DI ROY TOV
roitov.com
Sono stati ritrovati il 30 giugno i corpi dei tre studenti coloni rapiti poco dopo le 10 di sera di giovedì, 12 giugno 2014.
UN RAPIMENTO IMPOSSIBILE
Dichiarazioni ufficiali erronee e prive di attinenza con la realtà, strani comunicati da parte del Mossad, bizzarre immagini di ricerche irrazionali effettuate dall’esercito e un inaspettato conteggio dei “giorni dal rapimento” ripetuto dai media: tutto si è concluso il pomeriggio del 30 giugno. Poco dopo, il Presidente Peres ha reagito in modo calcolato, dicendo: “Oggi l’intera nazione abbassa il capo sotto il peso di un dolore troppo pesante da portare. Per 18 giorni la gente ha pregato con una sola voce che il destino di questi meravigliosi giovani fosse di essere ritrovati vivi”…
Consentitemi brevemente di passare in rassegna i principali fatti problematici di questa faccenda.
All’inizio, Israele ha dato la colpa allo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL). Dopo che la stampa in ebraico si è fatta una risata, la colpa è ricaduta sull’Autorità Palestinese e Hamas. Infine, solo quest’ultima è stata pienamente incolpata.
L’evento però aveva avuto luogo nell’area C della Cisgiordania, che non ricade sotto la responsabilità dell’Autorità Palestinese, la quale pertanto non può essere incolpata. Hamas è attiva principalmente a Gaza: non ha le risorse necessarie per attuare un rapimento in Cisgiordania, dove deve fare i conti con i servizi israeliani Shin Beth e la polizia segreta dell’Autorità Palestinese.
Poco dopo [il rapimento], nel mio articolo Il Mossad Aveva Predetto il Rapimento dei Coloni, quando comunicati ufficiali ancora affermavano che i ragazzi erano vivi, io scrissi: “Ancora prima del ritrovamento dei corpi, Israele si è affrettato ad attaccare e accusare. Se i miei sospetti sono fondati, verranno ritrovati morti, così che non possano descrivere la dinamica del rapimento”.
Dall’inizio, persino i media in ebraico mettevano in dubbio la narrativa, mettendo in discussione l’improbabile pamphlet sul quale Israele basava le sue accuse contro l’ISIL. Il palese falso era stato attribuito all’ISIL. Un altro dettaglio sospetto era stata un’automobile misteriosa, trovata incendiata nei pressi del luogo del rapimento, non lontano da Hebron.
Il rapimento è stato perpetrato da qualcuno che doveva avere una buona conoscenza delle prassi di autostop in Israele. I tre studenti rapiti avevano fatto l’autostop, nonostante le loro scuole lo proibissero, perché in quell’area ci sono scarsi trasporti pubblici.
Nonostante la loro effrazione, è improbabile però che abbiano violato certe altre regole. Ho ricavato le targhe dall’immagine qui sopra. Quella del camion è gialla. Significa che il veicolo è di proprietà di un ebreo. L’auto accanto ha una targa palestinese, in bianco e verde; tempo fa, le targhe in Cisgiordania erano blu o verdi, e quelle a Gaza argentate.
Questo fatto viene molto comodo ai posti di blocco: le auto con la targa gialla possono passare, mentre le altre vengono controllate. Questo è anche molto pratico per chi fa l’autostop. Nessun autostoppista salirebbe su un’auto che non fosse israeliana. Questa è una delle regole più elementari, ed è difficile che i coloni in Cisgiordania l’avessero violata.
Quindi, i tre sono stati rapiti da un’auto israeliana. L’auto che è stata ritrovata è probabilmente quella che è stata usata per il rapimento. Aveva targa gialla ed era fidata. Il conducente deve aver parlato ebraico con un buon accento: parlare con il guidatore è la seconda regola d’oro.
Dopo il rapimento, io avevo concluso: “Le vittime, morte o prive di sensi, sono state trasferite su un’auto anonima, mentre la prima auto è stata data alle fiamme per evitarne l’identificazione. Avrebbe potuto aiutare ad identificare complici israeliani”. C’ero andato vicino: adesso si è scoperto che i tre erano stati uccisi nell’auto a séguito di un’incredibile svolta degli eventi.
Osservate l’auto bruciata qui sotto: la targa non c’è. [L’auto] non è bruciata al punto di renderne impossibile l’identificazione. Le targhe israeliane sono resistenti: questa dev’essere stata rimossa per occultare prove incriminanti. Il rapimento, cosí come descritto dalle autorità israeliane, è impossibile, qui si è verificato qualcosa di ben diverso.
OMICIDIO A BRUCIAPELO
Nei giorni che hanno seguito l’evento, i familiari dei ragazzi hanno continuato a dire che l’esercito stava fornendo loro informazioni inedite. Dopo il ritrovamento dei corpi, questo scioccante dettaglio è stato reso pubblico.
I corpi sono stati ritrovati a Khirbet Arnaba (le rovine di Arnaba), a nord del villaggio di Halhul, alla periferia nord di Hebron. I corpi erano stati sepolti frettolosamente in un wadi (un piccolo ruscello), tra Halhul e Beit Kahil.
Poco prima del rapimento, le famiglie avevano ricevuto una telefonata dai ragazzi, i quali avvisavano di essere sulla via di casa. Adesso si sa che uno di loro aveva chiamato la polizia dalla vettura.
A pochi minuti dall’essere salito in macchina, Gilad Shaar di Talmon aveva chiamato il numero di emergenza della polizia israeliana. In questo caso, era stato il distretto di Giudea e Samaria ad aver preso la chiamata.
