DI MIKE DAVIS
L’origine di due uragani consecutivi di forza cinque (Katrina e Rita) sul Golfo del Messico è un evento problematico e senza precedenti. Ma per la maggior parte dei meteorologi il vero stupefacente “uragano del decennio” si è verificato nel marzo del 2004. L’uragano Catarina, chiamato così perché ha provocato smottamenti e frane nello stato a sud del Brasile di Santa Caterina, è stato il primo uragano registrato nel sud Atlantico di tutta la storia.
L’ortodossia dei libri di testo aveva a lungo escluso la possibilità di un tale evento; le temperature dei mari, affermavano gli esperti, erano troppo basse e i venti soffiavano troppo violentemente per permettere alle depressioni tropicali di evolversi in cicloni al di sotto dell’equatore Atlantico. Infatti, chi aveva fatto le previsioni si stropicciava gli occhi incredulo di fronte alla prima immagine di un classico disco turbinoso con un occhio ben formato che i satelliti meteo mostravano in queste latitudini proibite.In una serie di recenti meeting e pubblicazioni, i ricercatori hanno dibattuto sull’origine e il significato di Catarina. Una domanda cruciale è questa: Catarina era semplicemente un raro evento al di fuori del remoto lembo di terra nel sud atlantico, proprio come, per esempio, l’incredibile impresa di Joe Di Maggio, ovvero l’aver eseguito almeno una battuta valida in 56 partite consecutive nel 1941, rappresenta una probabilità estrema nel baseball (un’analogia resa famosa da Stephen Jay Gould )? O Catarina era un evento limite, che ci ha segnalato alcuni fondamentali e improvvisi cambi di stato nel sistema climatico del pianeta?
Discussioni scientifiche di cambiamento ambientale e surriscaldamento globale sono state a lungo perseguitate dallo spettro della non regolarità. I modelli climatici, come i modelli economici, sono più facili da costruire e capire quando si tratta di semplici estrapolazioni lineari di comportamenti passati e ben quantificati, e ciò si verifica quando le cause rimangono proporzionali ai loro effetti.
Ma tutti i maggiori componenti del clima globale – aria, acqua, ghiacci e vegetazione – sono in realtà non lineari. Arrivati a certi limiti essi possono cambiare da uno stato di organizzazione all’altro, con conseguenze catastrofiche per modelli troppo diretti verso le vecchie norme. Fino ai primi anni Novanta, ad ogni modo, generalmente si credeva che queste maggiori transizioni climatiche avrebbero impiegato secoli, se non millenni, a compiersi.
Ora grazie alla decodificazione di sottili segni nei nuclei dei ghiacci e nei sedimenti sul fondo marino, sappiamo che le temperature globali e la corrente oceanica possono cambiare improvvisamente, con le giuste circostanze, in un decennio o anche meno.
L’esempio paradigmatico è il cosiddetto evento “Younger Dryas”, 12.800 anni fa, quando una diga di ghiaccio crollò, rilasciando un immenso volume di acqua sciolta dal ritiro di una lastra di ghiaccio Laurenziano nell’oceano Atlantico che lungo il tragitto creò in modo istantaneo il fiume St. Lawrence. Questo rinfrescamento del nord Atlantico arrestò il trasporto diretto a nord dell’acqua calda dovuto alla Corrente del Golfo e riportò l’Europa indietro in una glaciazione della durata di mille anni.
Meccanismi di brusco mutamento nel sistema climatico, come i relativamente piccoli cambiamenti nella salinità oceanica, sono argomentati da curve casuali che agiscono come amplificatori.
Forse l’esempio più famoso è il mare ghiacciato Albedo, la vasta espansione del bianco, freddo ghiaccio del Mar Glaciale Artico riflette il calore nello spazio, provocando una retroazione positiva per le tendenze di raffreddamento. Alternativamente, la contrazione dei livelli di ghiaccio marino aumentano l’assorbimento di calore accelerando ulteriormente sia le fusioni che il riscaldamento del pianeta.
Limiti, scambi, amplificatori, caos, i geofisici contemporanei presumono che la storia della terra sia dalla sua nascita rivoluzionaria. Questo è perché molti prominenti ricercatori, specialmente quelli che studiano argomenti come la stabilità delle lastre di ghiaccio e la corrente del Nord Atlantico, hanno sempre avuto dubbi riguardanti le proiezioni approvate con il consenso generale dell’ Intergovermental Panel of Climate Change (IPCC) l’autorità mondiale del riscaldamento globale.
