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La Redazione

 

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TANZI E CALVI, STESSA STORIA VENT'ANNI DOPO ?

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A cura di Davide
Il 9 Marzo 2006
76 Views

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Ci sono delle inquietanti somiglianze tra il crack Parmalat e quello del Banco Ambrosiano.

Innanzitutto i due protagonisti, Tanzi e Calvi: entrambi religiosissimi e legati a doppio filo con gli ambienti vaticani.

Poi il modo in cui le due aziende sono state depredate delle loro risorse, a seguito di spericolate operazioni sudamericane, eseguite ed occultate attraverso società offshore nei vari paradisi fiscali e, quindi, abbandonate al loro tragico destino.

Sia Tanzi che Calvi hanno generosamente finanziato i loro protettori politici e Calvi, in particolar modo, ha finanziato la “politica estera” di Giovanni Paolo II, caparbiamente diretta contro l’avanzata del Comunismo in Europa dell’Est ed in Sud America.
La differenza sostanziale, com’è evidente, sta nell’assassinio di Calvi (il suicidio era, ovviamente, una favola per bambini scimuniti), il quale, sentendosi ormai perso, aveva minacciato di “cantare”; mentre Tanzi è ancora vivo: evidentemente non è giudicato una minaccia seria, come avrebbe potuto esserlo il banchiere di Dio, oppure ha capito che è meglio stare zitto.Osservate la tabellina sotto: si riferisce al conto economico sintetico della Parmalat …………

Dati in milioni di euro
Parmalat 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
Fatturato 2215 2822 3678 5078 6358 7349 7801 7590
MOL 308 371 459 612 818 870 951 931
Risultato operativo 178 229 257 354 446 544 597 613
Risultato ante-imposte 112 163 181 266 324 379 414 373
Utile netto 70 98 105 136 174 195 218 252

…………. ufficialmente, in quegli otto anni,  l’azienda avrebbe guadagnato oltre un miliardo di euro, in realtà, avrebbe creato un buco di 12 miliardi.

Voglio farvi notare che quel buco di 12 miliardi di euro, rappresenta una perdita di (circa) il 30% l’anno sul fatturato; come se, ogni anno, a fronte di un fatturato di 100, l’azienda ne perdesse 30.

Per quanto “incapace” possa essere stato Tanzi, è assolutamente impossibile che sia riuscito a perdere il 30% l’anno del fatturato vendendo latte in giro per il mondo. Anche questa, senza ombra di dubbio, è una favola per bambini scimuniti.

Così com’è escluso che quelle perdite possano essere state prodotte dal settore turismo o dal Parma calcio; perdite di quella portata, significano una cosa sola: distrazione di fondi, denari “rubati” dalle casse societarie e depositati sui conti correnti (segreti) di altri soggetti (lo stesso Tanzi oppure altri beneficiari).

Non è un’opinione: è matematica.

Il crack Ambrosiano, per similitudine, ci può aiutare a capire cosa, davvero, è successo nel caso Parmalat.

Al giugno 1981, momento dell’assassinio di Calvi, lo IOR (Istituto Opere Religiose), aveva accumulato debiti pari a 1.4 miliardi di dollari con la Banca di Calvi. Quei soldi (pari a 6 miliardi di euro di oggi) erano stati “distratti” dalla casse delle consociate estere del Banco Ambrosiano e, attraverso varie società di riciclaggio (tra cui la venezuelana Inecclesia, di proprietà del Vaticano), erano finite ad alcune società di comodo appartenenti al Vaticano stesso (l’appartenenza di queste società al Vaticano, è confermata dalle lettere di patronage, con le quali monsignor Paul Marcinkus, confermava la proprietà vaticana delle stesse).

Quelle società di comodo usavano quei denari in vario modo ma, sostanzialmente, erano impegnate a finanziare i regimi anticomunisti dell’America latina (compresi quelli che si sono macchiati dei crimini più orrendi verso i loro stessi cittadini) e …… Solidarnosc in Polonia.

Papa Wojtyla appoggiava incondizionatamente quel movimento sindacale polacco, intravedendo in esso il grimaldello con il quale scardinare l’intera posizione sovietica d’oltrecortina.

