Recentemente è stato pubblicato un interessante libro del giornalista economico Luca Ciarrocca,
sulla cupola della finanza mondiale. Il libro ha un titolo
significativo: "I Padroni del Mondo", che si riferisce appunto al potere
di poche decine di multinazionali della finanza di manipolare le
decisioni dei governi e di condizionare irreversibilmente la vita delle
popolazioni, sino a cancellare standard sociali che apparivano
inamovibili, come le relative garanzie di benessere del ceto medio.
Il testo di Ciarrocca ha molti meriti, tra cui una notevole mole di
documentazione e la capacità di sfuggire alle banalizzazioni più
ricorrenti nel dibattito attuale.
Tra le osservazioni più pertinenti di
Ciarrocca c’è sicuramente la realistica constatazione che la grande
finanza si muove su un piano completamente asimmetrico, che prende in
considerazione esclusivamente il proprio interesse immediato ed esclude
ogni possibilità di interlocuzione e mediazione con interessi diversi.
testi può avere un impatto impressionante in un contesto come quello
italiano, nel quale l’informazione economica ufficiale è ripiegata su
questioni interne, legata ai consueti rituali del "colpanostrismo" per
quanto riguarda il passato e dei "compiti a casa" per quanto concerne il
presente.
Nell’agosto ultimo scorso sul sito del NATO Council of Canada è stato
pubblicato un articolo che contiene denunce piuttosto pesanti sull’operato delle grandi banche internazionali,
tra cui i soliti noti come Goldman Sachs e JP Morgan. L’articolo
sottolinea lo strapotere del lobbying bancario a Washington ed osserva
la pericolosa tendenza delle banche ad influenzare pesantemente le sorti
dell’economia reale con speculazioni attuate con l’acquisto di enormi
quantità di materie prime fondamentali. Goldman Sachs si è specializzata
nel settore dell’alluminio, mentre JP Morgan in quello del rame. Se le
stesse notizie fossero state pubblicate su un sito di opposizione si
sarebbe gridato al "complottismo", ma il NATO Council of Canada è una
società non profit legata appunto alla NATO.
Non si tratta di un caso isolato. Nel 2010, mentre in Italia chi
nominava Goldman Sachs veniva psichiatrizzato come complottista
visionario, nel frattempo il sito di un’altra organizzazione
internazionale diretta espressione della NATO, l’Atlantic Council,
pubblicava un circostanziato articolo sul nefasto ruolo del lobbying di Wall Street, ed in particolare di Goldman Sachs, a Washington.
In seguito alle guerre del Kosovo e dell’Afghanistan, una parte dell’opinione pubblica si è svegliata riguardo al ruolo affaristico svolto dalla NATO,
le cui imprese militari si trasformano in cordate affaristiche; e le
relazioni tra militari e banchieri non vengono neppure celate, come
dimostra il caso della collaborazione tra Pentagono e JP Morgan in
Afghanistan.
L’affarismo legato alla NATO non si limita neppure al settore legale,
dato che in tutti questi anni sono circolati innumerevoli indizi sul
coinvolgimento della stessa NATO in varie forme di contrabbando,
dal petrolio alle sigarette, dall’oppio ai rifiuti tossici, e persino
nel traffico di organi umani. Ovviamente le poche notizie ufficiali a
riguardo hanno scaricato l’intera responsabilità su militari di bassa
forza, nascondendo il coinvolgimento degli alti comandi.
Ciò che invece risulta quasi ignoto all’opinione pubblica è che la NATO,
sin dalla sua fondazione, abbia costantemente rivendicato un ruolo di
direzione economica generale, ben al di là degli aspetti puramente
connessi all’industria militare. Non deve quindi apparire inconsueto o
anomalo che la NATO dia tanto rilievo al tema economico nel suo
dibattito interno, poiché la stessa NATO, in base all’articolo 2 del
Trattato istitutivo, si assume una funzione esplicita di controllo ed
indirizzo dell’economia, e non solo rispetto ai Paesi membri, ma anche a
livello globale. Per svolgere questa funzione la NATO esprime un
organismo apposito, a
href=http://translate.google.com/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.nato-pa.int/default.asp%3FSHORTCUT%3D146&prev=/search%3Fq%3Dnato%2Beconomics%26client%3Daff-maxthon-newtab%26hs%3DSXi%26affdom%3Dmaxthon.com%26channel%3Dt5>l’Economics
and Security Commitee (ESC), che si occupa non solo di relazionare
sullo stato dell’economia e della finanza mondiale, ma elabora anche
"raccomandazioni" da impartire ai governi.
Nulla di strano perciò che nell’ottobre scorso il segretario generale della NATO, il danese Rasmussen,
si sia fatto in prima persona promotore e mallevadore davanti agli
industriali danesi dell’iniziativa del mercato unico transatlantico. Si
tratta di quel TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership),
detto anche la "NATO economica", che andrà in vigore dal prossimo anno.
Il punto è che mentre nella stessa NATO si evidenzia lo strapotere del
lobbying bancario e l’assenza di una "governance" che sappia
disciplinarlo, già esiste l’istituzione internazionale che si candida
"autorevolmente" a svolgere questo ruolo di governance, cioè appunto la
NATO. Qualche scettico potrebbe sospettare che questa tanto invocata
governance costituirebbe anch’essa una centrale, magari ancora più
aggressiva, del lobbying bancario.
L’immagine delle banche ormai è troppo in basso per poter essere
risollevata, perciò la propaganda avrebbe più gioco nel raggirare
nuovamente l’opinione pubblica sfruttando proprio il risentimento contro
la finanza. Così il lobbying bancario potrebbe riciclarsi sotto altre
vesti, spacciandosi come la cura del male che esso stesso ha creato. Si
tratterebbe di un sospetto fondato, poiché non si spiegherebbe
assolutamente una tale invadenza del lobbying bancario se non esistesse
da sempre quell’intreccio inestricabile tra militarismo e finanza che è
alla base del colonialismo.
Fonte: www.comidad.org
Link: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=588
2.01.2014