DI GHALI HASSAN
“Dopo che i soldati ti hanno ordinato di tornare a casa, improvvisamente uno spaventoso cane della Oketz, speciale unità di cani addestrati dall’IDF (Forze d’Occupazione isrealiane), entra nel tuo appartamento, afferra il tuo bambino, seduto sul letto sotto shock, gli morde gravemente la gamba e lo trascina giù per i 20 scalini che separano l’appartamento del secondo piano dalla strada”.
Gideon Levy, Ha’aretz, 15 dicembre 2005.
Mentre i metodi di tortura USA vengono svelati in tutto il mondo, i metodi israeliani di tortura sistematica sui palestinesi rimangono tuttora dei tabù inviolati. I paesi occidentali – con a capo gli USA – non solo hanno fallito nel condannare i brutali metodi di tortura israeliani contro i palestinesi, ma sono anche complici nel non sconfessare Israele. Il fatto è che, gli israeliani hanno torturato continuativamente i palestinesi per decenni con il tacito consenso delle potenze occidentali e senza alcuna interferenza.La politica israeliana di smentita delle torture si adatta bene alle tre forme comuni di negazione di tortura individuate da Stanley Cohen nel suo “State of Denial” (1). Primo, la “negazione letterale” avviene quando gli israeliani negano di aver commesso delle torture tacciando come “anti-semiti” e “nemici dello stato” coloro che hanno rivolto tali accuse contro Israele. Secondo, la “negazione di interpretazione” in cui Israele nega di praticare la tortura, ma non altre forme come la “tortura leggera” e la “pressione fisica controllata” per “strappare” informazioni ai prigionieri. Terzo la “negazione per implicazione”, questa forma di negazione è il modello di Abu Ghraib di riconoscere la tortura, dando la colpa ad alcune “mele marce”; si tratta del modello Bush-Rumsfield.
Nel 1999 la Corte Suprema israeliana “ha proibito” la pratica della tortura, ma nonostante la “proibizione”, l’esercizio della tortura continua indisturbata. La tortura sistematica, incluso il metodo di incappucciare e sottoporre a pressioni i detenuti palestinesi è stata una prassi delle prigioni israeliane per decenni. Le pratiche seguono una “ben definita serie di passi e direttive… selezionate per infliggere estremo dolore fisico ed angoscia mentale senza causare… delle ferite corporee rintracciabili. La tortura ed il maltrattamento dei palestinesi hanno continuato ad essere sistematici e sanciti dallo Stato. La Corte israeliana ha consentito l’uso della forza fisica, inclusi gli elettro-shock e le percosse, che equivalgono alla tortura negli interrogatori dei palestinesi, respingendo le prescrizioni della Corte che proibivano l’uso della forza fisica.
Come ha scritto Alexander Cockburn a suo tempo: l’espressione “pressione fisica controllata” sembra alquanto mitigata. Così come “i pestaggi”, fino a quando non si scopre che più di una volta i torturatori israeliani hanno percosso le loro vittime fino alla morte. Una di queste vittime è stata Abdel Samad, arrivato in ospedale in stato di incoscienza dopo poco meno di ventiquattro ore dal suo arresto il 22 aprile del 1995, dichiarato morto il 25 aprile. Centinaia di palestinesi – mai ebrei – hanno sperimentato questa forma di “pressione controllata” da quando [il giudice della Corte Suprema] Landau la legalizzò”.(2) Nel 1987, la Commissione Landau ha sanzionato l’uso della cosiddetta “tortura leggera”, torturando a morte molti palestinesi. Si tratta semplicemente di una cortina di fumo di ingiustizia, violenza e di occupazione del territorio palestinese in atto.
