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La Redazione

 

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SCALZI E SCARPATI

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A cura di Davide
Il 11 Settembre 2015
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DI ROSSLAND (BLOG)

Questa “marcia degli scalzi” a me pare Kitsch nel senso più profondamente kunderiano del termine, quello per cui “il Kitsch è la negazione assoluta della merda… l’ideale estetico dove la merda è negata e tutti si comportano come se non esistesse”.
Ma la merda negata, attenzione, non sono né gli immigrati (che è difficile negare dati i numeri previsti ormai in “milionari”), né la “propaganda xenofoba” cui si manifesta contro e che considero solo il contraltare del buonismo dell’accoglienza totale in salsa euro-merkeliana, cioè di quel sotteso “siamo accoglienti ma anche previdenti: investiamoci 6 miliardi che questi poi ci pagano le pensioni”.

Questo scalzarsi i borghesi piedini per una mezz’oretta davanti alle telecamere glamour della Mostra del Cinema di Venezia, mi ha ricordato un altro che si tolse un giorno la scarpa, ma non per fare da megafono a decisioni già prese in alto loco che non abbisognano del supporto melenso di chi divide il mondo in razzisti e non razzisti, ponendosi ovviamente dalla parte del non razzista militante. Cioè del più accanito e inestirpabile fra i razzismi: quello fra poveri e quindi ignoranti razzisti, e borghesi e pertanto intelligenti e accoglienti.
La scarpa che si tolse allora il giornalista iracheno fu per lanciarla, come si lancia sasso o un proiettile fisico e metaforico, contro Bush, per dire in un unico gesto scarparo tutta l’indicibile e intollerabile distanza fra chi decide e chi subisce le decisioni altrui, patendone i danni, senza essere mai chiamato a dir la sua pena l’accusa di razzismo, xenofobia o terrorismo, termine che si adatta perfettamente a chiunque non si allinei alla verità a scatola chiusa del potere.

Giornalisti, attori e musicanti sono oggi mediaticamente scalzi e schierati, nonostante si dicano e si pensino contrari, con le decisioni di quella stessa Europa merkeliana accogliente che ha prodotto in pochi anni ben 123 milioni di poveri e poverissimi, miserabili europei che non hanno bisogno di alcuna accoglienza perché già vivono nella galera a pane e acqua europea, e quindi non contano.
Considero la miseria una guerra contro una larga parte dell’umanità fatta con mezzi diversi dalle bombe ma dagli stessi effetti devastanti sulla vita di milioni di persone.
Questi 123 milioni di poveri e poverissimi europei non hanno oggi di che vivere, e si tratta di persone impoverite da decisioni politche europee, non di lavativi che ti puoi permettere di liquidare pontificando di xenofobia o di razzismo perché questi poveri protestano nel timore (giustificatissimo) di veder ulteriormente ridotti i loro già scarsi diritti a una vita decente per condividere quel poco niente che hanno con altri che hanno altrettanta fame prodotta da guerre sostenute da quella stessa Europa che ora da lezioni sul dovere morale dell’accoglienza ai diseredati che già si autoproduce in casa.

Il dispregiativo “razzista” o “xenofobo” è ormai solo una sberla che mira a disconoscere paure o ragioni di milioni di persone misere quanto e forse più di quelle che chiedono di essere accolte. Che vengono così ulteriormente escluse e pure tacciate di esser poco generose.
Non so fingere di non sapere, per averlo letto e sentito nei media in questi giorni, che molti di quelli che accogliamo hanno avuto perlomeno quei 10 mila euro spesi per arrivare sulle sponde dell’Europa foraggiando così un traffico illegale e però molto redditizio (Buzzi e Frontex dixit) che i molti miserabili europei nemmeno se li sognano in un anno di lavoro.
Mica ce l’ho con gli immigrati fatti scorazzare fra i vecchi confini e nelle stazioni della bella Europa mai Unita, eh?
Come scrivevo un paio di giorni fa, forse nessuno ha ancora chiarito loro qual è il destino che li aspetta e forse nemmeno sono consapevoli di essere meri strumenti di una guerra scatenata dall’alto per far azzannare fra loro i poveri delle due sponde del Mediterraneo.
Fame e miseria africana costretta a contendersi lo stesso boccone con la fame europea.

Ma questi “scalzi” in salsa veneziana sono lì, belli pronti a tacciare di xenofobia o razzismo chiunque osi avere opinioni diverse fondate per lo più su condizioni esistenziali ben diverse dalla loro. Poi fanno i distinguo, disquisiscono di ma, però, ma anche, non si può escludere senza includere che la società è un gran bazaar dove la cooperativa ti salva e come persona non sei nessuno ché l’individualismo è di destra ma non per chi è un artista, ché allora è di sinistra, e il sociale è l’unica via a patto che ci campi mia sorella, mio zio e mi arrivino saldi puntuali a fine mese che c’ho la scuola d’inglese e la bimba ha bisogno degli stivali da cavallo che l’equitazione dovrebbero farla tutti i bimbi ma non è un diritto altrimenti diventa una piscina comunale dove ti prendi la scabbia ma che se la prendano loro che c’ho la salute e amo il verde incontaminato e scusa tanto se ho due soldi e mi prendo un casale in campagna poi ci faccio un B&B e si ripaga da solo e si vive una vita agreste e naturale e in culo agli operai di Taranto che sì ci scrivo il pezzo ma vorrai mica che vado lì a beccarmi la morte sicura dopo una vita che lavoro…, ecc.
Sono così, gente da palcoscenico anche quando fanno mestieri diversi.

Eccoli qui, i prototipi degli scalzi veneziani odierni, ovunque nel mondo uguali e felicemente sintetizzati in un minuto e poco più da uno che sospetto sapesse di che parlava tanto li ha descritti alla perfezione.
Quelli per cui l’accoglienza è un dovere morale e chi si lamenta di venir scartato in favore dell’immigrato anche per un lavoro socialmente utile è un razzista ignorante e xenofobo.
La fame e la miseria sono ignoranti per statuto, si sa.
Non lo fossero, finirebbe che perfino un g
iornalista o un attore molto noto, quindi intelligente per statuto, dovrebbe poi confrontarsi alla pari con la realtà dei poveri e chinarsi a sentire alla pari le ragioni di quelli che è più semplice etichettare da razzisti e xenofobi, così da toglierseli dai piedi come fossero lattine accartocciate che rotolano via portate dal vento.

Che poi i poveri (e quindi ignoranti, perciò razzisti e xenofobi) siano in Europa 123 milioni è un dettaglio che non conta nulla: sono letterati, mica contabili, vi pare?
Essere scalzi sul red carpet veneziano è l’unica conta che conta e conta molto di più di qualunque cosa dica l’ignorante (ah, e becero…scordavo…), e tanto basta all’intellettuale Vip per avere tutta l’intelligenza che nel mondo attuale serve.

Fonte: http://rossland.blogspot.it/2015/09/scalzi-e-scarpati.html

Link: http://rossland.blogspot.it/2015/09/scalzi-e-scarpati.html

11.09.2015

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