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La Redazione

 

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SEI ACQUISTI CHE RINFORZANO LA BRUTALITA’ ISRAELIANA

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A cura di Truman
Il 27 Novembre 2013
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DI ALEX KANE

informationclearinghouse.info

L’acquisto di prodotti come macchinari Sodastream potenzia il dominio di Israele sui palestinesi.

Quando arriva l’ora del pagamento annuale delle tasse, ogni cittadino americano dà a Israele 21,59 dollari di aiuti militari, secondo la U.S. Campaign to End the Occupation (Campagna degli USA per la fine dell’occupazione) . Ma non è l’unico modo in cui i cittadini americani contribuiscono al sistema militare israeliano, che da 46 anni occupa la terra palestinese, e al progetto di insediamento in Cisgiordania che accompagna l’occupazione. I consumatori non lo sanno, ma l’acquisto di prodotti come Sabra hummus e Sodastream (macchine per produrre acqua gasata, ndt ) potenzia l’occupazione militare di Israele in Palestina. Alcune aziende hanno stabilimenti situati in una delle 125 colonie ufficialmente note nella Palestina occupata, le quali in base al diritto internazionale sono illegali.

Altre aziende contribuiscono al mantenimento dell’occupazione attraverso la cooperazione con le Forze di Difesa Israeliane (IDF), il cui obiettivo principale è quello di proteggere gli insediamenti illegali e di esercitare il dominio sulle vite di milioni di palestinesi. L’acquisto di questi prodotti dà profitti alle aziende che sfruttano le terre e le risorse palestinesi.

Qui ci sono sei prodotti di consumo e le aziende che aiutano a perpetuare l’occupazione israeliana. Tutte queste sono state segnalate dal movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), una campagna internazionale palestinese tesa ad isolare Israele per le sue violazioni al diritto internazionale. I gruppi BDS hanno invitato i consumatori a boicottare questi prodotti come modo per inviare un segnale economico ad Israele.

1. Sodastream

Questa società di produzione di soda è onnipresente al giorno d’oggi. I prodotti Sodastream, che trasformano l’acqua in acqua gassata e in altre bevande aromatizzate, sono stati un incredibile successo negli USA. Secondo la CNN , le vendite dei loro prodotti sono salite alle stelle con l’azienda che nel 2012 ha riscosso profitti per $ 436.000.000, un incremento del 51% rispetto all’anno precedente. L’azienda, che è stata acquistata da una società israeliana, la quale a sua volta l’ha venduta a un fondo d’investimento, nella sua pubblicità dichiara di essere “amica dell’ambiente”.

Ma il lato meno progressista di Sodastream si trova nella posizione della sua fabbrica. La struttura principale in cui sono realizzati i prodotti Sodastream si trova nella zona di insediamento industriale di Mishor Adumim, che si trova proprio nella periferia di Gerusalemme e ancora più vicino al mega-insediamento di Ma’ale Adumim. Mishor Adumim serve Ma’ale Adumim, fornendo all’insediamento lavoro per gli israeliani e affari per le aziende israeliane vicine.

Sodastream sostiene che non ha violato il diritto internazionale operando in un insediamento perché la sua fabbrica avvantaggia la popolazione locale dei palestinesi. É vero che Sodastream impiega lavoratori palestinesi. Ma secondo la rivista Who Profits?, organizzazione israeliana che tiene traccia degli speculatori dell’occupazione “i lavoratori della fabbrica SodaStream soffrono di condizioni di lavoro difficili.” I lavoratori palestinesi sono visti come forza lavoro a basso costo da sfruttare, e si sono lamentati che quando protestano per salari migliori, vengono licenziati.

Rafforzando Ma’ale Adumim, la fabbrica di Sodastream a Mishor Adumim contribuisce a uccidere ogni possibilità di uno Stato palestinese vitale e contiguo. Ma’ale Adumim è stato strategicamente costruito come un insediamento che interrompe un facile accesso tra Ramallah e Betlemme, due importanti città della Cisgiordania.

Quelli che amano Sodastream cercano un’alternativa, non devono avere paura. Un buon numero di prodotti simili può consentire ai consumatori di produrre la propria acqua frizzante senza dare soldi a una società che opera nei territori occupati. Le alternative includono le bevande di Cuisinart e una società di nome SodaSparkle.

