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DI FRANCO BERARDI BIFO
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Il pensiero politico contemporaneo manca del senso del tragico, e si sforza di interpretare la realtà in base a categorie discorsive che non riescono ad agire sugli automatismi tecnici, linguistici, finanziari, e psichici che sempre più spesso conducono al suicidio: il suicidio collettivo della devastazione ambientale, e il suicidio individuale che inghiotte un numero crescente di vite umane. Occorre invece comprendere la tragedia e parlare il suo linguaggio, se si vuole entrare in sintonia con la mutazione profonda che sta attraversando la società. E se si vuole cercare, ammesso che esista, una via d’uscita dall’abisso cui il capitalismo ha destinato la storia dell’umanità.

IL MODELLO PREDATORIO DELL’ACCUMULAZIONE DI CAPITALE

Quella che attraversiamo non è una crisi: non si tratta di una sconnessione temporanea del dispositivo sociale, cui seguirà una riconnessione, una ripresa. Il crollo finanziario è l’occasione per istituire un nuovo modello di accumulazione del capitale fondato su un nuovo rapporto tra funzione monetaria e processo di accumulazione. Mentre nell’epoca del capitalismo borghese l’accumulazione di valore monetario dipendeva dalla produzione industriale di beni e servizi (secondo la formula Denaro-Merce-Denaro), la classe finanziaria ha creato un sistema di accumulazione in cui il Denaro produce Denaro senza dover passare attraverso la produzione di alcunché. Una serie di passaggi successivi della struttura tecnica della società hanno reso possibile un mutamento profondo della natura stessa del denaro.

Nell’analisi di Marx il denaro si presenta come mezzo di scambio, equivalente generale e forma del valore – ma si presenta anche come mezzo di comando sul lavoro. In questa duplice figura si manifesta anche il carattere linguistico del denaro, che è insieme equivalente generale, cioè denotazione dei beni di consumo che con il denaro si possono acquistare, ma è anche atto linguistico di tipo ingiuntivo, comando sulla disponibilità umana a obbedire a qualsiasi ordine, particolarmente all’ordine di produrre (plus)valore.

Il linguaggio e il denaro hanno questo in comune, che sono nulla e muovono tutto, come dice Robert Sordello in Money and the soul of the world, (The Pegasus Foundation, Dallas, 1983).

In seguito alla sua liberazione dalla funzione referenziale, che coincide con la finanziarizzazione, il capitale finanziario si auto-alimenta seguendo una procedura che astrae dalla produzione di beni e di servizi, grazie all’indebitamento di gran parte della popolazione.

Negli anni ’90 e negli anni zero, il capitale finanziario aumentò enormemente il suo valore grazie all’indebitamento generalizzato, come se questo potesse espandersi per sempre.

Ma è possibile un’accumulazione basata sul nulla, o meglio basata su un’apertura di credito apparentemente infinito? Naturalmente no, e alla fine, dopo il settembre del 2008 il capitale finanziario ha iniziato ad esigere la restituzione di un debito praticamente infinito. Da quel momento il capitale finanziario scopre il suo vero volto: cerchiamo di descriverlo.

Il capitalismo industriale accumulava valore attraverso la produzione di beni utili, e la borghesia industriale era classe territoriale, perché proprietaria di beni materiali, e perché legata alla comunità di produttori consumatori. E’ vero che il lavoro veniva sottoposto ad astrazione in quanto la valorizzazione si fondava sull’astratto tempo di lavoro incorporato nella merce, e non sull’utile concretezza dei suoi prodotti. Ma era pur necessario produrre qualcosa di utile perché ne potesse derivare la valorizzazione. Il capitale finanziario si fonda invece su due astrazioni ulteriori che si sono dispiegate contemporaneamente negli ultimi decenni del ventesimo secolo.

La prima è l’astrazione digitale che comporta una delocalizzazione del processo produttivo: i beni non sono più prodotti in un luogo specifico né sono destinati a una comunità territoriale. In questo modo la classe proprietaria si deterritorializza e si libera da ogni legame con la comunità concreta.

La seconda è l’astrazione finanziaria che comporta un’emancipazione del processo di valorizzazione dalla necessità di produrre qualcosa di utile. Per alcuni decenni si è alimentata la valorizzazione attraverso l’indebitamento, ma alla fine di questo processo la società è costretta a spogliarsi delle risorse prodotte nella passata epoca industriale: il territorio, le risorse materiali e intellettuali vengono progressivamente depredate, privatizzate, distrutte, per pagare un debito che nel frattempo non ha fruttato nulla di duraturo.

