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La Redazione

 

I piu' letti degli ultimi 7 giorni

THE ANTI-EMPIRE REPORT N° 24

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A cura di Davide
Il 12 Agosto 2005
60 Views

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DI WILLIAM BLUM

Il manuale di addestramento di al-Dubya

“È importante osservare che i manuali di addestramento di al Qaeda mettono in risalto la tattica di accusare falsamente di abusi.”
Questa adesso è la risposta ufficiale e frequente dei portavoce della Casa Bianca, del Pentagono e del Dipartimento di Stato quando messi di fronte ad accuse di “abusi” (leggi: tortura) di prigionieri, e viene ripetuta da molti sostenitori della guerra diffusi su Internet.
Allo stesso modo si può osservare che i manuali di addestramento della Casa Bianca, del Pentagono e del Dipartimento di Stato mettono in risalto la tattica di dire “è importante osservare che i manuali di addestramento di al Qaeda mettono in risalto la tattica di accusare falsamente di abusi,” di fronte ad accuse di tortura di prigionieri ad opera di americani per le quali i portavoce non abbiano altra difesa.

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È ugualmente importante osservare che questi svariati portavoce in realtà non offrono mai una citazione precisa da un qualsiasi manuale di addestramento per terroristi, di al Qaeda o meno. L’unico esempio che sono riuscito di trovare di funzionari del governo USA che fanno riferimento a uno specifico manuale di addestramento per terroristi nel contesto della tortura è un rinvio al cosiddetto “Manuale di Manchester”, un manuale trovato sul computer di un sospetto terrorista a Manchester, Inghilterra, nel 2000 {1}. Nei riferimenti alla tortura, nelle parti del manuale che sono state rese pubbliche, di certo non c’è alcuna chiara, inequivoca direttiva di accusare falsamente di abusi, né tanto meno un accento particolare su questo punto. Il manuale, apparentemente scritto negli anni ’80, sulla tortura dice quanto segue: “Ogni fratello che è soggetto ad interrogatorio e tortura, dovrebbe dichiarare tutto quanto ha concordato con il comandante e non discostarsi da questo.” […] “Il personale di pubblica sicurezza nei nostri paesi arresta i fratelli e ottiene le informazioni di cui ha bisogno attraverso interrogatori e torture.” Nella lezione 18, esplicitamente citata dai funzionari del governo USA, troviamo: “1. All’inizio del processo, ancora una volta i fratelli devono insistere di fronte al giudice per provare che la tortura è stata loro inflitta dalla Sicurezza di Stato [investigatori]. 2. Denunciare [al tribunale] maltrattamenti in carcere. 3. Prendere accordi con l’avvocato per la difesa del fratello, che sia stato scelto dalla famiglia del fratello o che sia nominato dal tribunale. 4 Il fratello deve fare del suo meglio per conoscere i nomi degli agenti della Sicurezza di Stato, che hanno partecipato alla sua tortura e menzionare i loro nomi al giudice [Questi nomi possono essere ottenuti da fratelli che hanno avuto a che fare con questi agenti in casi precedenti.]”
Tutte le parole fra parentesi erano fra parentesi nell’originale; alcuni potrebbero essere commenti del traduttore.
Nella misura in cui solo parti selezionate del manuale sono state pubblicate dalle amministrazioni Bush e Blair, non si può determinare in che modo le sezioni eliminate potrebbero mettere in questione il ritornello della Casa Bianca/Pentagono/Dipartimento di Stato. Per esempio, nella lezione 18, parte 1, a cosa fa riferimento “ancora una volta”? Qualche passaggio precedente pertinente che è stato occultato al pubblico? E in che modo “provare che la tortura è stata loro inflitta” quadra con ” la tattica di accusare falsamente di abusi”? La parte 2 potrebbe essere interpretata come riferita a qualcosa di inventato, ma non menziona la tortura e probabilmente non vi fa riferimento poiché la parte 1 sembrerebbe coprire quella particolare denuncia. In ogni caso, la questione è in larga misura accademica. Abbiamo le numerose dichiarazioni di guardie carcerarie americane, di altri militari, e di funzionari del Pentagono, e tutte ammettono dozzine di tipi di “abusi” in carceri USA a Guantanamo, in Iraq e in Afghanistan; tante brutte storie. Abbiamo anche le foto di Abu Ghraib. E abbiamo il ben documentato fenomeno della “rendition” [consegna] ad opera della CIA, l’invio di individui rapiti in molti paesi noti per il loro uso di routine della tortura. Di questo, niente viene da manuali di addestramento di al Qaeda.