In un rapporto congiunto da parte del “Comitato Pubblico contro la Tortura in Israele”, del gruppo palestinese di difesa dei diritti “Law” e dell’ “Organizzazione Mondiale contro la Tortura” con base in Svizzera, si afferma che il settembre 1999 le decisioni della corte suprema sono state regolarmente ignorate, in particolare da quando è cominciata l’Intifada nel Settembre 2000. A quanto dice B’Tselem, una ONG israeliana che lavora per i diritti umani, le torture dei palestinesi presso la stazione di polizia di Gush Etzion si sono protratte dall’ottobre del 2000 fino al gennaio 2001. “Delle testimonianze raccolte da B’Tselem si evince come non si tratti di casi isolati o di metodi di condotta insoliti da parte di alcuni ufficiali della polizia, inoltre informazioni ricevute da B’Tselem sollevano il grave e verosimile problema di come possa attuarsi la tortura durante gli interrogatori presso la stazione di polizia di Gush Etzion” (3) “Essi torturano almeno tutti i palestinesi che possono torturare. Fa parte del meccanismo. Una volta che si comincia non ci si può più fermare” ha detto un ricercatore che lavora per B’Tselem.
Fin dalla sua creazione, Israele ha saputo utilizzare i media in maniera molto efficiente per costruire una propria immagine completamente staccata dalla realtà. Mentre [Israele] viola in maniera palese e significativa le leggi in difesa dei diritti umani ed internazionali nel trattamento che rivolge ai prigionieri palestinesi, esso certamente riconosce l’importanza di questi valori ed in genere cerca di rispettarli quando si tratta dei propri cittadini [ebrei]. In aggiunta, Israele nega pubblicamente questi valori ai palestinesi che vivono sotto la propria occupazione militare nei territori occupati, e fa finta che sostenere le leggi internazionali e di difesa dei diritti umani in quei posti sia contro la “sicurezza di Israele”. Attraverso la manipolazione dei mass media e il sostegno di potenti alleati come gli USA, Israele è immune da ogni colpa o condanna, e virtualmente libera quindi di commettere questi crimini.
Il modello di tortura israeliano è elogiato dall’Amministrazione Bush. Inoltre le forze militari USA in Iraq stanno seguendo il copione israeliano della tortura illegale. I trattamenti sfacciatamente brutali, sadici, crudeli e disumani dei prigionieri di guerra irakeni (POW = prisoners of war) da parte dei soldati USA e dei mercenari ad Abu Grahib in Iraq rassomiglia notevolmente ai metodi degli interrogatori usati dai GSS (General Security Service) israeliani sui prigionieri palestinesi. Privazione del sonno, elettro-shock, ammanettare i prigionieri ad una sedia in posizioni dolorose per periodi prolungati, l’uso di cappucci fetidi, l’emissione di suoni assordanti, i pestaggi, schiaffi e calci sono pratiche abbastanza comuni.
Secondo Robert Fisk dell’Indipendent : “Adesso si è saputo che la dirigenza di una compagnia americana, il cui personale era coinvolto nelle torture irakene, ha presenziato un campo di esercitazione anti-terrorista in Israele, e all’inizio dello stesso anno, fu presentato con un riconoscimento da parte di Shaul Mofaz, il ministro della difesa dell’ala destra di Israele”. Mercenari israeliani furono visti ad Abu Ghraib dove sono in atto forme di tortura sadiche e brutali contro i prigionieri e detenuti irakeni. Un membro della Knesset israeliana ha detto ad Al-Jazeera: “ci sono molti esperti di tortura israeliani in Iraq che stanno trasmettendo agli americani la loro esperienza accumulata in 37 anni di torture e maltrattamenti ai palestinesi” . Rapporti simili sul coinvolgimento degli israeliani nella tortura dei prigionieri irakeni sono stati riportati sul Daily Star del Libano.
Le prigioni in Israele e le prigioni in Palestina controllate dagli israeliani seguono il modello delle prigioni del vecchio Gulag. Fra queste ci sono il “segreto” Facility 1391, il famoso Moskobbiyya di Gerusalemme, Gush Etzion e Ashkelon sono solo alcune delle tante prigioni, dove giovani palestinesi e membri della Resistenza Palestinese continuano ad essere torturati dai Servizi di Sicurezza Generale israeliani (GSS) e Shin Bet o Shabak. Molte di queste prigioni o centri di tortura sono ben noti in occidente, e sono stati visitati dalla Croce Rossa, ed altre ONG “umanitarie”.