Calvi fu lo strumento principale di quell’ingente trasferimento di fondi in Polonia che, dopo una visita di Ronald Reagan in Vaticano, diventò anche trasferimento di armi e di altri prodotti necessari alla lotta politica ed armata contro il comunismo.

Il buco dell’Ambrosiano, dunque, aveva una causa principale: il finanziamento dell’anticomunismo, nei paesi cattolici del pianeta.

La Chiesa di Roma, difendeva concretamente (se necessario anche “caldeggiando” le forniture di armi) la sua esistenza, ovunque il comunismo ne mettesse a rischio la sopravvivenza; la Polonia, in particolar modo, era una posizione che Papa Giovanni Paolo II voleva difendere ad ogni costo.

Ed i denari necessari (tanti, tantissimi), provenivano dal Banco Ambrosiano.

Ma Calvi finanziava anche i politici: il famoso conto Protezione, nel quale si riversavano le mazzette per il partito socialista di Bettino Craxi e Claudio Martelli (entrambi giudicati dei “baluardi” contro l’avanzata del comunismo), era alimentato in larghissima misura dalle generose donazioni di Roberto Calvi, con operazioni estero su estero, che facevano giungere illegalmente denari in Svizzera (dov’era domiciliato il conto Protezione) in barba alle norme valutarie approvate dai governi appoggiati dagli stessi socialisti di Craxi e Martelli.

Tutti quei denari (per il Vaticano, per i politici “anticomunisti”, etc…) venivano rapinati al Banco Ambrosiano il quale, a sua volta, compiva ogni tipo di operazione sporca (riciclaggio di denaro della Mafia, della droga, dei sequestri, del traffico di armi, ecc…) per attirare i clienti più “danarosi”.

E dietro tutte quelle operazioni di riciclaggio, c’era quasi sempre lo IOR o l’Inecclesia, istituzioni finanziarie vaticane al di sopra di ogni sospetto, che avevano il compito di far perdere le tracce dei soldi sporchi.

Se la Mafia voleva far giungere i propri denari in America (per essere, ad esempio, investiti a Wall Street), la Banca di Calvi si incaricava di spostarli da un continente all’altro, facendoli transitare attraverso lo IOR o Inecclesia, in modo che dopo questi “attraversamenti”, non fosse più possibile risalire ai veri “proprietari” (la Mafia in questo caso).

Calvi, dunque, era al corrente di tutti i movimenti, gli intrallazzi, le rapine, le mazzette che attraversano la società italiana (compresa quella religiosa) e, se avesse “cantato”, Tangentopoli sarebbe scoppiata undici anni prima e, molto probabilmente, Giovanni Paolo II, sarebbe stato il primo Papa della storia che, travolto da uno scandalo internazionale, avrebbe dovuto dare le dimissioni.

Sicché, quando in quel Giugno 1981, dopo essere stato estromesso dalla carica di Presidente ed Amministratore delegato del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi minacciò di raccontare tutto al processo di appello (per reati valutari) che si sarebbe svolto di li a qualche giorno in Italia, tutti i suoi ex-amici erano fermamente intenzionati a non farlo arrivare vivo a quel processo.

E così lo attirarono a Londra, con la promessa di un salvataggio in extremis da parte dell’Opus Dei (che avrebbe dovuto farsi carico dei debiti dello IOR verso il Banco Ambrosiano), ma con l’intenzione di assassinarlo.

La notte del 18 Giugno 1981, due uomini scortarono Calvi fuori dal suo albergo di Londra e, quella, fu l’ultima volta che il “banchiere di Dio” fu visto vivo. La mattina dopo lo trovarono impiccato sotto il ponte dei frati neri, con delle pietre in tasca e due orologi Philippe Patek: uno fermo all’1.46 e l’altro alle 5.42.

Un suicidio spettacolare che sarebbe servito da monito a tutti gli altri dopo.

Anche a Tanzi vent’anni dopo?

Fonte: http://www.borsari.it/index.php
8.03.06

 

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