Dopo una battaglia legale volta alla ricerca della verità, il Consiglio di Stato ha messo, per ora, la parola fine alle richieste di chiarimento dell’Agenzia Giornalistica Italia (AGI) sull’invio di 400 militari ad Alzano e Nembro durante i primi giorni di marzo 2020.
Il tribunale amministrativo ha affermato che lo Stato italiano non può spiegare perchè 400 militari sono stati inviati all’ingresso della Valseriana tra il 5 e l’8 marzo senza istituire la zona rossa, a causa del fatto che la spiegazione comporterebbe l’analisi di una documentazione militare attualmente coperta da riservatezza.
Come si legge nel provvedimento infatti, in quei giorni, come misura di contrasto alla diffusione del virus, “sono stati impiegati gli stessi contingenti di Forze armate addetti all’operazione ‘Strade Sicure’, il cui utilizzo è stato disposto in attuazione delle direttive generali di pianificazione annuale, in relazione alle quali sussiste un’esigenza di riservatezza volta a secretare le linee della programmazione strategica di impiego delle risorse umane e strumentali”. L’invio di “unità aggiuntive in determinati territori dei comuni della Bergamasca è stato rimesso alla programmazione generale annuale e alla disciplina ordinaria, sicché la richiesta di accesso andrebbe di fatto a investire un livello di programmazione strategica di più vasta portata e, come tale, inattingibile da un livello di acquisizione parziale”.
In parole povere, ciò significa che i cittadini italiani non possono conoscere le motivazioni che hanno spinto il Governo a inviare 400 militari in quei luoghi e successivamente a richiamarli alla base, senza che venisse mai istituita la zona rossa, come invece accaduto in altri comuni.
L’avvocato Consuelo Locati, a difesa dei parenti delle vittime del Covid ha commentato così la decisione: “L’autorità giudiziaria avrebbe dovuto spiegare perché l’operazione di contenimento del virus sia correlata con ‘Strade Sicure contro la criminalità organizzata’, a noi rimane incomprensibile. Avrebbe dovuto chiarire perché questa correlazione sia applicabile solo ai comuni della Bergamasca e non sia stata ravvisata nel Lodigiano. Negare la fruibilità di atti che hanno avuto un impatto devastante sui cittadini dei territori bergamaschi per una ragione che ci appare permanere inconferente rispetto alla richiesta, ancora una volta lascia l’amaro in bocca a chi da due anni chiede trasparenza, verità e giustizia”.
Massimo A. Cascone, 20.04.2022