Stiamo vincendo, o quasi…

La loro politica non è ancora cambiata, ma ogni giorno che passa diventa sempre più guardinga. Dopo numerosi, inflessibili rifiuti di annunciare una data per la partenza dall’Iraq – di fronte a una crescente richiesta dentro e fuori dal Congresso – diversi funzionari dell’Amministrazione, sia civili che militari, negli ultimi tempi hanno avanzato date stimate, anche se quanto dicono sono solo sciocchezze, niente più che un tentativo di dire ai loro critici di stare zitti.
Si preparano anche a difendersi dalle crescenti accuse che il terrorismo, particolarmente del tipo antiamericano e anti-Regno Unito, è la logica conseguenza della politica estera degli Stati Uniti e del Regno Unito. L’ex-portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin e il corrispondente agli esteri del New York Times Thomas Friedman ultimamente hanno dichiarato che dobbiamo attirare l’attenzione sui “produttori di scuse.” “Dopo ogni maggiore evento terroristico, i produttori di scuse vengono a dirci come l’imperialismo, il sionismo, il colonialismo o l’Iraq spiegano perché i terroristi abbiano agito. Questi produttori di scuse sono solo un gradino meno spregevoli dei terroristi e meritano anche loro di essere smascherati.” {2} (Mi chiedo, nel caso che i terroristi si becchino l’ergastolo, se Rubin e Friedman sarebbero disposti a accontentarsi di appena 20 anni per noi produttori di scuse, o se avrebbero paura di essere accusati di essere “teneri con i produttori di scuse”).
Friedman e Rubin in realtà non discutono l’idea che la catastrofe umana nota come Iraq stia dietro ad alcuni atti terroristici, ed anche la maggior parte degli americani e dei britannici fanno questa associazione, che io metto in conto come un altro punto a favore del movimento contro la guerra.

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Tony Blair sembra decisamente frenetico nelle sue smentite che gli attentatori fossero in alcun modo motivati dall’appoggio britannico alle guerre americane in Iraq e in Afghanistan. Lui e Bush semplicemente non possono ammettere alcun rapporto di causa ed effetto fra le loro avventure da criminali di guerra e il terrorismo. Farlo significherebbe dover cambiare le loro politiche. Ma la realtà continua a intromettersi. Ecco uno dei sedicenti attentatori di Londra, Osman Hussain (anche noto come Isaac Hamdi), la cui bomba il 21 luglio non è esplosa del tutto, mentre parlava a Roma dopo esservi stato catturato: Osman ha parlato di “come i sospetti avevano visto ore di immagini televisive che mostravano vedove e bambini iracheni affranti accanto a immagini di civili uccisi nel conflitto. Avrebbe detto ai pubblici ministeri che dopo aver visto le immagini “c’era un sentimento di odio e una convinzione che era necessario dare un segnale – fare qualcosa.” […] Osman avrebbe detto: “Più che pregare discutevamo di lavoro, di politica, della guerra in Iraq […] avevamo filmati sempre nuovi della guerra in Iraq […] più di ogni altra cosa quelli in cui potevi vedere donne e bambini iracheni che erano stati uccisi da soldati americani e britannici”.” {3} “Le bombe del 7 luglio a Londra? ” ha detto Hamdi, “Succede ogni giorno in Iraq”. {4}
Il Segretario alla Guerra Donald Rumsfield è così preoccupato da simili condanne della politica estera degli USA da essere stato spinto a scrivere un commento sul Financial Times di Londra dopo gli attacchi in quella città. Prima ha offerto ai suoi lettori un messaggio che si sarebbe potuto mettere insieme incollando parole ritagliate da una rivista: “Le forze della coalizione operano in Afghanistan e in Iraq su richiesta dei governi democraticamente eletti.” Hmmm, capisco, niente a che vedere con il massiccio bombardamento, l’invasione o l’occupazione; è stato tutto un invito spontaneo con fiori e baci; come se Rumsfield pensasse che nessuno sa niente della storia recente. E poi, come se pensasse che nessuno sa niente neanche della storia precedente, ha dichiarato:
“Qualcuno sembra credere che soddisfare le richieste degli estremisti – compreso il ritiro dall’Afghanistan e dall’Iraq – potrebbe porre termine ai loro motivi di rancore e, con questi, a futuri attacchi. Ma considerate che quando i terroristi hanno colpito l’America l’11 settembre 2001un governo islamista radicale governava l’Afghanistan ed ospitava dei leader di al Qaeda, praticamente indisturbati dalla comunità internazionale. E Saddam Hussein era strettamente abbarbicato al potere in Iraq, e sembrava ottenere appoggi nei suoi sforzi per porre termine alle sanzioni delle Nazioni Unite.” {5}
Ma prima dell’11 settembre c’era già un lungo elenco di motivi di rancore contro le azioni americane, abbastanza per alimentare una dozzina di al Qaeda:

** l’abbattimento di due aerei libici nel 1981;

** il bombardamento di Beirut nel 1983 e nel 1984;

** il bombardamento della Libia nel 1986;

** il bombardamento e l’affondamento di una nave iraniana nel 1987;

** l’abbattimento di un aereo passeggeri iraniano nel 1988;

** l’abbattimento di altri due aerei libici nel 1989;

** il massiccio bombardamento del popolo iracheno nel 1991;

** i continui bombardamenti e le terribili sanzioni contro l’Iraq per i successivi 12 anni;

** il bombardamento dell’Afghanistan e del Sudan nel 1998;

** l’appoggio abituale ad Israele malgrado la devastazione e la tortura di routine che infligge al popolo palestinese;

** la condanna abituale della resistenza palestinese a tutto ciò;

** la cospicua presenza militare e high-tech nella terra più santa dell’Islam, l’Arabia Saudita, e altrove nella regione del Golfo Persico;

** l’appoggio a lungo termine di governi mediorientali antidemocratici ed autoritari, dallo Shah iraniano ai Sauditi;

L’ultimo affascinante capitolo della Guerra al Terrore

L’omicidio a sangue freddo del ventisettenne brasiliano Jean Charles de Menezes ad opera della polizia di Londra potrebbe diventare un simbolo della Guerra al Terrore insieme ad altri come l’uomo incappucciato e collegato ai fili di Abu Ghraib.

Sembra ora che la polizia abbia mentito sul fatto che Menezes
indossasse un giubbotto voluminoso, fosse scappato dagli agenti, avesse scavalcato il tornello della metropolitana, e fosse “direttamente legato” alle indagini sulle bombe. Ma anche se tutto questo fosse vero, quale sarebbe la giustificazione per la sua esecuzione? Che avrebbe potuto essere un attentatore suicida che stava per farsi esplodere in una stazione affollata della metropolitana? Ma se questo fosse vero, perché – quando la polizia gli si stava avvicinando, sempre di più, e poi gli stava addosso – perché non avrebbe fatto saltare gli esplosivi? L’assenza di qualsiasi esplosione non avrebbe dovuto dire istantaneamente alla polizia che si stava sbagliando terribilmente?

Danno collaterale

Il 13 luglio, più di 40 bambini iracheni sono stati uccisi o feriti da un’auto-bomba guidata da un attentatore suicida che aveva di mira un soldato americano mentre distribuiva dolci ai bambini. Comprensibilmente questo evento orrendo ha portato a numerose condanne dell’insorgenza, senza che nella discussione venissero ammesse circostanze attenuanti. Eppure, in molte occasioni negli ultimi anni, in Iraq, in Afghanistan, e in Jugoslavia, quando i bombardamenti USA hanno ucciso diversi civili innocenti, i funzionari americani hanno detto che la colpa era almeno in parte dei “cattivi” perché si erano piazzati vicino ai civili malgrado sapessero di poter anche essere bersaglio di attacchi USA. Lo stresso ragionamento non si può applicare all’evento del 13 luglio? Il soldato americano non sapeva che stare in piedi in una strada irachena lo rendeva un probabile bersaglio degli insorgenti? Perché si è lasciato avvicinare così da tanti bambini?

