DI RICCARDO B.
animalstation.it
Da qualche anno a questa parte anche in Italia va crescendo la popolarità delle corse con cani da slitta, note anche come sleddog. Questo sport – se così vogliamo chiamarlo – inizia a diffondersi nella nostra penisola alla fine degli anni Ottanta, sull’onda del successo riscosso a quell’epoca dai cani di razza Siberian Husky.
Nella foto: Il musher Claudio De Ferrari sospeso dalle gare per aver maltrattato i suoi cani. L’episodio ripreso in un video amatoriale (vedi nell’articolo) durante un campionato europeo in Svizzera
Oggi questa pratica conta numerosi club, centri e scuole sparsi in tutta Italia, con gare e manifestazioni promozionali organizzate ogni anno e una federazione nazionale attiva dal 2003. Lo scorso gennaio ha visto la luce il primo Campionato italiano assoluto di sleddog.
Tra alcuni giorni a Tarvisio (Udine) si terranno i prossimi campionati europei di sleddog.
Le sleddog possono essere praticate su percorsi più brevi (6-40 Km) a ritmi molto sostenuti, oppure a tappe su tragitti più lunghi (che possono arrivare anche oltre i 1500 Km) e a ritmi più lenti ma mantenuti più a lungo [1].
Se è vero che i cani sono buoni corridori e ottimi marciatori, non si può sostenere che queste competizioni siano naturali. I cani usati in queste gare, contrariamente alle apparenze, non trovano niente di entusiasmante nel trainare pesanti slitte a ritmo di corsa o in marce esasperate della durata di diverse ore.
Ciò è in evidente contrasto con la natura dell’animale, infatti in natura un lupo – progenitore del cane – si impegna in una corsa solo in caso di necessità (per caccia o fuga) oppure per gioco, mentre le lunghe perlustrazioni per gli estesi territori di caccia consistono in lente e tranquille passeggiate. Inoltre chiunque può facilmente osservare come un cane lasciato libero viva immerso nei suoi sensi, fermandosi ripetutamente per annusare, scrutare, ascoltare, mentre nella rigida disciplina imposta nelle sleddog tutto ciò viene negato all’animale. Infine, questa attività incrementa la nascita di animali per un destino in cattività: e la vita in cattività non è affatto naturale, e ciò vale anche per il cane, benchè le abitudini umane possano lasciare apparire la sua costrizione in cattività come qualcosa di accettabile e normale.
Inoltre, a differenza di un atleta, che si dedica a lunghi e faticosi allenamenti e a gare estenuanti in quanto fortemente motivato, un cane da slitta – così come qualsiasi altro animale sfruttato in competizioni simili – non comprende il senso degli intensi sforzi fisici che è costretto a compiere. E l’essere sottoposti ad uno sforzo al limite della propria resistenza fisica senza essere sostenuti da una adeguata motivazione genera inevitabilmente stress e sofferenza psicologica. I cosiddetti premi (qualche bocconcino e qualche carezza), che dovrebbero rientrare in un normale modo di rapportarsi con un cane domestico, non sono tali da poter giustificare allenamenti così intensi e gare così stremanti.
Poiché l’esito di queste gare è determinato unicamente dalle prestazioni fisiche dei cani e non richiede nessuna abilità particolare né del musher (il pilota della slitta) né degli animali, è facile ipotizzare – così come avviene nelle corse con cavalli – il ricorso frequente a sostanze dopanti che ne incrementino le capacità fisiche: l’uso del doping viene infatti scoraggiato dagli stessi regolamenti dell’ISDRA (International Sled Dog Racing Association), che sanzionano «l’uso di qualsiasi sostanza (dagli steroidi all’aspirina) che possa influire sulle prestazioni di un cane» [2].
La somministrazione di queste droghe rappresenta per l’animale un ulteriore elemento di sofferenza psicologica, in quanto l’alterazione artificiale della fisiologia viene percepita dall’animale ma risulta incomprensibile poiché estranea alle sue sensazioni fisiologiche normali.
