GREG PALAST
Information Clearing House
L’ex dittatore militare cileno Generale Augusto Pinochet è morto oggi (il 10 dicembre scorso, ndt) all’età di 91 anni.
La fata di Cenerentola, Tinker Bell (1) e il Generale Augusto Pinochet hanno molto in comune.
Tutti e tre hanno compiuto buone azioni per magia. Nel caso di Pinochet, gli è stato riconosciuto universalmente il Miracolo del Cile, l’esperimento selvaggiamente riuscito sui liberi mercati, privatizzazione, deregulation ed espansione economica libera dai sindacati, i cui semi del laissez-faire si sparsero da Valparaiso alla Virginia.
Ma la zucca di Cenerentola non si è trasformata proprio in una carrozza. Anche il Miracolo del Cile è stato solo un’altra fiaba. La pretesa che il Generale Pinochet abbia generato una potenza economica fu una di quelle affermazioni la cui verità sta interamente nella sua ripetizione.
Il Cile potrebbe vantare qualche successo economico. Ma quello fu per il lavoro di Salvador Allende – che ha salvato la sua nazione, in maniera miracolosa, un decennio dopo la sua morte.Nel 1973, l’anno in cui il Generale Pinochet si impadronì brutalmente del governo, il tasso di disoccupazione del Cile era del 4,3 %. Nel 1983, dopo dieci anni di modernizzazione da libero mercato, la disoccupazione raggiunse il 22%. Gli stipendi reali si ridussero del 40% sotto il governo militare.
Nel 1970, il 20% della popolazione del Cile viveva in povertà. Nel 1990, l’anno in cui il presidente Pinochet ha lasciato la sua carica, il numero degli indigenti è raddoppiato del 40%. Praticamente un miracolo.
Pinochet non distrusse l’economia del Cile da solo. Ci vollero nove anni di duro lavoro da parte delle menti più brillanti delle università mondiali, una covata di apprendisti di Milton Friedman, i Chicago Boys. Sotto l’incantesimo delle loro teorie, il Generale ha abolito lo stipendio minimo, ha messo al bando il sindacato dei lavoratori che negoziava i diritti, ha privatizzato il sistema pensionistico, ha abolito tutte le tasse sulla ricchezza e sui profitti economici, ha ridotto drasticamente il pubblico impiego, ha privatizzato 212 industrie statali e 66 banche e ha avviato un surplus fiscale.
Liberato dalla mano morta della burocrazia, delle tasse e delle regole sindacali, lo stato ha compiuto un gigantesco balzo in avanti verso la bancarotta e la depressione. Dopo nove anni di economia in stile Chicago, l’industria del Cile si è arenata ed è morta. Nel 1982 e 1983, il prodotto interno lordo è sceso del 19%. L’esperimento del libero mercato è kaputt, le provette sono andate in frantumi. Sangue e vetri sparsi sul pavimento del laboratorio. Tuttavia, con una notevole faccia tosta, gli scienziati pazzi di Chicago hanno dichiarato il successo. Negli USA, il Dipartimento di Stato del presidente Ronald Reagan ha pubblicato un rapporto, concludendo che il Cile è un caso da manuale di sana amministrazione economica. Lo stesso Milton Friedman ha coniato il termine “il miracolo del Cile”. L’economista Art Laffer, molto vicino a Friedman si è congratulato che il Cile di Pinochet fosse una vetrina di ciò che la teoria economica può fare.
E certamente lo è stato. Per l’esattezza, il Cile è stato una vetrina della deregulation impazzita.
I Chicago Boys hanno convinto la giunta che eliminando le restrizioni dalle banche nazionali le avrebbero rese libere di attrarre il capitale straniero per finanziare l’espansione industriale.
Pinochet ha svenduto le banche statali – con uno sconto del 40% sul valore reale – che caddero velocemente nelle mani di due imperi conglomerati controllati dagli speculatori Javier Vial e Manuel Cruzat. Dalle banche catturate, Vial e Cruzat hanno convogliato i contanti per acquistare all’ingrosso le industrie produttive – quindi hanno acquistato quei beni con i prestiti degli investitori stranieri che agognavano di ottenere il loro pezzo di stato svenduto.
Le riserve bancarie si riempirono delle garanzie vuote di aziende collegate. Pinochet lascia che si produca quella cuccagna per gli speculatori. Era convinto che il Governo non dovesse ostacolare la logica del mercato.
