DI ISRAEL SHAMIR
The Truth Seeker
Introduzione
A Teheran ha avuto luogo una conferenza dove si è discusso apertamente dell’olocausto; questa ha attirato molta attenzione ed ha fornito ai revisionisti un’opportunità negatagli per lungo tempo. Prima di leggere il mio articolo, lasciate che vi indichi un po’ di interessanti documenti che si riferiscono alla conferenza:
1. Uno dei migliori è il confronto tra David Duke e Wolf Blitzer. Se vi è piaciuto George Galloway che gareggia su Sky News e batte la giornalista, (qui potete leggerne la trascrizione) vi piacerà anche Duke. Ha coraggio, quest’uomo così delicato con il suo cagnolino! E’ stancante sentirlo parlare della sua giovanile passione per il KKK (Ku Klux Klan): Pound e Yeats erano affascinati da Hitler; Jack London credeva nella supremazia Bianca e nel “Manifest Destiny” [slogan politico coniato nel 1845 che indicava il “destino manifesto” degli Stati Uniti, cioè quello di espandersi nel continente americano, ndt]; e quindi? Quindi Duke non è un caso clinico, è un uomo coraggioso in un mondo di codardi. 2. Se siete interessati allo zoccolo duro del revisionismo, potete leggere un discorso di Faurisson, il decano dei revisionisti francesi i, mentre l’antisionismo ebraico è stato presentato dal Rabbino Cohen
3. C’è un saggio ben scritto del mio connazionale Gabriel Ash. I suoi punti di vista non sono i nostri: condanna i padroni di casa iraniani (“i clown”) e gli ospiti revisionisti (“buffoni”), è in linea con paradigmi convenzionali (“una conferenza patetica”), attacca Duke (“supermacismo bianco”), ma comprende la bruttezza del culto dell’olocausto.
La vignetta vincitrice di Moroccan Derkaoui Abdellah al cartoon contest sull’olocausto tenutosi in Iran di recente. Cliccate qui per vedere altre vignette che hanno vinto premi del concorso.
La Conferenza di Teheran sull’Olocausto ha quasi provocato una tempesta nel mondo dei media. Ci si potrebbe chiedere: cosa c’è di così speciale? Sull’Olocausto ci sono così tanti eventi, musei e festival, che molte volte attraggono presidenti e primi ministri in abbondanza, e allora perchè la Conferenza di Teheran (o Tehran) ha attirato così tante attenzioni e critiche? Perché la Casa Bianca, la signora Merkel, il Vaticano e la Commissione Europea erano così desiderosi di spendere tempo a condannare questa piccola riunione nella lontana capitale iraniana?
La differenza consiste nel fatto che tutte le altre riunioni accettavano la versione ufficiale fornita dalle organizzazioni ebraiche come le Sacre Scritture date a Mosè sul monte Sinai. La versione ufficiale dell’Olocausto va ben oltre le Scritture: si può negare l’Immacolata Concezione e la Resurrezione di Cristo, si può diffamare il nome di Maometto, ma se si nutre qualche dubbio sul fatto che sei milioni di ebrei siano stati giustiziati dai Tedeschi nelle camere a gas nell’ambito di un progetto di distruzione totale, si può finire in carcere in Germania, Austria, Francia, Svizzera ed in altri paesi “liberi”. La Conferenza di Teheran è la prima in assoluto che abbia cercato di avvicinarsi criticamente ai tristi eventi della Seconda Guerra Mondiale.
Non bisogna essere un fan di Hitler per approvare la conferenza. Se non usiamo due pesi e due misure, vediamo che gli Israeliani non hanno esitato a negare le loro atrocità. Il Guardian ha riferito che: “gli Israeliani presero di mira il corrispondente della TV francese Charles Enderlin, il cui cameraman palestinese aveva filmato il dodicenne Mohammed al-Dura colpito ed ucciso all’inizio della Seconda Intifada, mentre suo padre cercava di proteggerlo. Enderlin accusò i soldati Israeliani di aver colpito ed ucciso il ragazzo. I fiancheggiatori francesi di Israele andarono online dichiarando che il servizio era una distorsione della realtà basata su un nastro falso. La sua emittente, France 2, rispose con un’azione legale e nell’ultimo mese, nella prima di quattro cause individuali, una corte francese ha giudicato colpevole per il reato di diffamazione l’organizzatore di un sedicente sito internet dedito al controllo dei media.
