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La Redazione

 

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SIAMO I MESSICANI D'EUROPA: QUESTA E' L'EREDITA' CHE CI HA REGALATO LA TRATTATIVA STATO-MAFIA

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A cura di Davide
Il 22 Agosto 2013
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DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

Seconda puntata su geo-politica e la trattativa Stato-Mafia.

L’Italia, come è noto, soffre di una anomalìa che la rende un paese difficile da gestire e per molti aspetti incomprensibile per gli osservatori esterni. Sembrano essere tutti d’accordo nel sostenere che, tale “anomalia”, sarebbe relativa all’esistenza politica di Silvio Berlusconi per un così lungo tempo.
Non sono d’accordo.
La sopravvivenza di Berlusconi non è un’anomalia, bensì la conseguenza di un’altra anomalia, quella vera, quella che determina l’attuale crisi economica e il totale sfaldamento della nazione.
Le potenze planetarie che contano, negli scorsi decenni, hanno approfittato di tale anomalia italiana, accettandola per forza di cose, e quindi operare facendo razzie a proprio piacimento sul nostro territorio. Finchè non si sono verificate una serie di contingenze (e noi ci siamo proprio dentro) che hanno modificato l’assetto internazionale e hanno trasformato l’anomalia in un elemento disturbatore e molto pericoloso. Quindi, o gli italiani risolvono la propria anomalia, in un qualche modo legittimo, reale, efficace ed efficiente (non finto, tanto per intendersi) oppure finiremo molto presto -davvero prestissimo- per essere commissariati a tutti i livelli dalla Germania, dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dagli Usa. Magari a nostra insaputa. Perchè, va da sè, non verranno certo a dircelo e non sarà di sicuro ufficializzato con editoriali sulla stampa cartacea e sui blog in rete.
La nostra anomalia non è unica in Occidente. Esiste un’altra nazione che la pratica, il Messico.
Noi siamo come loro.
Siamo i messicani d’Europa.
La anomalia di cui parlo è relativa al rapporto tra le Istituzioni e lo Stato da una parte e la criminalità organizzata dall’altra.
Non è una originalità, questa relazione, dato che è presente in quasi tutte le nazioni del mondo.
Ma in Italia, purtroppo per noi, ha assunto -per l’appunto- una forma diversa tutta sua che è la seguente: “A differenza delle altre nazioni dove lo Stato usa, manipola e tratta con le organizzazioni criminali locali, per i propri interessi nel nome della Ragion di Stato, in Italia avviene la dinamica opposta. E’ la criminalità organizzata a esercitare il vero potere, e i loro rappresentanti usano, manipolano e determinano l’andamento dell’economia, della politica, del mercato del lavoro, finendo per determinare lo svolgimento della vita sociale del paese”. Da noi i criminali decidono, lo Stato e le Istituzioni eseguono: esattamente il contrario di ciò che accade nel resto del mondo, fatta eccezione per la Repubblica del Messico.
E’ quindi una nazione pericolosa, la nostra, considerata -dal punto di vista strategico-militare- la “più pericolosa in assoluto” nell’intero mondo occidentale, soprattutto quando si verificano delle condizioni belliche o pre-belliche, o una situazione di alterazione e sommovimento del quadro internazionale.
Come si sta verificando da 25 mesi a questa parte, con una accelerazione attuale sorprendente.
Affrontare questa anomalia, prendendo il toro per le corna, è la prima e basilare priorità da affrontare in questa nazione. Se non lo si fa, non sarà possibile nè risolvere nè affrontare nessuno dei problemi reali che ci affliggono come cittadinanza, perchè sono tutti una conseguenza della iniziale anomalia, dall’economia alla politica, dal lavoro al sociale, dalla cultura alla legalità affermata.
Sono le nuove condizioni geo-politiche che ce lo impongono, che ci piaccia o meno.
E’ la solita sfortuna dell’Italia.
E’ la solita fortuna dell’Italia.
Per una serie di complesse e molteplici variabili storiche, ci troviamo sempre di fronte a una situazione strategica che finisce per metterci nelle condizioni di NON poter più procrastinare una scelta decisiva, definitiva, estrema. Questa è la nostra fortuna, perchè è un’ottima occasione. La nostra sfortuna, invece, consiste nel fatto che -come è sempre andata a finire la maggior parte delle volte- avendo prodotto una classe politica di irresponsabili corrotti, il cambiamento di passo viene operato dall’esterno dalle potenze che contano. E naturalmente fanno i loro interessi, non i nostri. Peggio per noi che non siamo in grado di scrollarci di dosso il marcio che noi stessi abbiamo prodotto.
Perchè abbiamo sempre mancato l’appuntamento con la Storia. Per scelta di ignavia.
E così, agenti esterni finiscono per farci cambiare ciò che non funziona. E lo fanno o con le buone o con le cattive. Nel senso di: o con le bombe e/o le invasioni militari, oppure con l’applicazione ferrea di dispositivi di natura economico-sociale che vengono calati dall’alto sulla cittadinanza, costretta ad accoglierli in maniera passiva, senza minimamente comprendere ciò che sta accadendo loro.

Due giorni fa, sul blog di Beppe Grillo, è apparso un lungo articolo a firma di un giornalista di Panorama, Giovanni Fasanella, tratto da un suo libro pubblicato da Chiarelettere proprio sulla trattativa stato-mafia.
L’argomentazione centrale dell’autore è quella consueta di chi sostiene che tra il 1992 e il 1993 ci sia stata una trattativa tra apparati dello Stato e cupola mafiosa che ha poi provocato e determinato l’attuale sfracello. Ho letto con attenzione l’opinione e l’interpretazione di Fasanella e sono d’accordo con lui soltanto per ciò che concerne la descrizione delle dinamiche storiche dall’epopea del Risorgimento fino al 1990. Poi, a mio avviso, le cose sono andate invece in maniera molto diversa e in Italia, ancora oggi, è davvero molto ma molto difficile -per non dire praticamente impossibile- affrontare l’argomento con una visione ampia di insieme che esuli dal quadro provinciale del nostro nazionalismo. Ritengo, infatti, che seguitare a definire le presupposte relazioni tra membri dell’esecutivo e mafiosi come “trattativa stato-mafia” sia un errore riduttivo. Una trattativa ci fu, eccome se ci fu.
Ma fu ben altra cosa.
E avvenne nella primavera del 1987.
Fu la trattativa stati-mafie. Al plurale.
Di cui l’Italia, con la sua bella mafia siciliana e la sua bella ‘ndrangheta calabrese, era soltanto uno degli attori in campo, e non l’unico. Perchè ci fu anche la mafia vaticanense, la mafia irlandese, la mafia russa, la mafia ebraica, la mafia marsigliese, la mafia araba, la mafia colombiana; a vedersela con Usa, Urss, Gran Bretagna, Francia, Israele, Egitto, Arabia Saudita, Venezuela, Al Fatah, Stato del Vaticano.
Ma lì nacque anche la nostra anomalia che ci rende, ahimè, unici e sostanzialmente diversi da tutti gli altri.
La criminalità organizzata esiste dovunque nel mondo; appartiene alla parte oscura della specie umana.
Altrimenti non esisterebbe la polizia.
Notoriamente, in tutte le nazioni, la criminalità organizzata corrompe politici,  magistrati, imprenditori, o comunque sia ci prova, cercando di aggirare la Legge per affermare i loro loschi affari, ma lo Stato li persegue, li controlla, quando esagerano li bastonano e poi li usano quando ne hanno bisogno per operazioni (segrete o meno che siano) legate alla ragion di stato. Servono per far fare il lavoro sporco clandestino. I ruoli vengono rispettati a vicenda. E’ sempre l’Istituzione che gestisce il potere esecutivo e le singole mafie locali lo sanno benissimo e rispettano gli accordi. Quando osano alzare troppo la testa arriva sempre e inequivocabilmente la mannaia dello Stato. Non così in Italia.
E tutto ciò in conseguenza della scelta politica effettuata nella primavera del 1990, quando dopo il crollo del comunismo, proprio in base a specifici precedenti accordi avvenuti nel 1987 quando le grandi potenze e le cupole mafiose internazionali trattarono la gestione degli affari nel mondo post-comunista, in Italia venne attuata una scelta opposta a quella verificatasi in Francia, Germania, tutto l’est europeo e gran parte dell’Impero Sovietico. Quando è crollato il comunismo, nella nazione europea che contava il più agguerrito partito comunista locale (la Francia) il problema neppure si pose. I comunisti, letteralmente “evaporarono” perchè accettarono la generosa offerta da parte dello stato: o in galera o fuori dalla politica per sempre. Soltanto una trentina di dirigenti scelsero (e pagarono) lo scotto; tutti gli altri presero atto della sconfitta e abbandonarono la vita pubblica. In Germania ancora più forte, perchè gli agenti locali della Cia e del KGB finirono processati e in galera in diverse migliaia. Non così in Italia. Se, tra il 1990 e il 1991, nel nostro paese, le istituzioni avessero avuto l’intelligenza, la lungimiranza e la pulizia etica (approfittando del fatto che sia la CIA che il KGB mettevano a disposizione adeguata documentazione) di arrestare, processare e condannare per “attacco all’integrità della nazione, partecipazione a insurrezione contro i poteri dello Stato, tradimento delle istituzioni” un centinaio di persone, tra cui importanti e famosi esponenti del PCI, della DC, del MSI, ai quali affiancare quattro cardinali, quattro generali dei carabinieri e della finanza, quattro magistrati, e quattro intellettuali venduti al nemico della nazione, ebbene, allora il segnale sarebbe stato molto ma molto forte per l’intero paese. Avrebbe significato che la seconda guerra mondiale era finita, ed era finita anche la guerra fredda. Era finita l’ideologia e bisognava andare a ricostruire l’Italia tutti insieme, e si metteva fine a una pagina storica. In tal modo l’Istituzione dello Stato poneva se stessa come fiero garante arbitrale della cittadinanza collettiva, sia di destra che di sinistra, e le organizzazioni criminali avrebbero capito l’antifona e si sarebbero adeguate, accettando con enorme malumore il principio romano di Dura Lex Sed Lex. E invece no. Spudorati e immondi italiani al servizio di criminali della Cia che militavano dentro alla DC e dentro al MSI si misero d’accordo con i loro immondi criminali equivalenti del KGB che militavano ipocritamente dentro al PCI e decisero di perdonarsi a vicenda pur di salvare i gruzzoli accatastati. Centinaia di persone che negli anni 60, 70, 80 si erano costruite carriere, rendite, privilegi, dinastie familiari, grazie ai generosi appannaggi continui che fioccavano da Washington e da Mosca, sono finiti per confluire in Alleanza Nazionale e in Forza Italia, nei DS e in Rifondazione Comunista e poi da lì nel PDL e nel PD senza pagare mai il conto delle loro malefatte. Perchè fascisti e comunisti e cardinali si erano messi d’accordo per tenersi ciascuno il proprio malloppo, ottenuto grazie alla diffusione di falsità, manipolazioni, costanti alterazioni della verità, il tutto ai danni dell’erario e della collettività. E lì, in quel preciso ed esatto momento, la criminalità organizzata italiana agì con spietata abilità strategica e grande lungimiranza, che denotava una profonda e antica conoscenza del proprio pollame. Custodì amorevolmente l’accordo consociativo, battezzando la promozione di assassini fascisti e assassini comunisti e assassini vaticanensi all’interno delle istituzioni e del parlamento, che iniziò così ad essere esautorato, svilito e annacquato.
Lì si inserì, e fu un gioco da ragazzi prendere il potere.

