DI MARCO TRAVAGLIO
Ogni volta che Previti viene condannato a pene inferiori all’ ergastolo, si registrano intorno a lui urla di giubilo e scene di esultanza. Sulle cause dell’inspiegabile fenomeno si fronteggiano varie scuole di pensiero. Compresa quella che gli amici di Previti abbiano sul suo conto notizie molto riservate, e si sentano sollevati all’idea che sia stato condannato «soltanto» a 7 anni in appello per aver corrotto i giudici Squillante e Metta (Imi-Sir) e a 5 anni in primo grado per aver corrotto il giudice Squillante (Sme-Ariosto). Se a ciò si aggiunge che: il processo Imi-Sir riguarda un risarcimento indebito di 1000 miliardi che lo Stato, nel ’94, dovette versare tramite l’Imi alla Sir di Rovelli in virtù di sentenze comprate; per comprare quelle sentenze Previti incassò una mazzetta che lui chiama «parcella» di 21 miliardi di lire (in aggiunta ai 33 per l’amico Pacifico e ai 13 per l’amico Acampora); Previti, Pacifico e Acampora lavoravano tutti per la Fininvest di Berlusconi; Previti siede in Parlamento da 11 anni ed è stato addirittura ministro; ecco, se si aggiunge tutto questo vien da domandarsi che cos’abbiano lorsignori da esultare.
Immaginiamo un processo per due rapine in banca. Gli imputati vengono condannati a 7 anni per la prima, mentre per la seconda vengono assolti in base all’articolo 530 comma 2 del Cpp, equivalente alla vecchia insufficienza di prove. Nessuno si sognerebbe di cantar vittoria nè di dire che «l’ipotesi accusatoria è stata sconfessata e totalmente cancellata» (Sandro Sammarco, legale di Previti). Nè tantomeno di candidare i neocondannati al Parlamento. Anche perchè non occorrono due rapine per fare un rapinatore. Ne basta una. Ora la Corte d’appello di Milano ci dice che l’on.Previti è un corruttore di giudici per aver comprato la sentenza Imi-Sir, mentre il tribunale di Milano ci ha detto mesi fa che l’on.Previti è un corruttore di giudici per aver tenuto stabilmente a libro paga Squillante (500 milioni di lire bonificati in Svizzera nel ’91 e provenienti dai fondi neri di Berlusconi, uscito sia dal caso Sme-Ariosto, sia dal caso Mondadori non perché fosse innocente, ma perchè il reato accertato a suo carico s’è prescritto per le attenuanti generiche). Eppure si festeggia. Chissà che cosa temevano, i festaioli, per l’amico Previti, se 7 anni in appello più 5 anni in primo grado gli sembran pochi. Temevano l’ergastolo? Sanno qualcosa che noi non sappiamo?
Le reazioni dei Cicchitto, Bondi e Bartolini – la Guardia Repubblicana di Arcore – hanno questo di bello: prendono per buona la sentenza nella parte Mondadori, mentre per la parte Imi-Sir dicono che non conta perchè verrà messa a posto dalla Cassazione. Non fanno neppure il discorso del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto: hanno un bicchiere pieno per i tre quarti, e lo vedono vuoto. Ma il caso più commovente è quello di Maurizio Gasparri, il Marty Feldman di An, che da quando ha perso il ministero non sa più come rendersi utile alla ditta. E si arrangia come può, sostenendo che è stato assolto Berlusconi (peraltro non imputato): «Sentenza importante perchè elimina la questione del Lodo Mondadori e non è poco. Tutta la vicenda che aveva dei riflessi anche sul presidente Berlusconi è stata cancellata dicendo che non sussiste il fatto. Chi ha imbastito speculazioni su quella vicenda deve fare profonde riflessioni su una sentenza che sgombra il campo da tanti attacchi senza fondamento». Il noto giureconsulto ignora che la formula «il fatto non sussiste» è quella rituale prevista dal codice nel caso in cui le prove non siano sufficienti. Non vuol dire che non è successo nulla (come, per dire,nel caso Telekom Serbia). Di fatti, nel processo ce n’erano eccome: il giudice della Mondadori, Vittorio Metta, aveva un conto in Svizzera; nel 1991 depositò le motivazioni dell’annullamento del Lodo in 24 ore (168 pagine dattiloscritte, roba che neanche Balzac); ha detto di conoscere Previti solo dal ’94, mentre risultano telefonate fra i due già nel ’92; subito dopo la sentenza ricevette 400 milioni in contanti poco dopo un analogo prelievo di Pacifico dai conti Fininvest; due mesi prima della sentenza, Metta ha emesso quella dell’Imi-Sir, che anche in appello è risultata comprata da Previti & C.; dopo la sentenza Mondadori, Metta lascia la toga per lavorare nello studio Previti.
Questi sono i fatti, anche se la Corte non li ha ritenuti sufficienti per una condanna. In questa storia, l’unico che non sussiste è Gasparri.
Marco Travaglio
Fonte:www.onemoreblog.org/
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24.05.05