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DI MICHAEL MOYNIHAN

ilfoglio.it

Pubblichiamo alcuni stralci dell’articolo di Michael Moynihan “Mafia Author Roberto Saviano’s Plagiarism Problem” uscito ieri sul Daily Beast. Il profondo impegno per la verità nel mondo di Saviano fatto a pezzi dal sito d’informazione americano. Plagetti, interviste presunte, molta Wikipedia. Stroncatura della rockstar dell’Italia dei belli, puri e carini.

Quando si scrive del giornalista italiano Roberto Saviano è necessario iniziare con una mesta descrizione della vita in fuga dell’autore di bestseller: la preda della brutale mafia di Napoli, il Rushdie di Roma, Saviano vive nell’ombra, sempre accompagnato da una falange di guardie del corpo pesantemente armate.

Questa è la deprimente conseguenza di aver scritto Gomorra, il suo libro di grande successo che cataloga la brutalità psicopatica della mafia italiana, le minacce conseguenti comportano che Saviano viva come un protettorato dello Stato italiano.

Non è stato sempre così. Secondo Saviano, quando Gomorra è stato pubblicato nel 2006 i boss della mafia locale “si scambiavano copie del libro gli uni con gli altri come regali, con orgoglio”. Ma l’orgoglio è diventato vendetta quando Gomorra è diventato un fenomeno globale, vendendo 10 milioni di copie in tutto il mondo, da cui sono nati un adattamento cinematografico molto inghirlandato, uno spettacolo teatrale premiato, e una serie televisiva acclamata dalla critica.

Chiuso nella sua gabbia dorata, Saviano è diventato una specie di celebrità globale, uno dei rari giornalisti la cui scrittura si è trasformata in una fantastica ricchezza (e un raro scrittore con oltre un milione di follower su Twitter). La rockstar letteraria ora è in compagnia con vere rock star; e il suo nuovo libro include uno smaccato ringraziamento al cantante degli U2 Bono.

Saviano sostiene che la sua celebrità ha anche portato vasta influenza politica, dicendomi via e-mail che “in Italia non sono percepito solo come uno scrittore, ma come qualcuno che, anche se separato e distante dal Parlamento, ha il potere di dialogare anche con le più alte cariche politiche. Se una faida di camorra provoca morti a Napoli, il primo ministro mi promette di dare più attenzione all’Italia meridionale. I presidenti delle Commissioni Antimafia parlano e scambiano opinioni con me. Dico questo per chiarire quanto sono esposto e quanto è forte la volontà di minare la mia autorevolezza”.

La mafia può odiare, i suoi avversari possono ribollire di gelosia, ma Saviano vuole sottolineare che di essere amato dalla gente. Dopo il ritorno in Italia da un breve esilio negli Stati Uniti, si vantava che le folle riunite volevano “toccarmi e abbracciarmi”.

Dopo aver insegnato giornalismo alla New York University e a Princeton, e apparentemente esausto di vivere come un prigioniero dei suoi protettori, Saviano è finalmente tornato a scrivere sulla criminalità organizzata con ZeroZeroZero, il molto atteso e fortemente promosso seguito di Gomorra. I ragazzi napoletani sono stati sostituiti da un cast globale di cattivi trafficanti di cocaina con quasi indistinguibili noms de narco: El Magico, El Mayo, El Mochomo, El Mata Amigos, El Majadero, El Más Loco, El Mencho, El Mono.

ZeroZeroZero è un libro confuso; una serie di storie in cerca di una narrazione coerente, dove a eventi globalmente insignificanti viene assegnato grande significato storico. Ma ZeroZeroZero è stato generosamente lodato dalla critica ed è stato venduto a bancali in Europa. Un adattamento televisivo di otto puntate in lingua inglese è già in produzione.

Ma Saviano non ha solo scritto un cattivo libro. Ha scritto un libro straordinariamente disonesto.

ZeroZeroZero è pieno di resoconti e scritti saccheggiati da giornalisti meno noti; include interviste con “fonti” che forse non esistono; e contiene numerosi casi di plagio inequivocabile.