La santità delle elezioni

In luglio è stato riferito che la marina USA ha speso segretamente 1,6 milioni di dollari per influenzare il voto a Viequies, Puerto Rico, in un referendum del 2001 sulla questione della continuazione dell’uso dell’area da parte della marina come poligono di tiro per bombardamenti. Gli oppositori avevano affermato che i bombardamenti danneggiavano l’ambiente e la salute dei 9.100 residenti di Viequies. {6}
Quello stesso mese abbiamo saputo che Washington ha riversato denaro nelle molto decantate elezioni irachene di gennaio, dando appoggio finanziario alla lista controllata da Iyad Allawi, il primo ministro in carica, che era un fedele alleato americano. {7}

Così abbiamo altre due aggiunte all’elenco di elezioni per il mondo in cui gli Stati Uniti hanno interferito seriamente. Secondo un mio prudente conteggio, dal 1950 siamo intorno alle 35 elezioni in 30 diversi paesi, senza contare elezioni presidenziali negli Stati Uniti. {8}
“Signor Castro, una volta, solo una volta, mostri di non aver paura di una vera elezione.” — George W. Bush, 2002 {9}

“Che” Clinton?

Se Hillary Clinton sta occhieggiando davvero la Casa Bianca, possiamo aspettarci un altro bel po’ del genere di stupidità dell’intelletto che si trova nel nuovo libro di Edward Klein, “The Truth About Hillary” (La verità su Hillary).
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I critici stroncano il libro per il suo squallore. Io lo stronco per la sua evidente incapacità di distinguere fra diversi punti dello spettro politico. La Clinton, nel mondo di Klein. è “una di sinistra”, non la centrista che lei e suo marito hanno chiaramente provato di essere. La Klein non la vede semplicemente come una liberale, ma come “una di sinistra”; in realtà, non semplicemente come una di sinistra, ma di sinistra “radicale”. Sì, questa è la parola che usa. Sta parlando di una donna che ha appoggiato i Contras in Nicaragua negli anni ’80, mentre suo marito stava nel palazzo del governatore dell’Arkansas. I Contras, in caso lo aveste dimenticato, erano l’esercito impiegato da Ronald Reagan nella sua guerra totale per distruggere i programmi economici e sociali progressisti del governo nicaraguense. Andavano in giro incendiando scuole e ambulatori medici, stuprando, torturando, minando porti, bombardando e mitragliando. Questi erano gli affascinanti gentiluomini che a Reagan piaceva chiamare “combattenti della libertà”.
Roger Morris, nel suo eccellente studio sui Clinton, “Partners in Power” (Partner al potere), racconta come Hillary Clinton aiutava a raccogliere fondi per i Contras e faceva lobby contro persone o programmi ostili ai Contras o in generale alle politiche di Reagan e della CIA. “Ancora nel 1987-88”, scrive Morris, “fra alcune delle peggiori rivelazioni sullo scandalo Iran-Contras, alcuni suoi colleghi ancora la sentivano opporsi a gruppi ecclesiastici e di altro genere dediti alla riforma sociale in Nicaragua e nell’El Salvador.” {10}

Le opinioni della Clinton sull’Iraq o sull’imperialismo USA in generale sono più progressiste? Se lei è di sinistra e radicale, Edward Klein – che non menziona affatto i Contras – come definirebbe Noam Chomsky? Come definirebbe Fidel Castro? O Vladimir Lenin? Questo genere di stupidità ideologica permea semplicemente i media americani e ha una non piccola parte nel fatto che i votanti perdano l’orientamento.

William Blum
Fonte: http://www.killinghope.org/
7agosto 2005

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI

NOTE

{1} Federal News Service, July 21, 2005, State Department briefing. Il manuale è consultabile all’indirizzo www.usdoj.gov/ag/trainingmanual.htm
{2} New York Times, 22 luglio 2005
{3} The Observer (Londra), 31 luglio 2005
{4} Agence France Presse, 31 luglio 2005
{5} Financial Times (Londra), 1 agosto 2005
{6} Associated Press, 22 luglio 2005
{7} Seymour Hersh, New Yorker, 25 luglio 2005
{8} L’ultimo elenco può essere trovato nell’edizione
aggiornata del libro di William Blum, “Rogue State: A Guide to the World’s Only Superpower” capitolo 18, che uscirà verso ottobre. [traduzione italiana di una edizione precedente: William Blum, “Con la scusa della libertà”, traduzione di Sergio Notari, Milano, M. Tropea editore, 2002, n.d.t.]
{9} Los Angeles Times, 21 maggio 2002
{10} Roger Morris, “Partners in Power” (1996), p.415

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