DI H.S.
Comedonchisciotte
Questura di Milano , via Fatebenefratelli 17 maggio 1973 : è in corso la cerimonia di commemorazione per l’anniversario della morte del commissario Calabresi nel corso della quale viene scoperto un busto in suo onore. Un misterioso individuo si lancia fra la folla e getta una bomba a mano causando la morte di quattro persone e ferendone altre 46. Sembra un gesto di follia… L’attentatore , tale Gianfranco Bertoli , afferma di essere un anarchico individualista , stirneriano e di aver vendicato , con quel folle gesto , la morte dell’anarchico Pinelli , precipitato da una finestra della Questura il 15 dicembre del 1969 , dopo che , su di lui , si erano verosimilmente appuntati i sospetti per la strage di piazza Fontana verificatasi tre giorni prima. Manterrà questa versione fino alla sua morte e , sostanzialmente l’autorità giudiziaria gli darà ragione. Tuttavia parecchie cose non quadrano su questo personaggio a partire dalla sua biografia. A un attenta disamina dei fatti il Bertoli è assimilabile alle non poche figure ambigue del terrorismo degli anni Settanta a cavallo fra la provocazione e la sovversione. Il dato certo ed inconfutabile è che egli è stato informatore del SIFAR fra il 1954 ed il 1960 e del SID con il nome in codice di “Negro” – sostanzialmente il SIFAR con diverso nome – dal 1966 fino all’attentato. Già questo dovrebbe togliere dubbi sulla reale adesione all’ideologia “anarchica” da parte di Bertoli.
Negli anni Cinquanta , oltre ad aver fatto l’attacchino per l’organizzazione filoatlantica e anticomunista di Sogno Pace e Libertà , legata a doppio filo alle strutture della NATO , si iscrisse al PCI sul quale passava le informazioni al controspionaggio di Padova. Sembra che negli stessi anni si ingegnò di procurare le armi per il Fronte Anticomunista Italiano, una delle formazioni clandestine paramilitari di matrice neofasciste utilizzate nella lotta al comunismo. In effetti pare che Bertoli sia piuttosto orientato verso l’estrema destra. Tra le sue frequentazioni alcuni personaggi legati all’organizzazione paramilitare atlantica denominata Rosa dei Venti stabiliti nei primi anni Settanta. In aggiunta da un elenco dei soggetti reclutabili dalla struttura GLADIO della rete STAY BEHIND risulta il nominativo “Gianfranco Bertoli”. Quando venne alla luce la documentazione relativa alla GLADIO i vertici dei servizi segreti italiani si giustificarono affermando che si trattava di un omonimo , ma non venne specificato alcun particolare a questo riguardo. Il dubbio permane…
A questo punto dovrebbe essere quantomeno chiaro con quale o quali intenti venisse utilizzato tale soggetto. Sia quel che sia , in effetti il Bertoli entrò in contatto con il circolo anarchico del Ponte della Ghisolfa , quello di Pinelli. Su richiesta degli anarchici Bertoli venne ospitato da un medico anarchico Rolando Bevilacqua. Anche questa figura è piuttosto complessa ed interessante.
Il medico dopo aver fatto la Resistenza collaborando con l’OSS , il servizio segreto americano da cui sarebbe nata la CIA. Successivamente , dopo la guerra , venne contattato dagli americani per entrare in un fronte anticomunista armato , il Servizio volontari ordine. Al contempo , agli albori dello Stato di Israele , entrò a far parte di un servizio segreto israeliano , il MOSSAD o lo Shin Bet.
Tra le missioni affidategli dagli israeliani , quella di investigare sul conto di Carlo Fumagalli , ex partigiano “bianco” e uomo di fiducia degli americani da cui aveva ricevuto la Bronze Star , ma che , durante il conflitto , si era dedicato con la formazione partigiana dei Gufi a taglieggiare gli ebrei che si rifugiavano in Svizzera. Alle collaborazioni con gli americani e con gli israeliani si aggiungerà più avanti quella con il SID italiano per conto del quale tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta si infiltrerà negli ambienti anarchici milanesi.