Mentre i recensori americani ZeroZeroZero hanno mostrato lampi di scetticismo, nessuno ha citato una recente sentenza di un tribunale italiano che conferma le accuse che almeno tre parti di Gomorra sono state plagiate. (Saviano mi ha detto che i passaggi sono pari allo “0,6 per cento” del libro e che il giudice ha tuttavia affermato che Gomorra era un “lavoro originale”. L’editore americano di Saviano Penguin Press ha girato le mie domande a Saviano, ma non ha risposto alle richieste di lasciare un commento).

Come ha risposto Saviano a queste gravi accuse potenzialmente dannose per la sua carriera? Ogni accusa di plagio, minimizza, può essere ricondotta alla mafia italiana e ai suoi surrogati mediatici che stanno prevedibilmente “cercando di distruggere” la sua reputazione. Ma se è sicuramente esperta in omicidi e intimidazioni, Saviano non ha dimostrato che la mafia sia in grado di viaggiare nel tempo, permettendo ai suoi nemici di inserire passaggi di Gomorra in articoli scritti prima che il libro fosse uscito.

La decisione del magistrato italiano ha avuto scarsi effetti sulla mitologia di Saviano – né, a quanto pare, sulla sua metodologia di scrittura. Analizzando paragrafi casuali di ZeroZeroZero, come descritto di seguito, ho spesso trovato esempi di ricerca e linguaggio rubacchiati da altri giornalisti, non racchiusi tra virgolette, e non citati. Naturalmente, non si può mettere il plagio tra le note (e non ci sono note in ZeroZeroZero). Ma i lettori sono lasciati con la netta impressione, promossa da Saviano stesso, sia nel libro sia in varie interviste, che ZeroZeroZero sia costruito sui reportage di viaggi in giro per il mondo, sulle sue profonde immersioni in vari archivi e sulle testimonianze di insider anonimi. Infatti, Saviano mi ha detto che il libro è fatto da “centinaia di conversazioni e interviste con i protagonisti, le inchieste giudiziarie provenienti da tutto il mondo, libri, articoli, film, notiziari e fatti che ho studiato per molti anni…”.

Saviano di tanto in tanto lascia una certa ambiguità. Ad esempio, descrivendo la struttura interna della gang messicana della droga Los Zetas, scrive che “fonti americane e messicane” hanno rivelato che “c’è una precisa divisione dei compiti interno dei Los Zetas, ognuna con il proprio nome”. “Las Ventanas, le Finestre: ragazzi che suonano l’allarme, quando vedono gli agenti di polizia pronti a mettere il naso zone del narco-traffico; Los Halcones, i Falchi: che si occupano della distribuzione; Los Leopardos, i Leopardi: prostitute addestrate per estorcere informazioni preziose dai clienti; Los Mañosos, i Furbi: responsabili delle armi; La Dirección, la Direzione: i cervelli dell’operazione”.

Se queste informazioni sono state fornite dalle fonti di Saviano – e la formulazione non è chiara – gli hanno fornito un elenco simile sia nell’ordine che nel linguaggio a una voce di Wikipedia del 2008 su Los Zetas: “Los Halcones (Gli Falchi) sorvegliano le zone di distribuzione… Las Ventanas (le Finestre) comprendono giovani adolescenti in bicicletta che fischiano per avvertire della presenza di polizia e di altri individui sospetti nei pressi delle aree di spaccio. Los Mañosos (i Furbi) acquistano armi; Los Leopardos (i Leopardi) sono prostitute che astutamente estraggono informazioni dai loro clienti; e Dirección (la Direzione) sono circa 20 esperti di telecomunicazione…”.

Quando non attribuisce informazioni pubblicamente disponibili a fonti anonime, Saviano presenta informazioni e frammenti di dialogo senza alcuna fonte.

Prendiamo la tragica storia di Christian Poveda, un attivista franco-spagnolo e regista brutalmente assassinato in Salvador. Gran parte della descrizione fornita da Saviano è copincollata da un articolo del 2009 del Los Angeles Times, scritto dalla giornalista di Città del Messico Deborah Bonello:

Los Angeles Times, Deborah Bonello: “Little One è una madre di 19 anni, con un enorme 18 … tatuato sul volto … da sopra le sopracciglia già fin sulle guance. Moreno è un venticinquenne maschio membro della stessa gang che lavora in un panificio locale istituito da un gruppo no-profit chiamato Homies Unidos. E Wizard, un’altra giovane madre e membro della gang, che ha perso il suo occhio in un combattimento, è seguita da Poveda nel corso di una lunga serie di visite mediche e operazioni per sistemarla con un occhio di vetro di rimpiazzo. E’ stata sparata e uccisa prima della fine del film”.

