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IN TASSI’ A BAGHDAD

DI ARI BARMAN

A novembre scorso un consulente della sicurezza aveva detto a David Corn che per andare dall’aeroporto internazionale di Bagdad al centro di Bagdad in tassì ci volevano 6.000 dollari. Oggi ce ne vogliono 35.000! Basta leggere sul New York Times che cosa ha riferito il corrispondente Dexter Filkins al presentatore Tim Russert durante la trasmissione della NBC “Meet the press” (Incontri con la stampa):

“RUSSERT: La strada che porta dall’aeroporto al centro di Bagdad è chiamata la strada della morte. Però mi dicono che esiste un servizio di tassì che porta i clienti su e giù per quel tragitto.

FILKINS: Si, è vero. Effettivamente c’è una ditta che si occupa solo di questo, portare i clienti da e per l’aeroporto. Hanno auto corazzate e guardie del corpo. Ogni viaggio costa 35.000 dollari…

RUSSERT: Trenta cinque mila dollari?

FILKINS: Sola andata. E se per caso perdi l’aereo e devi tornare indietro, sono altri 35.000 dollari. Ma…

RUSSERT: Ma quant’è lungo il viaggio, 10 chilometri?

FILKINS: Si, mi pare circa 10 chilometri. Però non si tratta di 10 chilometri spensierati. Chi lo fa si guadagna bene la tariffa.

RUSSERT: Come mai non siamo capaci, noi o i poliziotti iracheni, di rendere sicuro questo tragitto?

FILKINS: E’ un vero mistero. Comunque si tratta di un ambiente molto brutto, e la gente arriva da tutte le parti… Credo che di notte la gente venga fuori a mettere bombe e a preparare gli attacchi.

La “strada della morte” è quella dove è morta, per un attentato suicida, la volontaria americana pacifista Marla Ruzicka, e dove gli americani hanno sparato all’ostaggio italiano Giuliana Sgrena. Si tratta anche di un simbolo enorme di quanto l’occupazione USA sia uscita fuori dai binari. Dopo mesi e mesi di annunci incoraggianti il generale Myers ha dovuto ammettere “che la capacità militare degli insorti non è diminuita. Oggi occupano le stesse posizioni che occupavano un anno fa.” Oggi avvengono da 50 a 60 attacchi al giorno, rispetto ai 40 del periodo dopo elezioni. Da giovedi’ scorso sono morte 127 persone, compresi 11 americani, con non meno di 25 attentati.

Negli ultimi sei mesi, escludendo lo scoppio di violenza del fine settimana, in Irak sono morti 300 poliziotti.

“Le settimane e i mesi differiscono poco fra loro”, ha riferito Myers, “Ma se guardiamo nell’insieme questa è la conclusione che possiamo trarre da maggio 2003.” La conclusione è che, dopo due anni dalla caduta di Bagdad, 140.000 soldati della coalizione non riescono a difendere 10 km di autostrada, e meno ancora schiacciare la guerriglia.

Il risultato è che i soldi che dovrebbero andare alla ricostruzione di acquedotti, fognature, e impianti elettrici, al lavoro per gli iracheni, vengono dirottati per fare fronte all’aumento dei costi per la sicurezza. Per la terza volta in nove mesi l’amministrazione Bush ha dovuto rivedere i propri piani di ricostruzione dell’Irak. Come ha detto Filkins a Russert: “I progetti di ricostruzione richiedono, per ognuno di essi, che il 35 per cento sia dedicato alla sicurezza dei lavoratori. Il problema è diventato la violenza, e ogni tentativo, o quasi tutti i tentativi, di ricostruzione del paese viene sopraffatto da questa esigenza.”

Forse l’accordo nella formazione di un gabinetto e il passaggio di poteri al nuovo Primo Ministro Ibrahim al-Jaafari potranno finalmente fornire la spinta necessaria per un cambiamento positivo. Però la nomina di Ahmad Chalabi a vice primo ministro (e temporaneo supervisore delle entrate petrolifere) e di suo nipote Ali Abdel-Amir a ministro delle finanze non fanno pensare che la soluzione dei problemi sia tanto vicina. Intanto ci potremo accorgere che c’è stato qualche progresso solo quando il prezzo di una corsa in tassì da Bagdad all’aeroporto sarà sceso sotto i 35.000 dollari.

Ari Barman

Fonte:www.thenation.com
Link:http://www.thenation.com/blogs/outrage?bid=13%C0%03d=2361
2.05.05

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