In seguito Bertoli riuscì ad espatriare in Svizzera e poi a rifugiarsi in Israele con un passaporto intestato al militante marxista leninista Massimo Magri. Ad aiutare Bertoli nella fuga sarebbe stato un altro curioso personaggio , naturalmente anarchico , tale Aldo Bonomi , oggi noto ai più per essere un sociologo e per aver partecipato più volte alla trasmissione televisiva dell’emittente La 7 “L’infedele” condotta da Gad Lerner. Ai tempi dell’attentato alla Questura e della “strategia della tensione” Bonomi era collaboratore della rivista filobrigatista “Controinformazione” e , per questo motivo , sarebbe entrato in un’inchiesta giudiziaria sulle BR. Certamente il comportamento del sociologo era sospetto : come ebbe a dire lo stesso Bevilacqua a volte si professava anarchico ed altre volte marxista leninista Il suo comportamento era ambiguo… In vari ambienti si è sospettato che potesse essere una spia o del MOSSAD o del SID , oppure un confidente della polizia.
Dall’archivio della controinformazione della formazione di estrema sinistra Avanguardia Operaia si evince quanto fossero stati forti i sospetti nei riguardi di Bonomi.
Quel che è certo , considerata la natura equivoca , ambigua e “doppia” fra tutti questi personaggi in rapporto fra loro , è difficile ricondurre la strage della Questura ad un atto simbolico e genuinamente anarchico. Perfino il commissario Calabresi , della Squadra Politica della Questura di Milano , aveva aperto un fascicolo , un dossier su Gianfranco Bertoli rimasto quasi vuoto. Tale dossier venne aperto qualche giorno prima dell’espatrio dell’”anarchico veneziano”. Si può supporre che il commissario continuasse ad indagare sulla strage di piazza Fontana e sulla “strategia della tensione” e che coltivando a fondo la cosiddetta “pista anarchica” si fosse indirizzato sui manovratori che , con ogni probabilità , si fregiavano di tutt’altra matrice ideologico politica. Secondo la vedova Calabresi , il marito era convinto che i manovratori della “strategia della tensione” fossero collocati a destra. D’altronde è certo come gli ambienti anarchici fossero infiltrati ed inquinati da spie dei servizi segreti , confidenti della polizia e militanti di estrema destra come ,. appunto , aveva dimostrato la vicenda del gruppo anarchico 22 Marzo entrato nell’inchiesta sulla strage di piazza Fontana. Verrebbe da chiedersi se tutto ciò ha veramente a che fare con l’assassinio del commissario Calabresi.
Per due anni viene ospitato in un kibbutz dove divise una stanza con un estremista di destra francese , tale Jacques Jemmi. Su questi anni di “esilio” è buio fitto su quel che ha fatto Bertoli e ciò induce a pensare , considerati i contatti dell’”anarchico” , che fosse stato protetto dal servizio segreto israeliano , il MOSSAD. Il comportamento di Bertoli è assimilabile a quello di un “agente in sonno” pronto a essere “scongelato” per l’occasione. Al ritorno come all’andata , nel maggio del 1973 , fece scalo a Marsiglia , la città rivierasca francese nota per essere un centro di anarchici ma anche di movimenti di estrema destra. Si pensa , infatti , a rapporti del Bertoli con l’organizzazione di estrema destra francese “La Catena”. E , di ritorno in Italia , iniziò un’altra storia…
Agli inizi degli anni Novanta il giudice Guido Salvini di Milano avviò una nuova inchiesta sulla strage di piazza Fontana mantenendo come punto fermo la matrice “nera” dell’attentato. La svolta delle indagini si verificò quando venne arrestato un oscuro ex militante di Ordine Nuovo latitante a Santo Domingo. Il suo nome era Carlo Digilio. L’ex ordinovista cominciò presto a collaborare e ammise di essere un esperto di armi e di esplosivo e di aver confezionato la bomba che aveva provocato la strage nella Banca dell’Agricoltura. Le rivelazioni più eclatanti riguardavano però il disvelamento di una rete spionistica ed informativa al servizio dei militari americani e che faceva capo al comando FTASE della base NATO di Verona ed era costituita da nazifascisti ed ex repubblichini. Secondo Digilio la rete sarebbe stata comandata e coordinata prima , dal 1965 al 1974 , dal capitano David Carrett della Marina USA e , successivamente , dal capitano Teddy Richards. Un dato di un certo interesse è costituito dal fatto che le tracce di alcuni dei personaggi coinvolti nell’inchiesta padovana sull’organizzazione filogolpista e atlantica della Rosa dei Venti portavano proprio alla base NATO di Verona. E penso al colonnello Amos Spiazzi come al generale Nardella , già a capo dell’Ufficio guerra psicologica pressi il comando NATO di Verona. Dalle rivelazioni del sedicente “gladiatore” e rosaventista Roberto Cavallaro , militante e sindacalista di destra , la Rosa dei Venti non era altro che uno dei gruppi terroristici ed estremistici utilizzati dalla cosiddetta organizzazione X , vero cervello delle loro azioni. La descrizione che ne fa il sindacalista è molto rispondente alla GLADIO e alla rete STAY BEHIND. L’organizzazione X , quindi , almeno nei primi anni Settanta , si sarebbe servita di gruppi di estrema destra ma anche di quelli di estrema sinistra per alimentare il caos , il disordine e la violenza allo scopo di promuovere un colpo di Stato o , meglio , “dello Stato”. Tornando , invece , alla rete informativa che faceva capo alla FTASE essa venne quasi a coincidere e a confondersi con le cellule ordinoviste venete e friulane , quelle dalle caratteristiche più smaccatamente terroristiche e paramilitari. Lo stesso capo e fondatore di Ordine Nuovo , successivamente segretario dell’MSI per due brevi periodi , Pino Rauti ha praticamente ammesso come almeno Ordine Nuovo in Veneto avesse strette connessioni “atlantiche” con la base NATO di Verona. Fra gli altri ordinovisti inseriti nella rete , oltre al Digilio , anche Marcello Soffiati. Ordine Nuovo del Veneto era il ricettacolo dei neofascisti veneziani , padovani , mestrini , ecc… più duri ed aveva nel medico Carolo Maria Maggi la guida ideologica. Digilio punterà il dito sulle cellule ordinoviste venete non solo per quel che riguarda la strage di Piazza Fontana , ma anche per quelle della Questura di Milano (1973) e di piazza della Loggia a Brescia (1974) in ciò confortato dalle rivelazioni convergenti di altri “pentiti” provenienti da quell’ambiente ordinovista come Martino Siciliano e Vincenzo Vinciguerra. Sorgeranno problemi allorché Digilio verrà colpito da ictus e dovrà sostenere un notevole sforzo per mettere in ordine le date. Alfine la Corte d’Assise d’Appello non verrà convinta e , sia per il processo della strage di Piazza Fontana , sia per quello della Questura di Milano , gli imputati verranno assolti , riconoscendo però come fatto incontrovertibile nel primo caso che la strage fu di marca neofascista e che Freda e Ventura , non più processabili , vi erano coinvolti.
Ma Ordine Nuovo del Veneto come entra nella vicenda Bertoli e nella strage della Questura di Milano ? Secondo Digilio l’organizzazione neofascista voleva colpire il Ministro degli Interni , il democristiano Mariano Rumor presente alla cerimonia. Il “pentito” nero e agente degli americani farà i nomi di Maggi , Soffiati , Minetto , Neami e del mercenario Boffelli. Inizialmente avrebbe l’attentato mirato avrebbe dovuto essere realizzato dall’ordinovista Vinciguerra , un nazifascista duro e convinto che , reo confesso per la strage di Peteano , confermerà sostanzialmente la versione di Digilio. Vinciguerra , poco convinto dal progetto , rifiuterà e Maggi deciderà di far ricorso a una persona non direttamente riconducibile ad Ordine Nuovo , ovverosia il sedicente anarchico Gianfranco Bertoli , il quale verrà portato in un appartamento sito in via Stella a Verona per essere istruito all’azione. L’attentato fallirà , attardandosi , il Bertoli , consentirà al Ministro di allontanarsi , ma , ugualmente , lancerà la bomba nella folla. Fino alla fine dei suoi giorni Bertoli ripeterà di aver agito da solo come anarchico individualista e non citerà mai i personaggi dell’ambiente di Ordine Nuovo del Veneto.
