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Vetro, alluminio e rame, ma non solo. Gli smartphone sono un concentrato di componenti. Un solo dispositivo può contenere più di 60 metalli diversi, ed è proprio questa complessità a renderli “smart”. A giocare un ruolo chiave è un gruppo di elementi poco conosciuti, chiamati terre rare.
Dietro i display si nascondono piccolissime quantità di lantanio, neodimio, terbio, gadolinio e altri elementi che giocano un ruolo essenziale nella visualizzazione dei colori, nella riproduzione dei suoni o dei sistemi di vibrazione. Secondo l’American Chemical Society, un solo iPhone contiene 16 terre rare su 17, ma nel loro insieme non superano l’1% del peso del dispositivo.
A dispetto del nome, si tratta di elementi che abbondano sulla Terra, ma che sono difficili da estrarre perché si presentano mescolati tra loro e spesso contengono anche torio e uranio radioattivi. Il loro prelievo e il loro trattamento hanno un forte impatto ambientale. Inoltre, la maggiore concentrazione è in Cina, che oggi è in una posizione di predominio pressoché assoluto nella produzione e nel commercio di terre rare.
L’aumento della domanda globale di telefonini e di altri dispositivi elettronici ha accresciuto la pressione sulle riserve di questi metalli. E se la Cina ha ridotto l’export, la Groenlandia ha bloccato un maxi progetto minerario per via dei rischi ambientali connessi, mentre la NASA ha ipotizzato di andare a cercarli sulla Luna.
Una delle grandi questioni aperte è il riciclo delle componenti presenti nei dispositivi obsoleti, che sono sempre di più (basti pensare che ogni svizzero, mediamente, compra un telefonino nuovo ogni due anni). Ma il recupero oggi è ancora molto complesso e poco conveniente.
“È difficile recuperare le terre rare perché si trovano in piccolissime quantità. È un processo complicato e abbastanza costoso. Oggi non ci sono programmi standardizzati per recuperarle. Ma fortunatamente, da Swico, abbiamo un fondo di innovazione che sostiene progetti che hanno proprio questo scopo”, ci spiega Judith Bellaiche, direttrice di Swico, una delle due associazioni che in Svizzera si occupano della raccolta e dello smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici.
La strada per il recupero, dunque, è ancora lunga. Le terre rare contenute nei telefonini e in altri dispositivi elettronici vengono così triturate indistintamente assieme agli altri materiali. Ma, a differenza dei metalli preziosi – che poi vengono mandati in raffineria per il recupero -, queste vanno semplicemente perdute.
Eppure elementi come il neodimio, il terbio e il cerio sono fondamentali anche per l’industria delle auto elettriche e in generale per la tecnologia che dovrebbe accompagnare la transizione ecologica. Così come è successo per il litio, oggi chiamato anche “oro bianco”, il loro prezzo è in aumento e potrebbe crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Fonte: https://www.rsi.ch/news/oltre-la-news/Smartphone-miniera-di-terre-rare-14085004.html
Pubblicato il 26.05.2021