DI GIULIETTO CHESA
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Caro Giulietto, resto sgomento e affranto davanti all’ennesima violenza compiuta da un cittadino egiziano ai danni di una ragazza italiana: il fatto, riportato sul Fatto Quotidiano online risale a qualche anno fa, ma solo ora è stato identificato il colpevole, che nel frattempo è stato arrestato per rapina e ferimento di una persona. È di qualche giorno fa la notizia della morte atroce di un ragazzo di Fermo, assassinato da un marocchino ubriaco e di casi del genere è piena la cronaca locale, pertanto non ritengo opportuno riportare altri esempi.
Ti prego, non confondermi per un razzista o uno xenofobo, sono consapevole che crimini del genere vengono compiuti giornalmente anche da italiani, ma quel che mi chiedo è: perché dobbiamo prenderci carico dei peggiori sbandati e criminali che bussano alle nostre porte?
Non sarebbe utile accertarsi preventivamente se coloro che entrano non sono dei pregiudicati e avranno di che sostenersi lecitamente in Italia? Perché la sinistra post-comunista italiana (sel, civati, ecc.) addita come razzista e xenofobo chiunque osi porre il problema della sicurezza e dell’immigrazione? C’è un interesse secondo te a lasciare che il panico e il timore, legati a tali fenomeni, dominino le nostre vite o è semplice indifferenza della casta politica verso problemi che non la riguardano? Sicuramente il rallentamento dei tribunali e il sovraffollamento delle carceri rende più facile il decorso della prescrizione e l’applicazione di amnistie, cose che ai nostri politici di certo non dispiacciono, ma non crei che tutti questi crimini servano a mantenere anche un continuo stato di tensioni che in passato veniva perseguito con la strategia stragista? Con stima e affetto,
cordiali saluti
Andrea Ceccaoroni
Caro Ceccaroni, un egiziano violentatore, un marocchino ubriaco e assassino… l’elenco può diventare lungo. Se poi aggiungessimo i violentatori italiani e gli assassini italiani, allora diventerebbe sterminato. La questione preliminare è sul come vengono date le notizie: l’aggiunta dell’aggettivo (egiziano, marocchino, tunisino etc) è quella che determina il tuo “sgomento” e quello di migliaia, forse milioni di altri lettori e spettatori. Ma è questa la realtà? Io credo che questa sia solo una pallida immagine, per giunta distorta, della realtà.
Ho diverse risposte da proporti. Una è di carattere pratico. Noi possiamo anche non “prenderci carico” di quelli che arrivano. Possiamo anche, per esempio, lasciarne annegare a migliaia. Ma pensi davvero che li fermeremo? Io penso che quello che sta già accadendo si moltiplicherà per dieci , e per cento, e poi per mille. E’ facile prevederlo. Siamo stati noi occidentali, la nostra economia, perfino la nostra ricchezza, a creare il problema. Ora non sappiamo come fermarlo, ma se tu promuovi il libero movimento dei capitali, allora devi mettere in conto che anche gli uomini in carne ed ossa cominceranno a muoversi. Ci mettono solo un po’ più di tempo, perché sono di carne ed ossa e non sono dei bit di computer, ma si muovono e verranno dove c’è lavoro, dove si mangia e si beve acqua pulita, dove si vive (per ora) come loro sognano di vivere guardando le nostre televisioni sui loro telefonini, che noi gli abbiamo venduto per quattro soldi.
E’ solo l’inizio di un processo immenso. Niente da fare. Fermarlo non sarà possibile. E loro non sono preparati ad affrontare la vita qui da noi. Si portano dietro la loro storia. E nemmeno noi siamo preparati a stare fianco a fianco alla loro storia, la loro religione, le loro abitudini.
Non lo sono nemmeno i nostri leader, in gran parte ignoranti e superbi, che non sanno guardare dieci metri e un anno in avanti. Fossimo stati tutti, loro e noi, più intelligenti, e più lungimiranti, ci saremmo preparati ad accoglierli (visto che ne abbiamo bisogno).
Il problema è grande, ne sono perfettamente consapevole. Ma non può essere risolto che con un programma di vasto respiro, che richiede tempo, soldi (tanti) e cultura. A cominciare dalla nostra, che è ai minimi livelli. Pensare di risolverlo con misure repressive è una assoluta illusione. E bisognerebbe che i giornali e i giornalisti non contribuissero ad attizzare odi e inimicizie: ce n’è già abbastanza. Ovvio che i primi che arrivano siano i più spregiudicati e perfino violenti. E sono i nostri criminali che, spesso fanno loro scuola. Si ripete quello che accadde con l’emigrazione europea in America. Ma la maggioranza di quelli che arrivano, la stragrande maggioranza, è fatta di disperati che vogliono solo vivere meglio, o semplicemente vivere. E’ difficile, per loro e per noi. Ma noi abbiamo un vantaggio: siamo più ricchi e anche più prepotenti di loro. Sarebbe già un grande passo avanti se facessimo la nostra parte per accoglierli meglio, e per condividere con loro una microscopica parte di quello che abbiamo. Alla lunga, con un po’ di pazienza, con la giusta severità delle leggi, con una goccia di solidarietà (parola ormai sconosciuta dalle nostre parti) , vivremmo meglio noi, e anche loro.
Giulietto Chiesa
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4.04.2015