Il fatto rilevante è che l’anarchico individualista Bertoli emerge non solo come punto di congiunzione fra l’estrema sinistra (gli anarchici) e la destra neofascista , ma anche fra una rete spionistica legata ai militari americani ben inserita in Ordine Nuovo e gli agenti del MOSSAD e sionisti infiltrati fra gli anarchici. Chiediamoci , allora , se si possono ipotizzare forme di collaborazione fra questi soggetti. E ancora… Perché Ordine Nuovo voleva uccidere il Ministro degli Interni Rumor ? Qual è il rapporto fra la strage di piazza Fontana e quella della Questura di Milano ? In che modo Moro si inserì in queste vicende ? Prima , però , tentiamo di illustrare la genesi , la storia e le caratteristiche dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo…
Ordine Nuovo nasce nel 1956 come risultato di una scissione a destra del partito della destra italiana MSI ancora , con forti nervature neofasciste , in aperta polemica con la linea “parlamentarista” di quest’ultimo. Inizialmente assume la denominazione di Centro Studi Ordine Nuovo e , successivamente , nel 1970 di Movimento Politico Ordine Nuovo. Proprio alla vigilia della strage di piazza Fontana , qualche settimana prima , quasi in concomitanza con l’elezione a nuovo segretario dell’MSI di Giorgio Almirante , reduce della Repubblica Sociale di Salò , una parte dei militanti ordinovisti seguirà il leader Pino Rauti rientrando nella casa madre missina , mentre gli altri rimarranno irriducibili al fianco di Clemente Graziani. Nel 1973 Ordine Nuovo verrà sciolto per ricostituzione del partito fascista e si disperderà in mille rivoli. Alcuni entreranno in clandestinità dando vita , ad esempio , ad “Ordine Nero” , sigla con cui saranno rivendicati alcuni attentati. Più che neofascista , verrebbe da precisare , Ordine Nuovo era un’organizzazione dai tratti apertamente neonazisti Prendiamo i contenuti di una lettera del direttivo di ON datata 3 giugno 1970 in cui sui dettagli di una serie di seminari organizzati nell’estate di quell’anno :
I Lezione : La Terza Guerra Mondiale è già cominciata ;
II lezione : Teoria della guerra rivoluzionaria – Aspetti tecnici della guerra rivoluzionaria – La guerra rivoluzionari nelle nazioni ad alto sviluppo industriale ;
IV lezione : Identicità ideologica ed esistenziale tra la concezione neocapitalista occidentale e quella marxista – leninista ;
VII lezione : Organizzazione di un gruppo operativo rivoluzionario ;
X lezione : Tecniche dell’organizzazione dei gruppi di autodifesa ;
XIII lezione : Strategia e tattica della lotta nelle università e nelle scuole.
Le letture consigliate per il corso erano “Tecniche della guerra rivoluzionaria” di Guido Giannettini e “Mein Kampf” di Adolf Hitler. A togliere i dubbi sulla matrice contribuiscono , poi , i questionari del corso :
– Perché sei in ON ?
– Desideri che ON imponga la dittatura al paese ? Perché ?
– Sei capace di sostenere in un’assemblea politica una tesi assolutamente impopolare ? Perché ?
– Hai rispetto dell’opinione pubblica ?
– Sei antisemita ? Perché ?
– Sai dimostrare che gli uomini non sono uguali ? Come ?
– Ti ritieni vincolato dalla moralità comune ? Perché ?
Oltre che all’ideologia nazionalsocialista , in ON è chiaramente forte il richiamo alla dottrina della “guerra rivoluzionaria” o della “guerra non ortodossa” di cui si erano fatti promotori il già più volte citato Yves Guillou alias Yves Guerin Serac e il giornalista nazifascista Guido Giannettini e che era stata messa in pratica dall’OAS e dall’Aginter Press , la centrale terroristica filoatlantica capeggiata dallo stesso Guillou – Serac. D’altronde uno dei leader e fondatori di ON , l’ex repubblichino e giornalista del quotidiano “Tempo” Pino Rauti , era stato fra i relatori di quel convegno sulla “guerra rivoluzionaria” dell’Istituto Pollio sotto l’egida del SIFAR e dello Stato Maggiore dell’Esercito , come Giannettini ; convegno che , secondo molti gettò le basi teoriche della “strategia della tensione”. Nonostante l’organizzazione neonazista si proclamasse nemica giurata sia del neocapitalismo che del marxismo è pur vero e documentato che sono documentati alcuni contatti di Rauti con l’Ambasciata USA , quasi a dimostrazione della tesi che , comunque , in clima di Guerra Fredda una scelta di campo era stata comunque fatta. Inoltre , fra contatti italiani dell’Aginter Press , oltre al Giannettini , risulta lo stesso Rauti che ebbe l’occasione di incontrare un paio di volte Guillou – Serac. Il “pentito” neofascista Vinciguerra , ordinovista che avrebbe rotto con Ordine Nuovo per passare ad Avanguardia Nazionale , non esitò definire Rauti come un “agente della CIA”. Spiccato , poi , è il carattere paramilitare di ON come ammise Vittorio Emanuele Borsi di Parma , Capo di Stato Maggiore del Comando Designato della III Armata con sede a Padova , indicato come uno dei congiurati del “golpe bianco” di Edgardo Sogno , Luigi Cavallo e Randolfo Pacciardi. Questi la descrisse come un’organizzazione paramilitare di estrema destra , tipicamente americana , munita di armamento ed attrezzature radio con compiti informativi e di guerriglia. Queste parole fanno il paio con le dichiarazioni rese da Digilio sulla rete di intelligence dell’esercito americano inserita nell’ON del Triveneto e costituita fondamentalmente da ex repubblichini. Non solo , questi elementi ricondurrebbero a GLADIO e alla rete STAY BEHIND allestite dagli americani e dagli inglesi. Con la fine della Guerra ne scoppiò un’altra non dichiarata e dirigenti dei servizi segreti americani come Angleton pensarono bene di proteggere e reclutare gli ex fascisti e gli ex nazisti come il principe Junio Valerio Borghese per sfruttare il loro anticomunismo. I primi nuclei di “gladiatori” , oltre che da ex partigiani delle formazioni “bianche” erano costituiti dai reduci del corpo repubblichino della X MAS. Già qualche tempo prima , conflitto non ancora concluso , il futuro direttore della CIA Allen Dulles aveva trattato con il capo della rete spionistica nazista Reinhald Gehlen che creerà l’omonima rete e sarà a lungo il capo della BND , il servizio segreto della Germania Federale. Secondo alcuni Gehlen sarebbe stato per un cero periodo il vero capo della rete europea di STAY BEHIND. Tutto ciò indurrebbe a pensare che ON non fosse estranea alla STAY BEHIND , ma una conferma alle parole di Digilio sui rapporti “americani” di ON arriva da un “testimone” inatteso , Paolo Emilio Taviani , potente democristiano doroteo , più volte Ministro della Difesa e degli Interni e probabilmente fra i fondatori della GLADIO italiana. Nei suoi diari Taviani scrisse si essere convinto della pista che portava ad ON e ai “neri” circa la responsabilità per la strage di piazza Fontana e che l’esplosivo utilizzato era militare , proveniva da una base NATO in Germania ed era stato fornito da un agente del servizio segreto militare americano , la DIA più potente della stessa CIA. Si ricorderà che Digilio dichiarò agli inquirenti di aver fabbricato lui stesso la bomba utilizzata per la strage. Inoltre la rete di intelligence italoamericana che faceva capo al comando FTASE della base di Verona poteva essere benissimo parte della DIA , il servizio segreto del Pentagono. Ma andiamo avanti…
Agli inizi del giugno 1982 all’aeroporto di Fiumicino , Maria Grazia Gelli , figlia del Maestro Venerabile della loggia coperta Propaganda 2 o P2 , venne sorpresa con alcuni scottanti documenti rinvenuti nel doppio fondo della valigia ; fra questi l’ormai famosissimo Piano di Rinascita Democratica e il Memorandum sulla Situazione Politica Italiana. In quel periodo Licio Gelli era in estrema difficoltà : una gran parte degli iscritti della loggia era ormai stata resa pubblica , mentre di lì a poco il banchiere della P2 Roberto Calvi , Presidente emerito del Banco Ambrosiano e depositario d scabrosi segreti finanziari e bancari che , a quanto sembra , intendeva rendere pubblici , verrà “suicidato” sul Blackfriars bridge a Londra. Logico pensare che con quei documenti Gelli volesse ricattare e lanciare messaggi ai suoi protettori o ex alleati politici , dell’alta finanza , all’interno della massoneria oltrechè negli ambienti internazionali. Non è stata invece prestata sufficiente attenzione alle copie dell’estratto di un curioso documento : il Field Manual 30 – 31 B , il “manuale da campo” delle forze speciali militari dell’esercito USA siglato dal generale Westmoreland , Capo di Stato Maggiore delle forze armate USA durante il conflitto in Vietnam.
Sull’autenticità del documento vi sono dubbi , ma da parte americana non c’è mai stata una chiara smentita , per quale valore si possa attribuire tale diniego. La parte che interessa riguarda la menzione di azioni violente da attuare attraverso la manipolazione , l’infiltrazione e l’utilizzo dei gruppi di estrema sinistra. A tal guisa Gelli sembrerebbe voler comunicare che quanto è scritto nel Field Manual è strettamente collegato a quanto successo in Italia e alla “strategia della tensione” , ma come aveva potuto entrarne in possesso ? Dagli atti della Commissione Parlamentare d’Indagine sulla P2 risulta che , come da interrogatorio presso una caserma dei carabinieri nel 1944 , Licio Gelli era stato una spia del CIC , i Counter Intelligence Corps della V Armata americana , progenitori della DIA. Da alcune fonti mai smentite dal Venerabile sembra che fosse inserito nelle summenzionata rete Gehlen , l’organizzazione spionistica composta da ex nazisti passati agli americani già nel corso del conflitto. Se fosse vero ciò non potrebbe essere cagione di eccessivo stupore , infatti il Gelli si trovava a suo agio e si muoveva con estrema disinvoltura come “triplogiochista” fra angloamericani , repubblichini nazifascisti e partigiani comunisti. Pur aderendo alla Repubblica di Salò , per un certo periodo avrebbe condotto operazioni di spionaggio a favore degli Alleati. Quel che invece dovrebbe colpire maggiormente sono , invece , quei rapporti di antica data con i servizi segreti militari americani e ciò spiegherebbe come Gelli fosse entrato in possesso di un manuale di Covert Operations destinato , con ogni probabilità , alla DIA.
D’altronde anche la genesi della P2 potrebbe ricondurre ai servizi segreti del Pentagono : dopo aver ammesso che si trattava di un circolo dell’”oltranzismo atlantico” , qualche tempo dopo l’ex Presidente della Repubblica Cossiga affermò di sapere da fonte militare che la loggia coperta era stata costituita nella base NATO di Napoli e che era composta da militari e civil servants.
Secondo il medico militare e piduista Matteo Lex , invece , i nominativi degli aderenti alla loggia P2 erano nella disponibilità del Pentagono , il cuore militare degli USA.
Ritenendo altamente probabile lo stretto collegamento fra la P2 e la DIA americana , possiamo fare altrettanto rispetto al rapporto fra Ordine Nuovo e la DIA , acquisiti i dettagliati resoconti di Digilio sulla rete di intelligence del Comando FTASE in contatto con ON. Non può , allora , essere pure possibile che quel manuale militare nelle mani di Gelli potesse circolare anche fra gli ordinovisti ?
Non c’è riscontro circa la circolazione del Field Manual 30 – 31 B negli ambienti ordinovisti , tuttavia c’è una notevole affinità fra il manuale militare e un documento in lingua italiana attribuito ad Ordine Nuovo e rinvenuto durante la perquisizione della sede ormai smantellata dell’Aginter Press di Lisbona , la centrale al servizio di strutture NATO per le operazioni sporche. Val la pena riportarne il testo :
LA NOSTRA AZIONE POLITICA
Pensiamo che la prima parte della nostra azione politica debba essere di favorire lo stabilirsi del caos in tutte le strutture del regime. E’ necessario cominciare con il minare l’economia dello Stato per giungere a creare una confusione in tutto l’apparato legale. Questo produce una situazione di forte tensione politica , di paura nel mondo industriale , di antipatia verso il governo e tutti i partiti , a questo scopo deve essere pronto un organismo efficiente capace di radunare e ricondurre a sé tutti gli scontenti di tutte le classi sociali al fine di riunire questa vasta massa per fare la rivoluzione.
A nostro avviso la prima azione che dobbiamo scatenare è la distruzione delle strutture dello Stato , tramite l’azione dei comunisti e dei filocinesi , abbiamo d’altronde elementi infiltrati in tutti questi gruppi , seguendo l’atmosfera dell’ambiente occorrerà evidentemente che adattiamo la nostra azione (propaganda e azione di forza che sembreranno opera dei nostri avversari comunisti e pressioni sugli individui che accentrano il potere a tutti i livelli). Questo creerà un sentimento di antipatia verso coloro che minacciano la pace di ognuno e della nazione , e d’altra parte fiaccherà l’economia nazionale. A partire da questo dato di fatto dovremo rientrare in azione nel quadro dell’esercito , della magistratura , della Chiesa per agire sull’opinione pubblica e indicare una soluzione e mostrare la carenza e l’incapacità dell’apparato legale costituito , e farci apparire come i soli in grado di offrire una soluzione sociale , politica ed economica adeguata al momento. Nello stesso momento dovremo elevare un difensore dei cittadini (sic) contro la devastazione della sovversione e del terrorismo. Dunque una fase di infiltrazione , informazione e pressione dei nostri elementi sui nuclei vitali dello Stato. Il nostro elemento politico dovrà essere estremamente abile , capace di intervenire a valorizzare la propria forza , dovrà formare dei quadri e dirigenti e nello stesso tempo effettuare un’azione di propaganda massiccia e intelligente.
Questa propaganda dovrà essere una pressione psicologica sui nostri amici e i nostri nemici e dovrà creare una corrente di simpatia per il nostro organismo politico , dovrà polarizzare l’attenzione popolare alla quale saremo presentati come il solo strumento di salvezza per la nazione.
Questa propaganda dovrà inoltre attirare l’attenzione sul problema europeo e attirarci sostegni internazionali politici ed economici. Dovrà convincere l’esercito , la magistratura , la Chiesa e il mondo industriale ad agire contro la sovversione , benché la loro azione non sia determinante , avrà un peso solo la situazione.
Per condurre una tale azione al suo fine , è evidente che occorre disporre di grandi mezzi finanziari , si dovrà agire in questo senso (questo affinché il maggior numero possibile di uomini possano consacrarsi alla lotta in Italia , e per corrompere o finanziare i gruppi politici che possono esserci utili).
