CHRISTIAN RAIMO
Nazione indiana
Succede che l’Italia, come dicono i manifesti elettorali, sta cambiando, è vero. Se come cerca di illustrare la famosa teoria di Girard sul meccanismo vittimario, una società si costruisce su un modello di persecuzione, è vero che la nostra società sta cambiando. Emergono nuovi capri espiatori, emergono nuove categorie di vittime, emerge un nuovo bisogno di regole fondanti. L’altro giorno per dire ero in metropolitana a Roma e un’inedita security si è avvicinata un po’ minacciosa a un vecchio suonatore di fisarmonica e l’ha invitato a smettere e a scendere. Nuove e precise regole, ho pensato.
Ma l’altro giorno, tanto per essere chiari, era lo stesso della notizia che ha campeggiato in testa al sito di repubblica.it per almeno mezza giornata: quella di Friedrich Vernarelli, pilota ubriaco che aveva investito due donne irlandesi, era scappato, ed era soltanto agli arresti domiciliari.
Non si trattava di un incidente tremendo, tragico, individuale, sulla cui dinamica non c’era nulla da accertare – questo chiariva subito in modo esplicito ed implicito il posto d’onore su repubblica.it (sempre nello stesso giorno per cui, giusto per dire, il governo cinese massacrava un centinaio di persone e dichiarava guerra culturale al Tibet). Ma era, quest’episodio, la pietra angolare su cui rielaborare la nostra coesione sociale; se – citiamo testualmente Il capro espiatorio – “i persecutori finiscono sempre per convincersi che un piccolo numero di individui, persino uno solo, possa rendersi estremamente nocivo all’intero corpo sociale”. Per cui, determinato in un lampo l’individuo estremamente nocivo e concessagli la prima pagina, si è continuato un passo alla volta.
1) Il padre di Vernarelli, è venuto subito fuori, era un ex-dipendente della polizia municipale, ed ex-presidente del diciassettesimo municipio. Leggi: non è la generazione degli adulti, anzi, che ha educato male questo figlio. Non ci può essere una spiegazione famigliare. Il ragazzo è cresciuto in un ambiente sanissimo. “Mio figlio”, dice il padre – “è un classico bamboccione che sta a casa in famiglia, quello che esce una volta ogni morte di Papa… Coincidenza è uscito proprio ieri da qualche parte con qualcuno, non lo so…”. Anche il padre non si lamenta della gogna mediatica, non dice: È una tragedia anche per noi, non dice Pagherà quello che deve pagare però lasciateci in pace. No, accetta subito l’affiliazione alla parte sana della società e, pensando di salvarlo (”È un bamboccione”), scarica il figlio, privandolo di una capacità di fare il bene e il male e quindi di una responsabilità sociale.
2) In neanche un’ora è comparso a corredo del notizione da prima pagina un video ripreso da myspace in cui c’è Vernarelli che fa il coglione al volante della sua macchina (faccette, mossette di danza… vabbé l’avete visto). Non si capisce perché questo video – del 2006 – vada ripreso e ritrasmesso, fatto sta che finisce nei titoli dei telegiornali. Come accade ormai per qualsiasi arrestato sotto i quarant’anni per cui il profilo psicologico viene subito apparecchiato facendo un copia e incolla di qualche foto in maschera e di qualche filmato da ubriaco in campeggio. In un meccanismo di interpretazione ancora più semplificato e immediato di quello che Michel Foucault mette in luce rispetto all’uso dei diari in Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello…
In un niente, Vernarelli – sulla cui colpevolezza, flagrante appunto, non c’era mai stato il minimo dubbio – diventa l’esempio perfetto di questa nuova categoria di capri espiatori che si profila all’orizzonte della nuova Italia: i piloti ubriachi. Masse di rumeni senza patente o giovani cazzari che stanno minando dall’interno il nostro equilibrio sociale: una vera emergenza. Perfetta – in quanto razzista in modo selettivo (rumeni e non africani, per capirci) e anagrafica (i bamboccioni irresponsabili) – per il bisogno di regole del modello sociale di centro-sinistra. Perfetta quanto lo era per la destra l’emergenza di qualche anno fa dei rapinatori di case, razzista a tutto campo. 3) L’ultimo passaggio lo fa Vernarelli stesso che – introiettato il meccanismo vittimario sociale – decide di incarnarlo, e immolarsi, e dice: “Arrestatemi, arrestatemi subito”. E uno si chiede: perché? È una presa di responsabilità? Non si direbbe. C’è pericolo che in preda a un nuovo raptus, si ubriachi, si rimetta al volante e falcidii altra gente? No, però, anche Friedrich stesso ormai si è reso conto che solo autoespellendosi dal corpo sociale, potrà salvare quello straccio di senso comune, di coesione civile che tiene unita questa società.
Postilla: con tutto questo non si vuole dire che quello del grosso numero degli incidenti stradali, del consumo di alcol, del risarcimento delle vittime della strada, non sia un problema. Siamo giovani, ma – mi spiace – non tutti cazzari.
Christain Raimo
Fonte:www.nazioneindiana.com
Link:http://www.nazioneindiana.com/2008/03/26/succede-che-litalia/#more-5581
26.03.08
(pubblicato su Liberazione, 25-3-2008)