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DI STEFANO CICCHETTI
Rekombinant

Fra ordine senza legge e legge senza ordine
Abbiamo più agenti di tutti, ma ne vogliamo ancora
L’immigrazione è appena iniziata, ma siamo già terrorizzati
E nessuno fa niente per i processi più lenti del mondo
Dei rifiuti di Napoli, dopo le elezioni politiche non si parla più.
Chissà se, passate anche le amministrative, scomparirà dalle prime
pagine pure la sicurezza. Improbabile, visto che la mondezza è sempre
là, dunque basterà ignorarla come si è fatto negli ultimi quindici
anni. Mentre della sicurezza si parlerà certamente ancora; magari per
dire che il problema è risolto, dati alla mano. E pazienza se i dati
c’erano già.

Un’emergenza che gli americani ci invidiano
Infatti, cosa dicono le cifre? Per esempio a Roma, dove il neo
sindaco Alemanno aveva denunciato la “situazione terribile” di “una
città fuori controllo”? Dicono (fonte: Questura di Roma) che dal 2006
a oggi gli omicidi sono passati da 9 a 6, le violenze sessuali da 53
a 35 (tre quarti fra le mura domestiche), le rapine sono calate del
35 per cento, in ribasso anche i furti ed i reati di droga. Tutto ciò
in barba ad ogni “invasione” di immigrati. Insomma la società
italiana sarà anche “percepita” meno sicura, ma nella realtà è
all’opposto. E tale viene “percepita” all’estero. Non ci credete? Eppure la pensa così il New York Times, una volta
paragonata la loro situazione alla nostra: nella Grande Mela, 8,5
milioni di abitanti, 500 morti ammazzati nel 2006; in Italia 593 su
59 milioni (nel 1991 erano ancora più di 1900). Solo nelle zone più
insanguinate del nostro Paese si tocca la media americana di 5 uccisi
per 100 mila: così a Catanzaro, (5,4) e Reggio Calabria (4,4). Ma la
nostra media nazionale è, udite udite, 1 assassinato ogni 100 mila
abitanti. Si ammazzano molto di più i Finlandesi dalle candide
dentature (quella troupe di un noto dentifricio dovrà fare attenzione
ad aggirarsi nei boschi sparacchiando con il fucile ad aghi) con il
2,6 sempre ogni 100 mila.

Lo Stato è assente ?

Gli Italiani si sentono però “abbandonati” e “lo Stato è assente”:
questo il ritornello di ogni tg. Sarà vero almeno questo? Anche qui,
parlino i numeri. Nel 2000 (Fonte: Censis) avevamo un agente delle
forze dell’ordine ogni 201 abitanti, record europeo che ci collocava
ben davanti a Spagna (1 a 225), Francia (1 a 252), Regno Unito (1 a
375). Fra il ’92 e il ’98 gli agenti erano cresciuti mediamente di
oltre il 9%. Da allora saranno diminuiti? Macchè. Oggi (fonte:
Associazione italiana dei familiari di vittime della strada) abbiamo
un agente ogni 173 cittadini, per un totale di 440 mila divise.
Record dei record, poi, quello dei corpi con compiti di polizia: solo
nei mari italiani, per esempio, incrociano natanti della Guardia
Costiera, ma anche di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza,
Polizia Municipale e perfino Guardia Forestale!

Se ne rendevano ben conto già nel 2002 anche i Circoli della Libertà
di Mestre, che, come altri di ogni schieramento prima e dopo di loro
– e altrettanto inutilmente -, proponevano una gestione più razionale
di cotante risorse, chiedendo “di poter impiegare effettivamente gli
oltre 200 mila uomini oggi adibiti in mansioni che nulla hanno a che
vedere con i servizi operativi sul territorio”, “l’eliminazione di
organi duplici, triplici o quadruplici che svolgono le stesse
funzioni”, “la divisione delle competenze fra polizia di Stato e
Carabinieri secondo il criterio territoriale”.

Il disastro è nei processi

Ma allora che cosa non va? Certo, di moltissima insicurezza
“percepita” dobbiamo ringraziare l’informazione. In campagna
elettorale un quotidiano (il cui direttore uscente è stato eletto nel
Pdl) è arrivato a riempire di cronaca nera le sue prime sette pagine
nazionali; in un tg Mediaset, 14 servizi su 20 erano di fattacci. Poi
c’è la crisi economica a generare la peggiore delle insicurezze.
L’immigrazione fa paura, come ogni grande mutamento. La malavita
organizzata continua a spadroneggiare in almeno tre regioni.
Ma non è tutta macabra propaganda, ne psicologia distorta, sia
chiaro. La cosa peggiore è che i colpevoli di solito sono beccati – e
ci mancherebbe, visto quello spiegamento – ma è verissimo che troppo
spesso se la cavano a ottimo mercato.

Perché la nostra vera emergenza non è nelle strade, ma nei tribunali.
L’Italia è al 155° posto nel mondo, su 178, per i tempi della
giustizia (fonte: Banca Mondiale). Con costi umani e finanziari
inimmaginabili. La magistratura italiana ha insomma ben poco di cui
vantarsi e avrebbe molto da riformare, a cominciare dai suoi svariati
privilegi e dalla sua mediocre “produttività”. Mai si è udita dai
giudici un’idea per snellire i procedimenti. D’altra parte,
depenalizzare i reati dei ricchi come il falso in bilancio o
minacciare il test di sanità mentale per i pm, non fa altro che
creare un’altra tipicità del tutto italiana: una destra che accarezza
un ordine senza legge, una sinistra arroccata sulla legge snobbando
l’ordine. Risultato: nessuno che sia stato finora capace di darci
niente di quel che davvero serve: processi veloci e che sconti
davvero la pena chi è condannato.

Stefano Cicchetti
Fonte: www.rekombinant.org
Link: http://groups.google.com/group/rekombinant/msg/b784920c07491fa3
1.05.08

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