Decine di migliaia di migliaia di palestinesi sono stati imprigionati nelle carceri e nei centri di tortura israeliani dal 1967. Secondo la MIFTAH, un gruppo palestinese di pace e giustizia, “Dalla guerra del 1967, l’Israele ha trattenuto più di 650.000 palestinesi, e dall’insurrezione dell’Intifada palestinese, nel settembre del 2000, 35.000 palestinesi sono stati arrestati compresi, incredibilmente, 3.000 bambini”. La maggior parte dei quali, se non tutti sono palestinesi trattenuti senza alcuna accusa nelle prigioni controllate dagli israeliani nei territori palestinesi occupati. Inoltre, centinaia di palestinesi sono imprigionati in Israele.
In base a dati ufficiali, gli agenti della GSS hanno interrogato migliaia di palestinesi all’anno durante l’Intifada, fino ad arrivare a gruppi di più di duecento a volta. Nel luglio del 2002, la GSS ha dichiarato alla stampa che 90 palestinesi erano stati definiti “bombe a orologeria” e furono torturati. Secondo il Comitato contro le Torture in Israele (PCATI) il numero di torturati è in realtà molto più alto; e quegli agenti della GSS che interrogano i detenuti palestinesi li torturano, li umiliano, e in ogni caso li maltrattano regolarmente, violando spudoratamente le disposizioni delle Leggi Internazionali.
La maggior parte dei palestinesi viene imprigionata sotto la cosiddetta “Detenzione Amministrativa” descritta da Amnesty International (AI) come: “una procedura con la quale i detenuti sono trattenuti senza alcuna accusa o processo”. Le accuse non vengono archiviate, e non c’è nessuna intenzione di processare alcun detenuto. In base all’ordine di detenzione, ad un detenuto viene attribuito un determinato termine di detenzione. Al termine della scadenza, o poco prima, l’ordine di detenzione viene frequentemente rinnovato. Questo processo può essere protratto indefinitamente”. Israele ha usato questo metodo sin dalla sua creazione in Medio Oriente da parte delle potenze occidentali nel 1948. Dal 1967 l’intera popolazione palestinese è stata virtualmente imprigionata dal sistema israeliano di controllo militare e di umiliazione.
Un rapporto della Società dei Prigionieri Palestinesi (Palestinian Prisoner Society) del giugno 2002, ha rivelato che il 95% dei palestinesi prigionieri furono sottoposti a dei trattamenti disumani, torture fisiche e psicologiche durante la detenzione e gli interrogatori. Un rapporto del Centro di Informazione Palestinese in Inghilterra, ha affermato che, sin dall’occupazione della Striscia di Gaza da parte di Israele e della West Bank nel 1967 circa 180 prigionieri palestinesi sono stati uccisi nelle prigioni israeliane.
Nel trattamento brutale dei palestinesi, Israele non fa alcuna distinzione fra uomini, donne e bambini. Tuttavia, la maggior parte delle vittime è costituita da bambini palestinesi innocenti – il settore della società più vulnerabile – arrestati in maniera casuale. I bambini vengono arrestati “nei check-point, per strada, o nelle loro case da soldati israeliani armati nel mezzo della notte. I soldati li conducono nei centri di detenzione negli insediamenti israeliani o nei campi militari… i bambini vengono interrogati. Ciò, comporta pressoché sempre qualche forma di tortura o di abuso, compreso la privazione di sonno e cibo, minacce verbali, percosse con pesanti bastoni, a pugni e calci, così come essere legati in posizioni dolorose per lunghi periodi (5) L’intento è quello di strappare delle confessioni dai minori. Secondo B’Tselem: “delle testimonianze date a B’Tselem indicano che questi non sono dei casi isolati o dei casi di condotta insoliti da parte di alcuni ufficiali di polizia, e delle informazioni ricevute da B’Tselem fanno credere seriamente che durante gli interrogatori alla stazione di polizia di Gush Etzion la tortura è ancora in uso”.