Mentre il capitale industriale per valorizzarsi doveva produrre plusvalore, cioè doveva aggiungere qualcosa al mondo dei beni esistenti (che fossero beni materiali o immateriali poco importa), il capitale finanziario per valorizzarsi deve togliere, distruggere, dissipare ciò che nel passato è stato prodotto, e anche ciò che continuiamo a produrre durante il giorno perché nottetempo l’astrazione finanziaria lo possa bruciare. Siamo entrati così in un’economia dell’astrazione predatoria, che continuamente distrugge il prodotto sociale, fino a denudare interi comparti della società. Quanto a lungo potrà durare un processo simile? E quali effetti di barbarie e di miseria sta producendo? Lo vediamo ormai nella miseria che dilaga nelle strade, nel crollo delle strutture civili, scuola, trasporti, sanità, nella depressione che invade la vita quotidiana delle popolazioni europee.

FEROCIA MATEMATICA

L’Europa è diventata un’entità ferocemente matematica. La necessità matematica dei dispositivi bancari richiede austerità: la spesa pubblica va azzerata, i servizi sociali vanno tagliati, la scuola e i servizi privatizzati, le pensioni ritardate, i diritti dei lavoratori aboliti.

L’impoverimento sistematico della vita sociale è imposta dalla logica del debito, ma il debito cos’è? Una necessità metafisica ineludibile? No: il debito è un atto di linguaggio, una promessa. La trasformazione del debito in necessità assoluta è un effetto della religione Neoliberista, che conduce il mondo contemporaneo alla barbarie.

La premessa del dogmatismo neoliberista è la riduzione della vita sociale a implicazione matematica dell’algoritmo finanziario. Quel che è bene per la finanza deve essere bene per la società e se la società non accetta questa sottomissione, la società è incompetente, e deve essere rieducata da un’autorità tecnica, rappresentata da consulenti di Goldman Sachs, come Papademos o Mario Monti, leader indiscutibili di paesi che tardano a sottomettersi all’autorità tecnica degli algoritmi, e non vogliono capire che l’interesse generale è matematico, e la vita sociale deve sottomettersi alla logica ferrea dei mercati.

Quando i rituali democratici mettono in pericolo l’esecuzione dei piani di austerità destinati a restaurare la perfezione matematica nella vita sociale, e a pagare il debito infinito che dobbiamo alle banche, allora la democrazia viene cancellata, e sostituita nottetempo da funzionari dell’assolutismo matematico. Quel che chiamano “mercati” sono la manifestazione visibile dell’intima funzionalità matematica degli algoritmi incorporati nella macchina tecno-linguistica: essi emettono sentenze che cambiano il destino del corpo vivente della società, distruggono risorse e come un’idrovora inghiottono le energie del corpo collettivo.

Le enunciazioni finanziarie pretendono di impersonare le regole dell’indessicalità. Le agenzie di rating abbassano o innalzano il valore di una banca di un’impresa o di una nazione con enunciazioni che si fingono indicatori della situazione reale di quella banca, di quell’impresa o di quella nazione, e di prevedere il futuro di quella banca, di quell’impresa o di quella nazione. In effetti emettono profezie che si auto realizzano. L’enunciazione apparentemente predittiva è in realtà un atto illocutorio, un atto di linguaggio performativo che ha efficacia in quanto la comunicazione sociale è stata sottomessa alle implicazioni tecno-linguistiche dell’economia finanziaria.

IL NAZISMO IN DUE MOSSE

La premessa religiosa dell’assolutismo finanziario si fonda su un errore fondamentale: la realtà non è matematica, e la matematica non è la legge della realtà, ma è un linguaggio la cui coerenza non ha nulla a che fare con la coerenza stratificata e molteplice della vita.

La matematica in sé non è feroce, ma viene iscritta ferocemente nell’organismo vivente della società, e questa feroce matematizzazione del corpo vivente della società prepara l’evoluzione più spaventosa che possiamo immaginare per il futuro d’Europa.

Sarebbe ridicolo descrivere i consulenti della Goldman Sachs che sono al governo dei paesi europei o la signora Cancelliera della Repubblica tedesca come dei nazisti. Non sono dei sadici torturatori e non vogliono sterminare gli ebrei. Vogliono pacificamente sottomettere la popolazione europea alla schiavitù matematica, pulita, liscia, perfetta, perché sono convinti che sia possibile che la vita si conformi a degli algoritmi e a delle equazioni.

