DI GONZALO LIRA
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L’Eurozona sta per crollare – chiunque dica il contrario viene lapidato, lavora a Bruxelles, oppure non ha controllato il mercato obbligazionario europeo di recente: si sta scatenando l’inferno lì.
E se, come ho sostenuto qui , il Parlamento Irlandese decidesse di non approvare il piano di austerity il prossimo 7 dicembre – ossia, se decidesse di non accettare il salvataggio della Banca Centrale Europea – allora si scatenerà l’inferno in Europa giusto in tempo per il Natale: Satana e Babbo Natale potrebbero scontrarsi sulla Rue Belliard prima della fine dell’anno.
Perciò gli “smart money” incominciano a pensare a quello che succederà dopo che ci sarà stato il picco della crisi dell’euro.
In altri termini, cosa succederà al dollaro, una volta che l’euro si sarà estinto.
Per prima cosa, dobbiamo capire come siamo arrivati a questo punto, per prevedere quello che succederà dopo.
Le Repubbliche delle Banane d’Europa
Negli anni ’70 e ’80, varie repubbliche latino americane hanno stupidamente ancorato la loro valuta al dollaro Americano.
È andato a meraviglia – all’inizio. Dapprincipio, questi “pesci piccoli” hanno tratto vantaggio dal tasso di cambio valuta fisso per indebitarsi in dollari, e per darsi alle spese alla grande.
È tutto finito in lacrime, naturalmente, quando è arrivato il conto. Il Cile, l’Argentina, il Perù, l’Uruguay, tutti, in vari periodi, hanno avuto la propria valuta ancorata al dollaro. E in ciascuna di queste situazioni, una volta che il legame valutario è diventato insostenibile, le loro economie sono crollate.
E questo è esattamente ciò che hanno fatto le economie più piccole dell’Europa. Come ho scritto ad aprile, se si pensa all’euro come semplicemente ad un legame valutario molto complesso, allora la crisi di solvibilità cui stiamo assistendo in Europa era inevitabile.
Proprio come le repubbliche delle banane in America Latina, i paesi PIIGS dell’Europa si sono indebitati fino al punto dell’insolvibilità.
Cosa stanno facendo gli Europei? Cercano di salvare gli arti cancrenosi al posto del paziente.
Quando le economie latino americane e i loro obbligazionisti hanno capito – con le brutte maniere – che il loro legame valutario con il dollaro era insostenibile, questi paesi hanno svalutato la loro moneta locale ed hanno iniziato a ricostruire la loro economia.
E gli obbligazionisti? Ossia, quella gente sciocca abbastanza dare prestiti ai paesi che avevano ancorato la loro valuta al dollaro? Se gli è andata bene, hanno scontato il valore di mercato delle obbligazioni. Altrimenti, se ne sono tornati a casa con un ciambellone grande e grosso – un enorme zero.
Cosa ha fatto la BCE in merito al fallimento delle economie dell’eurozona della Grecia e dell’Irlanda? Ha cercato di sostenerle con i salvataggi – ma mantenendo tali economie legate all’euro.
Cosa sono i salvataggi? Beh, sono prestiti. In altre parole, questi euro-imbecilli stanno prestando denaro a queste economie fragili per consentire loro di ripagare gli altri prestiti che hanno contratto. Gli euro-parassiti di Bruxelles non permettono alla Grecia e all’Irlanda di essere inadempienti e una ristrutturazione: insistono al contrario sul salvarli e sull’imporre misure di austerity, senza costringere gli obbligazionisti a fare sconti sul valore di mercato delle obbligazioni.
Pertanto, mentre le economie della Grecia e dell’Irlanda continuano a deteriorare, hanno una valuta oltremodo forte per la loro economia, e sono costrette a pagare 100c sull’euro, su prestiti che non possono realisticamente ripagare.
Gli effetti sono ovvi:
Già il salvataggio della Grecia della scorsa primavera – che doveva essere ripagato nel 2014 e nel 2015 – è stato prolungato al 2017. E gli osservatori casuali della situazione irlandese si rendono conto che, con un salvataggio che costa 85 bilioni di euro al 5,8% di interesse, non c’è modo che l’Irlanda sia mai in grado di uscire dal debito. La Grecia e l’Irlanda saranno schiave del debito per sempre, persino quando il peso schiacciante dell’euro distruggerà le loro economie.
Nel frattempo i mercati obbligazionari hanno compreso che i salvataggi della Grecia e dell’Irlanda stanno solo procrastinando il problema – i burocrati a Bruxelles stanno semplicemente dando alla Grecia e all’Irlanda più prestiti per saldare vecchi debiti. Quindi i mercati obbligazionari stanno semplicemente saltando al prossimo punto di crisi a venire:
la Spagna.
Come ho sostenuto qui (trad.italiana), la Spagna rappresenta il campo di battaglia dove l’Eurozona potrà sopravvivere come una partnership molto più ristretta di stati membri, oppure dove l’Euro sarà letteralmente distrutto — possibilmente insieme all’Unione Europea.
Allora cosa succederebbe all’euro?
Ci sono due possibilità:
La prima, è che gli euro-testa-di-merda di Bruxelles cercheranno di fare in Spagna quello che hanno già fatto con così straordinaria incompetenza in Grecia e in Irlanda – sorreggere il debito sovrano con ulteriori prestiti. I mercati obbligazionari – proprio come nel caso della Grecia e dell’Irlanda – capiscono che questo è futile, o nella migliore delle ipotesi un palliativo, e pertanto vanno alla prossima economia debole nella lista: l’Italia.
Proprio come hanno fallito la Grecia e l’Irlanda, cade la Grecia, cade l’Italia, finché i mercati obbligazionari decidono per la Francia – membro finale dell’eurozona. Le obbligazioni francesi vengono attaccate, la Germania si ritira del tutto –
– in breve, un gran caos, con l’euro moribondo abbandonato a lato della strada e tutti i paesi che ritornano alle loro valute originarie, ma con tassi d’interesse a doppi zeri, mentre il mercato obbligazionario europeo viene cancellato.
Questo è il peggiore scenario.
La seconda possibilità – la possibilità che avrebbe dovuto essere attuata nel caso della Grecia, e che credo gli eurocrati attueranno quando sarà la volta del disastro di Spagna e Italia – è di far uscire gli stati dall’eurozona.
Questa è la cosa sensata da fare. Credo anche quella più probabile: le economie deboli e insolventi – la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna, l’Italia, il Belgio – vengono eliminate dall’eurozona e ritornano alle loro valute locali, con la ristrutturazione del loro debito.
Per come la vedo io, far uscire le economie più deboli è l’unico modo per curare questa cancrena valutaria che sta uccidendo l’intera eurozona. Per fermare la cancrena, la devi aspirare e amputare l’arto. Per fermare quello che sta succedendo nell’eurozona? Stessa cosa.
Se si permette alla cancrena di diffondersi – se l’EU e la BCE insistono sui salvataggi per tutte le economie dell’eurozona, mentre insistono che rimangano tutte nell’euro e ripaghino 100c sull’euro – allora l’unione monetaria europea non ha speranze, come pure l’Unione Europea stessa.
Pertanto le nazioni deboli e insolventi dovranno essere espulse dall’eurozona, per salvare le economie più forti e fiorenti.
Ci sono svariati stati nell’Unione Europea che hanno una propria valuta, diversa dall’euro – tagliare fuori le economie che sono ovviamente lese dall’euro è la cosa razionale da fare.
Ma del resto, con quegli euro fessi di Bruxelles non si sa mai.
Che ne sarà del dollaro?
Bisogna capire una cosa dell’eurozona, prima di poterne capire qualunque altra: che è grande.
Certamente, l’eurozona è più piccola della zona del dollaro – ma non di molto: il suo PIL nel 2009 è stato di €8,5 trilioni di euro ($11 trilioni di dollari), approssimativamente il 78% del PIL degli Stati Uniti.
I PIL combinati degli [stati] “PIIGS” + quello del Belgio nel 2009 sono stati di circa €2,5 trilioni di euro – perciò se venissero buttati fuori, la ridotta eurozona rimarrebbe con un [PIL] molto rispettabile di €6 trilioni di euro.
Qualunque grande mossa sull’euro avrebbe un impatto massiccio sul resto dell’economia mondiale, Stati Uniti e dollaro compresi – e non lasciatevi dire il contrario da nessuno.
Perciò – sia che si verifichi (nel peggior caso) un completo crollo dell’euro, oppure (nel miglior caso) un’espulsione ordinata delle economie deboli e insolventi dall’eurozona – i grandi vincitori saranno i metalli preziosi, i prodotti (industriali, agricoli e il petrolio), il franco svizzero, la sterlina inglese, le obbligazioni di stato britanniche, il dollaro, e i buoni del tesoro USA. In questo preciso ordine.
Gli Europei hanno una storia che li guida: sanno che in tempi difficili i metalli preziosi sono il rifugio più sicuro. Per di più, molti di loro – giustamente – non hanno fiducia nei pazzi che dirigono la Federal Reserve: credono che QE e varie ripetizioni siano pazzesche.
Quindi fuggiranno dall’euro ai metalli preziosi. Anche i prodotti aumenteranno, per approssimativamente le stesse ragioni.
Il franco svizzero e specialmente la sterlina inglese aumenteranno – di molto – con un terremoto dell’euro. Gli Svizzeri sono un tradizionale porto sicuro – ma i Britannici sotto Cameron stanno vincendo i kudos per le loro misure di austerity. Indipendentemente dal fatto che si creda o meno che siano mezze misure, c’è la percezione in Europa che il Regno Unito sia fermamente sull’Austerity di Sua Maestà: questo rende la sterlina molto allettante per gli Europei.
Molto più del dollaro americano: anche il dollaro salirà con il crollo dell’euro, ma non perché è così allettante – non lo è. Come ho detto, gli Europei non hanno fiducia nei pazzi dell’Eccles Building. Ma se tutti usciranno dall’euro, inevitabilmente una parte di loro andrà al dollaro, anche se solo come protezione dalle mosse improvvise del franco e della sterlina. Lo stesso vale per i buoni del tesoro americani. I loro redditi assurdi diventeranno ancora più assurdi – ma i buoni del tesoro saranno una classe di asset di ultima risorsa per il capitale europeo che fugge dall’euro.
Quindi indipendentemente da come finirà l’euro – o con un totale crollo valutario, o con un esodo degli stati membri più deboli e insolventi – il dollaro si rafforzerà in qualche modo, ma sarà niente a confronto con la sterlina inglese e il franco svizzero.
E il dollaro si indebolirà – sostanzialmente – contro i metalli preziosi o i prodotti di tutte le classi, quando crollerà l’euro.
Come molti di voi sanno, sono un teorico dell’iperinflazione . [I’m a Hyperinflation Boy] Quindi su questo argomento, un crollo dell’euro – totale o parziale – accelererà l’arrivo dell’iperinflazione del dollaro.
Il motivo per cui lo credo è che anche se il dollaro si rafforzasse contro le altre maggiori valute, cadrebbe contro i metalli preziosi e prodotti, sia industriali che agricoli, compreso il petrolio. L’aumento del prezzo di tutti i prodotti per effetto degli Europei che usciranno dal fallimento della loro valuta, metterà pressione sul dollaro, che spingerà l’economia americana ancora di più nella direzione verso cui sta già andando.
Quindi un crollo dell’euro non è una buona notizia per il dollaro – al contrario: accelererà la caduta del dollaro stesso.
Gonzalo Lira
Fonte: http://gonzalolira.blogspot.com
Link: http://gonzalolira.blogspot.com/2010/11/as-euro-goes-way-of-dodo-where-does.html
30.12.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI