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La Redazione

 

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SPOT AND SHOOT

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A cura di Davide
Il 19 Luglio 2010
95 Views

DI JOHATHAN COOK
counterpunch.org

Il nuovo “video game” israeliano. Soldatesse che uccidono tramite un telecomando

Si chiama Spot and Shoot (Identifica e Spara). Gli operatori si siedono di fronte ad un televisore così da poter controllare le azioni con un joystick stile PlayStation.

Lo scopo: uccidere i terroristi.

Chi gioca: ragazze arruolate nell’esercito israeliano.

Spot and Shoot, come viene chiamato dai militari israeliani, può sembrare un videogioco ma i personaggi che appaiono sullo schermo sono reali – palestinesi di Gaza – e possono essere uccisi premendo sul joystick.

Le soldatesse, situate più lontane in un centro operativo, hanno la responsabilità di puntare e sparare con delle mitragliatrici telecomandate installate sulle torri di controllo ogni cento metri lungo un recinto elettronico che circonda Gaza.

Tale sistema è uno dei dispositivi più recenti di “uccisione a distanza” sviluppato dalla Rafael, azienda israeliana produttrice di armi, precedentemente dipartimento di ricerca di armi israeliano e ora ditta governativa a sé stante.

Secondo Giora Katz, vicepresidente della Rafael, gli hardware militari telecomandati come Spot and Shoot guardano verso il futuro. E si aspetta che almeno entro dieci anni un terzo delle macchine usate dall’esercito israeliano per controllare terra, cielo e mare sarà senza pilota.

La richiesta di dispositivi del genere, ammette l’esercito israeliano, è dovuta in parte alla diminuzione delle quote di reclutamento e dalla popolo meno pronto a rischiare di morire in combattimento.

Oren Berebbi, il capo di questa branca tecnologica, ha dichiarato recentemente ad un giornale americano: “Stiamo tentando di spargere in tutto il campo di battaglia veicoli senza pilota… Possiamo organizzare molte più missioni senza mettere a rischio i soldati”.

Il rapido progresso tecnologico ha allarmato l’ONU, Philip Alston, il relatore speciale per le esecuzioni extragiudiziarie, il mese scorso ha avvertito che potrebbe presentarsi il pericolo di una “mentalità assassina stile PlayStation”

Tuttavia, secondo gli analisti è improbabile che Israele rifiuti questo dispositivo che è stato all’avanguardia dello sviluppo – utilizzando i territori palestinesi occupati, specialmente Gaza, come laboratori di sperimentazione.

La richiesta di sistemi di armi telecomandate è in costante crescita da parte dei regimi repressivi e dalle fiorenti industrie di difesa nazionale in tutto il mondo.

“Questi sistemi sono ancora agli albori ma hanno a disposizione un mercato vasto e in crescita”, ha affermato Shlomo Brom, generale in pensione e analista sulla sicurezza all’Istitute of National Security Studies (Istituto degli Studi per la Sicurezza Nazionale) dell’Università di Tel Aviv.

Il sistema dello Spot and Shoot – formalmente noto come Sentry Tech – ha attratto per lo più l’attenzione degli israeliani perché è utilizzato da soldatesse di 19/20 anni, rendendolo l’unica arma dell’esercito israeliano utilizzata unicamente da donne.

Le soldatesse le preferite per condurre il dispositivo di uccisione data la scarsità di reclute maschili per le unità di combattimento israeliane. Le ragazze possono effettuare le missioni senza sfaldare il tabù sociale di mettere a repentaglio le proprie vite, ha asserito il Signor Brom.

Le donne dovrebbero identificare qualsiasi individuo sospetto che si avvicina al recinto che circonda Gaza e, se autorizzata da un ufficiale, possono ucciderlo utilizzando il joystick.

L’esercito israeliano, che ha intenzione di introdurre questa tecnologia lungo le altre linee di confronto israeliane, si rifiuta di dichiarare quanti palestinesi siano stati uccisi dai fucili telecomandati a Gaza. Secondo i media israeliani, tuttavia, si parla di varie dozzine.

Il sistema è stato introdotto due anni fa al fine di sorvegliare, ma gli operatori sono stati in grado di aprire il fuoco soltanto più recentemente. L’esercito ha ammesso di usare Sentry Tech a Dicembre per uccidere almeno due palestinesi che si trovavano a diversi centinaia di metri dentro il recinto.

Haaretz, a cui è stato consentito un accesso straordinario alla stanza di controllo del Sentry Tech, ha riportato la testimonianza di un soldato, Ben Karen, 20 anni: “È molto allettante che sia io a farlo. Non tutti vogliono questo incarico. Non è cosa da poco occuparsi di un joystick come quello di una Sony PlayStation e uccidere, ma ultimamente è per difendersi”.

I sensori sonori sulle torri indicano che le donne sentono lo sparo appena il bersaglio viene ucciso. Non c’è stata una sola donna, riporta Haaretz, incapace di sparare a quello che l’esercito chiama “palestinese incriminato”.

Il militare israeliano, che obbliga a rispettare la cosiddetta “zona tampone” – ovvero una terra vergine di nessuno – dentro la recinzione che si estende fino a 300 metri della piccola enclave, è stato profondamente criticato per aver aperto il fuoco sui civili all’interno di quella zona serrata.

Ad Aprile in alcuni incidenti separati, un manifestante palestinese di 21 anni è stato ucciso e un’ attivista maltese solidale è rimasta ferita dopo aver preso parte a delle proteste volte a piantare una bandiera palestinese nella zona di sicurezza. La donna maltese, Bianca Zammit, stava registrando un video quando è stata colpita.

Non è chiaro in che modo Spot and Shoot sia stato utilizzato contro questi manifestanti.

L’esercito israeliano sostiene che Sentry Tech sia “rivoluzionario”. E ciò renderà il suo potenziale di mercato più grande se gli altri eserciti cercheranno nella tecnologia dell’ “uccisione a distanza” un fattore di innovazione.

È stato riferito che Rafael svilupperà una versione del Sentry Tech in grado di lanciare dei missili guidati a lungo raggio.

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Un altro tipo di hardware sviluppato recentemente per l’esercito israeliano è il Guardium (nella foto), una macchina-robot blindata che può sorvegliare il territorio a più di 80 km orari, percorrere le città, tendere imboscate e sparare ai bersagli. Adesso sorveglia i confini israeliani con Gaza e il Libano.

I suoi sviluppatori israeliani, G-Nius, lo hanno definito il primo “soldato robot” del mondo. Assomiglia alla versione di un “robot-blindato” immaginario di prima generazione utilizzato dai soldati del famoso film di fantascienza Avatar.

Rafael ha prodotto la prima motovedetta senza pilota, la “Protector”, che è stata venduta alla marina di Singapore e lanciata copiosamente negli U.S.A. Un ufficiale della Rafael, Patrick Bar-Avi, ha dichiarato al quotidiano di affari Globes: “Le marine militari di tutto il mondo stanno cominciando adesso ad esaminare i possibili utilizzi di un veicolo del genere e le possibilità sono infinite”.

Ma Israele è più nota per il suo ruolo nello sviluppo di “veicoli aerei senza pilota” – divenuti noti come drone. Originariamente concepiti per spiare, per prima usati da Israele nel sud del Libano all’inizio degli anni 80, oggi vengono utilizzati sempre più per esecuzioni non-giudiziarie da centinaia di metri dall’alto.

A Febbraio Israele ha ufficialmente svelato il drone Heron TP lungo 14 metri, il più grande in assoluto. Capace di volare da Israele all’Iran e di trasportare più di una tonnellata di armi, l’Heron è stato testato da Israele a Gaza durante l’Operation Cast Lead nell’inverno 2008, quando 1,400 palestinesi furono uccisi.

Più di 40 paesi adesso operano con i drone, molti dei quali costruiti in Israele, sebbene fino ad ora soltanto l’esercito israeliano e quello statunitense li abbiano impiegati come macchine di uccisione telecomandate. I drone israeliani vengono adoperati largamente in Afghanistan.

Dei drone più piccoli sono stati venduti agli esercito tedesco, australiano, francese, russo, indiano e canadese. Il Brasile dovrebbe impiegare i drone per provvedere alla sicurezza dei Mondiali del 2014 e anche i governi di Panama e di El Salvador li richiedono, apparentemente per gestire le operazioni dei medicinali da banco.

Malgrado la crisi diplomatica con Ankara, è stato riferito il mese scorso che Israele ha concluso un contratto in cui si impegna a vendere una flotta di 10 Herons all’esercito turco per 185 milioni di dollari.

Jonathan Cook scrittore e giornalista di Nazareth, Israele. Il suo ultimi lavori sono Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East (Pluto Press) [Israele e lo scontro delle civilità: Iraq, Iran e il piano per ricreare il Medio Oriente, ndt] e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair (Zed Books) [La Palestina che scompare: Gli esperimenti di Israele nella disperazione umana, ndt].

Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/cook07132010.html
13.’07.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di NINO VITALE

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