DI WILLIAM BLUM
Killing Hope
La fine è vicina, ma prima questa pubblicità.
Ci sono momenti in cui penso che questo vecchio, stanco mondo è andato avanti qualche anno di troppo. Quel che sta succedendo in Medio Oriente è così deprimente. La maggior parte delle discussioni sull’eterno conflitto israeliano-palestinese sono variazioni sull’eterna difesa del bambino che si è comportato male – “ha cominciato lui!” Dopo qualche minuto di discussione sull’ultima manifestazione del conflitto i partecipanti ritornano al 1967, poi al 1948, poi ai tempi biblici. Non voglio impelagarmi in chi ha cominciato il casino attuale. Invece vorrei prima esprimere quelli che vedo come due essenziali fatti della vita fondamentali che rimangono da un conflitto a quello successivo:
1) L’esistenza di Israele non è in gioco e non lo è da decenni, se mai lo è stata, a prescindere dalle molte dichiarazioni militanti de rigueur> rilasciate da leader arabi nel corso degli anni. Se Israele imparasse a trattare con i suoi vicini in una maniera non espansionista, non militare, umana e rispettosa, si impegnasse a scambi di prigionieri completi, e si sforzasse sinceramente per ottenere una soluzione fattibile basata su due stati, anche chi è contrario all’idea di uno stato basato su una particolare religione potrebbe accettare lo stato di Israele, e la questione del suo diritto di esistere praticamente non sorgerebbe nemmeno nelle menti della gente. Ma così come stanno le cose, Israele ancora usa il problema come una giustificazione per il proprio comportamento, così come degli ebrei in tutto il mondo usano l’Olocausto e confondono l’antisionismo con l’antisemitismo.
2) In un conflitto fra un gorilla da mezza tonnellata e un topo, è il gorilla che deve fare concessioni perché le due parti passino al livello successivo. Cosa possono offrire i palestinesi quanto a concessioni? Israele a questa domanda risponderebbe “Nessun attacco violento di alcun genere” Ma questo lascerebbe così com’è lo the status quo ante bellum – una vita di infelicità assoluta per il popolo palestinese, impostagli da Israele. Pace senza giustizia.
Le dichiarazioni di Israele sull’assoluta inaccettabilità che uno dei suoi soldati sia tenuto prigioniero dai palestinesi, o che due soldati vengano presi da Hezbollah in Libano, non possono essere presi troppo seriamente quando Israele detiene letteralmente migliaia di palestinesi catturati, molti per anni, tipicamente senza alcun processo dovuto, molti torturati; così come un certo numero di eminenti membri di Hezbollah. Alcuni anni fa, se non ancora adesso, Israele ha scritto numeri sulle braccia e sulla fronte di alcuni prigionieri, usando evidenziatori blu, una pratica che naturalmente ricorda il trattamento degli ebrei ad opera dei nazisti nella seconda guerra mondiale.[1]
Il vero scopo di Israele, e quello di Washington, è il rovesciamento del governo di Hamas in Palestina, il governo che è arrivato al potere in gennaio attraverso un processo chiaramente democratico, la democrazia che le “democrazie” occidentali non si stancano mai di celebrare, eccetto quando il risultato non piace. C’è una parola più forte di “ipocrisia”? Adesso non c’è “nessun governo di Hamas”, ha dichiarato un alto funzionario USA una settimana fa, “otto ministri ovvero il 30 per cento del governo è in carcere [rapito da Israele], un altro 30 per cento è latitante, e l’altro 30 per cento sta facendo molto poco.” [2] Per far apparire l’atto di scomparsa del governo ancora più orwelliano, abbiamo il Segretario di Stato Condoleezza Rice, che alla fine di giugno parla dell’Iraq: “Questo è l’unico governo legittimamente eletto nel Medio Oriente con la possibile eccezione del Libano.”[3] Qual’è la prossima, tutti davanti al Grande Teleschermo per i Due Minuti d’Odio?
Oltre a eliminare il governo di Hamas, l’attuale blitzkrieg militare di Israele, con il pieno appoggio americano, potrebbe ben essere pensato per creare “incidenti” che giustifichino attacchi all’Iran e alla Siria, i prossimi passi dell’opera in corso di Washington, un controllo completo sul Medio Oriente e sul suo petrolio.