Steve Wizeman del London Indipendent ha riportato che nell’ottobre e novembre del 2000, “Rami Zaul, 16 anni, venne interrogato, e gli fu versata addosso acqua ghiacciata”. “una volta ammanettato,venne forzato a trascinare una trave di legno con uno degli interroganti posto sopra di esso. ‘Quando mi stancai e lo mollai, venni picchiato duramente’, ha aggiunto Wizeman. La crocifissione è un metodo antico della tortura israeliana.
Un ragazzo palestinese di 15 anni, Riad Faraj ha raccontato la sua terribile esperienza con la Forza d’occupazuione israeliana come segue: “Mi hanno ammanettato e colpito durante il viaggio verso Fara’a [prigione israeliana di Nablus]. Una volta arrivati, mi portarono da un ‘dottore’ per un ‘controllo’. Ho scoperto in seguito che questo ‘controllo’ serve a individuare ogni debolezza fisica su cui concentrarsi in seguito durante la tortura. Essi hanno prestato particolare attenzione alla mia gamba, che era stata ferita ed era ancora sensibile. Prima che cominciassero l’interrogatorio, mi chiesero se ero pronto a confessare. Dopo mi hanno appeso per il polso, nudo, fuori al freddo, e mi hanno fatto alternativamente delle docce calde e fredde. Mi venne messo in testa un cappuccio pieno di concime” (3)
La linea di separazione fra la vita nelle prigioni controllate dagli israeliani e fuori, nei territori palestinesi occupati, è sempre più indefinita. Fuori dalle prigioni israeliane, il resto della popolazione palestinese sta vivendo sotto la disumana occupazione da parte di Israele. La situazione del posto viene descritta accuratamente dalla reporter israeliana Amira Hass di Ha’aretz: “ è evidente che ci sia un assalto alle possibilità del popolo palestinese di condurre una vita normale in un milione di modi diversi. Qui viene colpita una famiglia, lì un villaggio. Qui avviene per una munizione, lì per i colonizzatori, qui c’è un nuovo ordine militare”. Qui una donna israeliana incinta ed il suo bambino non ancora nato sono morti ad un checkpoint israeliano – stazioni militari dentro il territorio palestinese. Qui il corpo di una ragazzina è stato fatto a brandelli da una pallottola israeliana. Qui un neonato, di Gaza, che ha bisogno di un’incubatrice muore in un’ambulanza dopo che le forze militari israeliane ritardano i trasporti. “L’assalto si è intensificato gradualmente. Ma la complessiva totalità del danno non viene percepita, a causa del modo in cui viene applicata gradualmente, dispersa su una vasta area” ha aggiunto Hass.
La vigilia di Natale, il quotidiano israeliano Ha’aretz, ha fatto nuova luce sui crescenti e grotteschi crimini della polizia di confine israeliana contro i lavoratori palestinesi. “Il volto dell’uomo morto è a pezzi. Il corpo di Shawara giace sul pavimento della sua casa, coperto da una bandiera palestinese ed un lenzuolo del centro medico Shaare Zedek di Gerusalemme (sebbene sia morto ad Hadassah)” Shawara è stato torturato ed ucciso dalla “polizia di confine” (Border Police) israeliana.
Queste torture criminali – insieme all’illegale muro dell’apartheid – sono parte di un sistema razzista di punizione e di controllo collettivo. Si tratta di una politica che intende terrorizzare i palestinesi, controllare e restringere i movimenti dei palestinesi in quanto popolo. Tale politica è concepita per umiliare, intimidire e rendere la vita insopportabile ai palestinesi costringendoli ad abbandonare la loro terra. Tutto ciò disattende le Leggi Internazionali per i diritti umani e la Convenzione di Ginevra.
