THE ANTI-EMPIRE REPORT, No. 19

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DI WILLIAM BLUM

La democrazia – o sono le forze militari americane?—in marcia.

Non capisco tutto questo parlare delle azioni americane in Iraq e Afghanistan che sembra abbiano ispirato un cosiddetto movimento democratico nel Medio Oriente. Beh, in realtà, lo capisco benissimo. La gente cerca disperatamente di trovare qualcosa di buono in tutto quell’orrore che si è abbattuto sulla regione a causa degli interventi americani, qualcosa che li rassicuri che la loro nazione non sia poi così nel torto, dopotutto, che essi stessi non sono poi così naive come pensavano.Ma la notizia cattiva è che la loro ingenuità persiste, anche adesso. L’unico paese in quella zona ad essere stato veramente toccato da un fatto politicamente sigificativo è il Libano, il cui movimento politico in piena vitalità ha costretto la Siria al ritiro del suo esercito. Certo, la nascita del movimento è stata chiaramente provocata dall’assassinio del primo ministro Rafik Hariri il 14 febbraio scorso, assassinio di cui è stata incolpata la Siria. Ma tutto questo che cosa ha a che fare con gli Stati Uniti? Le persone che stanno festeggiando il “movimento democratico” d’ispirazione americana pensano che gli Stati Uniti siano stati i registi dell’assassinio? Il Libano, comunque, è stato per molti anni uno stato democratico, aggettivo oramai utilizzato con grande scioltezza da pressoché chiunque. In Libano ci sono state regolarmente le elezioni, elezioni credibili almeno quanto quelle negli Stati Uniti, e vi è una stampa vivace e libera.

E, parlando di quello che è accaduto in Iraq a gennaio, immaginatevi se durante la Guerra Fredda l’Ungheria, sotto l’occupazione sovietica, avesse indetto “elezioni” in cui gli elettori non sapevano i nomi dei candidati o a chi facevano riferimento e nessun candidato o partito chiedeva il ritiro delle truppe sovietiche. I media americani ci si sarebbero buttati a capofitto facendosi beffa della farsa.

Elezioni ancora più ridicole sono state le presidenziali in Afghanistan, tenutesi pochi giorni dopo: “Posso avere la busta, per favore…e il vincitore è Hamid Karzai, residente da lungo tempo negli Stati Uniti, candidato scelto accuratamente, impacchettato, ben istruito e avviato alla carriera da Washington, descritto dal Washington Post come “ figura conosciuta e rispettata al Dipartimento di Stato, al National Security Council e a Capitol Hill”. (1)

A gennaio in Palestina ci sono state anche le elezioni, avvenute dopo la morte di Yasser Arafat. Chiediamo alle persone che stanno festeggiando se pensano che gli Stati Uniti siano stati i registi anche per la morte di Arafat? Ma anche in questo caso, le elezioni si svolsero in precedenza. Ma non è questo che bisogna osservare. E’ il modo in cui Arafat divenne presidente. Seumas Milne del Guardian di Londra ha recentemente fatto notare che le elezioni avrebbero potuto tenersi prima di gennaio se gli Stati Uniti e Israele non avessero saputo con certezza che Arafat avrebbe vinto. E Milne aggiunge: “Dire che la democrazia è in marcia nel Medio Oriente è una falsità. Non è la democrazia ad avanzare, ma l’esercito americano”.{2} E adesso, miei cari alunni: In 25 parole, o anche meno, spiegatemi perché le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, la Russia, la Spagna e altre nazioni insistono che la Siria lasci il Libano nel giorno stabilito mentre non fanno cenno circa il ritiro militare dall’Iraq. E’ probabile anzi che siano molti di più i libanesi che desiderano la presenza dei siriani che gli irakeni quella degli americani, e uno dei motivi è che il Libano confina solo con Siria ed Israele.

Imperialisti americani, i vecchi e i nuovi George F. Kennan, colui che ha formulato le fondamenta della politica estera nel periodo post Guerra Fredda negli Stati Uniti, è morto il 17 marzo scorso all’età di 101 anni.

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E’ tradizione riferirsi a lui come un anziano statista. Negli anni in cui fu al Dipartimento di Stato, Kennan fu riconosciuto massima autorità governativa per quanto riguardava l’Unione Sovietica e considerato fautore della politica di “contenimento” dei russi, termine che fu coniato proprio da Kennan. Fu anche uno degli autori della “Dottrina Truman”. Uno dei suoi migliori scritti è il “Policy Planning Study 23” (studio sulla pianificazione politica 23 N.d.T) scritto nel 1948 per il centro di pianificazione del Dipartimento di Stato. Si legge:

“Possediamo circa il 50% del benessere mondiale ma soltanto il 6,3% della popolazione. …In una situazione simile, non possiamo diventare oggetto d’invidia e risentimento. Il nostro obiettivo reale nel prossimo futuro sarà quello d’inventare un modello su cui creare le nostre relazioni in modo tale da farci mantenere questo tipo di posizione di disparità. …E per fare questo, è necessario liberarci da tutti i sentimentalismi e le fantasticherie e porre invece l’attenzione su i nostri obiettivi nazionali immediati. …Smettiamola di parlare di obiettivi vaghi e irreali, e qui mi riferisco ai diritti umani, all’aumento del livello di vita e alla democratizzazione. E verrà presto il giorno in cui dovremo occuparci di veri concetti di potere. Quindi, meno siamo ostacolati da slogan idealistici, meglio è”.

E vale la pena ripetere questo concetto non solo per il suo interesse intrinseco e per il suo significato relativo alla storia della politica estera americana, ma come mezzo di paragone con la politica odierna. Coloro che disprezzano i leader dell’amministrazione Bush sono convinti che soltanto loro siano gli ignobili politici della storia americana. Credo invece che la “piccola banda” di Bush che oggi disprezziamo e temiamo non sia poi così diversa rispetto a molte altre amministrazioni precedenti. E credo anche che se George W. non fosse, a livello puramente personale, un individuo tanto grossolano, ignorante, disonesto e così insopportabilmente religioso, la sua politica sarebbe maggiormente e più prontamente scusata dai liberali (sebbene mai dai radicali) visto che anche sotto l’amministrazione Clinton, e sotto altri democratici fino a Truman, simili politiche vennero condonate.

Quello che ha distinto la politica estera dell’amministrazione Bush da quella dei suoi predecessori sono state le aperte espressioni disinvolte relative alle sue ambizioni imperiali. L’amministrazione Bush si pavoneggia, pubblicamente e in maniera orgogliosa, dichiarando le sue intenzioni – anzi, i suoi obblighi e diritti ispirati direttamente da Dio, di ricostruire il mondo a loro immagine e somiglianza. L’atteggiamento chiaramente indifferente nei confronti delle sofferenze umani che marca la filosofia dell’amministrazione attuale si distingue dalla fredda amoralità di Kennan dal fatto che la piccola banda di Bush non ha di fatto seguiti i consigli di Kennan. Infatti lo sentiamo parlare davvero di diritti umani, democrazia… infinito. Come ha fatto peraltro qualunque amministrazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. E’ sorprendente come Kennan non avesse assolutamente nessun istinto per le relazioni pubbliche internazionali; oppure era semplicemente troppo onesto per essere un diplomatico.

Quindi mi chiedo: perché la piccola banda di Bush è così interessata ad incoraggiare la democrazia in tutto il mondo? Non dovrebbe, forse? Beh, certo dipende da ciò che s’intende per democrazia, o meglio, ciò che la banda di Bush pensi voglia dire. Credo che quello che Cheney, Bush, Rumsfeld e Rice cerchino in un terzo mondo “democratico”, oppure quello che cercano di costituire, sia un governo ben disposto nei confronti delle aziende, con una società che abbia istituzioni legali e finanziarie tali da ricostruire un paese appetibile per investitori esteri, in grado di cooperare con la WTO, l’FMI e tutta la mafia finanziaria internazionale e, cosa più importante, che sia un sistema capitalista: imprese libere e felici, non le cazzate socialiste. Ecco cosa intendono per democrazia. Tanto meno se hanno in mente una qualsiasi tipologia di democrazia economica, la chiusura del divario esistente tra i poveri disperati e quelli per cui il troppo non è ancora abbastanza.