Purtroppo sbagliano, perché credono che il corpo fisico emotivo e sociale possa funzionare secondo causalità di tipo matematico. La catena algoritmica ha una sua causalità intrinseca che è la causalità coerente di un linguaggio creato dalla mente umana nella sfera dell’astrazione tautologica auto-validante della matematica. La religione finanziaria trasferisce la coerenza della catena algoritmica nella realtà sociale del corpo collettivo. Questo errore filosofico corrisponde agli interessi economici della classe post-borghese dei predatori finanziari. Imporre la causalità matematica al divenire sociale e fisico è l’errore più pericoloso, perché provoca la nascita di una forma nuova di fascismo che ormai sta manifestandosi in molti paesi d’Europa: un numero crescente di persone esprime sentimenti razzisti e un’onda di depressione disperazione e suicidio spazza il continente.

Il Totalitarismo freddo che possiamo definire Assolutismo finanziario è la prima mossa che si sta compiendo attualmente, cui seguirà una forma calda di fascismo reattivo di massa. L’astratta violenza fredda dell’assolutismo finanziario deterritorializzato prepara la violenta riterritorializzazione del corpo reattivo della società europea: ritorno sulla scena della nazione, della razza, della religione settaria, della violenza disperata di tutti contro tutti. L’ondata di suicidi che sta crescendo in molti paesi europei è l’incubatrice dell’esplosione che si prepara.

TRAGEDIA E SCISMOGENESI

Al gioco degli scacchi si dichiara scacco matto quando secondo le regole, il re di uno dei giocatori non può compiere più alcuna mossa. Il gioco degli scacchi è un gioco finito, nel senso che se vogliamo fare quel gioco dobbiamo rispettarne le regole. Se violiamo le regole non stiamo più giocando quel gioco. L’amore, la vita, la storia non sono però giochi finiti, nel senso che non vi è alcuna regola che impedisca di violarne le regole.

Se vogliamo continuare a giocare secondo le regole della politica, possiamo esserne certi, abbiamo perso. La democrazia non esiste più, la forza politica dei lavoratori è stata distrutta dalla precarizzazione e dall’estensione infinita del mercato del lavoro, l’ignoranza prevale sulla conoscenza perché l’educazione è seppellita dalla disinformazione mediatica mentre la complessità del mondo si estende all’infinito rendendo inutili gli strumenti tradizionali del governo. E per finire, la retroazione negativa che rendeva possibile un’attenuazione degli effetti catastrofici dei processi sociali è stata sostituita da una forma di retroazione positiva come quando un termostato impazzito aumenta il fuoco della caldaia se la temperatura supera i quaranta gradi. Quando la destra vince le elezioni essa distrugge la scuola, e la distruzione della scuola permette alla destra di vincere le prossime elezioni.

Il gioco moderno della politica si è concluso. Gli automatismi hanno vinto, l’umanità ha perso: scacco matto. Non sappiamo se questo condurrà all’olocausto finale, provocato da una guerra di tutti contro tutti, o dallo scatenarsi delle potenze della natura, oppure a una prolungata fase di barbarie, comunque non possiamo più farci niente. Quello che possiamo fare, invece, è violare le regole, uscire dal gioco rinunciando a partecipare alla competizione politica, per costituire comunità secessive le quali potranno forse proliferare generando modi esistenziali e tecnici contagiosi e diffusi, se qualche spazio del pianeta sfuggirà al destino di Fukushima.

Tragica è quella forma d’immaginazione che riconosce all’umano l’impossibilità d’opporsi alla potenza superiore delle forze della natura, o del sentimento o della storia. Dobbiamo riconoscere il carattere tragico degli effetti che la dittatura finanziaria ha prodotto sul pianeta, se vogliamo iniziare a compiere l’unico gesto che potrà forse rivelarsi salvifico. Il gesto di abbandonare fisicamente e simbolicamente il territorio devastato dal capitale, per ricostituire la solidarietà sociale a partire da comunità secessive, proliferanti, scismogenetiche. La civiltà moderna è finita e una dinamica predatoria solo parzialmente identificabile in gruppi e persone sociali (la classe virtual-finanziaria) sta distruggendo la sua eredità. Non c’è più modo ormai di fermare questo processo né la violenza che esso comporta.

Lottare, agire collettivamente non potrà fermare questo processo, ma non è inutile, perché serve ad accumulare da qualche parte (in luoghi che non sono necessariamente geografici) l’energia scismogenetica che produrrà, se il mondo resterà abitabile, le condizioni per il comunismo post-apocalittico.

Franco Berardi Bifo
Fonte: http://looponline.info/
Link: http://looponline.info/index.php/component/content/article/778-lottare-per-il-comunismo-post-apocalittico
15.04.2012

franco berardi – 8 aprile 2012

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