Il sistema globale di ingiustizia e tortura, montato apposta nell’oscurità morale e legale, fuori dalla portata e della vista di chiunque eccetto coloro che stanno ai più alti livelli del governo israeliano, statunitense e britannico. Il recente smascheramento di terrore ed abusi, torture e scomparse di prigionieri è solo la punta di un iceberg di una tortura sistemica ampiamente diffusa e violazione dei diritti umani dei cittadini, compresi donne e bambini, non solo in Palestina ed in Iraq, ma anche nel resto del mondo, nei cosiddetti paesi filo-occidentali.
La tortura viene sconfessata in quanto ritenuta abominevole ed illegale. Non esiste un “mai prima d’ora”. Gli USA e la Gran Bretagna hanno fatto uso della tortura per molti decenni. La Gran Bretagna ha fatto uso della tortura durante l’occupazione della Germania dopo la II Guerra Mondiale. La città di Bad Nenndorf, un luogo di villeggiatura tedesco per gli anziani, fu trasformata in una Abu Ghraib del 1945, dove gli interrogatori inglesi torturavano ed uccidevano i prigionieri tedeschi impunemente. Gli USA sono molto famosi in Vietnam e Centro America dove le pratiche di tortura erano molto diffuse e contratte a nome degli USA per gli statunitensi – squadre della morte locali venivano addestrate dal personale e dalle forze USA.
La nuova legge USA – l’emendamento di John McCain – approvata dal Congresso e che vieta l’uso di “alcune forme” di tortura da parte del personale USA in qualunque parte del mondo, potrebbe essere equiparata alla Commissione Landau, appena una cortina di fumo per la tortura. Possiamo fidarci dell’Amministrazione Bush? No, l’Amministrazione Bush non è affidabile. Dall’attacco dell’11 settembre, le autorità USA hanno violato le Leggi Internazionali, le disposizioni dell’ONU e la Convenzione di Ginevra. La guerra illegale di aggressione contro l’Iraq è una questione cruciale.
Inoltre gli USA hanno considerevolmente ostacolato l’applicazione delle Leggi Internazionali e coperto i crimini perpetrati da Israele nei confronti del popolo palestinese. In aggiunta ad oltre 3 miliardi di dollari (i soldi dei contribuenti USA) all’anno dati dagli USA ad Israele per finanziare l’occupazione e la depredazione del territorio palestinese, Israele è il più grande beneficiario delle armi fabbricate in USA ed in Gran Bretagna. L’Israele è armato fino ai denti con armi nucleari, biologiche e chimiche.
Il supporto USA alla brutale politica di Israele nei confronti dei palestinesi continuerà a produrre ritorsioni non solo verso gli americani ma anche verso gli ebrei. Proprio come la guerra criminale contro il popolo irakeno condotta, a quanto si dice, in nome della “civiltà occidentale”, i crimini di Israele contro il popolo palestinese sono perpetrati in nome degli ebrei, “perché tutto ciò che Israele fa, lo fa in nome del popolo ebraico” come hanno detto molti ebrei sionisti, sostenendo che “Israele rappresenta tutti gli ebrei del mondo”. Se la condanna dei crimini di Israele contro i palestinesi viene considerata come “anti-semitismo”, perché attaccare gli arabi non viene considerato “anti-semitismo”? E’ legittimo criticare la brutale politica di Israele senza essere per questo anti-semiti.
I media mainstream occidentali, e i media USA in testa hanno costruito un terrificante mito che fa coincidere ogni sorta di criticismo nei confronti di Israele con l’“antisemitismo”. Essi sfruttano questo mito per rendere ciechi di fronte alla disumana e militaristica politica israeliana nei confronti di un popolo indifeso. Israele non si sta difendendo ma sta torturando un popolo derubandolo della sua terra. Una cosa è continuare a supportare Israele con le armi, incluse le armi nucleari, altra cosa è infondere paura nell’opinione pubblica circa i pericoli del pacifico programma nucleare iraniano.
