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DI JAMES HOWARD KUNSTLER
kunstler.com/blog

Per l’economia, intendo. Specialmente la parte che consiste nello scambiarsi certificati di carta. Sono queste le voci che ho percepito nelle prime due settimane del 2010, e perdonatemi se non ho un fascio di tabelle e grafici per dimostrarlo. Tutti gli altri, o quasi, che blaterano di queste cose sul web forniscono abbondanti analisi statistiche: Mish, The Automatic Earth, Chris Martenson , Zero Hedge, The Baseline Scenario . Vale la pena visitarli tutti.

Le cifre sui bonus bancari stanno per essere diffuse da un momento all’altro. La rivolta che mi aspettavo in merito alla pubblicazione di queste cifre potrebbe arrivare da un luogo diverso rispetto a quanto avevo immaginato – non da ciò che rimane dei “normali” lavoratori ma dai leader di pensiero e dai comuni addetti dell’amministrazione (compresi i pubblici ministeri) che, per una ragione o per l’altra, negli ultimi due anni hanno distolto la loro attenzione, o rimanendo alla finestra o adducendo scuse. Se Frank Rich del New York Times inizia il suo articolo chiedendo la testa di Robert Rubin, allora forse la grande e cigolante nave da carico dei media sta virando e sta tracciando una nuova rotta verso il porto della realtà.


Ad ogni modo, la grottesca baldoria di inganni e di menzogne che è diventata l’economia americana – tenuta insieme con il nastro adesivo fatto di pacchetti di incentivi, contabilità manipolata, sussidi per i mutui, carry trade, salvataggi alle banche “troppo grandi per fallire”, TARPS, TALFS, i rapporti truffa del BLS e l’infervoramento della MSNBC per i “primi segnali di ripresa” – mostra tutti i segnali di un crollo imminente. Ci sono troppe cose ovvie che possono andare in rovina, e ciò significa che ne esistono molte meno ovvie, cose nascoste che possono andare in rovina. Non è tragicamente sciocco sfidare la legge di Murphy , visto che funziona così bene anche senza aiuti da parte nostra? Ultimamente c’è stato addirittura l’appello per l’incriminazione dell’attuale Segretario al Tesoro, Geithner, per aver architettato la liquidazione a Goldman Sachs di 14 miliardi di credit default swaps da parte di AIG nel corso del salvataggio della stessa AIG. Va bene, e allora perché non Paulson, Bernanke, Blankfein…?

Ma le altre gradinate del circo sono stipate anche di pagliacci e di orsi danzanti. Anche con la bozza delle prospettive del mercato azionario per il 2010, è difficile spiegare perché il mondo debba investire in Buoni del Tesoro americano, specialmente tra pochi mesi, dopo l’iniziale corsa al bene sicuro – voglio dire, quando si potrebbe altrettanto facilmente acquistare titoli di stato a breve termine espressi in dollari canadesi o franchi svizzeri. E allora cosa succederà quando la Federal Reserve dovrà mangiarsi tutti i Buoni del Tesoro avanzati, mentre sta già soffocando con le obbligazioni di debito collateralizzate e i relativi titoli tossici spazzatura privi di alcun valore? Dopotutto, i biglietti verdi che ci scambiamo sono chiamati Banconote della Federal Reserve.

Perché qualcuno dovrebbe pensare che il mercato immobiliare continuerà a lievitare? Un grasso “maiale” fatto di mutui ARM (cioè mutui che non saranno mai ripagati in modo regolare) sta per spostarsi nel “serpentone” del mondo immobiliare, spingendo altri milioni di famiglie verso la morosità e i pignoramenti. Nel frattempo, le banche locali e regionali sono strangolate da un settore immobiliare già inadempiente sul quale avevano paura ad effetturare i pignoramenti e sono rimaste lontano dai mercati nel corso del 2009 per non far diminuire ulteriormente i prezzi delle abitazioni e non mettere “con l’acqua alla gola” altre famiglie per case che valgono molto meno del valore nominale del loro mutuo. Dubito che le banche stiano facendo questo per bontà di cuore ma, qualunque sia la ragione, questa truffa di assorbire i prestiti difficili non può andare avanti per sempre. Ad un certo punto, un sistema bancario deve basarsi sulla credibilità, su prestiti che possono effettivamente essere restituiti, oppure si spezzerà, e siamo vicini al punto di rottura.

La patetica verità che sta al centro del fallimento dell’immobiliare è che i prezzi devono scendere ancora se un normale lavoratore a busta paga potrà mai permettersi di comprarsi una casa in America a condizioni normali. Ad ogni modo, presto o tardi il sistema bancario dovrà espellere l’”inventario fantasma” di abitazioni tolte dai pignoramenti, e rivenderle al miglior prezzo che riusciranno a spuntare, altrimenti moltissime banche falliranno.

Potrebbero scendere comunque, perché la catastrofe del mercato immobiliare commerciale sta seguendo esattamente il fallimento del mercato immobiliare residenziale. L’offerta eccessiva di piccoli e grandi centri commerciali, centri direzionali e altri accessori dell’economia del “consumatore” ormai al tramonto sta per diventare la più grande passività che l’economia abbia mai visto nella storia dell’umanità. Chi vorrà mai comprare a buon mercato queste assurde proprietà, quando non riusciranno mai a trovare nessun affittuario per strutture costruite così malamente, né staranno al passo con la manutenzione (pensate ai tetti piatti che perdono), né per nessuna ragione verranno risistemate? In un mondo veramente giusto, molti di questi edifici andrebbero demoliti – se non per il fatto che tutto questo costa, e chi esattamente oggi vorrebbe avere un mercato di blocchi frantumati di calcestruzzo e finestre a ghigliottina in alluminio? Mi aspetto che quei posti vengano occupati abusivamente da dei senza tetto disperati.

Poi ci sono gli stati in fallimento, guidati dai più grandi, naturalmente – California e New York – ma con tanti altri dietro, che stanno scendendo vorticosamente dallo stesso tubo di scarico (probabilmente quarantanove con l’eccezione del Nirvana fiscale, il Nord Dakota!). Anche se riusciranno ad ottenere un salvataggio truffa da un governo federale ormai stanco di elargire salvataggi, gli stati dovranno comunque ridurre le schiere dei loro dipendenti pubblici (gettando nell’indigenza altre famiglie del ceto medio) mentre verranno ridotti enormemente i servizi pubblici, soprattutto per i poveri, gli ammalati e gli invalidi. Questo si riverserà su aspetti molto evidenti della vita di tutti i giorni, dalla sicurezza (aumento dei reati) al deterioramento di strade e ponti.

Forse la notizia più preoccupante che circola in questo primo mese dell’anno sono le voci delle imminenti carestie a causa di numerosi raccolti andati a male in tutto il mondo nella stagione dei raccolti del 2009 (Emergency Food Supply , Food Crisis For Dummies,Le previsioni di Wall Street per il 2010). Se il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti non ci ha mentito spudoratamente sui numeri nel 2009, c’è qualche segnale che i loro rapporti siano perlomeno incoerenti con le cifre reali delle scorte di granaglie e con i prezzi delle materie prime. E perché mai il Dipartimento dell’Agricoltura dovrebbe dire la verità se tutte le altre agenzie federali stanno riportando dei numeri fasulli? Considerata la crisi nei capitali e nei prestiti, bisogna anche chiedersi come faranno quest’anno gli agricoltori a chiedere prestiti per i loro raccolti.

Infine, c’è il mondo dell’energia globale. Il prezzo del petrolio parte questa settimana sopra gli 83 dollari al barile, collocandolo a circa 1,50 dollari dalla “zona pericolosa” nella quale inizia ad annientare l’attività economica negli Stati Uniti. Le cose e le procedure stanno cominciando a costare troppo. Benzina. Diesel (e, a proposito, questo significa un altro problema per la produzione di cibo che sta entrando nella stagione di interramento del 2010). Una situazione particolarmente inquietante nelle ultime settimane è stato il disaccoppiamento tra i rialzi del prezzo del petrolio e i rialzi del valore del dollaro. Ultimamente, il petrolio è aumentato sia che il dollaro fosse aumentato o meno. Due settimane fa il dollaro è sceso sotto quota 1,42 nei confronti dell’euro e oggi è sopra quota 1,45 e il petrolio, in tutto questo tempo, è aumentato costantemente dal valore che era di poco superiore ai 70 dollari. Il 2010 potrebbe essere l’anno in cui ci renderemo conto definitivamente che la domanda mondiale di petrolio supera l’offerta mondiale di petrolio – e che la produzione globale non può sostenere più di 85 milioni di barili al giorno, e non ci si può fare nulla.

Questi sono i pensieri che si agitano nella mia mente alle tre del mattino quando si alza il vento e risuonano rumori sinistri. Prepariamoci ad una o due stagioni molto dure.

James Howard Kunstler
Fonte: http://kunstler.com/blog
Link: http://kunstler.com/blog/2010/01/six-months-to-live.html#more
11.01.2010

Traduzione a cura di JJULES per www.comedonchisciotte.org

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