È un atto ingiustificato di punizione collettiva che sta privando i palestinesi di cibo, elettricità, acqua, denaro, accesso al mondo esterno… e sonno. Israele ha mandato aviogetti che producono boom sonici su Gaza di notte, traumatizzando i bambini. “Voglio che a Gaza la notte nessuno dorma,” ha dichiarato il primo ministro israeliano Ehud Olmert[4]; parole adatte alla pietra tombale di Israele.
Questi crimini contro l’umanità – e non ho menzionato le terribili armi speciali che Israele avrebbe usato – sono quello che il popolo palestinese ha avuto per aver votato il partito sbagliato. È ironico, dati gli attacchi israeliani contro i civili a Gaza e in Libano, che in occidente di solito Hamas e Hezbollah vengano rigettate come organizzazioni terroristiche. La definizione generalmente accettata di terrorismo, usata fra l’altro dall’FBI e dalle Nazioni Unite, è: l’uso della violenza contro una popolazione civile per intimidire o costringere un governo, per promuovere un obiettivo politico.
Dopo l’11 settembre è stata una tattica calcolata USA-israeliana quella di etichettare la lotta contro i nemici di Israele come una parte integrante della guerra contro il terrore. Il 19 giugno si è tenuta a Washington una manifestazione, che ha ospitato il governatore del Maryland, diversi membri del Congresso occupato da Israele, l’ambasciatore israeliano, e il leader evangelico John Hagee. Il Washington Post ha riferito che “un eminente oratore dopo l’altro ha caratterizzato l’attuale lotta di Israele come un piccolo ramo della più grande guerra globale guidata dagli USA contro il terrorismo islamico” e “gli attacchi israeliani contro il gruppo musulmano sciita Hezbollah erano colpi contro chi ha ucciso civili da Bali a Bombay a Mosca.” Ha detto l’ambasciatore israeliano: “Questo non riguarda solo [Israele]. Riguarda dove sarà il nostro mondo e il destino e la sicurezza del nostro mondo. Israele è in prima linea. Amputeremo queste braccine dell’Iran,” riferendosi a Hezbollah.[5]
E se la guerra contro il terrore non basta a mettere Israele dalla parte degli angeli, John Hagee ha sostenuto che “gli stati Uniti devono unirsi a Israele in un attacco militare preventivo contro l’Iran per adempiere al piano di Dio per Israele e per l’Occidente”. Parla di “un confronto escatologico biblicamente profetizzato con l’Iran, che porterà al Rapimento, alla Tribolazione, e alla Seconda Venuta di Cristo.”[6]
La beatificazione di Israele si avvicina ad essere un movimento. Ecco David Horowitz, l’eminente ex-marxista semi-isterico: “Israele è parte di una guerra globale, la guerra dell’Islam radicale contro la civiltà. In questo stesso momento Israele sta facendo il lavoro del resto del mondo civilizzato affrontando i terroristi. Non è solo per amore di Israele che dobbiamo diffondere i fatti – è per noi stessi, per l’America, per ogni paese libero nel mondo, e per la civiltà stessa.”[7]
Quanto ai due soldati israeliani catturati e detenuti in Libano per uno scambio di prigionieri, dobbiamo ricordarci un po’ di storia. Alla fine degli anni ’90, prima che Israele fosse cacciato dal Libano meridionale da Hezbollah, era pratica comune per Israele rapire libanesi del tutto innocenti. Come dichiarava un documento di Amnesty International del 1998: “Per ammissione della stessa Israele, i detenuti libanesi sono trattenuti come ‘gettoni di scambio’; non sono detenuti per le proprie azioni ma per essere scambiati con soldati israeliani dispersi o uccisi in Libano. La maggior parte ora hanno passato 10 anni in detenzione segreta e isolata.”[8]
Israele ha creato i suoi peggiori nemici – aiutò a creare Hamas come contrappeso a Fatah in Palestina, e la sua occupazione del Libano creò Hezbollah. Ci si può aspettare che gli attuali terribili bombardamenti mandino avanti questo processo. Fin dal suo stesso inizio, Israele è stato occupato quasi continuamente in guerre ed occupazioni di terre di altri popoli. Agli idealistici pionieri sionisti non venne mai in mente qualche strada migliore?
