Insieme alla vittoria di Orbán in Ungheria, la conferma di Vučić come Presidente della Serbia è il secondo schiaffo subito dall’Occidente nella giornata di domenica 3 aprile.
Già infatti nella tarda serata gli scrutini dei seggi parlavano chiaro: Aleksandar Vučić, in carica dal 2017, ha ottenuto fra il 59,9% e il 61%, pari a 2.250 mila voti, staccando così abbondantemente il suo principale avversario Zdravko Ponos, che ha ottenuto intorno al 18%.
Riguardo alle parlamentari, tenutesi lo stesso giorno, il partito del rieletto Presidente della Serbia – il Partito Progressista Serbo (SNS) – ha ottenuto il favore del 44% dell’elettorato, confermandosi così primo partito e dando la possibilità a Vucic di poter dare alla Serbia un governo “stabile e forte”, come da lui proclamato durante i festeggiamenti.
Gli osservatori internazionali giunti nel paese, in una conferenza stampa successiva alle chiusura dei seggi, hanno affermato che le libertà fondamentali durante le votazioni sono state ampiamente rispettate e sono state presentate agli elettori diverse opzioni politiche, ma una serie di carenze ha portato a condizioni diseguali per i partecipanti.
“I media hanno coperto tutti i partecipanti alle elezioni, ma la maggior parte delle emittenti pubbliche e private con copertura nazionale ha favorito il presidente della Serbia (Aleksandar Vučić) e la coalizione di governo, limitando così la capacità degli elettori di decidere sulla base di informazioni complete”, ha commentato Kyriakos Hadjijani, leader degli osservatori OSCE.
Massimo A. Cascone, 05.04.2022
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