Questo fatto rivela che [i ragazzi] erano saliti a bordo senza alcun sospetto sul guidatore, ma che quest’ultimo doveva aver fatto una deviazione inaspettata, e Gilad si era insospettito.
Nascondendo i suoi movimenti, aveva composto il 100. Dopo aver ricevuto risposta, il ragazzo ha sussurrato: “Sono stato rapito”. È una frase breve in ebraico (“hatfu oti”), il che ha reso impossibile impedirgli di pronunciarla.
La telefonata è stata registrata e adesso è pubblica. Dopo queste due parole, qualcuno grida in ebraico: “Giù la testa! Giù la testa! Giù!
Dopo queste urla si sentono tre serie di colpi d’arma da fuoco, urla di dolore, dopodiché la comunicazione si conclude. Si può anche sentire la voce della parlamentare Shelly Yachimovich all’autoradio.
Le stazioni di polizia non sono pizzerie. Queste ultime avrebbero potuto pensare che la telefonata fosse uno scherzo. La polizia, specialmente se una centrale in una zona di guerra, non può pensare una cosa del genere. Tuttavia, la polizia israeliana ha aspettato quasi cinque ore prima di entrare in azione.
Ha intenzionalmente lasciato che ci fosse tempo a sufficienza per nascondere i corpi. Sono stati sepolti nel luogo che ho descritto: l’auto ha fatto il giro attorno a Hebron e poi è stata bruciata a sud.
Al funerale, il padre di Gilad ha detto: “Dal momento in cui ho sentito il tuo coraggioso sussurro, ho sentito nelle mie orecchie una tremenda voce e mi sono alzato in piedi [dall’orgoglio]. Che atto di notevole coraggio, per un ragazzo che doveva ancora celebrare il suo diciassettesimo compleanno”.
ISRAELE DANZA SUL SANGUE
La versione israeliana “non tiene l’acqua”, come dice l’espressione in ebraico per indicare un argomento pieno di contraddizioni logiche. La polizia segreta Shin Beth ha arrestato due uomini palestinesi, Marwan Kawasme and Amar Abu-Aysha. Entrambi erano stati in carcere in Israele ed erano sulla lista dei ricercati dell’esercito e Shin Beth. Le loro mogli ne avevano denunciato la scomparsa dopo il rapimento. Incastrati? Drogati? Identità rubate? Non lo sapremo mai.
Quest’evento contiene tutte le caratteristiche di un’operazione di guerra psicologica. Ha creato un potente simbolo che non permetterà di dimenticare le vittime.
Il 9/11 è principalmente una data per gli americani. Molti nel mondo hanno un’affinità con 9/11. Nel 2001, per l’attacco alle Torri Gemelle a New York, questa data non fu scelta a caso. 911 è il numero di emergenza che si chiama negli Stati Uniti. Da allora, agli americani viene costantemente ricordata quella tragedia; adesivi del 9/11 sono in tutti i luoghi pubblici. È una perfetta manipolazione delle paure della gente. Spaventa e Governa, è l’ultima evoluzione della teoria politica.
Qualcosa di simile è ora successo in Israele. I media hanno contato istericamente i giorni. Il Presidente Peres ha enfatizzato il passaggio di 18 giorni.
Nella cultura ebraica, il numero 18 è un simbolo di vita. Le collanine con scritto “chai” stanno a significare sia “vivi” che 18. Uomini e donne non si sposano, entrano in un contratto commerciale. Firmano uno “ktuva” (“scritto”), un accordo scritto nel quale l’uomo s’impegna a pagare una certa somma alla donna in caso di divorzio. I multipli del 18 sono popolari cifre in uno ktuva per via della sua simbologia associata alla vita. Il numero 18 si vede più spesso per le strade in Israele di quanto non si veda il 9/11 a New York.
18 giorni ci sono voluti perché l’esercito trovasse i corpi seppelliti a meno di dieci minuti da dove erano stati rapiti, mentre i presunti rapitori erano in custodia.
D’ora in poi, gli israeliani vedranno la morte invece della vita ogni volta che vedono il numero 18. Come suggerito subliminalmente dal loro governo, incolperanno i palestinesi.
L’ANNESSIONE DELLA CISGIORDANIA
Negli ultimi mesi, l’annessione ufficiosa della Cisgiordania a Israele si è accelerata. Ciò è anche stato dichiarato dal Presidente Rivlin, che sostituirà Peres il 27 luglio.
Il 29 giugno, il Primo Ministro Netanyahu aveva annunciato la costruzione di una barriera lungo il Giordano in quel lembo di terra della Cisgiordania che rimarrà sotto il controllo israeliano (vedere il mio articolo Il Califfato di Netanyahu).
A poche ore dal ritrovamento dei corpi, il Ministro della Difesa Moshe Ya’alon e il Primo Ministro Benyamin Netanyahu hanno annunciato che la risposta di Israele includerà un’ondata di ampliamenti degli insediamenti e la costruzione di un nuovo insediamento in memoria dei tre adolescenti in quello che fino a questo momento era l’avamposto di G’vaot.
Questo era stato pianificato in anticipo: la scelta di quel punto richiedeva una pianificazione.
“Coraggioso sussurro… tremenda voce, e mi sono alzato sull’attenti”, ha detto il padre di Gilad, inconsapevole del fatto che preferirebbe sprofondare in eterna vergogna se solo sapesse la verità.
3 ragazzi per un pezzo di terra; vergognati Primo Ministro Netanyahu!
Roy Tov
Fonte: http://www.roitov.com/
Link: http://www.roitov.com/articles/18.htm
2.07.2014
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da RINALDO FRANCESCA