Ma mentre voi ed io siamo depressi dall’orrore e dalla sofferenza, i neoconservatori ci godono. Divorano la carne e bevono il sangue della gente dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Palestina, del Libano, eppure restano famelici, e adesso chiedono che Iran e Siria siano messi sulla tavola del banchetto. Più di uno di loro ha usato l’espressione oderint dum metuant, una frase favorita dell’imperatore romano Caligola, usata anche da Cicerone – “lasciate che odino finché hanno paura”. Ecco William Kristol, direttore della bibbia dei neocon, “Weekly Standard”, su Fox News Sunday, il 16 luglio:
“Guardi, il nostro coccolare l’Iran… negli ultimi sei-nove mesi li ha imbaldanziti. Voglio dire, l’Iran si sta comportando come un regime timido molto preoccupato degli USA? Oppure l’Iran si sta comportando avventatamente e in modo sconsiderato? … Israele sta combattendo quattro o cinque nemici in medio oriente, in un certo senso: Iran, Siria, sponsor del terrore; Hezbollah e Hamas. … Questa è un’opportunità per cominciare ad invertire la direzione disgraziata degli ultimi sei-nove mesi e rimettere i terroristi e i jihadisti sulla difensiva.”
Il conduttore Juan Williams ha risposto: “Beh, mi sembra solo che lei voglia … lei voglia solo guerra, guerra, guerra, e ci voglia in altre guerre. Lei ci voleva in Iraq. Ora ci vuole in Iran. Ora lei vuole che entriamo in medio oriente… lei sta dicendo, perché gli Stati Uniti non adottano questa linea dura, implacabile? Beh, la linea dura e implacabile è stata [provata], noi non parliamo con nessuno. Non parliamo con Hamas. Non parliamo con Hezbollah. Non parleremo con l’Iran. Dove ci ha portato questo, Bill?”
Kristol, sembrando preso un po’ alla sprovvista, ha semplicemente alzato le mani.
Il pubblico di Fox News (molto) occasionalmente riceve cenni su un altro modo di guardare il mondo.
L’Iraq seguirà Bush per il resto della sua vita
Ed ecco ora il nostro Glorioso Leader, mentre parla la settimana scorsa ad una conferenza stampa al vertice del G8 a San Pietroburgo, riferendosi al presidente russo Vladimir Putin. “Ho parlato del mio desiderio di promuovere il cambiamento istituzionale in parti del mondo come l’Iraq dove c’è una stampa libera e una libera religione, e gli ho detto che un sacco di gente nel nostro paese sperava che la Russia facesse lo stesso.”[9]
È così raro che Georgie W. faccia una delle sue non-proprio-brillanti dichiarazioni e che la sciocchezza gli venga immediatamente fatta notare in faccia – “Putin, in una risposta pungente, ha detto: ‘Certamente non vorremmo avere lo stesso tipo di democrazia che hanno in Iraq, le dirò in tutta onestà.’ La faccia di Bush è diventata rossa mentre cercava di ridere dell’osservazione. ‘Aspetti solo’,” ha detto.[10]
È un peccato che Putin non abbia anche sottolineato come la religione era assai più libera sotto Saddam Hussein piuttosto che sotto l’occupazione americana. Fra i molti recenti, affascinanti incidenti, in maggio l’allenatore della nazionale di tennis e due dei suoi giocatori sono stati uccisi a Baghdad da uomini che sarebbero stati estremisti religiosi, arrabbiati perché l’allenatore e i suoi giocatori portavano calzoncini corti.[11]
Quanto a una “stampa libera”, oserò menzionare i giornali iracheni chiusi dall’occupazione americana, i giornalisti ai cui soldati americani hanno sparato, e le storie fasulle rifilate alla stampa irachena da dipendenti del Pentagono?