Gli Stati Uniti e le donne in Afghanistan

Il mese scorso, il Generale James N. Mattis, comandante della Prima divisione dei Marines in Iraq nel 2003, durante una conferenza a San Diego ha dichiarato: “E’ divertente sparare alla gente. …Arrivi in Afghanistan e trovi ragazzi che schiaffeggiano le donne da cinque anni perchè non indossano il velo. Non c’è più un filo di umanità in questi ragazzi, oramai. Per questo è veramente divertente sparargli”. (3)Alcune persone potranno forse offendersi per il puro piacere di uccidere espresso dal generale (che comunque è stato ripreso dal comandante del corpo dei marines), certo è che le sue osservazioni sull’Afghanistan non fanno altro che dipingere sia lui che il governo americano come appasionati sostenitori dei diritti delle donne afgane facendo credere che anche per George W sia la stessa cosa. Potrebbe sembrare piuttosto ironico, data la fase storica successiva, che questo fatto non abbia goduto di una vera e propria considerazione da parte dei media ufficiali”.

Negli anni ’80 gli Stati Uniti ebbero un ruolo fondamentale nel rovesciamento del secolare e relativamente progressista governo afgano, governo che s’impegnava a fondo per garantire alle donne molta più libertà rispetto a quanta ne hanno sotto l’attuale governo, e a quanta ne avranno mai. Di seguito riporto alcuni estratti di un manuale dell’esercito americano del 1986 relativo all’Afghanistan, in cui si discutevano i vari decreti e l’influenza del governo sul problema delle donne:
“garantire totale libertà di scelta del partner e fissare a 16 l’età minima per una donna di contrarre matrimonio, abolire matrimoni forzati, fare uscire le donne dall’isolamento e dare inizio a programmi sociali, programmi di più vasta alfabetizzazione, per le donne soprattutto, inserire ragazzi e ragazze nelle stesse classi, preoccuparsi maggiormente del cambiamento dei ruoli e dare alle donne un ruolo più attivo in politica”.(4) Né i talebani e né tantomeno il regime fondamentalista islamico che lo precedette, sarebbero mai andati al potere se gli Stati Uniti non avessero rovesciato quel governo. E per quale motivo gli Stati Uniti, nella loro infinita saggezza, decisero di muoversi in questo modo? Perché? Semplicemente perchè il governo afgano era alleato con l’Unione Sovietica e Washington voleva gettare i russi in un pantano militare senza via di scampo. Le donne afgane non sapranno mai se questa campagna per portarle allo stato di esseri umani avrebbe mai funzionato. Ma d’altronde, come direbbero alcuni, tutto ciò non è stato altro che un piccolo prezzo da pagare per ottenere una stupenda vittoria nella Guerra Fredda.

Scimmie ancora in prova

I fondamentalisti cristiani hanno iniziato un assalto su più fronti relativo al metodo d’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole pubbliche, intraprendendo processi e dibattiti scolastici a livello statale e locale per replicare alla teoria evoluzionistica. In Alabama e Georgia, recentemente, il corpo legislativo ha introdotto alcune proposte di legge per permettere gli insegnanti di contestare la teoria sull’evoluzione in classe e in altri stati sono stati approvati nuovi regolamenti che autorizzano praticamente stessa cosa. In alcune località sono state incollate delle etichette sui libri di testo di scienze con la scritta “l’evoluzione è una teoria, non un fatto” Gli studenti sono incoraggiati ad informare i professori sugli alunni che non “porgono l’altra guancia”, chi non presta ascolto anche all’altra teoria. Il senatore Rick Santorum (R-Pa), sostenitore di questa campagna, recentemente ha dichiarato: “Chiunque esprima un pensiero che non corrisponda al punto di vista dominante viene evitato e bandito dall’accademia. Dal mio punto di vista questo è un dibattito legittimo. Credo quindi sia giusto che il dibattito continui”.Okay, ma cosa succederebbe se si estendesse la stessa tattica anche agli argomenti politici? Permetterebbero etichette sui libri di storia con frasi tipo: “L’idea che gli Stati Uniti siano stati una forza volta al bene del mondo è una teoria, non un fatto”? Oppure, etichettare testi economici con scritte tipo: “Per ogni “storia di successo” di una libera impresa che è stata raccontata in questo libro, vi sono migliaia e migliaia di vittime che non sono state menzionate.” Che il dibattito continui. {5}

I fondamentalisti non sono poi di mentalità così aperta come vorrebbero farci credere. Quello a cui punterebbero in realtà, è l’insegnamento del creazionismo nelle classi e il bando dell’evoluzionismo. Purtroppo però questa strategia non è andata poi così bene qualche anno fa a causa del piccolo e antipatico problema della separazione tra stato e chiesa.

Non troppo tempo fa i creazionisti giocarono una carta dannatamente intelligente. Iniziarono infatti a sostenere che l’idea dell’evoluzione non era una minaccia per la loro fede, in quanto fu Dio a crearla. Quel tipo d’approccio sembra essere stato abbandonato. Oppure si potrebbe pensare che si sia evoluto.

Servizio d’informazioni su Hugo Chavez

In più di un’occasione negli ultimi 18 mesi, il presidente venezuelano Hugo Chavez ha accusato gli Stati Uniti di progettare il suo assassinio. Altri funzionari venezuelani hanno lanciato la stessa accusa, inclusa la direzione dei servizi segreti, che ha dichiarato di possedere “prove schiaccianti” di un complotto sostenuto dalla CIA per abbattere un aeroplano che Chavez utilizzò forse nel settembre del 2003 per visitare gli Stati Uniti per alcuni incontri a Washington e alle Nazioni Unite. Il volo fu improvvisamente cancellato.{6} Non so se la storia dell’assassinio sia vera, ma di certo non può essere accantonata come se niente fosse, come ha fatto la stampa americana utilizzando la solita arma, il silenzio. Gli Stati Uniti hanno già provato con uno sciopero generale, un colpo di stato e un referendum a contrastare Chavez, ma ogni tentativo per destituirlo è fallito. Assassinio o invasione: queste sono le uniche frecce rimaste nella faretra del povero Zio Sam. Non ci si dovrebbe dimenticare anche che gli Stati Uniti, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi, sono stati coinvolti nell’assassinio, o nel complotto per l’assassinio, di quasi 50 leader politici internazionali di rilievo.{7} Se la storia è vera quindi, Chavez gioca una carta molto intelligente in grado di pubblicizzare la cosa con largo anticipo. “Se mi succede qualcosa, qualsiasi cosa, la persona da accusare è il presidente George W. Bush”, ha dichiarato Chavez.{8} Questo non può che far riflettere due volte un qualsiasi assassino di Washington.

Un’altra storia che i media americani sembra abbiano ignorato, e che molti invece hanno appreso dalle parole di Hugo Chavez, ha a che vedere niente di meno che con l’Iraq. Questa è la storia del dott. Khalid ash-Shaykhli, funzionario del ministero della sanità irakeno che accusò l’esercito americano di utilizzare armi vietate durante l’offensiva mortale alla città di Fallujah. Al dott. ash-Shaykhli venne assegnato il compito di valutare, per conto del ministero, le condizioni di salute a Fallujah dopo l’assalto di novembre. Dichiarò che le ricerche condotte dal suo team medico provavano che le forze americane, nel loro attacco nella città ormai devastata, utilizzarono sostanze bandite a livello internazionale come il mustard gas (iprite N.d.T.), il gas nervino e altri prodotti chimici infiammabili.
Il funzionario della sanità ha annunciato i suoi risultati durante una
conferenza stampa tenutasi il primo marzo a Baghdad, nel palazzo del
ministero della sanità, a cui assistettero più di 20 network televisivi
irakeni e mezzi d’informazione esteri tra cui anche il Washington Post
e il
Knight-Ridder service degli Stati Uniti. {9}
La Stampa Associata riportò i fatti, {10} citando Chavez come fonte; la stampa ufficiale invece non sembrò giudicare la notizia degna di nota, fatto che contrasta pesantemente con le ripetute critiche fatte dai conservatori ai liberali, che vengono tacciati di riferire soltanto le cattive notizie che arrivano dall’Iraq.