In contrasto al mangiatore di pianure Bush e i suoi associati per quanto riguarda l’industria del petrolio, questi ricercatori basano il loro scetticismo sulla paura che i modelli dell’IPCC falliscano permettendo catastrofiche irregolarità come il “Younger Dryas”. Altri modelli di ricercatori del clima del tardo XXI secolo sostenevano che i nostri bambini dovranno vivere con una temperatura al di sopra delle precedenti (la più calda fase del corrente periodo dell’Olocene 8000 anni fa) o l’Eemian (il precedente e ancora più caldo episodio interglaciale, 120.000 anni fa) crescenti numeri di geofisici giocano con la possibilità riscaldamento sfuggito di mano che farà ritornare la terra nel torrido caos del Paleocene-Eocene e al massimo delle temperature (PETM: 55 milioni di anni fa), quando l’estremo e rapido riscaldamento degli oceani portò a massicce estinzioni.
Drammatiche nuove prove sono emerse recentemente, sostenendo che potremmo essere guidati se non ritorniamo alla minaccia quasi inconcepibile del PETM, attraverso un più difficile atterraggio previsto dall’IPCC.
il carnaio di Katrina tre settimane fa , mi ritovai a leggere il numero del 23 Agosto di EOS , la newsletter dell’American Geophysical Union (Unione Americana di geofisica). Ero letteralmente concentrato su un articolo intitolato “Sistema Artico verso nuove traiettorie, stagionalmente senza ghiaccio”, scritto da 21 studiosi provenienti da quasi altrettante università e gruppi di ricerca. Perfino due giorni dopo , camminando attraverso le rovine del Lower Ninth Ward, mi ritrovai a preoccuparmi più per l’articolo EOS che per il disastro che mi circondava.
L’articolo inizia con un riepilogo delle tendenze familiari a ogni lettore della sezione della scienza del martedì del New York Times: da quasi 30 anni il ghiaccio del Mar Glaciale Artico si sta assottigliando e si ritira così drammaticamente che “Un’estate senza ghiaccio sul Mar Glaciale Artico sarà una possibilità reale nel giro di un secolo”. Gli scienziati, ad ogni modo, aggiungono una nuova osservazione: questo processo è probabilmente irreversibile. “Sorprendentemente è difficile identificare un singolo meccanismo di ritorno all’interno del Mar Glaciale Artico che abbia la potenza o la velocità per alterare il corso del sistema presente.”
Un Mar Glaciale Artico senza ghiaccio non esiste più da almeno un milione di anni, gli autori avvertono che la terra è inevitabilmente guidata verso uno stato “super-interglaciale” “al di fuori di fluttuazioni glaciali e interglaciali che prevalsero durante la recente storia della terra.
Essi enfatizzano che nel corso di un secolo, il riscaldamento globale probabilmente eccederà la massima temperatura Eenian renderà in questo modo evidenti tutti i modelli essenziali. Essi suggeriscono anche che il totale o parziale collasso della lastra di ghiaccio della Groenlandia è una possibilità reale, un evento che definitivamente getterà una brusca “Younger Dryas” nella Corrente del Golfo.
Se loro dovessero avere ragione allora noi stiamo vivendo sull’equivalente climatico di un treno fuggitivo che sta acquisendo velocità nel passare stazioni chiamate Altithermal e Eemian.
Al di fuori dell’involucro inoltre, significa che non solo stiamo lasciando indietro i parametri climatici dell’Olocene – gli ultimi 10.000 anni di mite, caldo clima che ha favorito la crescita esplosiva dell’agricoltura e della civilizzazione urbana, ma anche quelli del tardo Pliocene che favorirono l’evoluzione dell’Homo Sapiens nell’Est dell’Africa.
Altri ricercatori contrasteranno senza dubbio le straordinarie conclusioni dell’articolo dell’EOS e – dobbiamo sperare – suggeriranno l’esistenza di forze equilibratrici a questo scenario di una catastrofe artica.
Ma per il tempo corrente, almeno una ricerca sui cambiamenti globali sta indicando casi di scenari peggiori. Tutto ciò, certamente, è un tributo perverso al capitalismo industriale e all’imperialismo estrattivo che, come forze geologiche, sono così formidabili che sono riusciti in poco più di due secoli – e soprattutto negli ultimi 50 anni – a far cadere la terra dal suo piedistallo climatico spingendolo verso una sconosciuta irregolarità.
Il diavolo in me vuole dire: “Fai festa e divertiti! Non c’è bisogno di preoccuparsi ora per Kyoto, riciclare le tue lattine di alluminio o utilizzare troppa carta igienica quando, abbastanza presto, dibatteremo di quanti cacciatori e raccoglitrici possono sopravvivere nei cocenti deserti del New England o nelle foreste tropicali dello Yukon.”
L’angioletto in me, al contrario, grida: “com’è possibile che noi possiamo contemplare ora con serietà scientifica se i figli dei nostri figli potranno avere essi stessi dei figli? Lasciate rispondere l’Exxon Mobil, in uno dei suoi ipocriti consigli.
Mike Davis
Fonte:www.thenation.com
Link:http://www.thenation.com/doc/20051024/davis
7.10.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FEDY