Secondo la modalità consueta della mafia. Ovvero, senza clamore, senza pubblicità, senza visibilità.

Quell’accordo (allora definito di “pacificazione nazionale”) fu il semaforo verde per lanciare alla nazione il segnale che lo Stato di Diritto non esisteva e non sarebbe stato applicato nei riguardi di chi si metteva al servizio dei poteri forti. La Legge esisteva e pestava duro soltanto nei riguardi dei cittadini comuni e di chi non aveva mai voluto avere niente a che fare nè con la Cia nè con il KGB. E così la mafia prese il potere, perchè capì che li poteva controllare tutti e iniziò la sua penetrazione in tutti i gangli delle istituzioni occupando le dirigenze nazionali dei partrti, i consigli di amministrazione delle banche, degli enti, dei ministeri, e poi da lì acquistando tutti i media (in Italia i media sono tutti nelle mani di consorzi bancari e finanziari) la cui direzione e controllo è stata affidata a solerti impiegati di turno, sempre e del tutto consapevoli del fatto che stavano andando a servire la mafia. Non hanno scuse. E non potranno mai essere perdonati.
E’ per questo che devono andare tutti a casa.
Lo faranno con 23 anni di ritardo, senza pagare alcun dazio.
Gli italiani non lo hanno voluto fare per conto proprio, perchè siamo un popolo di cinici opportunisti, traditori e doppiogiochisti. I cittadini di destra hanno seguitato a votare per degli assassini sapendo con esattezza chi fossero, nello stesso identico modo in cui i cittadini di sinistra hanno seguitato a votare degli immondi e impresentabili individui criminali, in entrambi i casi compromessi fino al collo con forze che non hanno mai avuto -neppure per un momento- l’idea di pensare al bene collettivo degli italiani.
E così, adesso, ci dovrà pensare l’Europa che sta premendo in maniera ossessiva perchè l’Italia avvii il necessario ricambio prima che sia troppo tardi, ovvero prima che sia necessario un commissariamento forzato del paese, presentato a tutti come “governo tecnico di emergenza per rispettare gli accordi europei”. La nuova situazione internazionale lo impone, giocoforza.
Il PDL e il PD sono davvero disperati perchè non sanno che pesci prendere.
Il loro perverso e pervertito abbraccio mortale con la mafia siciliana, la ‘ndrangheta calabrese e la camorra napoletana, sta strozzando il paese, ma poichè viviamo in una economia globale esso ha travalicato i confini nazionali producendo e procurando anche gravi danni all’estero, e non è controllabile dallo stato centrale italiano.
Per via della nostra anomalia.
Da noi, infatti, la mafia è la vera istituzione nazionale. Gli altri poteri eseguono i loro ordini.
Se domani a Mosca la potentissima mafia russa commette un grave errore e pesta i piedi a Vladimir Putin che la usa e la consuma a proprio piacimento, dopo poche ore i responsabili finiscono spiaccicati a mitragliate sul piazzale antistante il Cremlino, davanti a tutti. Idem a New York, Chicago, Los Angeles, Nizza, Marsiglia, Dublino, Amburgo, Manchester, Lille, Rotterdam e via dicendo.
Non così a Tijuana o a Ciudad Juarez.
Non così a Milano o a Roma.
Per chi conta davvero nel mondo di oggi, questa situazione non è più sostenibile.
Tutto qui.
Ne vedremo delle belle.
Questo è poco ma sicuro.
Tutto il resto è fuffa per gettare fumo negli occhi e annebbiare il cervello della cittadinanza.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/08/siamo-i-messicani-deuropa-questa-e.html
21.08.2013

P. S. Ecco come wikipedia presenta al lettore l’esistenza della trattativa Stato-mafia in Italia; se siete in grado di leggere tra le righe, capirete da soli come stanno le cose:
La presunta trattativa tra Stato italiano e Cosa nostra[1] sarebbe stata una negoziazione avvenuta all’indomani della stagione delle bombe del ’92 e ’93 tra lo Stato italiano e la mafia per giungere ad un accordo[2] che avrebbe previsto la fine della stagione stragista in cambio di un’attenuazione delle misure detentive previste dall’articolo 41 bis[3]. La trattativa è ancora oggetto di indagini giudiziarie ed è stata dichiarata reale nella motivazione della sentenza[4] del processo a Francesco Tagliavia[5] per le bombe del ’92 e ’93.[6]Secondo tale sentenza l’iniziativa per la trattativa “fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia”[7] e comunque ad oggi (2013) tale negoziazione non è stata definitivamente e chiaramente dimostrata. A tutt’oggi, anzi, risulta oggetto di diverse indagini, per le quali sono stati indagati diversi esponenti di Cosa nostra come Totò Riina e Bernardo Provenzano, alcuni politici tra i quali il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri[8], il suo ex socio in affari[9][10] il finanziere Filippo Alberto Rapisarda[11], il deputato ed ex ministro democristiano Calogero Mannino[12] nonché alcuni appartenenti alle forze dell’ordine come il generale dei carabinieri e capo del ROS Antonio Subranni [13] l’allora colonnello Mario Mori[14] e il suo braccio destro al ROS, il capitano Giuseppe De Donno che disse: “Decidemmo di contattare in qualche modo la mafia attraverso Vito Ciancimino per fermare le stragi, ma non ci fu nessuna trattativa”[15].Attualmente (2013), si tende a ritenere che la trattativa sia avvenuta[16] nel periodo tra la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino[17], e che quest’ultimo possa essere stato assassinato anche perché veniva considerato un ostacolo alla trattativa tra Stato e mafia[18], secondo le rivelazioni ancora da accertare di Gaspare Spatuzza[19] e diGiovanni Brusca[20].

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