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DI PAUL KRUGMAN

nytimes.com

E così Hillary Clinton è scesa ufficialmente in campo. Non si è sorpreso nessuno. Sapete bene cosa sta per succedere: ci saranno tentativi infiniti di psicanalizzarla e d’individuare un significato in ciò che ella dice o non dice sul Presidente Obama, o ci si “ciuccierà il pollice” sul suo posizionamento riguardo questo o quel problema.

Non prestate molta attenzione a queste cose, le analisi politiche basate sulla personalità dei candidati sono sempre un’impresa dubbia. Nella mia esperienza gli “esperti” sono dei pessimi giudici sulla natura delle persone. Quelli sufficientemente vecchi da ricordare le elezioni del 2000 non hanno dimenticato l’assicurazione che George W. Bush sarebbe stato una persona simpatica ed affabile, che avrebbe perseguito delle moderate politiche bipartisan.

In ogni caso non c’è mai stato un momento in cui, nella storia americana, le presunte caratteristiche personali dei candidati abbiano contato di meno. Mentre ci dirigiamo verso il 2016, ognuno dei due Partiti è abbastanza unito sulle principali questioni politiche – ma queste posizioni “internamente unificate” sono molto distanti tra loro. L’enorme e sostanziale divario tra i due Partiti si rifletterà sulle posizioni politiche di chi sarà “nominato” [il riferimento è ai vincitori delle primarie], e quasi sicuramente sulle politiche reali che saranno adottate da chi andrà a vincere [le elezioni presidenziali].

Ad esempio, ogni democratico, se eletto, cercherebbe di conservare i fondamentali programmi di assicurazione sociale degli Stati Uniti – ovvero la Social Security, Medicare, Medicaid, sostanzialmente nella loro forma attuale – ma anche di mantenere e rafforzare lo Affordable Care Act. Qualsiasi repubblicano, al contrario, cercherebbe di distruggere l’Obamacare, di praticare dei tagli profondi sul programma Medicaid e, probabilmente, cercherà di convertire Medicare in un “voucher system” [1].

Qualsiasi democratico manterrebbe gli aumenti fiscali entrati in vigore nel 2013 sui redditi più alti, e forse cercherebbe di alzarli un po’ di più. Qualsiasi repubblicano cercherebbe di tagliare sia le tasse sui ricchi – i repubblicani voteranno, la prossima settimana, per l’abrogazione della tassa sulla proprietà – che i programmi di aiuto per le famiglie a basso reddito.

Qualsiasi democratico cercherebbe di preservare la riforma finanziaria del 2010 che si è rivelata, di recente, molto più efficace di quanto sostenuto dai suoi critici. Qualsiasi repubblicano, invece, cercherebbe di abrogarla, eliminando sia le tutele per i consumatori che la regolamentazione supplementare applicata alle grandi Istituzioni Finanziarie, di “rilevanza sistemica”.

Qualsiasi democratico cercherebbe di portare avanti una “politica del clima”, se necessario attraverso l’azione diretta del “potere esecutivo”, mentre l’eventuale repubblicano – sia o meno un negazionista della “scienza climatica” – bloccherebbe qualsiasi sforzo per limitare le emissioni dei gas-serra.

Come hanno fatto le due parti in gioco ad allontanarsi così tanto? I politologi suggeriscono che tutto ciò ha molto a che vedere con le disparità di reddito. Man mano che i ricchi si arricchivano sempre di più rispetto agli altri, le loro preferenze politiche si sono spostate a destra – trascinando il Partito Repubblicano sempre di più dalla loro parte.

Nel frattempo, l’influenza della “grande economia” sui democratici si è notevolmente affievolita. Wall Street, furiosa per i regolamenti ed i modesti aumenti fiscali, ha abbandonato in massa il Partito Democratico. Il risultato è un livello di polarizzazione politica che non si vedeva dai tempi della guerra civile.

Alcune persone non vogliono riconoscere che le scelte che saranno fatte nelle elezioni del 2016 saranno così “forti” come ho appena affermato. I commentatori politici specializzati più sullo “studio delle persone” che sulle “questioni in gioco” non riconosceranno che la loro presunta area di competenza non è di alcun interesse.

I sedicenti “centristi” cercheranno una via di mezzo che in realtà non esiste. E, come risultato, saremo posti davanti ad affermazioni secondo cui i candidati non intendono fare, nella realtà, quello che dicono.

Ci sarà comunque una certa asimmetria nel modo in cui sarà presentato questo divario tra retorica e presunta realtà.
Supponiamo che la Signora Clinton sia il ​​candidato democratico. Se così fosse, possiamo esser certi che sarà continuamente accusata di falsità, ovvero di non essere la “progressista” che sostiene di essere.

Dall’altra parte, supponiamo che il candidato repubblicano sia un presunto “moderato” come Jeb Bush o Marco Rubio. In entrambi i casi gli “esperti” affermeranno che il candidato, nella realtà, non crede molto in quello che dice. Ma in questo caso la presunta falsità sarà presentata come una virtù, non come un vizio – certo, Bush sta dicendo delle cose assurde sull’assistenza sanitaria e sul cambiamento climatico, ma in realtà questo non significa niente, egli sarà senz’altro “ragionevole”, una volta eletto!

Ragionevole proprio come suo fratello.

Come potreste probabilmente dire, ho il timore che i prossimi 18 terribili mesi non saranno portatori di alcuna indicazione [per il futuro]. OK, credo che qualcosa potremmo comunque impararla – che cosa dirà la signora Clinton sugli accordi commerciali, come ad esempio il Trans-Pacific Partnership [TTP]? Quanta influenza avranno i repubblicani critici della Fed?

Ma le differenze tra i due Partiti sono così chiare e drammatiche che è difficile che chiunque abbia prestato un minimo di attenzione possa essere indeciso, o indotto a cambiare idea tra oggi e il giorno delle elezioni.

Una cosa è certa: gli elettori americani, questa volta, dovranno fare una scelta vera. Possa vincere il miglior Partito [Krugman è notoriamente un sostenitore del Partito Democratico, NdT].

Paul Krugman

Fonte: www.nytimes.com

Link: http://www.nytimes.com/2015/04/13/opinion/it-takes-a-party.html?rref=collection%2Fcolumn%2Fpaul-krugman&_r=0

13.04.2015

Scelto e tradotto da FRANCO per www.comedonchsciotte.org

[1] Social Security, Medicare, Medicaid, Affordable Care Act, Voucher System: per non appesantire la lettura dell’articolo, nel caso non si sappia di cosa si tratti, o semplicemente per saperne di più, è facile e sufficiente consultare le singole voci su Internet.

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