Un altro obiettivo dei controllori della rete è stato il nastro TV della strage sulla spiaggia di Gaza all’inizio di quest’anno. Una ragazza palestinese veniva vista urlare davanti ai corpi dei suoi familiari morti, uccisi da quello che i Palestinesi sostengono essere stato un bombardamento israeliano. Quando Stewart Purvis, caporedattore del ITN, ha parlato dell’impatto di queste foto alla conferenza della settimana scorsa, alcuni spettatori hanno urlato “falso”. Una persona gli si è successivamente avvicinata sostenendo che quella famiglia fosse morta in altro modo in un posto diverso e che i loro corpi fossero stati portati sulla spiaggia perché venissero filmati. Infatti, dov’era per esempio tutto il sangue? Lui ha precisato di aver visto tutte le immagini che erano state girate e che alcune di queste erano troppo cruente per essere mostrate”.
In modo ancor più rilevante, ogni liberal amante della libertà di espressione dovrebbe rammaricarsi del fatto che tanti storici importanti non siano liberi di esprimere il loro punto di vista sulle questioni relative all’olocausto. David Irving (foto) è in prigione, e questa settimana Germar Rudolf è stato condotto davanti ad un tribunale tedesco, con le mani e i piedi incatenati, dopo essere stato estradato dagli Stati Uniti per aver pubblicato il suo libro nel quale poneva dubbi sul dogma dell’olocausto. Taboo come questi richiedono di essere spezzati. Ne scrissi a lungo nel lungo nel 2001, quando la prima conferenza che avrebbe dovuto aver luogo a Beirut venne cancellata dai Libanesi a causa delle pesanti pressioni statunitensi. Allora come oggi, i revisionisti nutrivano la speranza che le loro argomentazioni fossero state finalmente ascoltate.
Ciò non accadde. Se gli organizzatori della conferenza credevano che avrebbero potuto spezzare tali taboo e raggiungere milioni di persone, si sbagliavano. Sebbene il mondo dei media abbia prodotto informazioni e articoli connessi alla conferenza, questi erano tutti praticamente identici, contenenti condanne ufficiali e le prevedibili reazioni del mondo ebraico. Praticamente nessuno dei discorsi tenuti a Teheran o dei servizi presentati è stato riportato dai media. I partecipanti alla conferenza sono stati tacciati come “razzisti antisemiti”, anche se erano presenti degli ebrei, venerabili Rabbini, con i loro cappelli neri e lunghi cappotti, disgustati dalla privatizzazione sionista della tragedia della Seconda Guerra mondiale.
Se mai la conferenza avesse provato che il dogma dell’olocausto è la dottrina cardine che sta alla base dell’enorme macchina di lavaggio del cervello a livello mondiale abbracciata dai media e descritta da Noam Chomsky come “la produzione del consenso che Stalin poteva solo sognare e la cui disciplina ed uniformità sono davvero impressionanti”, questo sindacato dei media è il nemico delle genti libere in ogni luogo e conduce una guerra strisciante contro l’Iran e contro altri paesi liberi.
Solo un esempio: un giornale canadese di proprietà ebraica, The National Post, ha affermato che “con un atto che riporta alla memoria l’obbligo nazista per gli ebrei di indossare abiti contrassegnati con la Stella di David, il Parlamento iraniano ha approvato una legge per la quale gli ebrei dovrebbero indossare distintivi colorati e codificati”. Questa era solo una sporca bugia: in Iran vivono più 30.000 ebrei che stanno bene e non hanno alcuna intenzione di emigrare in Israele. Ricevono trattamenti di favore e nessuno li obbliga ad indossare distintivi o roba del genere. Il Post ha ritirato, scusandosi, questa notizia falsa pochi giorni dopo, ma questa era già stata riportata ad nauseam in migliaia di giornali e blog, mentre le scuse erano state relegate in sesta pagina.
Israel Shamir
Fonte: http://www.thetruthseeker.co.uk
Link: http://www.thetruthseeker.co.uk/article.asp?ID=5712
19.12.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MASSIMO MARAONE