I rapporti americani su un mondo “birichino”Ma le persone che lavorano al Dipartimento di Stato sono capaci di provare imbarazzo? Che cosa raccontano ai loro figli quando vogliono sapere cosa fanno i loro papà per vivere? Il 28 febbraio il Dipartimento ha pubblicato l’annuale rapporto sui diritti umani in cui sono state criticate molte nazioni a causa di pratiche utilizzate per interrogatori e definite “torture” che includono la privazione del sonno, l’obbligo di rimanere in posizioni contorte, senza abiti, con le bende sugli occhi, minacciati con i cani… Si, esatto, quegli stessi metodi utilizzati ripetutamente dagli Stati Uniti sui detenuti nella remota prigione/impero. In più, gli Stati Uniti affidano i prigionieri che devono essere interrogati (ci crediamo?)a nazioni citate per episodi di tortura dallo stesso rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato (pratica nota come “rendition” (“consegna”, parte del programma di consegne straordinarie (“extraordinary rendition”) autorizzato all’indomani dell’11 settembre dal presidente degli Stati Uniti e da allora condotto dalla Cia su scala mondiale N.d.T.), accertandosi ovviamente di ottenere da queste nazioni la promessa (mi sta venendo da ridere) di non torturare i prigionieri affidati.
Il Dipartimento di Stato pubblica anche un altro rapporto annuale, questa volta sul resto del mondo, valutando le singole nazioni sulla libertà religiosa, sul terrorismo (sostenitori della guerra e che non collaborano con la guerra), droga e traffico di persone.
Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensano sull’ipocrisia e la condiscendenza.

I nostri corpi, noi stessi

Tutto questo baccano sugli steroidi utilizzati dai giocatori di baseball mi offre lo spunto per riformulare una domanda che ho fatto in uno dei miei report l’estate scorsa in relazione alle Olimpiadi. Presumibilmente gli steroidi vengono banditi perché danno agli atleti un vantaggio ingiusto rispetto agli altri colleghi “puliti”. Ma, mi chiedo, con tutte le cose che gli atleti e le persone comuni assumono per migliorare la loro salute, la forma fisica e il rendimento del proprio corpo, perché solo gli steroidi vengono presi in considerazione? Assumere vitamine non da forse un ingiusto vantaggio rispetto all’atleta che non le ha prese? Allora le vitamine dovrebbero essere bandite dalle competizioni sportive? E che dire allora dei vari integratori? Le stesse vitamine ed integratori spesso non sono molto più “naturali” degli steroidi, che tra l’altro sono molto importanti per la struttura chimica del nostro corpo. Perché non interdire coloro che seguono una dieta equilibrata a causa dei vantaggi che provoca?

William Blum
http://www.killinghope.org/

21.03.05

Traduzione a cura di Isabella Piovanelli per www. comedonchisciotte.org

Note

{1} Washington Post, December 22, 2001

{2} The Guardian (London), March 10, 2005

{3} CNN.com, February 4, 2005

{4} US Department of the Army, Afghanistan, A Country Study (Washington, DC, 1986), pp.121, 128, 130, 223, 232.

{5} Washington Post, March 14, 2005

{6} VHeadline.com (Venezuela’s Electronic News),
September 21, 2003

{7} http://members.aol.com/bblum6/assass.htm

{8} Associated Press, March 5, 2005

{9} Aljazeera.com, March 3, 2005

{10} Associated Press, March 5, 2005

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