E’ duro vedere come gli interessi USA vengano serviti supportando la criminale politica israeliana contro il popolo palestinese. Sondaggi recenti condotti in tutto il mondo mostrano che Israele rappresenta un grande pericolo per la pace mondiale. Il sostegno incondizionato degli USA alle spese del popolo palestinese infiamma i sentimenti anti-americani ed anti-ebraici. Il supporto offerto dagli USA ad Israele sta distruggendo la società palestinese e sta portando alla “rottura dei legami organici della Palestina con Gerusalemme [capitale della Palestina] e alla disintegrazione di ciò che rimane della società palestinese”. Questa politica mostra tutta l’ipocrisia di un “onesto mediatore” di pace. E’ giunto il momento di chiamare il criminale con il suo vero nome, non più “mediatore di pace”.
La tortura non funziona, e l’evidenza di ciò è schiacciante. “A parte la sua immoralità ed illegalità, la tortura ‘non è un buon metodo per strappare delle informazioni’. Anzi, si otterranno gli effetti contrari della tortura. Essa ‘mette a repentaglio i nostri soldati sul campo di battaglia incoraggiando la reciprocità’. Essa ‘danneggia’ l’immagine del nostro paese minando la nostra credibilità in Irak”, ha riportato Anne Applebaum sul Washington Post citando il Colonnello Stuart Herrington, un specialista di interrogatori dell’intelligence militare.
Gli israeliani sono da sempre stati consapevoli del fatto che “la tortura, le tattiche illegali, nel complesso peggioravano politicamente le cose. La teoria della “bomba a orologeria” è stata inoltre screditata, in quanto basata su assunti infondati e doveva essere abbandonata. Il rilascio – senza accuse – di molti prigionieri e detenuti, compresi i palestinesi ed altri cittadini, che dichiararono di aver subito delle torture nelle prigioni controllate dagli israeliani e dagli americani, fornisce una grande evidenza del metodo irregolare di torturare gente innocente. La gente sarebbe disposta a dire qualunque cosa pur di mettere fine alla tortura.
Qualunque forma di tortura è disumana ed illegale. Le torture in atto subite dai palestinesi da parte delle autorità israeliane dimostrano come i media mainstream stiano deliberatamente ignorando le sofferenze dei palestinesi, e di fatto tradendo i loro stessi principi fondamentali di imparzialità. I governi occidentali non possono fingere di combattere il flagello del fascismo mentre stanno riproducendo un clone del fascismo stesso nel territorio palestinese.
Dal momento che i governi occidentali non hanno fatto niente per fermare i metodi di tortura israeliani, il tabù deve essere spezzato dai cittadini e dai movimenti che si occupano di pace e giustizia radicati nel territorio. Il trattamento brutale dei palestinesi da parte degli israeliani e l’utilizzo di metodi sadici di tortura deve essere denunciato e condannato. E’ dovere di ogni cittadino che si preoccupi realmente della democrazia, delle Leggi Internazionali, e della dignità umana. Se l’intera “Comunità Internazionale” non condanna tutte le forme di tortura, compresi i metodi di tortura degli israeliani contro i palestinesi, essa diventa complice di una politica di tortura disumana ed illegale.
Ghali Hassan
Fonte: http://www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/pa-hassan030106.htm
03.01.06
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CYLOBA
Note:
[1] Stanley Cohen, ‘State of Denial: Knowing about atrocities and Suffering’. Cambridge: Polity, 2001.
[2] Alexander Cockburn, ‘Israel’s Torture Ban’, The Nation, 27 September 1999.
[3] B’Tselem, Routine Torture, 19 May 1998, and other B’Tselem reports.
[4] Khalid Amayreh, ‘Israeli Lessons for the U.S. in Iraq’, Al-jazeera.net, 6 May 2004.
[5] Catherine Cook, et al., ‘Stolen Youth: The Politics of Israel’s Detention of Palestinian Children’. London: Pluto, 2004.
[6] Si può accedere alla versione in inglese di Ha’aretz da http://www.ha’aretz.com/