Dal 1982, il gioco della catena di Sant’Antonio finanziaria aumentò. I Grupos di Vial e Cruzat furono inadempienti. L’industria si spense, le pensioni private furono senza valore, la valuta crollò. I disordini e scioperi di una popolazione troppo affamata e disperata da temere i proiettili costrinse Pinochet a invertire la rotta. Mandò via a calci i suoi amati sperimentatori di Chicago. Il Generale, riluttante, ha ripristinato il salario minimo e la contrattazione sindacale collettiva. Pinochet, che in precedenza aveva decimato i membri del governo, ha dato il via ad un programma per creare 500.000 posti di lavoro. In altri termini, il Cile fu tirato fuori dalla depressione con i vecchi e pedanti metodi di Keynes; tutto Franklin Roosevelt, niente Reagan/Thatcher. La strategia del New Deal ha salvato il Cile dal panico del 1983, ma la ripresa della nazione nel lungo periodo e la crescita successiva è il risultato di – non fatevi sentire dai bambini – una massiccia dose di socialismo.
Per salvare il sistema pensionistico nazionale, Pinochet ha nazionalizzato le banche e l’industria su una scala mai concepita dal comunista Allende. Il Generale ha espropriato a volontà, offrendo uno scarso o talvolta alcun risarcimento. Mentre la maggior parte di queste attività erano state alla fine ri-privatizzate, lo stato ha tenuto per sé il possesso di una industria: quella del rame.
Per quasi un secolo, il rame significava Cile e il Cile rame. Il dr. Janet Finn, esperto di metalli dell’Università del Montana, nota “l’assurdità di parlare per una nazione di miracolo economico della libera impresa quando il motore dell’economia resta nelle mani del governo. Il rame ha reso tra il 30% e il 70% dei ricavati delle esportazioni nazionali. Questo è la moneta forte che ha costruito il Cile di oggi, i proventi dalle miniere confiscate alla Anaconda e alla Kennecott (due compagnie nordamericane, ndt) nel 1973 – il dono postumo di Allende alla sua nazione.
L’agroindustria è la seconda locomotiva della crescita economica cilena. Anch’essa un’eredità degli anni di Allende. Secondo il professor Arturo Vasquez dell’Università di Georgetown, Washington DC, la riforma agraria di Allende, la rottura dei patrimoni feudali (che Pinochet non avrebbe potuto revocare del tutto), crearono una nuova classe di proprietari terrieri produttivi, insieme con operatori aziendali e di cooperative, che oggi incassano un tale flusso di denaro dall’esportazione da competere con il rame. “Per avere un miracolo economico”, dice il dr. Vasquez, “forse avete bisogno di un governo socialista prima di intraprendere una riforma agraria”.
Eccoci al dunque. Keynes e Marx, non Friedman, hanno salvato il Cile.
Ma il mito del miracolo del libero mercato resiste perché svolge una funzione quasi religiosa. Nella fede dei Reaganiani e dei Thatcheriani, il Cile offre la fiaba necessaria dell’origine, il surrogato dell’Eden da cui è derivato con successo il dogma del laisser-faire ed è diventato splendente.
Nel 1998, la finanza internazionale della Gang dei Quattro – la Banca Mondiale , l’IMF (Fondo Monetario Internazionale, ndt), l’Inter-American Development Bank e l’International Bank for Settlements – offrirono un fido di 41,5 miliardi di dollari al Brasile. Ma prima che quelle agenzie dessero un salvagente alla nazione che affogava, chiesero al Brasile di impegnarsi a mandar giù la medicina economica che aveva quasi ucciso il Cile. Conoscete la ricetta: privatizzazioni rischiose, mercato del lavoro flessibile (cioè: demolizione sindacale) e riduzione del deficit attraverso tagli selvaggi nei servizi di governo e nella sicurezza sociale.
A San Paolo, alla gente fu assicurato che queste misure dure avrebbero alla fine portato benefici al brasiliano medio. Ciò che appariva come colonialismo finanziario è stato spacciato come la panacea sperimentata in Cile con risultati miracolosi.
Ma quel miracolo è stato in realtà una bufala, una frode, una storiella dopo la quale mai nessuno è stato felice.
Greg Palast
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article15874.htm
11.12.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FILLIPO MARIA FATIGA
Nota:
1) Il nome inglese di Campanellino o Trilli in Peter Pan