Il documento dice che delle 2.379 vittime ufficiali di attacchi droni avvenuti tra giugno e ottobre 2014, solo 704 sono state identificate e tra queste solo 295 sembrano avere caratteristiche per farle definire affiliate a un qualche genere di gruppo armato.

Secondo il rapporto sono stati rilevati “certi dettagli concordanti” sufficienti per riconoscere le vittime definite “militanti”, mentre più di un terzo delle vittime non sembra aver avuto nessun incarico all’interno di una organizzazione militante, e quasi il 30% non era assolutamente riconducibile a nessun gruppo specifico.

Solo 84 di quelli definiti militanti potrebbero essere identificati come membri di al Qaeda, meno del 4%, quindi, del numero totale delle persone uccise.

Le conclusioni del Bureau sembrano contraddire le affermazioni fatte da John Kerry, il Segretario di Stato americano, che l’anno scorso sosteneva invece che gli attacchi dei droni americani sarebbero stati tutti mirati su bersagli terroristici sicuri ed al più alto livello“.

Il bollettino è un estratto di uno studio del Bureau “Naming the Dead- Diamo un nome ai morti”, un progetto che mira a raccogliere i nomi e altri dettagli delle persone uccise dai droni della CIA in Pakistan. Nel mese di ottobre di quest’anno si è arrivati ad un numero totale di 400 attacchi di droni, dal primo che sappiamo sia avvenuto nel 2004.

Secondo il sito web del Bureau i nomi dei morti sono stati raccolti dopo una ricerca durata un anno sia all’interno che all’esterno del Pakistan, indagando e verificando una quantità di fonti, inclusi documenti governativi pakistani aperti al Bureau e centinaia di altre relazioni scritte in inglese, pashtun e Urdu.

Le ricerche del Bureau hanno trovato evidenza di due sole donne identificate come vittime degli attacchi durante l’intero periodo, benché facendo riferimento ad altri rapporti si parli di almeno 50 donne che potrebbero essere tra le 2.379 vittime registrate.

Jack Serle, uno dei relatori della ricerca, ha detto che il relativamente basso di donne rilevato potrebbe essere un indicatore di un basso numero di vittime civili. Comunque, ha aggiunto che questa discrepanza potrebbe anche essere spiegata dai differenti ruoli che gioca la separazione dei sessi nella società pakistana.

In Warizistan, la regione del paese più colpita dagli attacchi dei droni, gli uomini e le donne vivono rigorosamente separati. Secondo le regole del “purdah”, la pratica della clausura femminile è prevalente in Pakistan, dove le donne devono essere sempre velate nei luoghi misti e spesso vivono anche in camere della casa isolate, per evitare di entrare in contatto con visitatori di sesso maschile.

Serle ha detto che quando avvengono attacchi dei droni che hanno come bersaglio una particolare comunità, norme sociali e culturali impongono che le donne debbano restare chiuse in casa e non esporsi mai alla vista uscendo fuori, nei campi“.

Ha anche parlato di un incidente avvenuto a ottobre del 2006 quando un bombardamento distrusse una madrassa e uccise 69 ragazzi ( tutti maschi), questo può dimostrare la mancanza di partecipazione femminile nella vita pubblica e di conseguenza il basso numero di decessi femminili registrato nei rapporti.

Anche se il Bureau è stato in grado di identificare solo una piccola parte delle 2379 vittime dichiarate come effetto di attacchi dei droni, Serle ha aggiunto che i risultati del rapporto dimostrano una fondamentale mancanza di trasparenza tra quanto realmente avviene in Pakinstan e quello che viene raccontato in America”​​.

Ha voluto sottolineare che tra le vittime “esiste un numero enorme di persone di cui non si conosce niente e delle quali non si saprà mai niente“. Senza avere i mezzi per identificare le vittime, si è chiesto “come potremo arrivare a una qualsiasi conclusione che ci permetta di saper se la campagna dei droni sta funzionando?”

Fonte: http://www.newsweek.com

Link: http://www.newsweek.com/only-12-pakistani-drone-strike-victims-identified-militants-278080

18.10.2014