DI LETIZIA GABAGLIO
La vicenda dell’Itx, il fissatore dell’inchiostro usato sui cartoni del latte artificiale per bambini che ne ha contaminato il contenuto, l’ha mostrato una volta di più: c’è bisogno di avere dati certi sulla tossicità dei composti chimici presenti sul mercato. Al momento sono infatti 30.000 i prodotti per cui non esiste alcuna documentazione, Itx compreso. L’Unione europea ha per questo dato vita a Reach (Registration, Evaluation and Autyhorization of Chemical), una legge che obbliga le aziende a fornire dati sui loro prodotti. Un provvedimento molto contestato che, se sarà approvato il prossimo anno entrerà in vigore nel 2007.
E che obbligherà l’industria a eseguire milioni di test di tossicità su animali. Alla vigilia di questa “mattanza”, però, non sono solo gli animalisti a gridare allo scandalo: un recente articolo su Nature ha proposto le ragioni di chi crede nell’efficacia dei test alternativi e alla scarsa efficienza di quelli animali. Per esempio Thomas Hartung, direttore dello European Centre for the Validation of Alternative Methods (Ecvam) del centro europeo di ricerche di Ispra, incaricato di sviluppare insieme alle industrie nuove strategie di sperimentazione in vista dell’approvazione di Reach. Gli esperimenti su animale sono “cruenti, antieconomici e poco precisi, anzi poco affidabili”, dichiara Claude Reiss, tossicologo molecolare che ha lavorato per anni al Consiglio nazionale per la ricerca francese (Cnrs) dove è stato direttore di ricerca. Gli abbiamo chiesto di spiegarci la sua posizione.
Professor Reiss, perché secondo lei i test sugli animali non sarebbero predittivi?
“La prova è molto semplice e può essere capita anche da persone non esperte. Ogni specie è definita dalla sua capacità riproduttiva particolare che consente agli individui di una specie di riprodursi solo a seguito di un accoppiamento con un esemplare della stessa specie: cane con cane, pollo con pollo e non cane con gatto. Questo perché il corredo cromosomico è unico per ogni specie e determina la riposta di un organismo all’ambiente, il suo comportamento biologico, che è quindi anch’esso unico. Quando una specie è esposta a un agente chimico reagisce in un modo specifico che è frutto del suo patrimonio genetico. Ecco perché nessuna specie può essere considerata un modello affidabile di un’altra specie. È una prova logica”.
Cosa succederà con l’entrata in vigore di Reach?
“L’Unione Europea ha oggi una grande occasione. Se i test verranno eseguiti su animali si stima che ne verranno sacrificati 100 milioni, al prezzo di 100 euro l’uno, per un totale di 11 miliardi di euro (altre stime parlano di 5 miliardi di euro, NdR). Tra l’altro con questi test per valutare una sola sostanza si impiegano mesi e mesi per cui si finirebbe forse nel 2100. Per avere cosa? Dei risultati che non sono attendibili. Con i metodi di tossicogenomica invece si potrebbero diminuire i costi di centinaia di volte e si potrebbe finire il lavoro in 2-3 anni”.
Quali sono questi metodi?
“Per esempio con il Dna array possiamo capire cosa succede dentro una cellula quando la esponiamo a un agente tossico. In questo modo possiamo valutare la citossicità acuta: se un elemento chimico è tossico per la cellula allora lo è anche per tutto il corpo. Il contrario però non è vero. Per valutare la tossicità sistemica dobbiamo quindi aggiungere a questi metodi di “fast screening” altri test che guardano a tessuti – per esempio la perfusione di fette di organi, anche se questo è molto costoso. Secondo me il migliore test è quello che usa volontari, pagati, sotto il controllo di medici, seguiti attraverso esami, come la Tomografia a emissione di positroni (Pet), che monitorino tutti gli organi. Introducendo nell’organismo un farmaco “marcato” con degli isotopi possiamo seguirne il cammino all’interno del corpo e vedere dove esplica la sua azione, per quanto rimane in circolo, quando e quante ne viene eliminato. Insomma possiamo ottenere informazione di farmacocinetica e farmacordinamica che di solito vengono mutuate dai risultati ottenuti sugli animali. Peraltro questa tecnica viene spesso usata per capire se e dove ci sono delle metastasi perché si sa che le metastasi sono molto attive e consumano energia sotto forma di acido adenosintrifosforico (Atp): se si somministra Atp marcato con isotopi si è poi in grado di ‘vedere’ dove questa fonte di energia viene usata in eccesso, scoprendo così dove probabilmente si nascondono delle metastasi”.
I test alternativi hanno suscitato già l’interesse delle aziende farmaceutiche?
“La Food and Drug Administration statunitense ha dichiarato di recente che se le case farmaceutiche forniranno dati di farmacogenomica per i loro medicinali allora le procedure di approvazione delle loro specialità saranno accelerate in maniera significativa. Questo incoraggiamento farà si che molte industrie investano in questo campo. I metodi della nuova tossicologia sono molto meno onerosi per le industrie: i test possono essere condotti in parallelo con diverse linee cellulari, e sono più economici di quelli tradizionali. Inoltre testare direttamente su cellule umane permetterà alle industrie di diminuire gli effetti collaterali dei loro prodotti. I test infine sono facilmente standardizzabili e quindi i loro risultati possono essere riconosciuti da un paese all’altro. Per tutti questi motivi sono molto fiducioso”.
Letizia Gabaglio
Fonte: www.galileonet.it
Link:http://www.galileonet.it/Magazine/mag0546/0546_1.html
28.12.05