Massimo Antonino Cascone per ComeDonChisciotte
Intervista a Ciro Silvestri della Segreteria Nazionale del FISI – Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali – sullo sciopero indetto dal 15 al 20 ottobre contro il Green Pass nei luoghi di lavoro, in quanto forma massima di discriminazione sociale.
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– Buongiorno Segretario. La prima domanda che le faccio, affinché tutti i lettori possano prendere confidenza con la vostra realtà è: cos’è il FISI e quali categorie di lavoratori rappresenta?
Il FISI, è una federazione di associazioni sindacali e copre, in buona sostanza, tutte le categorie del mondo del lavoro, attraverso un’azione intercategoriale.
Principalmente al momento operiamo soprattutto a sostegno dei sanitari, che come ricordiamo sono stati i primi ad essere stati obbligati alla vaccinazione. Le nostre battaglie rispetto al mondo sanitario però comprendono anche l’abolizione dell’esclusività di rapporto, il riconoscimento della libera professione e il riconoscimento dell’indennità di esclusività, il tutto per ridare valore a tutte le professioni sanitarie. A tale scopo è stata costituita la Categoria FISI Professioni Sanitarie, Amministrative, Tecniche e Sociali nonché la categoria dedicata al personale Medico. Il Segretario Nazionale di Categoria è il dott. Pasquale Bacco.
Siamo molto attivi inoltre sul fronte dell’istruzione, perno su cui si fonda una società democratica, proponendoci anche come un sindacato scuola aperto a tutti i lavoratori del comparto (insegnanti e non) fino ad arrivare all’università, indipendentemente dal rapporto di lavoro. Rispetto a tale ambito del mondo del lavoro, sono io il referente.
Siamo un sindacato giovane ma deciso e coerente nelle nostre posizioni. Per noi nessun lavoratore deve essere lasciato indietro.
– Segretario Silvestri che cosa prevede lo sciopero che avete indetto dal 15 al 20 ottobre?
Prima di tutto ci tengo a precisare che lo sciopero non è di semplice rivendicazione sindacale per motivi secondari, ma è uno sciopero politico.
Le motivazioni sono chiare ma è importante ribadirlo: quello che sta accadendo nel mondo del lavoro già per alcune categorie, e dal 15 per tutti i lavoratori, è abominevole; lo sciopero è stato proclamato per le gravi violazioni costituzionali a cui stiamo assistendo, violazioni che ledono i diritti dei lavoratori e legittimano comportamenti discriminatori nei luoghi di lavoro, oltre ad incidere pesantemente sul reddito.
Lo sciopero ad oltranza, per 5 giorni, è un atto forte, che il governo non potrà ignorare. Per questo motivo siamo felici che ad aderire alla nostra chiamata siano anche i portuali di Trieste, i quali stanno dando una lezione a tutti gli italiani su cosa vuol dire lotta di classe.
– Quali problemi sono sorti con la Commissione di Garanzia rispetto al vostro sciopero?
La Commissione di Garanzia ha formulato “un invito” a revocare lo sciopero, adducendo come motivazione che non si possa prolungarlo per 5 giorni, soprattutto poiché proclamato in una data molto vicina allo sciopero generale dell’11 ottobre.
Ovviamente data la gravità delle motivazioni e del momento non potevamo che respingere questo invito. Come dicevo, la stessa adduceva problemi di rarefazione e di durata, dimenticando che tali obiezioni non sono previste dall’art 2 comma 7 della Legge 146/90 che regolamenta gli scioperi per il pubblico servizio. Oltretutto, quando si è espressa la Commissione, si era già esposta la Presidenza del Consiglio a riguardo, pubblicando sulla piattaforma istituzionale lo sciopero e quindi legittimandolo.
Posso confermare quindi che la segreteria si è presa tutta la responsabilità della proclamazione, proprio per rassicurare anche i lavoratori. Nel caso ci fossero ritorsioni sui lavoratori, siamo pronti ad affrontare qualsiasi battaglia legale per sostenere chi sta lottando per la libertà propria ed altrui.
– Qual è la posizione del FISI rispetto allo sciopero generale dell’11 ottobre?
Premetto che non ci piace parlare delle iniziative degli altri e preferiamo restare concentrati sul nostro lavoro. Quello che mi sento di dire a riguardo è che sicuramente lo sciopero dell’11 non nasceva per opporsi al Green Pass, e questo i lavoratori lo hanno capito.
In un momento come questo è importante avere delle posizioni chiare, che vadano al di là delle rivendicazioni fin ora fatte dai vari sindacati. Quello che ci stanno imponendo con il Green Pass è il radicale cambiamento dei rapporti umani all’interno della società, e questo ovviamente si riflette anche nel mondo del lavoro, per questo bisogna essere decisi rispetto alla lotta da portare avanti. Basta avere due piedi in una scarpa.
– Secondo lei Segretario cosa succederà dopo il 15 ottobre?
Il 15 ottobre rappresenta uno spartiacque per questa delicatissima battaglia, non ci sarà più spazio per gli equivoci. Spero che questa data potrà essere ricordata in futuro non per l’applicazione del Green Pass in sé, ma come un momento chiave di condivisione e coordinamento sempre più ampio della lotta che stiamo portando avanti come cittadini e lavoratori.
Se il governo non farà marcia indietro sarà evidente a tutti che queste misure non sono di contenimento del contagio e di prevenzione sanitaria ma semplicemente di controllo sociale…e queste cose qualcuno, anche in TV, non le nasconde più oramai. Si tratta quindi semplicemente di alzare la testa e dire basta uniti.
Da venerdì capiremo chi è schierato in difesa del popolo italiano e chi no; saranno finalmente smascherati i doppiogiochisti.
– Successivamente alle vicende di Roma, si teme che il governo possa varare delle misure restrittive rispetto al diritto di sciopero sancito dall’art 17 della nostra Costituzione. Che idea si è fatto a riguardo?
Per quanto i fatti di Roma del 9 ottobre siano di inaudita gravità per la violenza che ne è scaturita, bisogna precisare che non è corretto parlare di piazza violenta.
Piazza del Popolo era gremita, e tutti stavano solo esercitando il proprio diritto alla protesta rispetto a delle misure politiche, che non sbagliamo a definire liberticide e distruttrici della concetto di uguaglianza tra i cittadini. I pochi violenti, per altro già noti, vanno isolati e puniti ma senza penalizzare il popolo.
La possibilità che i fatti di Roma possano essere pretestuosamente strumentalizzati per limitare ulteriormente le libertà c’è, ma non dobbiamo lasciare che un episodio possa comprimere i diritti di tutti. Non fatevi ingannare dai servizi televisivi ed i programmi di approfondimento che additano tutti come fascisti e/o facinorosi, la realtà è bene altra. In tutta Italia ci sono proteste da mesi che non hanno provocato scontri e violenze, e per questo, secondo noi, bisogna insistere sulla via delle proteste pacifiche, per indurre il Governo a dimettersi o a ritirare le misure di limitazione introdotte con provvedimenti anticostituzionali.
– Segretario la ringrazio per questa intervista, che speriamo arrivi a tutti i lavoratori che ci leggono
Grazie a lei
Massimo Antonino Cascone