DI MASSIMO FINI
ilgazzettino.it
Ci aveva già provato Scalfari, nel 1994, ad accostare Berlusconi a Lucio Sergio Catilina. In chiave negativa naturalmente perchè Scalfari leggeva Catilina come un campione della destra. Ora ci riprova, con una lettera al Corriere, la deputata Debora Bergamini del Pdl la quale non potendo, decentemente, spacciare Berlusconi come un uomo di sinistra lo vede però come un “eversore” dell’establishement.
Ho scritto nel 1996 una biografia di Catilina, “Catilina. Ritratto di un uomo in rivolta”, e credo di poter dire che fra questi due personaggi non c’è alcuna affinità: antropologica, esistenziale, valoriale, sociale, politica.
1) Quando compare sulla scena politica a 19 anni, e non a 58 spesi da Berlusconi a farsi gli affari suoi, Catilina è un giovane alto, asciutto, atletico, nevrile. Il classico “bel tenebroso”. Non ha bisogno del rialzo.
2) A differenza di Berlusconi proiettato costantemente nel futuro, Catilina guarda al passato, ai valori dell’antica Roma, coraggio, fisico e morale, lealtà, verso gli amici ma anche verso i nemici (altrimenti si chiama omertà), generosità, nobiltà d’animo che comporta che è dovere del più forte proteggere i più deboli. Valori che la classe dirigente di allora ha sempre in bocca e con cui inganna la popolazione perchè ha instaurato una doppia morale, una pubblica, buona per i gonzi che ci vogliono credere, e un’altra, privata, per sè, di tutt’altro genere. Che è la doppia morale della classe dirigente italiana di oggi cui Berlusconi certo non sfugge.
3) Il programma sociale di Catilina espresso nella “Lexd Rullia” (che sarà poi ripreso da Caligola e soprattutto da Nerone, altri “maledetti” dalla storia dei vincitori) è quello di ridare dignità alla plebe diseredata dell’Urbe e, soprattutto, di arrivare a una più equa redistribuzione delle terre a favore dei piccoli proprietari strangolati dai latifondisti della classe senatoriale. In una lettera al presidente del Senato, Lutazio Catula, Catilina, che pur appartiene a una delle più aristocratiche famiglie romane, scriverà: “Mi sono assunto, com’è mio costume, la causa generale dei disgraziati”. Ora può anche essere che Berlusconi si batta contro i “latifondisti” del nostro tempo, peccato che il più grande, colossale, “latifondista” sia proprio lui. Inoltre nell’elettorato del Pdl c’è ovviamente di tutto, ma non mi pare che vi prevalgano i disgraziati, i diseredati, gli emarginati ma piuttosto gli esponenti di una borghesia che ha occhio solo ai propri interessi di bottega e che i diseredati li caccerebbe volentieri oltremare a pedate nel sedere.
4) Catilina tentò tre volte, legalmente, la via del consolato e fu sempre fermato da brogli elettorali e anche da inchieste giudiziarie. Ed è qui l’unico parallelo adombrabile, quello che veramente interessa la Bergamini. Ma Catilina non raggiunse mai il suo obbiettivo per cui alla fine, stufo di subire violenza, organizzò la famosa congiura. Qui siamo al quarto governo Berlusconi.
5) Ciò che rende estremamente moderno il personaggio di Catilina, e lo distingue da un cupo moralista come Catone, è che pur essendo paladino di alcuni valori fondanti dell’antica Roma, nella vita privata è un libertino. Sostiene che, ottemperati con lealtà gli obblighi pubblici, ognuno della sua vita può fare ciò che vuole. In questo senso è un laico, quasi un illuminista. Sedurrà due Vestali e, dopo aver depositato ai piedi di Silla, il suo primo sponsor, la testa mozzata di un seguace di Mario, si laverà provocatoriamente le mani nelle acque sacre del Tempio di Apollo. È un ribelle, un provocatore a viso aperto. Ma per sedurre le ragazze non ha bisogno di trovar loro un ruolo in una fiction.
6) Catilina è un uomo, un vir – razza scomparsa – che va fino in fondo alla sua storia; pur sapendo benissimo che il suo destino è la morte. Il 5 gennaio del 62, sulle montagne sopra Pistoia, 3000 catilinari affrontarono 18 mila soldati romani. Catilina, a 45 anni, fornisce una performance atletica memorabile “compiendo insieme il dovere del soldato valoroso e del generale abile”. Sallustio, che pur gli è ostile, così descrive la sua fine: “Catilina venne trovato lungi dai suoi fra i cadaveri dei nemici: respirava ancora un poco ma gli si leggeva sul volto la stessa espressione di indomita fierezza che aveva da vivo”. Berlusconi? Ma non facciamo ridere i polli.
Massimo Fini
Fonte: http://www.massimofini.it/
Uscito su “Il gazzettino” il 19/06/2009