di vista e, francamente, nemmeno io.
Trump continua a sorprenderci con il suo approccio del buonsenso e la volontà di dire la verità, non importa quanto possa dare fastidio alla delicata sensibilità della classe politica, una classe politica così imbalsamata nell’autocompiacimento da aver perso il contatto con quella realtà che la maggior parte degli americani comuni non ha difficoltà a vedere. Ed è questo il motivo per cui Trump è arrivato così lontano e così rapidamente.
Quello che ha veramente fatto uscire dal seminato il Partito della Guerra è il rifiuto di Trump di fare guerra alla Russia su problemi secondari di confine tra questa e le repubbliche baltiche, che da anni vanno blaterando di una presunta “aggressione russa”. Sanger sostiene questo punto di vista accusando la Russia di una lunga serie di provocazioni, senza però mai menzionare le “esercitazioni” militari senza precedenti della NATO proprio lungo la frontiera russa ed ipotizzando uno scenario in cui la “se la Russia violasse le frontiere di Estonia, Lettonia o Lituania, posti ai quali gli americani non pensano molto spesso, andrebbe immediatamente in loro soccorso armato?” Quando Trump non risponde con un chiaro sì, Sanger insiste sul punto: “Sono membri della NATO, siamo vincolati da un trattato.”
E questo non è vero.
L’articolo 5 della NATO dice che, se un altro paese membro viene attaccato, ciascun membro “prenderà le iniziative che riterrà opportune.” Nel 1949 l’opposizione repubblicana al trattato che istituiva la NATO, guidata da “Mr. Republican”, il Senatore Robert A. Taft, lo avrebbe rifiutato se fosse stato formulato in maniera più cogente.
Dato che né Sanger né Trump sembrano sapere cosa preveda realmente il trattato, la discussione prosegue in questo modo:
TRUMP: Molti membri della NATO non ne stanno sostenendo i costi.
SANGER: Vero, ma il trattato NATO ci obbliga indipendentemente dalla parte economica.
TRUMP: Non possiamo tralasciare la parte economica. Hanno l’obbligo di contribuire. Molte nazioni NATO non stanno contribuendo, non stanno adempiendo ai propri obblighi. Questo è un grosso problema e lei non può dirmi di lasciarlo perdere.
SANGER: Il mio punto di vista è il seguente: i paesi membri della NATO, inclusi i nuovi membri del Baltico, possono contare sull’aiuto militare degli Stati Uniti in caso vengano attaccati dalla Russia? Ed essere sicuri che adempiremo ai nostri obblighi?
TRUMP: Hanno adempiuto ai loro obblighi verso di noi? Se lo hanno fatto, la risposta è sì.”
Dei tre stati baltici, soltanto l’Estonia sta, a malapena, adempiendo ai suoi obblighi NATO. E se sottraiamo l’enorme quantità di aiuti militari e di altro genere forniti all’Estonia, il bilancio è decisamente in rosso. Lituania e Lettonia sono ugualmente riccamente rifornite con denaro dei contribuenti americani e non fanno nemmeno finta di tentare di adempiere ai propri obblighi NATO.
Inoltre, l’Estonia specialmente continua a provocare la Russia con la propria politica nei confronti dei russi che vivono in Estonia, che hanno vissuto là da generazioni, privandoli dei privilegi di cittadinanza. Quando l’Estonia dichiarò l’indipendenza dall’ex-URSS, garantì la cittadinanza soltanto a quelli che vivevano là dal 1940, lasciando fuori centinaia di migliaia di persone ed i loro discendenti, sotto la costante minaccia della deportazione. Ad oggi, quasi il 7% della popolazione estone è costituita da etnia russa apolide.
Non possono votare nelle elezioni e vengono sistematicamente discriminati nella ricerca di alloggi e di lavoro. È ironico osservare come la stessa gente che rimprovera a Trump la sua posizione anti-immigrazione, difenda le politiche di un governo che, di fatto, ha costruito un muro per escludere una parte significativa di popolazione per soli motivi etnici.
È decisamente sorprendente come i neoconservatori a destra ed i clintonisti a sinistra si siano uniti nello sdegno contro Trump per il suo rifiuto di scatenare la 3a Guerra Mondiale contro i russi. Jeffrey Goldberg ha dichiarato che “Vladimir Putin è il vero avversario di Hillary Clinton nella campagna presidenziale,” e la Sig.ra. Clinton, da parte sua, ha rilasciato una dichiarazione che praticamente accusa Trump di essere un burattino inconsapevole (nel testo originale “Manchurian candidate”, n.d.T.). Il neocon Jamie Kirchick, in questo suo bizzarro articolo per il Los Angeles Times, in cui si dichiarava favorevole ad un colpo di stato militare contro Trump in caso di sua elezione, cita il successo della campagna di Trump per inserire un cuneo nella piattaforma repubblicana che chiedeva di armare il governo ucraino con armi di offesa, come una ragione per cacciare un eventuale Presidente Trump. Allo stesso modo, la dichiarazione della Clinton attacca Trump per lo stesso motivo, come se il popolo americano non vedesse l’ora di scatenare un conflitto in Europa per salvare la corrotta cleptocrazia che ha preso il potere rovesciando il presidente eletto.
Non si era vista una simile campagna diffamatoria sin dal gelido inverno della guerra fredda, quando chiunque si discostasse dalla paranoia dei “comunisti sotto il letto” dell’epoca, veniva marchiato come “sovversivo” e trascinato davanti ad una commissione di indagine del congresso. Entrambe le ali del Partito della Guerra sono adesso accomunate dall’odio per la politica di Trump, “Prima l’America”, di badare ai fatti nostri e tenerci fuori da guerre straniere.
Pure, Trump ha cambiato le carte in tavola al Partito della Guerra: tocca adesso a loro difendersi dai suoi incessanti attacchi e dalla sua volontà di dire quello che la maggior parte delle persone normali pensa.
Il suo disprezzo per le ipocrisie della cricca socio-politica di Washington (nel testo, Beltway, la tangenziale di Washington D.C., n.d.T.) e per i gli autoproclamati “esperti”, e la sua capacità di mobilitare il popolo americano verso una politica estera che ne metta in primo piano le esigenze, è quanto di meglio sia capitato a questa nazione nell’era moderna.
Forse, da qualche parte, il Senatore Taft sta ghignando…
Fonte: Antiwar.com
Link: http://original.antiwar.com/justin/2016/07/21/trump-enrages-war-party/
22 luglio 2016
Traduzione di Arrigo de Angeli per CDC