Saviano: “Racconta la storia di Little One, una madre di diciannove anni, con un enorme 18 tatuato sul volto, dalle sopracciglia al mento. Racconta la storia di Moreno, venticinque anni, che vuole cambiare vita e si è messo a lavorare in una panetteria messa in piedi da un gruppo non profit chiamata Homies Unidos. Racconta di La Maga, un’altra giovane madre, anche lei un membro della gang, che ha perso un occhio in uno scontro. Christian la segue durante le visite dal dottore, durante l’operazione per rimpiazzare l’occhio ferito con uno di vetro… viene uccisa a colpi d’arma da fuoco prima di finire le riprese del film…”.

Los Angeles Times: “… ci sono 15.000 membri della gang in El Salvador; 14.000 in Guatemala; 35.000 in Honduras; e 5.000 in Messico. La più grande popolazione di membri della gang risiede ancora negli Usa, con circa 70.000 che vivono lì…”.
Saviano: “… circa 15.000 membri in El Salvador, 14.000 in Guatemala, 35.000 in Honduras, 5.000 in Messico. La concentrazione più elevata è negli Stati Uniti, con 70.000 membri”.

Saviano fa lievi modifiche al testo (come traducendo “wizard” in spagnolo) e omette alcuni dettagli. Ma anche applicando la definizione più prudente di plagio, questa lo qualifica indiscutibilmente. Quando ho presentato a Saviano il primo passaggio, ha insistito sul fatto che le somiglianze fossero puramente casuali: “Questa è una descrizione dei protagonisti del documentario di Poveda, che è più o meno la stessa in molti giornali e fonti di tutto il mondo”. Quando ho contattato Deborah Bonello, mi ha detto che “i due paragrafi rivelano una somiglianza impressionante che è difficile che sia accaduta [per] caso”. E, contrariamente a quanto sostenuto da Saviano, cioè che probabilmente hanno lavorato sullo stesso materiale per la stampa, Bonello mi ha detto che la sua storia era “basata su un’intervista”.

Bonello a quanto pare non era l’unica fonte non citata in ZeroZeroZero. Le storie di Saviano sono spesso messe insieme da molti diversi resoconti di giornalisti sul campo. Quando non riuscivo a trovare un set di dettagli nella storia di Los Angeles Times su Poveda, l’ho subito rintracciato sul quotidiano salvadoregno El Faro. [Dopo aver riportato passi pressoché identici, l’inchiesta prosegue].

Una parte in ZeroZeroZero sul coinvolgimento della criminalità organizzata russa nel commercio globale di cocaina copia il lavoro del compianto giornalista investigativo Robert I. Friedman. Ancora una volta, Saviano non fornisce alcuna attribuzione. [Il giornalista riporta quattro passaggi scritti da Friedman, riportati in maniera quasi sovrapponibile da Saviano, e prosegue] Ho mostrato i primi due esempi a Saviano, che ancora una volta ha respinto le somiglianze. “Friedman e io abbiamo semplicemente usato la stessa fonte”, ha detto in una e-mail. Ma Friedman ha citato la sua fonte – un rapporto classificato dell’FBI – mentre Saviano non l’ha fatto, anche se ha sostenuto che “il fatto che la mia ricerca sui Russi fosse anche basata sul lavoro di Friedman non è un segreto, visto che lo cito nei ringraziamenti.” Saviano non “cita” mai l’autore, ma si dice “grato per la visione di Robert Friedman”. È l’unica citazione di Friedman in ZeroZeroZero.

[Dopo aver citato un altro caso di perfetta similitudine con un articolo del St.Petersburg Times e un altro caso di plagio, si continua con una vicenda ancora più imbarazzante]. Mentre far passare per propri i resoconti di altri può essere una delle cose più gravi nel giornalismo, Saviano potrebbe aver commesso un peccato ancora più grave in ZeroZeroZero, combinando il plagio con quella che sembra un’intervista inventata.