Oltre a tutto ciò, poiché queste competizioni richiedono l’uso di soli cani sani e giovani, è facile intuire il triste destino che spetta a quei cani che subiscono traumi fisici, che si ammalano, che invecchiano. Si consideri che un musher può possedere anche un “team” di 16 cani [3], per cui un cane non più idoneo a correre rappresenta solo una spesa supplementare.
L’Iditarod Trail Sled Dog Race è «una delle gare alla quale tutti i musher vorrebbero partecipare almeno una volta» [4]. Questa gara si svolge in Alaska, su un percorso di 1.850 chilometri [3] (come da Roma a Madrid), lungo «un territorio ostile, terribilmente ostile», come scrive con eccitazione un musher italiano [5].
Ma per i cani non c’è niente di eccitante in questo lungo tormento, tra «catene montuose frastagliate, fiumi ghiacciati, fitte foreste, tundre desolate e chilometri di costa battuti dal vento, […] temperature sotto zero, venti che coprono la vista, rischi di inondazioni, lunghe ore di buio e salite pericolose»: questo il quadro terrificante che si offre al cane, così come descritto sullo stesso sito dell’Iditarod [6].
Questa corsa estenuante per i cani dura da 10 a 17 giorni [3], benchè c’è chi è riuscito a far percorrere agli animali l’intero tragitto addirittura in meno di 9 giorni [6]. I cani devono percorrere anche fino a 200 chilometri al giorno [7], costretti ad andare avanti anche per ben sei ore prima di una sosta [8], con temperature che possono arrivare fino a 73 gradi sotto zero [9].
Anche durante le pause, i cani sono tenuti a rimanere all’aperto. In molti stati degli USA tenere un cane fuori per 10 giorni con temperature ghiacciate sarebbe considerato un reato di maltrattamento, ma le leggi dell’Alaska esentano le sleddog da queste limitazioni [10]: invece di essere considerato un reato, questo è un requisito dell’Iditarod.
I musher possono partecipare con team da 12 a 16 cani, ma poiché molti cani rimangono feriti o stremati lungo il tragitto, solo chi arriva al traguardo con almeno sei cani può dichiararsi vincitore [11]. Lungo il percorso sono previsti controlli medici per i cani, ma la maggior parte dei veterinari appartengono all’International Sled Dog Veterinary Medical Association, un’associazione che promuove le corse di sled dog, che pertanto ha tutto l’interesse a tenere nascosti gli aspetti più tetri di questa gara [12].
Secondo stime dello Sled Dog Action Coalition, almeno 142 cani sono morti nelle varie edizioni [13]. Un musher viene sospeso se il cane muore per maltrattamenti, ma non viene squalificato se «la causa di morte è dovuta a circostanza, natura del sentiero o forza al di là del controllo del musher. Questo comprende i rischi del viaggio in terre selvagge. […] La morte di un cane è un evento spiacevole, ma ci sono casi in cui ciò può essere considerato inevitabile [11].» Semplicemente, basterebbe abolire questa gara.
Riccardo B.
Fonte: www.animalstation.it
Link:http://www.animalstation.it/public/wordpress/?p=6482#more-6482
6.02.2012
Note:
1. Wikipedia, Sled dog racing.
2. ISDRA, Safety on the trail.
3. Iditarod, Learn about the Iditarod.
4. Snow Dog, Iditarod.
5. Dodo Perri, La mia Iditarod.
6. Iditarod, Champions & record holders.
7. Judi Schiller, Richard Schiller, Sled dog and musher.
8. The Seattle Time, Everything turns to mush.
9. Wikipedia, Iditarod Trail Sled Dog Race.
10. «This section does not apply to generally accepted dog mushing or pulling contests or practices or rodeos or stock contests.» [Title 11, Criminal law, Chapter 61, Offenses against public order, Article 1. Riot, disorderly conduct, and related offenses, Sec. 11.61.140: Cruelty to animals].
11. Iditarod, Officiale 2009 rules.
12. Sled Dog Action Coalition, Iditarod veterinary and dog care information.
13. Sled Dog Action Coalition, What people are saying about the Iditarod.