DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
blogs.telegraph.co.uk
Passo dopo passo il mondo si sta muovendo verso un Gold Standard de facto, senza che ci sia stata nessuna riunione del G20 per annunciarlo e senza che nessuno abbia benedetto né l’idea né il progetto.
Nel 2012 le banche hanno aumentato le loro riserve nette di 536 tonnellate , acquistando riserve auree fresche invece delle solite quattro monete sospette: dollaro, euro, sterline e yen.Qualcuno avrà già letto che il rapporto GFMS ( 1) Gold Survey per il 2012, ha riportato che le banche centrali di tutto il mondo lo scorso anno hanno acquistato più lingotti d’oro in termini di volume che in qualsiasi altro anno da almeno mezzo secolo.
L’accordo di Washington, dove Gran Bretagna, Spagna, Olanda, Svizzera, e altri stanno vendendo, ogni anno, una parte del loro oro, sembra già il ricordo di un’altra era – la si potrebbe chiamare “l’era di Gordon Brown”.
Quello era il periodo delle illusioni, in cui gli investitori pensavano che l’euro sarebbe diventato il secondo pilastro a sostegno di un nuovo G2, accanto al dollaro. Questa speranza si è spenta: le obbligazioni in euro della banca centrale, nell’ultimo decennio, hanno perso il 26%.
Né l’euro né il dollaro possono ispirare piena fiducia, anche se per ragioni diverse. L’UEM è un costrutto disfunzionale, che governa due economie incompatibili, soggette a oscillazioni da una crisi all’altra, senza una tesoreria unificata che lo garantisca. Il dollaro poggia su una piramide di debiti e tutti sappiamo che questo debito, col tempo, continuerà a gonfiarsi – nel bene e nel male. L’unica vera differenza tra USD & € sta nei tempi di reazione.
Comprano dalle banche centrali, naturalmente, le potenze emergenti asiatiche e dei paesi del blocco delle materie prime, che ora possiedono i due terzi delle riserve in valuta estera mondo, 11 mila miliardi di USD, oltre a tutto il potenziale delle loro riserve naturali.
Non è un segreto che la Cina stia prendendo tutte le opportunità per aumentare la quota delle sue riserve auree ben al di sopra del 2% mentre la Russia mira apertamente a una quota del 10 %. Altre varianti su questo tema si stanno verificando dal Pacifico al Golfo e all’America Latina. E ora la Bundesbank ha scelto di ritirare parte del suo oro da New York e da Parigi.
Personalmente, dubito che la Buba ( Bundesbank) stia seguendo una sua agenda segreta, o sappia qualcosa che altri non conoscono. E comunque ha dovuto reagire alle forti pressioni popolari e alle sollecitazioni dei legislatori del Bundestag che hanno chiesto di riportare a casa l’oro della Germania. Ma questa non è ancora la fine della storia. Il fatto che questa pressione popolare esista – e sia ben organizzata – rispecchia la frattura che si è prodotta nella fiducia tra le maggiori democrazie ed i poteri economici. E’ un fatto politico nuovo nel sistema globale.
Mohammed El Erian, della PIMCO (2) afferma che si può verificare un effetto a catena: “In primo luogo, si potrebbe tradurre in una pressione su altri paesi per rimpatriare, anche loro, una parte delle riserve auree. Dopo tutto, se si può custodire in sicurezza il proprio oro in patria- un grande se per alcuni paesi – nessun governo vorrebbe essere visto come uno degli ultimi che ancora delegano questa attività a banche centrali estere.
Se gli sviluppi fossero limitati solo a questo problema, non ci sarebbe nessun effetto importante sul funzionamento e sul benessere dell’economia globale. Se, tuttavia, la percezione di queste crescenti diffidenze reciproche si trasformasse in tensioni multilaterali più massicce, allora il mondo dovrebbe affrontare difficoltà ancora maggiori per risolvere sia gli squilibri nei pagamenti sia per resistere alle politiche nazionali “beggar-thy-neighbor”. (3)
“Il successo più auspicabile in questo momento sarebbe che la decisione della Germania avesse il minimo impatto sul sistema. Ma se questo non accadesse e la decisione alimentasse qualche sospetto indigesto – uno scenario rischioso, piuttosto che un punto di partenza – la botta che dovrebbe subire la politica della cooperazione multilaterale, metterebbe in mezzo ai guai quasi tutti.
Come si legge sul precedente articolo di martedì, Jim Sinclair, che commercia oro da sempre, pensa che questo sia un terremoto e lo confronta con la decisione di Charles de Gaulle di ritirare l’oro francese da New York alla fine del 1960 – mossa che avvenne prima del crollo del sistema di Bretton Woods, tre anni dopo, quando Nixon sospese la convertibilità dell’oro.
Sinclair prevede che l’azione della Bundesbank suonerà come una campana a morto per il potere del dollaro. Io non so dove porti questo ragionamento. Il cambio delle valute era fisso al tempo di de Gaulle. Oggi galleggiano all’interno di un sistema di cambio fisso nell’EMU – ad es. : tra Germania e Spagna – ma si sta affacciando una (vecchia) dinamica che ripropone un Gold Standard con tutta la sua potenza distruttiva, e con il rischio di spaccature improvvise che restano sempre presenti. Il sistema globale è flessibile, si piega alle pressioni.
La mia ipotesi è che se ci sarà un nuovo Gold Standard, ma sarà sui generis, e sarà migliorato. Lasciamo che l’oro prenda il suo posto come terza valuta di riserva, un capitale che non può essere svalutato e che serva a frenare l’impatto delle oscillazioni delle altre valute, ma che non sia così dominante e che non impatti troppo sui destini della gente con spinte inflazionistiche (…sì, l’immissione di tanto oro sul mercato causò una alta inflazione dopo la Conquista) o deflazionistiche che possano far saltare i prezzi delle materie prime. Questo ci riporterebbe veramente al periodo della calata dei barbari.
Speriamo, non si torni a qualcosa che assomigli al sistema che si sviluppò tra le due guerre, quando il dollaro contagiò con la deflazione degli Stati Uniti tutto il mondo, a causa delle durissime misure che la FED impose nel 1928 e che mandò tutto il modo a scatafascio nel 1930.
Una terza moneta di riserva è proprio quello di cui l’America ha bisogno. Come ha sostenuto il Prof Michael Pettis dell’Università di Pechino : avere una valuta utilizzata come “moneta di riserva mondiale è un peso esorbitante” e gli Stati Uniti, ora, potrebbero farne a meno.
Il dilemma Triffin – proposto dall’economista belga Robert Triffin nel 1960 – dice che : il paese che emette la moneta di riferimento deve fare i conti con una contraddizione. Deve sostenere un deficit commerciale strutturale nel tempo per mantenere il sistema a galla, ma questo può minare la sua economia interna. Il sistema si autodistrugge.
Un Gold Standard parziale – creato dal mercato globale, e che non dipende da nessuno – è il migliore per tutti. Dispone di una riserva che ha un valore assoluto (anche se non rende), ma funziona come forza di bilanciamento pur non essendo tanto dominante da soffocare il sistema.
Meglio avere tre valute globali, una specie di treppiede, però con una gamba d’oro. Potrebbe anche essere abbastanza solido.
Ambrose Evans-Pritchard
Fonte: http://blogs.telegraph.co.uk/
Link: http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100022332/a-new-gold-standard-is-being-born/
17.01.2013
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI
Note :
- http://www.gfms.co.uk/
- http://it.wikipedia.org/wiki/PIMCO
- beggar-thy-neighbore policy : le politiche economiche che cercano di recuperare risorse a spese e danno dei paesi vicini.