Secondo quanto dice, Saviano ha intervistato innumerevoli fonti e ha viaggiato per quasi una dozzina di paesi nel corso delle ricerche per ZeroZeroZero. Se i critici hanno di tanto in tanto speculato sulla veridicità di parte del suo materiale, è stato in precedenza impossibile verificare le informazioni fornite da fonti anonime o anche la loro l’esistenza. Ma in ZeroZeroZero, Saviano fa un errore rivelatore.

Dopo aver scoperto che gli ex membri dei Kaibiles, un’unità d’élite notoriamente brutale delle forze speciali del Guatemala, lavorano in nero come sicari per i cartelli della droga messicani, Saviano fa quello che ogni buon giornalista dovrebbe fare: decide che “deve incontrare un Kaibil”. Miracolosamente, trova “Ángel Miguel” che vagabonda in Italia (“Non è difficile incontrare un kaibil, a quanto pare”). Miguel è un “elegantemente vestito” guatemalteco disposto a parlare dei suoi ex compagni. [A questo punto seguono cinque passaggi della (presunta) intervista di Saviano molto, ma molto simili, alla descrizione di Miguel fatta dall’agenzia di stampa messicana Notimex].

O Ángel Miguel non esiste o l’interazione di Saviano con lui ha prodotto così poco materiale utilizzabile che ha razziato internet per ingrassare un’intervista altrimenti poco illuminante. Quando ho chiesto di questo a Saviano, ha risposto con forza che il materiale su “Angel Miguel è originale, il risultato del mio incontro, e non so a quale… notizia a cui si fa riferimento, ma certamente non è stata la mia fonte per questa storia”. Tutte le parole attribuite a Angel Miguel vengono direttamente dall’ex Kaibil, mi ha detto.

Per fornire il contesto alla storia Ángel Miguel, in ZeroZeroZero Saviano descrive (e un po’ travisa) uno dei crimini più brutali della eccezionalmente brutale guerra civile del Guatemala: il famigerato massacro di Dos Erres del 1982, durante il quale sono stati uccisi 250 civili. Mentre Miguel parla come un’agenzia di stampa messicana, Saviano scrive curiosamente come un volontario Wikipedia [Segue un passo del libro davvero molto simile a una voce dell’enciclopedia online]. Dopo aver visto le somiglianze tra le citazioni di “Ángel Miguel” e la storia di Notimex, non si può fare a meno di chiedersi se altre fonti di Saviano siano composizioni o invenzioni. [Vengono citati altri passi in cui si mette in dubbio la veridicità o l’originalità di personaggi descritti nel libro del giornalista italiano]

I suoi libri si possono leggere come romanzi, ha recentemente detto in un’intervista, ma tutti i fatti sono “realmente accaduti” e “includere dettagli irreali [in ZeroZeroZero]” sarebbe sconsigliabile, perché “il potere della realtà finirebbe per essere compromesso”.

“Non sono un giornalista (o un reporter), ma, piuttosto, uno scrittore, e racconto fatti reali,” mi ha detto. Eppure il risvolto di copertina di ZeroZeroZero si riferisce a Saviano come a un “giornalista di raro coraggio” e al libro come a un’”inchiesta elettrizzante”, mentre quasi ogni profilo recente o recensione del suo lavoro lo identifica come un “giornalista d’inchiesta”.

Quando gli è stato chiesto se le edizioni future di ZeroZeroZero conterranno le fonti, Saviano mi ha deriso dicendo che “il libro è nel genere non-fiction [saggistica], ma è prima di tutto un romanzo. Perché dovrei aggiungere le fonti a un romanzo?”.

Saviano vuole tenere il piede in due scarpe, ma dice che è per il suo profondo impegno per la verità che “non ho scritto libri di fiction [narrativa]”.

Forse è tempo che Saviano inizi. Anche se ho il sospetto che l’abbia già fatto.

Fonte: www.ilfoglio.it

Link: http://www.ilfoglio.it/cultura/2015/09/25/saviano-zerozerozero-tituli___1-v-133126-rubriche_c424.htm

25.09.2015

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