Quanto detto è nella stessa vena dell’edizione del mese scorso di questo rapporto, in cui elencavo i molti modi in cui il popolo iracheno ora ha una vita molto peggiore di quanto avesse sotto Saddam Hussein. Concludevo raccontando le discussioni che ho avuto con americani che, di fonte a questo, mi dicono: “Dimmi solo una cosa, sei contento che Saddam Hussein non sia al potere?”
Ora abbiamo un sondaggio britannico che riferisce come “più dei due terzi di chi ha risposto ha detto che l’America è essenzialmente una potenza imperiale che persegue il dominio del mondo. E l’81 per cento di chi ha fornito un’opinione ha detto che il presidente George W. Bush ha ipocritamente sostenuto la democrazia come copertura per il perseguimento di interessi egoistici americani.” L’ambasciata americana a Londra è stata rapida nel rispondere. Ha detto un portavoce: “Mettiamo in questione il giudizio di chiunque affermi che il mondo sarebbe un posto migliore con Saddam che ancora terrorizzasse la propria nazione e minacciasse la gente ben al di là dei confini iracheni.”[12]
Semplicemente non riescono a smettere di mentire, eh? Non c’è alcuna prova che Saddam stesse minacciando qualcuno al di fuori dell’Iraq, qualsiasi cosa questo voglia significare. Potrebbe significare vendite di armi. In seguito alla Guerra del Golfo, gli USA vendettero circa 100 miliardi di dollari di materiale militare ai vicini “minacciati” dell’Iraq: Arabia Saudita, Kuwait, gli Stato del Golfo, e la Turchia.
Quanto al mondo che è un posto migliore o peggiore… qui il problema è solo l’Iraq in sé, non il mondo; comunque se il mondo è un posto migliore, perché sono depresso?
L’idea peculiare di legare la salute della gente a profitti aziendali privati
Steven Pearlstein è un autore di materie finanziarie che scrive sul Washington Post, con cui ho scambiato varie e-mail negli ultimi anni. Non ignora o sorvola i gravi difetti del sistema economico american, ma tuttavia resta un sincero sostenitore dell’economia di mercato. In una recente recensione di un libro della giornalista Maggie Mahar, “Money-Driven Medicine”, Pearlstein scrive che l’autore cerca di spiegare “perché le cure sanitarie costano tanto negli Stati Uniti, con risultati così cattivi.” L’autrice si è concentrata sui problemi giusti, dice, “gli improvvidi incentivi finanziari ad ogni livello, le cure inutili che sono non solo uno spreco ma dannose, i costi amministrativi esagerati.” Tuttavia, “sostenendo che il sistema sanitario soffre di troppa concorrenza da libero mercato e di troppa poca cooperazione, la Mahar intende suscitare appoggio per un sistema nazionale a finanziamento pubblico. Ma alla fine, più che altro sostiene in modo convincente che nessun sistema sanitario funzionerà finché non scopriremo cosa davvero funziona ed è conveniente e poi non lo faremo adottare a medici, ospedali e pazienti.”[13]
“Finché non scopriremo cosa davvero funziona ed è conveniente” … hmmm … come non ci fossero stati ripetuti studi che mostrano come i piani sanitari nazionali in Europa occidentale, Australia, Canada, e altrove coprono praticamente chiunque e qualunque malattia e costano alla società e agli individui molto meno che negli Stati Uniti. Non è questo “funzionare”? Ho passato cinque anni nel Regno Unito con mia moglie e il nostro bimbo e tutti e tre non possiamo che dire del bene del National Health Service; nei momenti in cui né mia moglie né io eravamo impiegati non dovevamo pagare nulla; i medici facevano perfino visite a domicilio; e questo era sotto Margaret Thatcher, che stava facendo del suo meglio per azzoppare il sistema, un obiettivo che lei e i suoi colleghi Tories, a cui più tardi si è unito il “New Labour”, hanno continuato a perseguire.
E poi c’è Cuba – povera, piccola Cuba del terzo mondo. Innumerevoli americani malati non ricchi penserebbero di essere in paradiso ad avere riprodotto qui il sistema sanitario cubano, con salari più alti per medici e altri, che potremmo facilmente permetterci.
