SOLO IL 12% DELLE VITTIME DEGLI ATTACCHI DEI DRONI USA IN PAKISTAN PUO’ ESSERE IDENTIFICATA COME TERRORISTI
DI MADELINE GRANT
Secondo un rapporto del Bureau of Investigative Journalism, una organizzazione di stampa indipendente, presso la città universitaria di Londra, solo il 12% delle vittime degli attacchi di droni USA in Pakistan può essere identificata come militante. Nel documento, pubblicato giovedì scorso, si rileva anche che meno del 4% di coloro che sono stati uccisi sono stati identificati come membri di al Qaeda.
Il documento dice che delle 2.379 vittime ufficiali di attacchi droni avvenuti tra giugno e ottobre 2014, solo 704 sono state identificate e tra queste solo 295 sembrano avere caratteristiche per farle definire affiliate a un qualche genere di gruppo armato.
Secondo il rapporto sono stati rilevati “certi dettagli concordanti” sufficienti per riconoscere le vittime definite “militanti”, mentre più di un terzo delle vittime non sembra aver avuto nessun incarico all’interno di una organizzazione militante, e quasi il 30% non era assolutamente riconducibile a nessun gruppo specifico.
Solo 84 di quelli definiti militanti potrebbero essere identificati come membri di al Qaeda, meno del 4%, quindi, del numero totale delle persone uccise.
Le conclusioni del Bureau sembrano contraddire le affermazioni fatte da John Kerry, il Segretario di Stato americano, che l’anno scorso sosteneva invece che gli attacchi dei droni americani sarebbero stati tutti mirati su “bersagli terroristici sicuri ed al più alto livello“.
Il bollettino è un estratto di uno studio del Bureau “Naming the Dead- Diamo un nome ai morti”, un progetto che mira a raccogliere i nomi e altri dettagli delle persone uccise dai droni della CIA in Pakistan. Nel mese di ottobre di quest’anno si è arrivati ad un numero totale di 400 attacchi di droni, dal primo che sappiamo sia avvenuto nel 2004.
Secondo il sito web del Bureau “i nomi dei morti sono stati raccolti dopo una ricerca durata un anno sia all’interno che all’esterno del Pakistan, indagando e verificando una quantità di fonti, inclusi documenti governativi pakistani aperti al Bureau e centinaia di altre relazioni scritte in inglese, pashtun e Urdu. “
Le ricerche del Bureau hanno trovato evidenza di due sole donne identificate come vittime degli attacchi durante l’intero periodo, benché facendo riferimento ad altri rapporti si parli di almeno 50 donne che potrebbero essere tra le 2.379 vittime registrate.
Jack Serle, uno dei relatori della ricerca, ha detto che il relativamente basso di donne rilevato potrebbe essere un indicatore di un basso numero di vittime civili. Comunque, ha aggiunto che questa discrepanza potrebbe anche essere spiegata dai differenti ruoli che gioca la separazione dei sessi nella società pakistana.
In Warizistan, la regione del paese più colpita dagli attacchi dei droni, gli uomini e le donne vivono rigorosamente separati. Secondo le regole del “purdah”, la pratica della clausura femminile è prevalente in Pakistan, dove le donne devono essere sempre velate nei luoghi misti e spesso vivono anche in camere della casa isolate, per evitare di entrare in contatto con visitatori di sesso maschile.
Serle ha detto che quando avvengono attacchi dei droni che hanno come bersaglio una particolare comunità, “norme sociali e culturali impongono che le donne debbano restare chiuse in casa e non esporsi mai alla vista uscendo fuori, nei campi“.
Ha anche parlato di un incidente avvenuto a ottobre del 2006 quando un bombardamento distrusse una madrassa e uccise 69 ragazzi ( tutti maschi), questo può dimostrare la mancanza di partecipazione femminile nella vita pubblica e di conseguenza il basso numero di decessi femminili registrato nei rapporti.
Anche se il Bureau è stato in grado di identificare solo una piccola parte delle 2379 vittime dichiarate come effetto di attacchi dei droni, Serle ha aggiunto che i risultati del rapporto dimostrano “una fondamentale mancanza di trasparenza tra quanto realmente avviene in Pakinstan e quello che viene raccontato in America”.
Ha voluto sottolineare che tra le vittime “esiste un numero enorme di persone di cui non si conosce niente e delle quali non si saprà mai niente“. Senza avere i mezzi per identificare le vittime, si è chiesto “come potremo arrivare a una qualsiasi conclusione che ci permetta di saper se la campagna dei droni sta funzionando?”
Fonte: http://www.newsweek.com
Link: http://www.newsweek.com/only-12-pakistani-drone-strike-victims-identified-militants-278080
18.10.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario
Ma se un drone russo uccidesse qualcuno in qualche parte del mondo si definirebbe ciò un atto di guerra?
La cosa terribile è che questo articolo appare su NEWSWEEK, cioè un settimanale che va nelle edicole di tutto il mondo. Un articolo come questo dovrebbe fare scandalo perchè mostra in tutta la sua bruttezza la mentalità americana del: "Se sei un nemico adotto tutti i sistemi, anche quelli più schifosi per schiacciarti", che è la morale sulla quale è stato creato tutto l’occidente, poi. Ecco perchè non fa scandalo, perchè siamo in un mondo di mostri, essere un mostro qui da noi è normale.
Mysterium fidei
Ti ha risposto Ottavino
"[…] siamo in un mondo di mostri, essere un mostro qui da noi è normale."
Non so se sia normale essere mostri, se i mostri sono normali o se i mostri potrebbero offendersi ad essere equiparati all’unico essere vivente realmente capace d’essere ignobile, l’uomo, ma è evidente che in una società che cammina su due gambe come "elettività" e "sterilità", non possiamo che attenderci disgregazione, vizio e disumanità.
E’ una questione di spinta individuale: pensi che siano messi in gioco i fondamenti del tuo stare nel mondo e per ciò ti dedichi con ogni atto e con abnegazione al credo della distruzione della vita.
Per esempio, perchè usiamo l’automobile? Se osserviamo gli immani disastri e le tremende ricadute, che questo mezzo ha sulla vita, dovremmo farlo per ottime ragioni e con grande parsimonia. Invece è normale usare l’auto per qualsiasi ragione, anche nessuna. Anzi, chi non la usa è un alieno, uno strano, un cavaliere solitario contro mulini a vento, un anarchico controcorrente da guardare tra l’ammirazione e il sospetto. Questo invariabilmente. Pur non avendo niente contro l’automobile però osservo come sia poco compresa l’influenza che la pubblicità esercita e ha esercitato in passato nel modellare la nostra società.
Quello che dici è giusto. Da parte mia, per farla breve, direi che la società è diseducativa, perciò crea dei maleducati.