di Enza Sirianni
ComeDonChisciotte.org
Una brevissima riflessione sulla pupazzata in allestimento da parte della triade sindacale per il 16 ottobre contro il fascismo. Sic!
In questi anni ne abbiamo visto di tutti i colori. Nei due anni di delirio virale, abbiamo sentito di tutto e di più.
Stiamo vivendo un tempo surreale per quanto ci hanno ammanito per sconfiggere Sars-Cov 2 che ci sbeffeggia sotto innumerevoli travestimenti. Dietro le quinte, drammi, dolori che si sono consumati in silenzio e non solo ascrivibili ai lutti per i deceduti con Covid.
Per non essere scontata, sorvolo su tutto quanto è stato oscurato dai media sussidiati riguardo alla situazione del lavoro in Italia, giunto ad un precipizio ripido e scivoloso, con il fondo del burrone ormai ben visibile: una sorta di Cocito infernale per punire chi osa pensare che per guadagnarsi il pane onestamente, ci siano diritti, tutele e dignità.
La storia dell’attacco al lavoro nel nostro Paese è lunga. Chi voglia ripercorrerla dovrebbe risalire agli anni ’80, quando si tentava di minare le difese a favore dei lavoratori, senza successo. Erano i prodromi di un piano in mente al padronato liberista che, attraverso vari emissari, non vedeva l’ora di ridurre in schiavitù chi procurava loro ricchezza.
Treu e Biagi diedero un fattivo contributo al progetto. I sindacati allora, facevano finta di scalpitare organizzando qualche manifestazione a Roma.
Ancora mantenevano viva l’illusione che si battevano per tutelare il lavoro e la dignità del lavoratore. Era la loro ragion d’essere, del resto.
Poi, la china inarrestabile e la resa agli scempi degli anni 2012, con l’accettazione senza un sussulto della legge Fornero. In compenso le memorabili lacrime della ministra in diretta tv con accanto Monti che la incoraggiava a dare uno dei più formidabili colpi di scure al corpo del welfare italiano.
L’acme dell’accanimento contro il lavoro salariato, è stato toccato da Renzi con il Jobs Act che, di fatto, ha abolito l’art.18 dello Statuto dei lavoratori.
Dov’era la triade sindacale? Tutto in illo tempore, cosa gravissima, tacque. Nessuna imponente manifestazione e blocco del paese. Bandiere nisba. La mutazione antropologica dei sindacati confederali era pienamente compiuta. Il discorso andrebbe ampliato, indubbiamente, estendendolo al ruolo dei partiti di sinistra e alla grande “proletaria” sempre più debole, rassegnata, assuefatta alle progressive riduzioni delle tutele, con i salari tra i più bassi di Europa e rimasti tale ad oggi. Bel primato!
Oggi, finalmente, Landini&Co si svegliano. Non per i lavoratori. Ma per difendere l’Italia dai fascisti che a Roma, facilmente e senza trovare ostacoli significativi, in un numero irrisorio, hanno inscenato l’assalto alla sede della Cgil. C’è bisogno di dire che la manifestazione del 9 ottobre a Roma era affollatissima, variegata, composita e soprattutto assolutamente pacifica? Superfluo, tuttavia lo si ribadisce. Chi c’è stato lo può testimoniare. Ma i soliti media sussidiati di cui sopra, accordati dalla stessa direzione d’orchestra, si sono sbracciati per focalizzare un segmento di violenti scalmanati, assolutamente deprecabili, infiltrati nella imponente mobilitazione di uomini, donne, persino bambini, riunitisi nella capitale per dire no alla carognata del lasciapassare verde.
In realtà, ad un’analisi più attenta, si dovrebbe dire che un numero crescente di italiani, sta esprimendo semplicemente il dissenso alle linee del governo Draghi i cui disegni sono percepiti sempre più chiaramente contro di loro, le famiglie, i giovani, il lavoro, il futuro, lo stato sociale, la democrazia, la Costituzione.
Si sta manifestando in molte città d’Italia, con un oscuramento mediatico vergognoso, da settimane e per ragioni importantissime che non attengono solo al green pass, ma al lavoro e ai diritti fondamentali sanciti dalla nostra Carta.
Tale percezione che economisti, giuristi, uomini di scienza disallineati, riescono a tradurre in dati precisi e confutazioni difficilmente smontabili, purtroppo non sfiora la mente dei segretari della triade sindacale. Per loro stiamo bene, benissimo. Che problema c’è? Vivono in letargo ottimamente provvisti di tutto… Ma guarda tu, lo interrompono all’improvviso, per quattro energumeni che hanno osato, agilmente, infrangere il sacro tempio della Cgil.
Subito è seguita la retorica che il mainstream ha rovesciato in quantità stucchevoli per la presunta minaccia fascista dai fatti di Roma. Retorica che fa il paio con il servilismo e l’ipocrisia infestanti il paese.
I morti sul lavoro, i diritti strappati, la precarietà, le sottomissioni ricattatorie, i contratti iperflessibili, le inumane condizioni di milioni di lavoratori nei campi, nella logistica e in altri settori trainanti dell’economia italiana, la povertà dilagante, non turbano il sonno di Landini e dei suoi sodali. Non è fascismo, signori. L’allarme non scatta. Trattasi di liberismo quintessenziale, crudele e famelico, cosa diversa dal primo. Dunque non si combatte anzi ci si mangia insieme.
La messinscena si apparecchia con dichiarazioni, comunicati e chiamata alle armi più di bandiere che di persone, per dire no alla presunta insorgenza del fascismo- usualmente ben tollerato nelle frange forzanuoviste, casapoundiste e dell’eversione nera- che combatterono i nostri padri e i nostri nonni, pagando i costi di persona. Non certo loro. Né noi nati dopo la guerra.
E allora se questo è antifascismo, io sono la Monroe.
di Enza Sirianni