Poco da aggiungere su questo illuminante scorcio della nostra storia , veramente agghiacciante alla luce di quello è accaduto e accadrà in Italia. La matrice neofascista è chiara e sussiste molta affinità con il più sofisticato Piano di Rinascita Democratica della loggia P2 che ne è , probabilmente , un aggiornamento , preso atto , forse , che il vecchio fascismo mussoliniano era ormai anacronistico. Sicuramente gli estensori confidavano nell’appoggio americano e lo stesso contatto con l’Aginter Press rinvia ai rapporti d’Oltreoceano. In nome , sicuramente , del comune anticomunismo.
Viene confermata la presenza di infiltrati e provocatori nei gruppi di area marxista leninista , maoista e anarchica così come previsto dai dettami del Field Manual – ma anche dall’operazione CHAOS della CIA – e che l’estrazione ideologico politica di questi soggetti è di estrema destra.
Movimenti come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale hanno dato il loro “contributo” in questo senso.
Da ultimo una menzione và fatta per un altro ordinovista veneto che , come i vari Digilio e Soffiati , era in odore di appartenenza a strutture paramilitari occulte al servizio degli americani e della NATO. Il suo nome era Marco Morin il cui nome fu rinvenuto nello stesso elenco di soggetti “reclutabili” da GLADIO come l’omonimo dello strano “anarchico individualista” informatore dei servizi segreti italiani Bertoli , come il pacciardiano e “nazimaoista” Dantini e come il neofascista Nardi sul quale inizialmente si appuntarono i sospetti per l’assassinio del commissario Calabresi. Nel 1967 Morin venne condannato dal pretore di Verona per detenzione di armi e munizioni da guerra , tuttavia verrà scelto come perito balistico in alcuni importanti processi. In occasione dell’inchiesta sulla strage di Peteano (1972) di matrice sicuramente neofascista , Morin si ingegnò di indirizzare le indagini verso le Brigate Rosse. Non dovrebbe stupire poi scoprire che Morin era stato militante di ON come Vinciguerra reo confesso per la strage dei tre carabinieri. D’altronde gli ufficiali iscritti alla P2 si adoperarono per allentarsi dalla pista “nera” e sposare quella “rossa” prima (Lotta Continua) e “gialla” poi (la delinquenza comune). Come vedremo la strage di Peteano potrebbe avere agganci con la GLADIO e i depositi di armi della struttura denominati Nasco.
Morin , però , entra anche nell’affaire Moro : nel marzo del 1979 nell’appartamento di Giuliana Conforto sito a Roma in viale Giulio Cesare vengono arrestati gli ex brigatisti Valerio Morucci ed Adriana Faranda che , allontanatisi dalle BR probabilmente per la decisione del capo Moretti di sopprimere Moro , avevano dato vita a una loro piccola formazione armata di estrema sinistra. La Conforto era in quel periodo una militante della fazione dell’Autonomia che faceva capo alla rivista “Metropoli” ed era figlia di una spia del KGB sovietico con il vezzo , però , del doppio e triplo gioco. Sull’appartamento di viale Giulio Cesare si potrebbero versare fiumi di inchiostro tali furono i documenti e i collegamenti emersi. A noi , invece , interessa un fatto curioso : l’esperto di armi ed esplosivi , ex ordinovista e probabile “gladiatore” divenne il perito di parte dei due brigatisti per dimostrare che la mitraglietta Skorpion trovata nell’appartamento non era quella utilizzata per assassinare l’onorevole Moro come , invece , si appurò. Ma cosa poteva indurre un ex “nero”, per giunta forse filoatlantico , a prestare la sua opera in favore di due “rossi” militanti del cosiddetto Partito Armato ? La risposta potrebbe essere celata in quei segreti che entrambe le parti avevano interesse a mantenere…
Ora passiamo ai rapporti fra gli ordinovisti filoamericani e gli infiltrati del MOSSAD nell’estrema sinistra…
(continua)
H.S
Fonte: www.comedonchisciotte.org
4.08.08
VEDI ANCHE: STRANE ALLEANZE – PARTE PRIMA