DI ELIAS HARFOUSH
Dar Al Hayat
Information Clearing House
Dall’inizio della rivolte in Siria
quattro mesi e mezzo or sono, la descrizione degli eventi da parte del
regime siriano e il modo in cui li ha gestiti vanno dalle ipotesi di
“cospirazione” a cui il paese è soggetto perché è uno dei pilastri
dell’“opposizione” nella regione fino ai discorsi sul bisogno
di riforme per rispondere alle richieste dei contestatori. Le promesse
per le riforme arrivarono fino ad annunciare il desiderio di una nuova
costituzione e di una legge a favore del pluralismo dei partiti, oltre
alla cancellazione dell’Articolo 8 della costituzione, che dà al
partito Baath il diritto di “guidare lo stato e la società”.
Dopo l’ultimo massacro di Hama, sembra
che questo stallo nel descrivere e nel gestire gli eventi che sono maturati
ha portato il regime siriano ad scegliere di far fronte alla cosiddetta
“cospirazione”. Tutto ciò solleva domande sulla serietà delle
promesse e dei progetti per le “riforme”, sul destino degli incontri
per il dialogo e delle riunioni consultive, e sulla capacità del regime
siriano di ritornare a una vita normale con la sua popolazione, in modo
analogo alle condizioni di solito esistenti tra governanti e governati,
senza che la sua politica sia basata solamente sull’oppressione e
sulla paura, specialmente da quando il regime ha deciso di intraprendere
la strada della soluzione securitaria.
Questa conclusione viene ulteriormente
consolidata da quello che i funzionari siriani hanno detto prima del
mese del Ramadan, ossia che crisi in Siria “se ne è andata e non
tornerà, e che il sacro mese del Ramadan sarà l’inizio della fine”,
secondo le parole del Ministro delle Sovvenzioni, Mohammad Abdel-Sater
al-Sayyed. Questo vuol dire che è stata presa una decisione ai più
alti livelli per terminare le proteste prima dell’inizio del Ramadan.
La scelta del regime sulla soluzione securitaria è ancor più rafforzata
da quello che può essere recepito dal discorso pronunciato dal Presidente
Bashar al-Assad di fronte agli uomini delle forze armate in occasione
delle “Vacanze dell’Esercito”, dove si è soffermato sulla “possibilità
di rovesciare questo nuovo capitolo della cospirazione”. Ha anche
indicato che il proposito [della cospirazione] è quello di “smantellare
la Siria per poi frantumare l’intera regione in mini-stati perennemente
in conflitto.”
Quindi c’è una cospirazione e la
Siria ne sta affrontando l’“ultimo capitolo”. Per questo, le iniziative
dell’esercito a Hama e in altre città siriane sono un processo necessario
per difendere e proteggere la nazione, secondo le dichiarazioni del
Direttore del Dipartimento Politico dell’Esercito, il generale Riad
Haddad.
Ma se le cose stanno esattamente così,
allora qual è il significato dei passi verso le riforme che il regime
si dice abbia intenzione di intraprendere? E qual è l’obbiettivo
dei progetti di legge su cui sta lavorando il governo di Adel Safar?
E le riforme possono essere offerte come dono a quelli che vengono descritti
come “cospiratori” contro il paese e a quelli che stanno realizzando
i progetti stranieri contro la Siria?
Gli impacci del governo siriano in
reazione agli eventi fin dall’inizio sono stati solamente formali,
e il loro obbiettivo era quello di dare l’impressione che il regime
avesse una natura riformista e che la “cospirazione” gli stava impedendo
di implementare i suoi progetti. Ma la verità è che il regime siriano
ha utilizzato tutte le giustificazioni per bloccare il passo per la
realizzazione di misure efficaci che avrebbero permesso una transizione
verso un regime pluralistico e verso l’espansione della libertà politica
a favore delle speranze delle opposizioni, dei liberali e degli intellettuali.
All’inizio, avevano detto che la ragione per il ritardo nelle precedenti
riforme e i fattori che hanno intralciato la buona “Primavera di Damasco”
erano dovuti a quelle “cospirazioni” che la Siria doveva subire
e alle minacce ricevute, tra cui la seconda Intifada palestinese, l’invasione
dell’Iraq e la crisi in Libano seguita all’assassinio di Rafik al-Hariri.
E ora, stanno dicendo che la Siria è il “cuore pulsante della nazione”
e che questo sta causando “un aumento nell’animosità del nemico
contro di noi” (secondo le frasi del presidente siriano). Tutto ciò
ha collocato i cittadini siriani, agli occhi dei governanti, nella posizione
di uno strumento che è l’oggetto del contendere per l’avidità
e i desideri esterni. I cittadini siriani non hanno alcun ruolo in quello
che sta accadendo sulla loro terra, a parte il ruolo di seguaci, di
persone silenti e sottomesse, o quello di semplici strumenti della realizzazione
di una “cospirazione esterna”. Il limitare lo status dei
cittadini siriani e delle loro domande legittime a queste due ultime
possibilità ci dà un’idea della considerazione e del valore del
popolo siriano agli occhi del regime al governo.
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article28739.htm
03.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE