SE IL GATTO E’ TROPPO NERO

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DI LAMEDUCK
L’Orizzonte degli Eventi

Viva la sincerità. Finalmente uno che in Italia si dichiara orgogliosamente fascista e che alle polemiche seguite alla sua candidatura per il PDL risponde con un inequivocabile “me ne frego”. Meno male, stavamo in pensiero, pareva che, tra un tonfa e l’altro, di fascisti non ve ne fossero più in giro, che fossero stati tutti eradicati come l’erba cattiva con l’acqua benedetta di Fiuggi.

Sulla candidatura di Ciarrapico con il PDL posso dire che me ne frego anch’io, tanto, dopo Fiore e Tilgher si era capito che il cavaliere non guarda tanto per il sottile quando si tratta di ravanare alla destra di se stesso per raccogliere consensi. Purchè siano anticomunisti non importa di che colore siano, purchè prendano il topo elettore.
Io credo che Berlusconi alcune volte offra candidature proprio alla cavolo di cane e altre perchè costretto da troppi debiti di riconoscenza maturati negli anni. Ciarrapico c’entra con il Lodo Mondadori, fece da mediatore tra Berlusconi e De Benedetti. Oppure si tratta di solidarietà tra presidenti di squadre di calcio. Che ne so.


Berlusconi che candida un fascista orgogliosamente tale (e tra tanti fascisti mascherati uno autentico fa quasi piacere, almeno è riconoscibile), non è una notizia.
La notizia è l’ipocrisia dello scandalo nato dalla presunta incompatibilità tra la candidatura di Ciarrapico e quella di Fiamma Nirenstein, colei che è talmente impegnata a sputare veleno sulla sinistra e tutti coloro che non sono affetti da amore cieco nei confronti di Israele, da non vedere che attorno a lei stanno ritirando fuori le giacche d’orbace e i fez.
Per non “andare a letto con il nemico” io, da antifascista e fossi stata in lei, con un Berlusconi che va in giro in camicia nera (o blu scuro ma l’effetto, forse volutamente subliminale è quello) e con le destre non mi ci sarei proprio candidata.

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Il problema è che il sionismo morente, ultima ideologia ottocentesca che ancora rimane attaccata ad un respiratore che la tiene artificialmente in vita ed il cui simbolo è il vegetale Ariel Sharon, accetta di andare con chiunque sia disposto ancora a fargli credito per portare avanti il suo obsoleto e assurdo sogno di espansionismo in Medio Oriente. Non importa di che colore è il gatto, l’importante è che prenda il topo. E non importa che in Israele siano tanti a non credere più nel sionismo.
Se tutte le destre mondiali vanno in Israele entusiaste a stringere alleanze non è perchè la destra europea ha messo giudizio, anche riguardo all’antisemitismo ma perchè l’Israele tardosionista si è spostata sempre di più a destra nel corso degli anni. Come la Nirenstein appunto, che ne è l’emblema, dal comunismo al petting con le destre neofasciste.

E’ il sionismo morente che non si vergogna più di adottare alcuni fondamentali e metodi della destra estrema o che forse non se ne accorge nemmeno più: che innalza muri, che cerca di negare l’esistenza dell’altro da sé, che si avvolge in un bozzolo di gretto nazionalismo e che opprime un altro popolo con metodi e comportamenti che assomigliano troppo alla freudiana identificazione con l’aggressore. Che, come sostengono molti intellettuali israeliani e della diaspora, alimenta l’antisemitismo mondiale con il suo comportamento nei confronti dei palestinesi.
Un sionismo militante e sempre più estremista che crea liste di proscrizione, o “shit-list” dove finiscono gli ebrei che osano criticare la suprema ideologia: che crea la ADL ma guai a definirla lobby. Che manovra consciamente o inconsciamente tutta la politica neocon di avventurismo imperialista degli ultimi anni. In questo senso credo che non vi sia alcuna destra occidentalista che abbia messo Israele con le spalle al muro, come scrive oggi Gennaro Carotenuto. Mi pare che sia vero piuttosto il contrario.

Siccome era stato il nazifascismo con il suo fondamentale razzista a realizzare la Shoah, quando ero giovane ero convinta che non potesse esistere al mondo l’ossimoro dell’ebreo fascista, per evidente incompatibilità logica.
Per la verità erano esistiti ebrei italiani che aderirono entusiasticamente al fascismo, dagli albori del sansepolcrismo fino alle leggi razziali del ’38. Addirittura in Germania vi furono ampie trattative tra i sionisti e i nazisti per favorire l’emigrazione verso la Palestina degli ebrei tedeschi.
In Israele e dopo la catastrofe della Shoah, tuttavia, non poteva esistere un’adesione a qualcosa che fosse anche lontanamente simile al fascismo.
Poi qualcosa è cambiato. Il sionismo, nel suo ottuso opporsi a qualunque riconoscimento del principio “due popoli due stati”, si è buttato a destra, sempre più a destra e ha ripudiato la sinistra, non il contrario.
Io sarò all’antica ma mi fa effetto che esistano neonazisti in Israele, che sia esistito un gran fascistone come il rabbino Meir Kahane, fondatore dell’ADL e del partito estremista Kach. Che i ragionamenti di alcuni coloni sui palestinesi facciano letteralmente rabbrividire.

Il guaio è che questo estremismo di destra si fonde con un neostalinismo ideologico che si dedica alla caccia spietata di chiunque non sia d’accordo con i sacri principi del sionismo, attraverso il sistematico disprezzo dei self-hating jews e della sinistra, accusata di antisemitismo. E’ un gioco pericoloso perchè a furia di accusare qualcuno ingiustamente di antisemitismo si rischia di farcelo diventare veramente.
Mi piacerebbe che venisse un mondo dove si potesse dire all’amico ebreo che ha sbagliato e che magari è pure stronzo, senza che Madame Nirenstein sleghi i cani contro gli antisemiti.
Un mondo dove non fosse più proibito dire le cose come stanno, per esempio che anche la grande ideologia sionista può avere toppato, oops! come il capitalismo e il comunismo.

E infine che se si pensa che non è importante il colore del gatto ma che prenda i topi non bisogna lamentarsi se a volte il gatto è nero. Troppo nero.

Lameduck
Fonte: http://ilblogdilameduck.blogspot.com/
Link: http://ilblogdilameduck.blogspot.com/2008/03/se-il-gatto-troppo-nero.html
10.03.08

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