2. Sabra Hummus

Sabra è un’altra società israeliana, che sembra essere nei frigoriferi di tutti gli americani e nei migliori supermercati. Con esso le patatine e le verdure diventano gustose, ma rinforza anche l’esercito israeliano mentre si commercializza l’esclusivo hummus israeliano.

L’azienda dell’hummus ha intrapreso un’imponente campagna per vendere i propri prodotti ai consumatori. Sabra ha aumentato la pubblicità negli ultimi anni, ed è stato un buon successo. All’inizio di quest’anno, l’Huffington Post ha riferito che essa ha preso il 60 % del mercato dell’hummus, le cui vendite sono in aumento negli USA.

Sabra hummus è in parte di proprietà di una società israeliana denominata Strauss Group, che ha “adottato” una unità di élite dell’IDF. (Sabra è posseduta anche da PepsiCo.) Il sito web dell’azienda si é vantato di rifornire la Brigata Golani “con una serie continua di prodotti alimentari per il loro addestramento e le loro missioni, e di fornire pacchetti per la cura personale per ogni soldato che completa il percorso.” Il Gruppo Strauss ha inoltre detto che dà fondi all’unità IDF per “attività assistenziali, culturali ed educative, come aiuti economici per i soldati svantaggiati, per attrezzature sportive e ricreative, pacchetti di assistenza, e libri e giochi per il club dei soldati.”

Anche se tale frase non è più disponibile sul sito web del Gruppo Strauss, l’azienda ancora difende l’IDF. Nel 2011, Ofta Strauss, presidente della società, ha detto alla rivista Forbes che “i soldati israeliani non sono armati; i soldati israeliani sono i nostri bambini”.

La Brigata Golani ha giocato un ruolo chiave nell’assalto dell’esercito israeliano alla Striscia di Gaza nel 2008-09 durante “l’operazione Piombo fuso”. Ampie violazioni dei diritti umani e possibili crimini di guerra sono stati commessi dall’esercito israeliano durante l’assalto.

3. Tribe Hummus

La Tribe è la seconda azienda di hummus negli USA. Ed è anche legata a discutibili pratiche israeliane.

La società è in parte di proprietà di Osem, che collabora con il Fondo Nazionale Ebraico (JNF), un gruppo che ha lavorato strettamente con il governo israeliano. Il JNF ha giocato un ruolo chiave prima della creazione dello Stato di Israele, partecipando a progetti con il fondatore di Israele, David Ben – Gurion, di pulizia etnica palestinese dalla loro terra nel 1948. Il comportamento del JNF non è migliorato molto da allora.

Dopo la fondazione di Israele, lo stato ha affittato la terra a JNF, e alla fine il fondo è giunto a possedere il 13% di tutte le terre in Israele, la maggioranza delle quali erano originariamente di proprietà palestinese. La loro legge limita esplicitamente l’affitto delle loro terre solo agli ebrei in uno stato in cui il 20 % della popolazione è palestinese. Il JNF ha piantato foreste in tutto Israele, alcune delle quali proprio nei villaggi palestinesi distrutti.

Una delle azioni più eclatanti a cui ha partecipato di recente il JNF è la ripetuta demolizione del villaggio beduino di Al Araqib, una delle tante aree “non riconosciute” da Israele, che il governo si rifiuta di connettere ai sistemi di energia elettrica e idrici. Il JNF ha collaborato con la polizia israeliana per distruggere Al Araqib oltre 50 volte, allo scopo di costruire una foresta nel villaggio.

4. Ahava

Un sacco di negozi hanno Ahava, che in ebraico significa “amore”. Si possono trovare i suoi prodotti di bellezza estratti dal Mar Morto, nei negozi di Ricky a New York, in Nordstrom e in Bed, a Bath e a Beyond, inoltre. Ma ciò che non sarà mai scritto sui prodotti é che sono realizzati in un insediamento in Cisgiordania, di proprietà delle industrie che stanno illegalmente sfruttando le risorse naturali palestinesi.

Ahava, che rastrella circa $ 150 milioni di dollari all’anno di profitti, è parzialmente di proprietà della Cisgiordania stessa; il 37,5 % della società é di proprietà dell’accordo con Mitzpe Shalem, mentre il 7,5 % é di proprietà dell’accordo con Kibbutz Kalia. Inoltre, il 37 % della società è di proprietà di Hamashbir Holdings, che investe anche nel Gruppo Orad, una società che produce sistemi di rilevamento elettronici per l’uso della barriera di separazione in Cisgiordania.

La fabbrica principale in cui sono realizzati i prodotti Ahava é a Mitzpe Shalem, che si trova nella parte orientale della Cisgiordania e si trova sulle rive del Mar Morto. Ahava scava fango dalle rive del Mar Morto, nonostante sia una violazione del diritto internazionale per lo sfruttamento delle risorse di un territorio occupato.

Dal 2009, il gruppo CodePink ha condotto una campagna volta a boicottare Ahava , sollecitando i negozi ad abbandonare i suoi prodotti.

5. Hewlett Packard

La famosa società di tecnologie informatiche è il più noto costruttore di stampanti degli USA. Hewlett Packard fabbrica anche prodotti come fotocamere digitali, personal computer e smartphone. Essa detiene il primo posto a livello mondiale per le spedizioni di PC.

Ma non è tutto ciò che produce HP. Alcuni servizi forniti da essa sono stati venduti ai militari israeliani.

Secondo la rivista Who Profits?, HP possiede EDS Israele, che dal 2009 é stata indicata come “HP Enterprise Services.” Questo ramo della Hewlett Packard fornisce al ministero israeliano della Difesa, ciò che viene chiamato il “Sistema Basilea,” un controllo di accesso biometrico che regola il sistema dei permessi per i lavoratori palestinesi.

Nel 2009 HP è stata incaricata di gestire le informazioni per l’infrastruttura tecnologica della Marina israeliana, e alla fine è stata pagata per amministrare i sistemi tecnologici di tutto l’esercito.
Nel 2009 HP ha anche vinto un contratto per fornire tutte le attrezzature informatiche all’esercito israeliano.

In aggiunta, HP è impegnata nel progetto di insediamento in Cisgiordania. L’azienda fornisce servizi e tecnologie per due grandi insediamenti e inoltre, riferisce la rivista Who Profits?, “prende parte al progetto ‘Smart City’ nella colonia illegale di Ariel in Cisgiordania, fornendo un sistema di stoccaggio per l’ insediamento”.

6. Motorola

Anche questa società ha profitti dalla sua relazione con l’esercito israeliano. Nel 2011, l’azienda, che era più nota per i suoi telefoni, è stata divisa in due. Uno dei progetti secondari, chiamata Motorola Solutions, ha uno stretto rapporto di collaborazione con il governo israeliano e l’esercito attraverso la controllata israeliana – Motorola Solutions Israel. (Motorola Solutions non produce i telefoni, anche se produce computer portatili, tablet e accessori per computer. Eppure, Motorola ha avuto un rapporto con l’esercito israeliano, quando era l’unica compagnia a produrre telefoni cellulari.)

Secondo la rivista Who Profits?, nel 2005 Motorola Solutions Israel ha vinto un contratto per fornire recinzioni agli insediamenti israeliani e i suoi sistemi di rilevamento radar sono stati installati in almeno 20 insediamenti illegali in tutta la Cisgiordania. Lo stesso sistema è utilizzato anche per la barriera di separazione israeliana, la quale nel 2004 è stata ritenuta illegittima dalla Corte Internazionale di Giustizia.

L’azienda ha anche creato un sistema di comunicazione mobile per l’esercito israeliano in modo che i soldati potessero parlare uno con l’altro quando lavorano in Cisgiordania. Infine, Motorola Solutions Israel ha fornito all’esercito spolette elettroniche per bombe fino al 2009, quando il dipartimento specifico della società che produceva gli inneschi è stato venduto ad Aeronautics Defense Systems.

Correzione: la sezione di questo articolo riguardante Motorola è stata modificata per chiarire il rapporto tra l’azienda e l’esercito israeliano. L’articolo originale era scorretto nel dire che l’attuale società dei telefoni Motorola ha una relazione con l’IDF. Piuttosto, è una sussidiaria della compagnia telefonica che si occupa dei militari israeliani.

Alex Kane abita a New York, è un editore mondiale di AlterNet e collaboratore di Mondoweiss.
Seguilo su Twitter @alexbkane.

Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article36791.htm

8.11.2013

Traduzione per www.Comedonchisciotte.org a cura di Alex T.

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