Andrebbe osservato che un’ampia rassegna di studi precedenti ha recentemente concluso che le cure fornite in ospedali e case di cura a scopo di lucro, in media, sono inferiori a quelle in istituzioni non a scopo di lucro. L’analisi indica che lo status della proprietà di un servizio fa una differenza quanto a costo, qualità e accessibilità delle cure.[14]
Saldi! Civiltà occidentale! Nuova, migliorata! $99,99, da $129.99. Saldi!
Attualmente negli Stati Uniti c’è la richiesta di liberarsi della moneta da un cent perché produrre la moneta e metterla in circolazione costa 1,2 cent, e perché molta gente la trova un fastidio. Io ho un’altra ragione per liberarmi della moneta – si spera che il farlo porrebbe termine alla ridicola e ubiqua pratica di prezzare quasi qualunque cosa ad importi come $9,99, $99,99, o $999,99. Oppure $3,29 o $17,98. Qual’è la ragione per questa assurdità noiosa e insultante? È cominciata, e continua a essere, un trucchetto – cercare di indurre l’acquirente a pensare che sta ottenendo qualche sorta di prezzo da affarone: Meno di $10! Meno di $100! Nel mio locale negozio di oggetti usati, che serve quasi esclusivamente ispanici e neri poveri, praticamente tutti i prezzi finiscono con ,97 o ,98 o ,99. Ogni tanto, quando non ne posso più dell’assurdità e mi salta la mosca al naso, chiedo a un direttore del negozio o a un rappresentante della proprietà perché usano un simile sistema di prezzatura. A malapena hanno idea di cosa sto parlando. A volte in un negozio quando sto discutendo con un commesso delle varie opzioni di prezzo di qualcosa che sto pensando di comprare, e dico “Va bene, vediamo, questo modello è 60 dollari e …” mi interrompono con: “No, è $59.99.”
E non dimentichiamo la benzina. Prezzata a $2.60.9 per gallone. Oppure a $3.24.9 per gallone. Questo è nove volte su dieci. È stato suggerito che tutta questa sciocchezza è cominciata con le compagnie petrolifere.
È questo un modo per la gente di entrare in relazione? Venga la rivoluzione, e scriveremo una nuova costituzione, e il Paragrafo 99 proibirà questa pratica.
Questa non ci riesci a inventartela
”La legge, nella sua maestosa eguaglianza, proibisce al ricco come al povero di dormire sotto i ponti, di mendicare per le strade, e di rubare pane.” Anatole France, 1844-1924
Il 14 aprile una corte di appello federale ha deciso che il Dipartimento di Polizia di Los Angeles non può arrestare la gente perché sta seduta, distesa o dorme sui pubblici marciapiedi di Skid Row, affermando che tale imposizione della legge equivale a una punizione crudele e inusitata poiché non ci sono abbastanza letti nei ricoveri per l’enorme popolazione senza tetto della città. Il giudice Pamela A. Rymer ha pubblicato un forte dissenso contro l’opinione di maggioranza. Il codice di Los Angeles “non punisce la gente semplicemente perché è senza casa,” ha scritto la Rymer. “Esso prende di mira la condotta – sedere, stare distesi o dormire sui marciapiedi cittadini – che può essere commessa da chi ha una casa come da chi non la ha.”[15]
William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org/
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer34.htm
22.07.06
Traduzione a cura di LUCA TOMBOLESI
Note:
[1] Washington Post, 13 marzo 2002, p.1
[2] Washington Post, 16 luglio 2006. p.15
[3] Washington Post, 3 luglio 2006, p.19
[4] Associated Press, 3 luglio 2006
[5] Washington Post, 20 luglio 2006, p.B3
[6] Sarah Posner, The American Prospect, June 2006
[7] FrontPageMag.com, sito di Horowitz
[8] Comunicato stampa di Amnesty International, 26 giugno 1998, AI INDEX: MDE 15/54/98
[9] Associated Press, 15 luglio 2006
[10] Ibid.
[11] The Independent (Londra), 27 maggio 2006, p.32
[12] Daily Telegraph (Londra), 3 luglio 2006, p.1
[13] Washington Post, 9 luglio 2006, p.F3
[14] Washington Post, 21 giugno 2006, p.9
[15] Los Angeles Times, 15 aprile 2006